Incontro all'inverno |
Golfo di Squillace |
Abbiamo 20-25 nodi di vento per tutta la rotta, all'inizio di bolina, poi al traverso. Il mare ricorda le montagne: onde alte e frangenti che vengono direttamente dall'alto adriatico, rinvigorite da 3 giorni di burrasca. Il canale di Otranto sembra un fiume in piena. A metà del tragitto sopraggiunge un motoscafo di 13 metri a 3 piani, rotola allegramente sulle onde, ci raggiunge e rallenta, sembra volersi mettere di conserva con noi. C'è sempre chi sta peggio di te, per mare. Il canale di Otranto con un'onda di 3 metri, preferirei farlo a nuoto che su questo strano oggetto sproporzionatamente alto.
Onde frangenti a Crotone |
Noi che abbiamo le vele, invece, navighiamo bene, siamo veloci in maniera impressionante, facciamo una media di 9 nodi e lo swan non ci riprende proprio più.
6 ore e 50 miglia dopo siamo a Santa Maria di Leuca, vedremo in seguito sostare nell'avamporto lo Swan e poi andare via. Avrà chiesto il prezzo per il transito e pensato bene di continuare a navigare. 1 ora e mezzo dopo. P'acá y p'allá distacca uno Swan 55 di 90 minuti su un tragitto di 50 miglia. Non so che le ha preso quest'anno ma questa barca sembra davvero correre di più del solito.
Abbiamo cambiato la bandiera francese che sventola a poppa. Il blu era decisamente sbiadito e rischiava di sembrare un verde. Questa nuova ha un bluétte brillante che non rischia malintesi. Siamo in Italia e sembrare francesi per mare vuol dire semplicemente evitare seccature. Le motovedette della Guardia di Finanza si avvicinano, notano la bandiera e si allontanano. Potrebbero fermarti, è facile che tu sia italiano ma, anche in questo caso, i controlli che possono fare a bordo di una barca straniera sono limitati. Insomma la previsione di incasso per sanzioni perde quotazioni, non ne vale la pena. Il mare è pieno di pesci, in fondo.
Tutto questo ovviamente vale di giorno perché in notturna, prima che il blu del tricolore appaia come blu, son già arrivati, affiancati e a quel punto - per forza di inerzia - ti controllano.
Non abbiamo nulla da nascondere allo Stato italiano e infatti è tutto documentato e facilmente verificabile. Nel nostro Paese, però, ha preso piede la pratica del controllo in mare, in qualsiasi condizione meteo, con tempi da burocrazia dell'era pre-informatica e atteggiamento vessatorio e intimidatorio. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che spesso alla guida di queste motovedette che ti abbordano in mezzo al mare mosso ci sono persone non dotate di elevate capacità marinare: l'avvicinamento rischia quindi di essere doloroso per la tua barca. Insomma, ottimi motivi fanno oggi dei finanzieri per mare la reinterpretazione in chiave moderna della suora incontrata per strada. "Tua, senza ritorno" si diceva.
Appena arrivo in acque italiane, tengo sempre pronto passaporto e biglietto da visita, se mi fermano in condizioni meteo difficili nulla mi impedirà di dire loro, una volta aperte le stive e dimostrato di non aver imbarcato clandestini né merce di contrabbando, "Ecco i miei dati. Facciamo che ci si vede a Roma, con calma e davanti a una bella tazza di caffè. Adesso togliete la vostra sporca fiancata dal nobile corpo di Paquita". Dato il mio carattere e le leggende che si narrano sulla mancanza di ironia dei finanzieri, la bandiera nuova che attesta la nostra nazionalità di barca estera è un ottimo compromesso che limita i danni.
nei pressi di Punta Stilo |
A S.Maria di Leuca, abbiamo davanti quasi 600 miglia di costa italiana. Servono tutte. Mettono giorni tra una vita e l'altra, tra il mare e la terra, tra il viaggio e la casa, tra il silenzio e il rumore. Servono tutte queste miglia per accomiatarsi dal viaggio con i tempi giusti, sedimentando la nostalgia e trasformandola lentamente in voglia di arrivare.
