domenica 8 ottobre 2017

La Calabria è un altro Paese.

La Calabria è un altro Paese. E’ una frase ambigua, l’ho sentita spesso dire da altri con tutt’altro significato di quello con cui l’ho appena scritta io.
Magari da qualche romano che sfoga così, replicando ottusità, la frustrazione  a cui lo sottopone chi crede di essere più civile solo perché risiede qualche chilometro più al nord.
“Roma è Africa, i romani sono incivili, basta guardare le strade”. E invece di rispondere con intelligenza a queste osservazioni, ecco che Roma guarda più a sud e fa lo stesso errore. 
Perché il pregiudizio, chissà come mai, fa sentire tutti migliori. Basta uno slogan banale a farci sentire diversi. Paradossale.
La Calabria è un altro Paese, sì.
Sono anni ormai che la penso così e nel mio viaggio tra la Grecia e l’Italia, trovo casa in questa terra di mezzo che, a mio avviso, ha preso i pregi di entrambe e ne ha minimizzato i difetti.
Lo Yachting Kroton Club a Crotone e il Marina del Carmelo a Vibo Marina sono ormai da anni i nostri due approdi abituali, due pause dal mare d’autunno distanti tra loro ma nella stessa regione, due città che pur guardando mari diversi hanno in comune quello spirito marinaro che io, nel nostro bel Paese, non son ancora mai riuscita a trovare altrove.
Torniamo a Crotone dopo due anni di assenza e ritroviamo lo stesso affetto e calore di sempre. Sincero, disinteressato, vero, qualcosa a cui non si è più abituati. Lo YKC ha un pontile in più e una sede nuova di zecca, bella, moderna, accogliente. 
Mentre l’Italia va indietro, Crotone fiorisce. È un altro Paese la Calabria, capite il senso, ora?
Incontriamo Ugo Pugliese, ex Presidente del Club, impaginato nella sua nuova missione di Sindaco della città. La fatica e la stanchezza che posso immaginare siano ormai compagne di viaggio della sua vita e di quella “gioiosa macchina da guerra” di sua moglie Francesca, hanno perso in partenza, annientate sul nascere da un incrollabile entusiasmo e una testarda fiducia pragmatica sul futuro.
“Pur cercando di dare risposte quotidiane a una cittadinanza provata dalla crisi e dalle difficoltà, stiamo lavorando soprattutto per la Crotone che verrà tra 10 - 20 anni, cercando di ricostruire la sua struttura e la sua identità” mi dice Ugo con gli occhi che brillano di felicità.
Implicito è il fatto che qualcun altro raccoglierà la gloria delle sue fatiche. Straordinario che oggi in Italia qualcuno lavori non per se stesso ma per chi arriverà a goderne i meriti.
Glielo faccio notare e sorride “Magari per allora il sindaco sarà qualcuno dei ragazzi della mia squadra”, replica orgoglioso. Ma comunque vada, fa nulla, l’obiettivo è sempre e solo la città.
Ci presenta alcuni assessori e consiglieri, tutti giovani, forti e allegri nonostante la fatica. Tutti con la sua stessa luce negli occhi. Sembra il clima di una start-up, è il clima di una start-up: dedizione, fiducia, curiosità, spirito di iniziativa.
Ugo ci racconta quanto ha fatto, quanto ha in animo di fare, ci soffermiamo sui progetti inerenti lo sviluppo portuale per ovvia comunanza di interesse. Sono impressionata dal lavoro, quantitativamente e qualitativamente, ma soprattutto sono impressionata dalla determinazione. Ho come l’impressione che più il compito si fa difficile più queste persone producano energia. L’obiettivo è la città, si lavora bene per forza con un obiettivo così, con la faccia di uno che non consente su questo obiettivo compromesso alcuno.
Secondo me, Crotone ce la farà e ce la farà alla grande.
Lasciamo come al solito troppo presto questa capitale della Magnagrecia che per noi giace tra due lunghissime navigazioni e che forse anche per questo ha il sapore di una casa accogliente che poi è l’unica cosa che davvero cerca in terra la gente di mare.
Arriviamo a Vibo e troviamo lo stesso identico spirito.
Avviso Franco, patron del Marina del Carmelo che faremo tardi, magari ci fermiamo in rada da qualche parte stanotte per entrare domani ma lui mi rassicura “Non c’è problema, chiamami quando sei a 3 miglia che vengo ad accoglierti in banchina”.
Le regole qui sono dettate dall’accoglienza, unica e vera luce guida che accompagna ogni giorno al successivo.
Come mai al Marina del Carmelo, allo YKC, sanno di cosa ha bisogno chi arriva dal mare e dalle altre parti d’Italia no? Oppure lo sanno ma non gliene importa nulla?
Io credo che la ragione sia una: loro ascoltano. E poi cercano di fare.
Evidentemente considerano l’approdo che gestiscono un potenziale volano di benessere per la città.
Chi approda bene, si ferma, chi si ferma conosce e apprezza. E, come faccio io, racconta. E poi, nel suo piccolo, contribuisce all’economia di una località a vocazione turistica. Semplice, no?
Esattamente come fanno i greci, qui c’è lo stesso spirito di iniziativa e una maggiore competenza.
Per chi arriva dal mare, soprattutto in questa stagione, il porto è qualcosa di fondamentale, a volte irrinunciabile, è una mano tesa, un riparo sicuro, una pausa dal navigare. Costi accessibili e accoglienza amichevole rendono questa sosta una casa, costi alti e freddezza la trasformano in un inferno da cui scappare.
Anche al Marina del Carmelo troviamo novità: la nuova struttura in una particolare architettura postmoderna è completata: bagni nuovi e al piano superiore qualcosa che verrà. Anche Vibo Marina fiorisce mentre l’Italia va indietro.
Franco è contento della stagione, sapete perché? Perché quest’anno ha ripreso ad arrivare il piccolo diporto familiare, barche sui 12 metri con famiglie a bordo che da un po’ non si vedevano. 
“E questo è bello”, dice Franco. Ora, avete mai sentito un marina felice più della crescita del piccolo diporto che di quella dei super yacht? Io no.

Ed è questo il segreto. C’è, tra chi lavora sul mare in Italia, chi ha capito che il mare deve essere di tutti, che il mare non può discriminare, che dal disequilibrio basato sulle possibilità economiche non potrà mai nascere niente di buono. 
C'è chi ragiona così. Troppi pochi, speriamo siano contagiosi.
Lo ribadisco: la Calabria è un altro Paese. È più difficile far bene, forse, e per questo riuscirci dà più soddisfazione.
La mia terra di mezzo è ancora una volta per me, il miglior modo di rientrare dal viaggio.