lunedì 26 agosto 2013

Astipalea. Torniamo da Madama Butterfly

P'acá y p'allá all'ancora tra le isolette satellite di Astipalea
Ecco. A ritornare, si rischia sempre di restare delusi. L'isola di Astipalea? No, certo che no. La trovo magnifica e solenne, come sempre, più che mai.
 Morbidamente sdraiata sull'acqua con quella forma a farfalla così particolare, con quell'istmo così sottile che mi porta sempre a raccogliere due sassi diversi e triangolari per rappresentarla. 
Astipalea, la Ciclade che per sbaglio è finita nel Dodecaneso. Si vede che è un errore. La sento argomentare in sottofondo con la voce sempre più stanca. "Mi ero solo allontanata un po', non volevo cambiare squadra!". Come un napoletano trasportato a Milano, Astipalea cerca di inserirsi nel dodecaneso ma la differenza è più forte della volontà. 
Il porto di Skala sormontato dalla Chora, all'alba.
Non è questa la delusione. È il bambino coi fichi. Quello che all'arrivo di ogni barca, correva in banchina col suo sacchetto da un chilo per 4 euro. Quello che tornava ogni 10 minuti a proporti l'acquisto anche - anzi soprattutto - se li avevi già comprati. E tu gliene compravi altri perché erano buonissimi e perché la sua faccia triste e sincera ti faceva venir voglia di fichi fino ad avere il mal di pancia. Il bambino dei fichi quest'anno non c'è. Semplicemente non è più stagione. Arriviamo 20 giorni più tardi rispetto allo scorso anno e la pianta ha esaurito i suoi frutti. In questa parte di mondo i fichi maturano prima, tutto qui. 
Pane e formaggio, merenda del pescatore.
Elias, invece, c'è sempre. L'uomo dell'acqua che ora, dopo che il porto si è dotato di colonnine, è diventato l'uomo dell'acqua e della corrente. Una bella promozione sul campo per Elias, che un tempo faceva il meccanico dei motori. 
La Grecia ha questo di bello: quando vuole ti contraddice. L'anno scorso, quando il molo era in parte ostruito da una massicciata di sassi, frutto di una libecciata invernale di qualche anno prima, Elias ci disse con tristezza che la situazione non sarebbe cambiata per chissà quanti anni a venire. Uno dei tanti pezzi feriti di Grecia che la crisi avrebbe cristallizzato per anni. 
Ouzeria alla Chora
E invece no. La massicciata è stata rimossa, il molo è stato ricostruito e dotato di colonnine per la corrente che erogano anche l'acqua. Niente più tubo unico da passare di barca in barca. Il lavoro di Elias è diventato più semplice e allo stesso tempo più produttivo. Arriva, attacca la corrente, apre la levetta del tubo dell'acqua e resta lì il tempo che devi fare rifornimento e lavare la barca. Senza metterti fretta. Il costo è rimasto lo stesso: 5 euro per l'acqua, 3 per la corrente. Elias è un filo più felice: l'essere contraddetti e il riconoscere il proprio pessimismo per un greco non è un'offesa. C'è da imparare.
Il Kastro e Agios Giorgios. 
Con sollievo, scopro che c'è sempre anche l'anziana signora seduta sugli scalini della Chora, quella che ci chiamò e ci raccontò in 10 parole greche, inglesi e italiane la storia della Grecia, vista da Astipalea. Stavolta siede su una sedia, è sola, il figlio malato non le è accanto e lei non sembra aver più molta voglia di parlare e di raccontare. Ma è lì. Probabilmente sta rivivendo il passato, probabilmente tutto ciò che di caro aveva è ormai passato. Mi sorride. Dubito mi riconosca ma ha capito che siamo italiani. 
Torniamo al Kastro e rivivo nel ricordo il suo racconto, sorrido io. (per saperne di più su Elias, il bambino dei fichi e la signora: Flashback Astipalea 2012) 
Il matrimonio di Marulla e Giorgos
Stavolta al Kastro c'è il matrimonio di Marulla e Giorgos, lei ha un abito in oro, lui argento. Non è per nulla pacchiano, sono metalli appena accennati, a loro modo trovo bello quello che in altri momenti mi sarebbe sembrato decisamente kitsch. La cerimonia ortodossa dura molto e sposi, testimoni e parenti sono in piedi. Mi colpisce il mix di sacralità e informalità. Il Pope ogni tanto interrompe la litania per fare una battuta. La madre dello sposo esce dal cerchio per acchiappare un nipote e tornare con quello in braccio. Tutt'intorno, ospiti e turisti assistono silenziosi,  seduti sulle rovine del Castello. Si mescolano tra loro, scambiano opinioni e cordialità. Cala la sera e le isolette satellite di Astipalea si colorano di rosa. La remota Sirna da lontano suggella il momento.
Paquita, la Chora e il Kastro
Nella nostra Astipalea di quest'anno variamo gli ancoraggi. Appena arrivati andiamo a Livadia, sentiamo il rumore che arriva dalla spiaggia e ci spostiamo qualche centinaia di metri più in là, nella silenziosa e deserta baia di Agios Basilios. Un punto di vista diverso per guardare la Chora. Scendiamo a terra col tender e risaliamo fino alla strada, aspettando il buio e il momento magico in cui si accendono le luci della Chora e, per ultimo, si illumina il castello. P'acá y p'allá riceve il riflesso di luce che le regala una scia dorata. Anche lei sembra una sposa.
Ci ricaviamo poi un ancoraggio giornaliero in un fazzoletto di mare tra le isolette di Tighani e Koutsomytis. Acqua turchese chiama ozio. Anche se fosse stata color smeraldo avrei detto lo stesso, il caleidoscopio di colori che in me chiama l'ozio ha ormai una gamma infinita. 
Bella questa Astipalea con poco vento, quei 20 nodi per risalire sulla costa sottovento ci sono sempre ma qui, in questo pezzetto di mare, tutto si stempera e ti illude su un'estate che durerà ancora mesi e mesi. 
P'acá y p'allá a Vathi