Mettiamo tappe e soste nella nostra via crucis perfettamente laica. Mi sento complice delle perturbazioni nella cautela del ritorno e silenziosamente grata ad ogni temporale che procrastina il rientro e ci rallenta.
L'Italia che risaliamo è via via meno simile alla Grecia ma la prima che incontri ha lo stesso spirito accogliente anche se parla una lingua diversa. Lo Ionio è il mare peggiore e, insieme, il mare migliore. Mare ignorato dalle istituzioni di un'Italia che è forse Paese di poeti e di santi ma che certo ha dimenticato di essere patria di navigatori. 300 miglia di costa senza ridossi in cui qualche eroe porta avanti la gestione di approdi.
Perturbazione nel Golfo di Squillace |
Varcare il confine è come Il primo giorno di scuola: una tragedia. Ero come tutti i bambini, ogni anno con quella per nulla originale, ingenua illusione che la tortura fosse finita, che fosse stata varata la grande riforma democratica per cui studiare diventava una scelta facoltativa e non necessariamente saggia. Ogni anno la speranza cadeva al suono melodico della mamma che entrava in camera canticchiando "di studiare è giunta l'ora, è finita la cuccagna". Non avevo idea di cosa fosse la cuccagna ma, nascondendomi sotto il lenzuolo, celebravo ogni anno il funerale di quella cosa dal suono allegro che veniva spodestata da un'orrida imitazione di sistema organizzato quale, appunto, la scuola era ai miei occhi.
Verso Punta Stilo |
Il primo giorno di scuola era il passaggio dai sandali coi buchi agli scarponcini chiusi. Era lacrime e un braccino spietatamente tirato, era righe del marciapiede da non calpestare mai.
Ma il primo giorno di scuola, la pizza bianca di Finicelli era più buona che nel resto dell'anno, proprio perché aveva un ruolo consolatorio.
Nel cibo ho sempre trovato grande protezione dagli strappi violenti. Così, oggi, la via crucis del rientro è per me un tour gastronomico all'insegna della rassegnazione.
Santa Maria di Leuca significa burrata. Ed è obiettivamente, per qualunque navigante non sia allergico al latte e derivati, l'unica buona ragione per fermarsi in porto.
La Burrata di Santa Maria di Leuca |
Tanto inutile, quanto terapeutica è la discussione con l'addetto del marina sull'ozioso e discutibile argomento "il 4 ottobre è o non è bassa stagione?". Qui a Leuca è alta e il prezzo per l'ormeggio è di 65 euro al giorno. Ci si consola pensando che anche il 31 ottobre è alta stagione mentre il giorno successivo il prezzo scende a 21 euro. Non esistono più le mezze stagioni, insomma.
Mentre affrontiamo questa pantomima di inutile trattativa con qualcuno che sai già che finirà col dire "non dipende da me", entra l'americano del motoscafo saltellante che ci ha seguito fedelmente nel canale di Otranto e chiede la password per accedere a internet. "Non funziona, purtroppo" dice l'addetto pensando di aver liquidato la questione. Ma l'americano resta lì, in attesa. Dopo qualche minuto prova a riformulare la domanda e ottiene la stessa risposta. Sorride, pensa a uno scherzo, pensa che una cosa che non funziona in un posto dove ha pagato 65 euro per un pezzo di acqua salata è una cosa che potrebbe e dovrebbe essere riparata all'istante. Non è così e lui, meno avvezzo di noi alle conclusioni italiche, resta interdetto e basito di fronte all'inevitabile e conclusivo "Non dipende da me".
sottomarino nel golfo di Gioia Tauro |
Dò all'americano indicazioni su dove comprare la burrata, contando sul fatto che tuffarsi in un mondo di bianca meraviglia a lui totalmente sconosciuta, possa consolarlo dell'accoglienza italiana così tristemente famosa nel mondo dei naviganti.
