lunedì 24 luglio 2017

A Skiros, sospesi nel fuori rotta degli altri.

Notte con via lattea ad Ag. Fokas
C'è un'isola che è remota pur non essendo remota. 
Anello di congiunzione di tre arcipelaghi senza essere un crocevia. 
Uno di quei miracoli della natura che mette un pezzetto di terra quasi al centro ma riesce a renderlo fuori rotta per chiunque non la consideri una meta. 
Skiros è questo. 
Isola per chi la cerca, non di passaggio. 
Golfo di Linaria, il porto di Skiros
Chi da Atene va verso le Sporadi settentrionali, è intimorito dal famigerato stretto di Kafireas e predilige la rotta che passa per il canale dell'Eubea. E così la salta. 
Chi va verso le sporadi orientali taglia in diagonale, cerca di arrivare a Samos e poi risale. Oppure sale su in Calcidica e scende poi su Limnos. Se poi, da lì, vuole tornare giù, punta su Mikonos o scende per il dodecaneso. Chi va alle Cicladi a stento arriva ad Andros, figurati risalire. 
E così, Skiros resta lì, isola isolata dalle abitudini dei naviganti. 
Il meltemi la usa come porta del vento: al suo ovest la calma del regime di brezza, al suo est lo scivolo perfetto del suo più impetuoso soffiare. 
E lei di giorno prende i vizi dell'est, ma di sera, come il sole,  anche Skyros guarda a ovest e si acquieta. 
P'acá y p'allá ad Agios Fokas
Isola di ancoraggi difficili a un primo sguardo: i grandi golfi, quasi porti naturali, hanno i fondali coperti di poseidonia  e raffiche da effetto venturi che mettono alla prova la tenuta di  qualunque ancora. 
Ma se ti ci metti d'impegno li trovi, tra la costa sud e le isolette satellite di Skiroupola e Sarakino, quei 4/5 fazzoletti di sabbia sul fondo dove l'ancora tiene anche i 40 nodi. E se sei la sola barca in zona, 4 o 5 ancoraggi ti bastano. 
È un'isola fuori rotta e apparentemente ritrosa. Persino noi, ci torniamo solo dopo 5 anni e solo perché abbiamo deciso di tornarci: qui incontrammo Ghiorgos, ci prese le cime a terra, ci aiutò a ormeggiare e ci raccontò la sua storia, così simile alla nostra, il suo lasciare la città e un lavoro da manager per una vita nuova, più semplice e più vera,  sull'isola. 
Il calore che trovammo in lui e nella gente del luogo ci ha spronato a tornare. Ghiorgos era lì e la nostra amicizia in questi giorni si è saldata. Suo figlio Orpheas è quasi un ometto ormai, bello vedere i segni del nostro peregrinare sulla statura di un ragazzo che cresce.
Il porto di Linaria.
Passiamo serate insieme a parlare di isole, di uomini che somigliano a isole e di progetti. 
Con Ghiorgos parliamo di vita, di sofferenze, di Grecia e parliamo di Skiros, il posto in cui non è solo la natura a compiere miracoli, il deus ex machina è lo spirito della gente e questa loro meravigliosa voglia di eccellenza a dispetto delle difficoltà. 
Il porto in 5 anni è cresciuto in un controtendenza perfetto con la crisi di questo Paese. Tutto, ma proprio tutto, è segno evidente di semplice ma meticolosa cura e di gioiosa inventiva. 
A partire da Sakis, che ha sostituito George al porto e fin dalla prima telefonata ti fa capire che ti aspetta. 
Sakis prende le cime di ormeggio.
Sakis il biondo, sempre in movimento con al piede ora un monopattino a tre ruote, ora il gommone, e un sorriso allegro sulla faccia che dice che quel lavoro gli piace. Quando con orgoglio mi recita i servizi del porto, gli dico che forse ci fermiamo fino a Natale, perché tutte quelle cose, tutte insieme sanno di casa e alla fine, paradossalmente, chi viaggia per mare, cerca costantemente una casa. 
Il suo sorriso si allarga, diventa contagioso e contagiosa è la sua energia. 
Ed eccomi in quello che posso definire senz'altro il miglior Marina della Grecia. 
Trappe d'ormeggio, l'assistenza di Sakis dal gommone e di Christos a terra (noi, per quel che serviamo,  potremmo completare la manovra bevendo un Martini sul ponte, avessimo il Martini...). 
La Chora di Skiros a Nord dell'isola.