Approfittando della relativa calma del Meltemi e con l'obiettivo di guadagnare 10 gradi nella prossima rotta per Kalimnos, risaliamo la costa est di Astipalea regalando a Paquita un po' di quel mare di prua di cui farebbe volentieri a meno. Arriviamo a Vathi, profonda insenatura a Nord Ovest dell'ala di farfalla orientale. Vathi è un ancoraggio lacustre in un'acqua verde e torbida. Viziati da un'infinita gamma di trasparenze, non siamo qui certo per fare lunghe nuotate ma per respirare il silenzio di un mare dove il mare non arriva. Lo stretto canale ha una profondità di 5 metri e ti introduce in un'anticamera perfettamente insonorizzata. 
"Natura morta alla Chora"
Peccato da una parte, non avere la burrasca fuori per apprezzare il contrasto. Ma lo penso solo dopo essere entrata. L'enorme baia di Vathi, sarebbe una location perfetta per un grande marina attrezzato. Qui le barche potrebbero svernare senza alcun pericolo, potrà arrivare il vento ma le condizioni del mare non cambiano mai.
A terra, c'è Galini. Un Restaurant-cafe-snack bar-ouzieria-taverna di pesce. Visto il deserto, si sa mai, meglio coprire le esigenze di tutti. Andiamo a prendere una coca, un po' un dovere visto che almeno noi, qui, ci siamo. 
L'ultimo raggio di sole sulla flessuosa Astipalea
Galini sembra essere una casa di famiglia riadattata ad ospitare un ristorante e qualche camera in affitto. Si respira aria secolare. Intorno ai tavolini in veranda delle taniche ridipinte di azzurro sono state adibite a vasi da fiori.  Sulle pareti, sassi, conchiglie, gusci di riccio e di cicale, anche una minuscola tartaruga. Disegni di bambini, pesci stilizzati. All'interno una enorme parete di foto sbiadite racconta la storia della famiglia degli ultimi 50 anni. Ci sono due televisori, uno anni 50, l'altro primi anni 80. Il secondo è spento ma probabilmente funzionante; nel primo noto invece che è stato asportato il tubo catodico e al suo interno fa bella mostra un'anfora. 
La signora Maria sta pulendo la Xorta (la profumatissima cicoria greca). Impariamo che non si toglie solo il gambetto ma anche la punta di ogni foglia. "La virtù sta nel mezzo" ci dice in greco Maria. Almeno credo. Per chi cucina? Chissà, magari stasera si riempie. Nel dubbio, comunque, annunciamo il nostro arrivo per cena. 
Dal Kastro, vista sulle isole di  Kounoupi, Tighani etc.
Quando arriviamo, è quasi tutto buio, la signora ci accoglie come fosse una zia, ci fa cenno di prendere posto a uno dei due tavoli di servizio, invece che al piano ribassato. Indica il carrello con cui deambula e capiamo subito che è da sola e quei due scalini proprio non ce la fa. Decide lei cosa mangiamo (polpette, insalata di polpo e la famosa xorta) e, mentre si dirige in cucina, ci indica il frigo con le birre e l'armadio dove prendere i bicchieri. Quando è pronto, si avvicina alla finestra della cucina che dà sulla veranda e ci chiama. "Su belli, venitevi a prendere i piatti". Dopo 10 minuti esce e si siede accanto a noi a mangiare la stessa pietanza. Vathi è immersa nel silenzio. Noi e zia Maria ceniamo e guardiamo il buio della notte scambiando molti gesti gentili e poche parole greche. "Orea" (buono) e lei sorride. 
Il profondo fiordo chiuso di Vathi
È bella Maria, si vede bene l'avvenenza di quando aveva 20 anni. Gli occhi chiari, vispi, guardano curiosi. Arrivano due ragazzi greci, in macchina. Ed è la stessa storia. Si apparecchiano, prendono da bere, vanno a prendersi i piatti in finestra. Forse Maria, a loro, è zia davvero. Oppure no. Oppure semplicemente fanno tanti chilometri in macchina solo per venire a vedere gli occhi di Maria. La cucina? Buona ma nulla di particolare. Niente a che fare con gli occhi.
Ripartiamo da Vathi all'alba con rotta su Kalimnos. Una bolina che diventa traverso, poi lasco. Sempre sui 12-15 nodi. Questo è il mio navigare!
Graffito alla taverna Galini
Ci ha dato un po' da pensare la decisione su come proseguire il viaggio da Anafi in avanti. La rotta originale prevedeva di tornare a quel punto verso ovest. Anafi - Santorini - Ios - Folegandros - Milos etc. Insomma, Anafi come giro di boa. Ho combattuto e vinto (con grande facilità, devo dire). Non ero preparata a girare la boa, mi sembrava davvero troppo presto per chiudere il cerchio. Troppo presto per guardare di nuovo a Ovest. Troppo presto per pensare al ritorno. Prua a Est, quindi, ancora per un po'. Stabilito questo, c'era un'altra possibilità, una via più affascinante ma anche più lunga e impegnativa. Anafi- Kassos- Karpathos - Rodi e poi risalire il dodecaneso fino a Leros. 
Kassos…. l'isola appena sfiorata due anni fa, sotto raffiche catabatiche a 50 nodi, quell'assaggio di terra rossa e brulla, roccia dura. Anche quest'anno Kassos resterà un rimpianto.
Notturno alla Chora di Astipalea
Poco male, iniziamo a disegnare la rotta del prossimo anno facendo in modo che la linea passi obbligatoriamente da lì.  
E poi c'era la terza via, quella del compromesso, quella che abbiamo scelto. Prua ancora a Est ma rotta accorciata. Un deja vu breve di Dodecaneso per risalire quel tanto che basta a tornare alle Cicladi con rotta buona. 
Mi accorgo che abbiamo lasciato in Egeo una manciata di sconosciute: isole in cui non ci siamo fermati o a cui non siamo arrivati. Alcune noi le conosciamo ma solo da terra, Paquita no. Sono lì, sparpagliate in questo immenso piccolo mare ad aspettarci. Sarebbe bello da parte loro spostarsi e mettersi in fila, vicine una all'altra, in un percorso più  facile. Ma temo che Hydra, Spetses, Kea, Skiathos, Thassos, Samotracia, Lesbo, Kassos e Kastellorizo non siano affatto d'accordo.