Questi prezzi di ormeggio significano una sola cosa: domani si parte qualunque cosa preveda il meteo. E, tra l'altro, il meteo dà sole 24 ore di tregua poi promette l'arrivo di Penelope, una forte perturbazione da sud che interesserà tutto la penisola per almeno 4 giorni. Noi, l'americano e un Baltic 39 rosso ci mettiamo in marcia sulla rotta per Crotone, il porto italiano migliore dove fermarsi a far passare il maltempo. Facciamo 70 miglia alternando vela e motore a solo vela. Raggiungiamo e superiamo il Baltic 39, Paquita continua la sua corsa da "barca sola al comando". Intorno a noi saltella nuovamente l'americano, ci supera e si ferma, ci aspetta, poi si decide a anticiparci in porto.
P'acá y p'allá allo Yachting Kroton Club |
Non a caso si chiamava Magnagrecia, non a caso Pitagora era nato qui, non a caso siamo su un fazzoletto di storia che vale millenni. Vorrei che l'Italia del mare iniziasse a Crotone, che la prima faccia italiana che i naviganti stranieri incontrano fosse quella di Ugo e del suo entourage dello Yachting Kroton Club. Spirito ellenico, servizio di qualità dell'Italia semplice e con la vocazione del mare. I prezzi allo Yachting Kroton Club sono la metà di quelli di Leuca ma quando ti fermi più giorni per le condizioni avverse, ti vengono incontro senza neanche ci sia bisogno di chiederlo. Un'associazione che si è assunta il rischio imprenditoriale in un Paese dove, per la mancanza di una carta bollata, il fallimento è sempre dietro l'angolo. Lo Yachting Kroton Club ha lottato con la burocrazia italiana, le regolamentazioni assurde in materia portuale, gli ostacoli ambientali. E ha vinto. E una volta vinto, non ha pensato di rivalersi e recuperare gli investimenti esagerati sulla clientela, pur essendo l'unico ridosso sicuro in oltre 300 miglia di costa esposta. Prima delle regole del mercato, viene la legge del mare per lo Yachting Kroton Club.
Graffetta alla crema a Crotone |
A Crotone sei a casa, l'ospitalità è nel DNA della città e della sua gente. Crotone per noi è la prima pizza italiana, i carciofini selvatici e la provola fresca. Ma soprattutto è graffette alla crema bianca, bomboloni fritti ripieni di crema chantilly al limone. 4 colazioni con graffette alla crema bianca e la mia ferita dello strappo dalla Grecia inizia lentamente a cauterizzarsi.
Penelope ha devastato lo Ionio settentrionale con 4 giorni di temporali e mareggiate. Meno male che Ulisse è arrivato a Itaca da tempo, se no questa sfuriata alla moglie non gliela perdonava e le lasciava il Palazzo con i Proci continuando la sua avventura.
Al 3° giorno, il canadese quasi solitario (la moglie resta sottocoperta anche durante le manovre) e un grande gozzo Aprea decidono di tentare l'uscita dal porto e intraprendere la via del sud. Tornano spaventati e feriti. Il canadese ci mette una mezz'ora, il tempo di uscire immergersi in un temporale nero, girare la barca su onde di 4 metri e rientrare allegramente al suo posto accanto a noi. "It was not that good, outside there" dice con una certa sportività mentre compie la manovra d'ormeggio. La signora, se esiste realmente, è sempre sottocoperta.
I temporali vanno verso il Canale di Otranto |
L'Aprea invece torna indietro dopo 4 ore, il ritorno sui propri passi a questa distanza di tempo è un chiaro segno che qualcosa di grave è accaduto. Nello specifico, un'onda frangente ha sfondato un oblò a murata.
Come si fa sempre in questi casi, ci si conforta vicendevolmente con lo scambio di rassicurazioni sul meteo: domani si va.
La tappa è lunga, 180 miglia da Crotone fino a Vibo Marina, visto che con questa mareggiata il porto di Roccella è diventato impraticabile e nella fogna di Reggio Calabria non vogliamo fermarci. Evitiamo anche la Sicilia perché spendere 110 euro per un posto sull'altalena di Messina affetta dalla continua risacca dei traghetti non è assolutamente una nostra priorità. (Peccato per gli arancini, ma troveremo altre forme di consolazione gastronomica).