I bagni sono sempre pulitissimi, una ciambella rosa identifica quello delle femmine, una azzurra per i maschi. Dalle 8 alle 9 di sera le luci nelle docce si abbassano, una palla da discoteca riflette led colorati e dagli altoparlanti arriva discomusic anni '80. Faccio la doccia sulle note di I will survive e mi sembra di sentire la Grecia cantare. 
Luce, acqua, laundry, TV satellitare, postazione computer e Wi-Fi a disposizione, una piccola libreria in banchina, se vuoi prendi un libro e lasci un libro. 
All'ancora a Ormos Limani, nell'isoletta di Skiroupola
E la sera, l'acqua sotto la barca si colora di azzurro, semplici led subacquei sottomarini per regalare alle nostre barche a vela l'illusione di essere, per una volta, dei mega yacht di lusso. Tutto questo, per soli 9 posti barca che pagano una ventina di euro al giorno tutto incluso. 
Fuori dal porto, Sakis ha allestito dei corpi morti rinviati a cime a terra perché, si sa, anche se qui arrivano in pochi, in condizioni avverse avranno problemi di ancoraggio. 
Si prevede una brutta perturbazione, più brutta di quella che poi di fatto arriverà qui e che invece porterà alluvioni devastanti in Calcidica e a Limnos. 
Molos, sulla costa nordorientale.
Sakis non si dà pace e, anche dopo che ha riempito il porto, come vede una barca entrare nel golfo salta sul gommone e gli propone una boa. "Non te lo faccio pagare l'ormeggio ma prendi una boa, l'ancoraggio è precario e ci saranno temporali". Qualcuno accetta, qualcun altro no e rischierà parecchio. 
Ecco la cosa che toglie il sorriso a Sakis, non poter risolvere tutto. "Io più che offrirgli l'ormeggio gratis e dirgli che è pericoloso star fuori, non posso fare" mi spiega alzando le spalle in un vano tentativo di simulare una rassegnazione che sa invece  di nuovo obiettivo da raggiungere. Un modo lo troverà, perché son troppe le barche andate a scogli per leggerezza dei comandanti. 
Il monastero fortificato di Ag. Ghiorgios, in cima alla Chora
Facciamo di quest'isola la nostra casa, incontriamo Lorenzo e gli amici di Rovereto che ci invitarono alla loro cena di Natale per presentare il mio libro. E poi Pino e Pina due pugliesi trapiantati a Padova con un dufour 38 con cui hanno fatto l'Atlantico andata e ritorno., con cui dividiamo un gyros e le nostre storie di vita e di mare. Passiamo i giorni a misurare le nubi nere, a rinforzare gli ormeggi ad aspettare i temporali. Ogni sera, al tramonto arriva il traghetto e, in perfetta sincronia, il bar sulla collina fa suonare la musica di "Così parlò Zarathustra", un'abitudine consolidata da decenni anche quando l'eccellenza non abitava ancora qui ma l'inventiva, quella sì, già non mancava. 
Il mulino riadattato a caffé sulla costa nordorientale.
Con lo scooter che ci ha prestato Ghiorgos giriamo l'isola in lungo e in largo da terra, andiamo a guardare il mare di fuori, arrabbiato e funesto e poi lo vediamo calmare. 
Facciamo fatica a lasciare quest'isola anche dopo aver mollato gli ormeggi dal porto, anche quando il vento cala e suggerisce ai naviganti di ripartire. 
E restiamo. 
Ci muoviamo tra i nostri ancoraggi senza nemmeno dire "domani partiamo", senza nemmeno dire "domani"
Relitto a Punta Agalipa.
Galleggiamo sospesi in uno spazio senza tempo, soli in baie bellissime e silenziose. Vediamo barche a vela passare all'orizzonte, qualcuna fermarsi un paio d'ore e poi ripartire. Dimentichiamo cosa vuol dire navigare, calamitati in questa terra di mezzo in cui nessuno sembra volersi fermare.
Guardiamo questo posto con occhi diversi, immaginandolo in pieno inverno e la segnamo tra le isole che faranno parte del nostro prossimo progetto. 
Skiros ci lega a sé, come una sirena incantatrice, complice dei nostri inesistenti programmi, solidale con il nostro incantato disimpegno. E ci insegna un viaggio diverso, quello del fermarsi e aspettare senza neanche sapere cosa aspettare.

2 commenti:

  1. Che posti quasi surreali Francesca!... Cercare l'indipendenza dalla terra per piú di un paio di settimane è un sogno ma ci stiamo lavorando.

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