lunedì 11 giugno 2018

Routine.

Kapsali, Kithera, al confine tra Ionio e Egeo.
Ogni tanto, sempre più raramente, mi guardo indietro, più indietro di ieri, alla vita di prima. 
Che ormai, diamine, risale a quasi 10 anni fa. 
Ricordo a fatica un sacco di cose - eh sì, la libertà regala ossigeno ma disallena il cervello ai riepiloghi e ai punti della situazione e non ci sono più agende in grado di aiutarti! - ho perso la scansione temporale degli eventi e con lei tanti nomi, tante facce e anche l’esatto svolgersi di alcuni avvenimenti. Certi aneddoti che per anni ho ricordato e raccontato come esemplari di qualche principio o rilevanti per l’affermazione di alcuni valori, oggi mi sembrano insignificanti. 
E non so. 
Se è la mia memoria che ha perso i momenti salienti della storia o se la storia di suo non era destinata a conservare un senso. 
Ho percorso settimane lavorative per più di 20 anni della mia vita e, sebbene avessi un lavoro particolarmente lontano dalla ripetitività dei giorni, ero completamente assorbita in una sorta di routine: giorni lenti, giorni frenetici, risate, litigate, colpi di testa e compromessi, notti al lavoro, motorino, taxi, treni, aerei, diverse città, tutto a disegnare una routine scandita sempre da quel rassicurante accredito a fine mese che generosi committenti consideravano giusto controvalore delle mie fatiche. 
Poi, quando era giunto il momento di faticare un po’ di meno e raccogliere un po’ di più, decisi - con quello che avrei capito essere il mio pessimo senso degli affari - che era il momento di interrompere quella routine, di buttarla via per sempre, di mischiare le carte e di tirare fuori giorni a caso dal calendario.
Bellissimo, inebriante, sconvolgente. Ricordo ancora quello stupore infinito delle ore che passavano senza essere scandite da fatti ma solo dagli elementi della natura che cambiavano colore alle cose. 
Ora, anche questa vita è diventata routine. Mi preparo a partire per poi prepararmi a tornare e in questo tempo di mezzo navigo. Il contesto, da 8 anni, è lo stesso, la stessa Grecia, sempre diversa e sempre uguale. 
Isole a cui tornare hanno sostituito isole da scoprire. Rotte già fatte da rinavigare, facce conosciute in questa nuova vita da ritrovare e su cui cogliere il disegno del tempo che passa. 
E ogni volta che mi fermo in un luogo, penso che sarà qui che vivrò, quando avremo smesso di navigare. Ma non ho ancora deciso, così rimbalzo dall’ovest all’est della mia nuova routine. 
Consulta il meteo, leva l’ancora, decidi la rotta, alza le vele, ammaina le vele, scegli dove fermarti, cerca la chiazza di sabbia giusta, butta l’ancora e chiedi alla risacca di risparmiarti. E nel frattempo, cucina, nuota, scendi a terra a comprare qualcosa, leggi, telefona ma non troppo spesso che se no quando non hai campo telefonico a casa si preoccupano, parla col vento perché prima o poi ci riesci a dirgli “ora basta” e lui cala, parla col cielo perché è il cielo che decide cosa faranno vento e mare e, almeno qui, non devi preoccuparti di saltare livelli gerarchici. 
La vita diventa, ritorna ad essere, un lavoro da fare. Solo che nessuno ti paga per farlo.
Routine. 
Poi la routine si ferma, per un attimo, per un giorno soltanto. E non importa dove sei o se il posto dove sei ha qualcosa di speciale in un mondo che di per sé è sempre speciale. 
Metti insieme un mix di ingredienti che ti riportano lo stupore bambino dei primi tempi. 
La rada di Kapsali tutta per te, una brezza tardo-primaverile, il mare calmo ma non del tutto a ricordarti che è mare, la disposizione ad anfiteatro della riva di una località turistica nel suo sonnolento fuori stagione, un buon libro da leggere e la voce di Maria Bethânia a basso volume in pozzetto. 

E qualcosa da dire. 
Perché non esiste routine quando hai qualcosa da dire.

2 commenti:

  1. ciao Francesca,
    da tre anni navighiamo in egeo 3 4 mesi l'anno, una spintarella l'abbiamo avuta dai tuo blog\libro e da Simone Perotti.
    Grazie per il piacere di condividere la tua "routine":
    Alfredo&Dina

    p.s. saremo nelle cicladi da fine giugno a settembre, magari ci si vede.

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  2. ...che bello leggerti...
    Grazie...

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