Punta Stilo |
Il mare è in scaduta, ma lascia percepire addosso la forza dei giorni passati. Il cielo variabile promette emozioni nel golfo di Squillace e insieme punti di vista spettacolari. Essere per mare nell'instabilità ha un sapore di inquietudine e allerta ma ti permette di vivere immagini irripetibili.
Navighiamo a vista col canadese per un breve tratto e con il Baltic 39 che, invece, mantiene il nostro passo fino alla fine. Alterniamo vele e motore, entriamo e usciamo da groppi temporaleschi ammainando velocemente tutto. In ognuno di questi groppi neri, di quelli che per estensione non possiamo evitare, lo sguardo va da te stesso alle altre barche. Ne esci indenne, ti rilassi e guardi incuriosito come reagisce l'altra barca. Sempre felice di vedere che se la sta passando peggio di te. Non è cattiveria, è solo semplice, rassicurante constatazione della superiorità della tua barca. Niente vale di più, in quei momenti.
Ma forse le stesse considerazioni le fanno sul Baltic, visto da fuori l'evento sembra peggiore, quando capita a te, mentre lo attraversi, inizi uno spontaneo processo di rimozione. Questione di sopravvivenza.
Nei pressi di Roccella Ionica |
Gli occhi sono ben aperti a guardare l'orizzonte dalla parte da cui viene il vento, l'unico vero timore è di scorgere quella forma tanto naturale quanto innaturale della tromba d'aria, il grande spauracchio di chi va per mare.
Superato il Golfo di Squillace, la navigazione si fa più tranquilla, la perturbazione si sposta a est, ci lascia per investire il canale di Otranto. Sarà una lunga, nera notte senza luna ma la strada è ormai in discesa, il cielo al tramonto ha toni rassicuranti.
Stimare le rotte di collisione con navi e traghetti nello Stretto aiuta a passare il tempo. Nel mio turno di guardia un cargo di dimensioni importanti passa a 200 metri, l'allarme radar non smette di suonare e mi costringe a restare al timone per tacitarlo ogni minuto ma accantono l'idea di eliminarlo per due motivi: scongiurare la mia atavica distrazione e soprattutto perché non ricordo mai come si fa.
Stretto di Messina |
"BipBipBip Pericolo-in-zona-di-guardia" e io ci teniamo quindi compagnia per un bel po'. Lui puntuale e ripetitivo, io eclettica negli insulti che gli rivolgo affettuosamente. Sorge il sole e tutto torna normale amministrazione.
Sono davvero poche le notti che facciamo in navigazione, 3 o 4 l'anno, non di più e solo se non se ne può fare a meno. La paura è di ciò che non vedi - né con gli occhi né sul radar - boe delle reti, oggetti semi-sommersi regalati dai fiumi in piena, tutto ciò che nella notte immagini possa trovarsi sulla tua prua. E che per fortuna quasi sempre resta nella tua immaginazione.
Pescatore di Ischia all'alba |
A Vibo Marina, iniziamo la nostra navigazione con soste nel mare più costoso del nostro viaggiare. Quel Tirreno via via più arrogante che si approfitta della stagione difficile per applicare prezzi al transito che ti fanno passare la voglia di transitare. Al terzo passaggio, siamo diventati più preparati e stiamo imparando ad affrancarci da questa tirannia insopportabile del nostro Paese.
Trovo cinicamente imperdibile la consueta telefonata al marina di Capri: "vorremmo un posto barca per venerdì prossimo" chiedo, imitando un accento francese e calcando sull'erre moscia. "195 euro? Solo? Certo che Capri non è più quella di una volta, ora è posto per cani e porci".
Giuro, non ci metterei piede neanche nella settimana dei grandi saldi, un porto con questi prezzi è antipatico per definizione.