15 commenti:

  1. Non posso pensare che fra poco (vabbe, non proprio poco) tornerete e io, così come molti altri, non potremmo più leggerti... già mi assale la nostalgia! ;) tu mi dirai: "rileggiti i racconti ogni volta che vorrai" e io "sì, hai ragione. Ma non è la stessa cosa"!!! ;) Un bacio! Pat

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    1. Pat, già sono commossa che mi leggete. Pretendere che rileggiate mi sembra davvero eccessivo! ;-)
      Baci, buon vento romano a te!

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  2. Tanti complimenti a Giovanni per questa serie di fotografie, una fra le più belle che ha realizzato.
    Roberto

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    1. Il capitano ringrazia! Ah però stavolta una delle foto era mia, eh? ;-)

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    2. Sbagliato, Roberto. Era facile, la 13! il pesciolino. Sarebbe stato difficile sbagliare l'inquadratura :-)

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    3. Complimenti, perchè se non era difficile l'inquadratura quello che conta è però la scelta del soggetto e in questo caso il dettaglio assieme alle altre foto contribuisce molto a creare una foto cronaca.

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  3. Che dire che non abbia già detto? :-)
    Non posso che dare ragione all'Anonimo: "non sarà la stessa cosa"....però per adesso altri racconti di luoghi e momenti magici fatti con descrizioni ed immagini magiche.

    Astipalea: segnata come una delle isole dove prima o poi (ma se continua così sarà poi) butterò un ancora!
    Many thanks
    B.V.

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  4. Come sempre, prosa e foto superbe!

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  5. ti sei superata!!!!! Ma è vero che il canale per entrare a Vati è di 5 metri? noi non ci siamo mai ndati perchè pensavamo fosse a malapane a 3.....baci da noussa

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    1. Sull'Heikell e anche sull'Elias c'è segnato pure 2,4. Invece, stando di guardia a prua, si entra molto tranquillamente. Dentro nella cala a ovest di fronte alla taverna, fondali fangosissimi e ottimi. Ovviamente non ci si può avvicinare alla spiaggia.

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  6. Più leggo il vostro blog e più mi domando perché mai il Boss non fa un bel concerto in Grecia: in fondo i paesaggi che voi descrivete sono proprio molto americani no? Scherzi a parte, complimenti ad entrambi da un amico a cui mancate molto. Fabio.

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