Tirreno Meridionale |
Il Marina Stella del Sud a Vibo, non è economico (55 euro a Ottobre) ma almeno hai l'accoglienza e l'assistenza che finora ho incontrato solo nei marina turchi. Gli ormeggiatori vengono ad accoglierti in gommone, salgono a bordo per aiutarti, ti collegano alle utenze, sono gentili e amichevoli. Il marina, piuttosto vuoto in questa stagione, non sembra avere guardiana notturna e dalle 7 di sera alle 9 di mattina l'ufficio è chiuso. Mi segno mentalmente che sarà possibile il prossimo anno arrivare tardi e partire presto senza pagare dazio. Pare brutto, lo so. Ma vi assicuro che è ancora più brutto quando sei in condizioni difficili in mare e vuoi fermarti solo qualche ora a riposare senza chiedere null'altro che un pezzo di mare calmo e qualche ora di sonno, dover pagare per averlo.
L'ultimo tramonto in navigazione davanti alla costa laziale |
Stavolta invece ci godiamo la sosta a Vibo da regolari fruitori del marina, e colmiamo la nostra esigenza gastronomica con a scoperta dei "mini-cachi", una versione mignon del dolce frutto autunnale che qui trova un'apoteosi di sapore e di consistenza. Ceniamo in una pizzeria aperta solo per noi, la TV trasmette il nostro primo TG da 5 mesi a questa parte.
Berlusconi urla la sua persecuzione giudiziaria, Renzi attacca il suo partito, i ministri del PDL minacciano le dimissioni, Grillo insulta il capo dello stato.
Ok, nulla è cambiato, anche stavolta.
L'alba a Ponza |
Il mare si è calmato, Penelope ha ripreso a tessere la tela e noi facciamo il nostro primo rifornimento di gasolio italiano, sapendo che purtroppo, perso il vento, non sarà l'ultimo.
Visto che l'investimento energetico diventa importante, mettiamo in gioco la nostra astuzia per risparmiare sul resto. Ce ne pentiamo nella baia degli Infreschi dove arriviamo a tarda sera e ci mettiamo a un gavitello che un paio di ore dopo prenderà ritmicamente a capocciate la nostra prua. Verso le 2 di notte ci decidiamo a fare qualcosa e, spostandoci a motore, prendiamo un secondo gavitello a poppa in modo da tenerci distanti dalle boe e il più possibile con la prua all'onda. Va meglio ma è una notte d'inferno, altro che di infreschi. La mattina dopo decidiamo che ci siamo meritati una sosta al vicino Marina di Camerota dove Giovanni va a trattare il costo d'ormeggio, ottenendo di trasformare l'originale 120 euro in un accettabile 34 euro. Avevamo un negoziatore a bordo e non lo sapevo.
Alba al gavitello nella Baia degli Infreschi |
Avremmo potuto anche approfittare del molo di transito che ci aveva lasciato molto perplessi sulle profondità ma che, invece, una volta testato con lo scandaglio a mano, si rivela una buona alternativa per il futuro. Siamo al 3° acquisto di mozzarella di bufala e via via che ci avviciniamo a Paestum ritroviamo quel sapore di cui, non so come, abbiamo saputo fare a meno per tanti mesi.
Mozzarella di Bufala di Agropoli |
Ma la celebrazione dell'evento "bufala", come ogni anno, trova il suo momento divino a largo di Capri con il mezzo chilo acquistato ad Agropoli e non c'è prova migliore dell'esistenza di un Dio, pardòn degli dei, visto che una prelibatezza del genere non può essere creata da una sola entità divina. Ci leggo tracce di Afrodite e di Apollo, di Dioniso e di Minerva, ritrovo la grandezza di Zeus e l'ira di Giunone. Non ho idea del perché gli dei greci non abbiano fatto lo stesso miracolo con la feta, ma tant'è. A me la mozzarella di bufala serve qui, in questo mare, dove non trovo altri motivi di consolazione. In Grecia ho altro.
Andando avanti nella mia vita di mare, ho constatato che la richiesta di un posto in transito nei porti, non viene generalmente intesa come "posto di transito gratuito o a costi irrisori a fronte di sosta breve e senza servizi", quelli della direttiva Burlando (mai trasformata in legge) secondo la quale ogni approdo italiano, inclusi i marina, dovrebbe riservare il 10% degli ormeggi a navigatori di passaggio per un massimo di 72 ore.
Alba a Ischia, Sant'Angelo |
No, quando dico "avremmo bisogno di un posto in transito" vengo quasi sempre indirizzata a concessionari privati. Manca la parola magica che non ho mai amato usare: "gratuito".
Adesso, da un punto di vista linguistico non è sbagliato che il transito sia esteso a tutti coloro che sono di passaggio, indipendentemente da un ormeggio con o senza servizi e con o senza un dazio incomprensibilmente alto da pagare.
A largo di Agropoli, facendo su me stessa un training autogeno piuttosto significativo, mi decido per la prima volta ad utilizzare la parola magica e per incanto ottengo la risposta desiderata "Il molo di transito è a ridosso del sovraflutto, se trova posto può ormeggiarsi dando fondo con l'ancora".
Evviva!
Sant'Angelo d'Ischia |
Esaltati dal record di budget porti italiani più basso del nostro triennio navigante, continuiamo così la nostra strada e dopo esserci fermati in rada a S.Angelo d'Ischia, snobbiamo Ventotene e approfittiamo del molo di transito di Ponza che dalle 17 alle 8 di mattina ti consente l'ormeggio gratuito al molo dell'aliscafo.
A Ponza, ritrovo la mia Milos che quest'anno è mancata all'appello delle isole dove tornare sempre. Qualche colore in meno nelle falesie ma quella stessa atmosfera lunare, friabile, eterea e perenne.
Manca una sola lunga tappa, Ponza - Argentario, quando l'amico Carlo mi scrive "Sarò a Ponza con un collega dopodomani, riusciamo a vederci?" In teoria no, in pratica sì.
Lo scoglio della Botte, sullo sfondo Ponza |
Siamo in una sorta di limbo, in attesa che il posto barca invernale a Cala Galera di cui siamo ogni anno omaggiati da un affezionato cugino, si liberi. Siamo in anticipo sui tempi, il meteo è stabile, la fine del viaggio fin troppo vicina. Quindi, grazie dell'ottima scusa Carlo, ci si ferma un paio di giorni.
E passiamo una bella serata insieme a bordo di Paquita a raccontarci pezzi di Grecia, di mare e di scrittura.
Ponza - Cala Galera: 125 miglia che si annunciano subito come le più care della storia. Il vento non sale mai oltre i 6 nodi di reali e perfettamente in poppa, quasi completamente inutili le nostre vele se non a dare un messaggio di pace al mondo intero.
Ponza, Cala del Core |
A Ponza abbiamo riempito il nostro serbatoio con un gasolio che deve essere di buon'annata o millesimato considerato che lo paghiamo più di 1,90 Euro al litro.
Bentornati in Italia....
Davanti a Torre Astura ci sono le esercitazioni militari, scoppi ripetuti ci fanno sentire assai poco desiderati e danno l'impressione di volerci tenere lontano. Davanti a Civitavecchia facciamo lo slalom notturno tra enormi navi da crociera, su una contiamo 13 piani.
Quando mancano solo 15 miglia all'arrivo, verso le 10 di sera, mentre a bordo la tifoseria si divide tra tifosi della Roma e del Napoli all'ascolto della buona vecchia radiocronaca che ha il suo perché in termini di suspense, ecco che, improvvisamente e dalle spalle…… "arrivano i nostri".
Incrocio con nave crociera al largo di Civitavecchia |
Un potente rombo, non assimilabile a una ola da stadio, ci giunge all'orecchio e ci fa temere che il nostro amato motore abbia improvvisamente deciso di moltiplicare i suoi cavalli e diventare un turbo. Per fortuna Volvy sta bene. Giovanni si affaccia fuori e nel buio più totale vede sopraggiungere a grande velocità il gommone della Guardia di Finanza. Mannaggia, è notte, la bandiera mostra le sembianze di Giovanna d'Arco solo a a affiancamento avvenuto.
"Buonasera, che è successo?" gli chiede Giovanni fingendo di non sapere che questi abbordi in mare sono la stupida prassi del nostro Paese e che non hanno bisogno di essere giustificati da un urgente e importante motivo.
Il porto di Ponza |
"Controllo documenti" è la lapidaria, se pur gentile, risposta.
Poco consci del concetto di abbrivio, i nostri eroi ci ripetono un paio di volte di fermare l'imbarcazione. Mi trattengo dal far riferimento al freno a mano guasto.
Esco con passaporti e biglietto da visita pronta a lanciare il mio "Teniamoci in contatto, mo' son stanca, ci si vede tra qualche ora in porto e davanti a un bel caffè, eh?" ma colgo lo sguardo ammonitore di Giovanni che tradotto per chi non ci vive insieme da quasi 30 anni, vuol dire "Non ti ci appiccicare come al solito tuo che, se no, qui si fa l'alba"
E va bene, il mare è calmo, sopportiamo questa angheria.
Ora, qualcuno deve spiegarmi il senso di un abbordo in mare di notte se non finalizzato a scoprire cosa nascondiamo a bordo. Clandestini? Cocaina? Tabacco e Alcool di contrabbando? Insomma, volete dare un'occhiata visto che siete lì?
L'ultimo tramonto |
No, non gli interessa, vogliono solo i documenti nostri e della barca, l'assicurazione e soprattutto le ricevute del pagamento di una tassa nautica che è stata abolita.
A cosa serve il libretto della barca, non lo so, visto che ci chiedono se siamo noi i proprietari e se è scaduto il leasing, cosa che ovviamente è riportata sul documento. Forse vogliono vedere se siamo preparati.
Mentre scendo sottocoperta per prendere il fondamentale "porto d'armi" del motore fuoribordo da 2,5 cavalli, i nostri chiedono a Giovanni quale è il valore di acquisto della barca.
Ora, non so cosa sia scattato nella sua testa, forse la sensazione che la domanda fosse in qualche maniera sconveniente, forse il dubbio che fosse opportuno o meno rispondere ma decide, in modo molto peculiare, di prendere tempo e di gettare la palla nel mio campo. Da sottocoperta sento quindi il Capitano chiedermi con una nonchalance lievemente annoiata stile Flavio Briatore "Ti ricordi per caso quanto abbiamo pagato QUESTA barca?".
Scoglio Rosso all'alba (Ponza) |
Calcando sul "questa" come avessimo un'intera flotta aziendale di barche da crociera, da scegliere in base alla stagione e al miglior abbinamento con il costume da bagno.
Condividerete che non è la migliore impressione da dare alla Guardia di Finanza da parte di chi può, grazie alle follie del redditometro e del vissuto italiano per cui la barca è oggetto di lusso, essere considerato un perfetto incongruo.
"E me lo ricordo, sì, che me lo ricordo" intervengo io cercando di ridimensionare l'aplòmb da miliardari che abbiamo improvvisamente assunto.
Arrivo nel Tirreno Settentrionale, ultimo mare |
Va bene, ci sarà modo e tempo in futuro di far capire a questi signori che forse siamo incoscienti, forse siamo poco lungimiranti, forse un giorno perderemo tutto e vivremo sotto un ponte facendo barchette di carta su cui scriveremo P'acá y p'allá e che lasceremo scivolare sul Tevere, ma che non vi è proprio niente di incongruo nel prendere la propria vita e giocarsela in mare.
Speriamo che per il momento in cui dovremo spiegare tutto questo, l'approccio italiano sarà cambiato, altrimenti - e comunque - avremo almeno qualcosa da raccontare.
Per ora, il nostro reddito non interessa loro, in una mezz'ora trascrivono a mano e su carta carbone i dati che gli interessano, ci rilasciano un foglio che attesta la regolarità del pagamento della tassa nautica (ma l'avevamo già con il nostro F24) da mostrare per eventuali nuovi controlli.
Il bollino blu? No, quello non c'è più, era un'iniziativa che scadeva il 15 settembre. Una promozione estiva, insomma. Meglio così, non avrei mai offeso la mia splendida barca con quell'orribile adesivo.
Mentre la radio in sottofondo ci dice, per la gioia del Capitano, che la Roma trionfa, riprendiamo il mare e torniamo a casa.
5 mesi e 3.700 miglia dopo, torniamo da dove siamo partiti. Il nostro marina invernale ci accoglie con il silenzio della notte e un'aria tiepida ci illude che il tempo di ripartire sia a poco più di un soffio di vento.