Come fuggiaschi nell'ora della disattenzione, senza mai alcuno a
salutarci dalla banchina di Cala Galera, dal nostro posto Delta 13, quella che è ormai la mia cuccia d'inverno.
Ad augurarci buon vento, a lasciarci il ricordo di un'ultimo volto di casa da portare
in viaggio e da impaginare sulla copertina immaginaria di questa nuova
avventura.
È un buon
proposito la partenza alle prime luci del giorno, un conferire al nostro
disordinato viaggiare - o forse dovrei dire disordinato vivere - una parvenza
esteriore di metodo.
L'idea è quella
di raggiungere Ponza all'ora del tramonto, buttare l'ancora prima del buio,
chiudere la prima giornata del nostro viaggio come fosse una tranquilla
giornata di lavoro.
L'idea non è malvagia
ma, come tante idee, poggia le sue fondamenta su basi sempre un filo
ottimistiche. Fare 125 miglia, partendo all'alba e arrivando al tramonto
presuppone una velocità media
di quasi 9 nodi, cosa che in una giornata di meteo stabile e generosamente
tranquillo trasforma rapidamente l'idea in una vana utopia.
Non è che
non lo sapevamo, lo sapevamo. Ma ci piaceva pensare che se ci avessimo messo
del nostro anche gli altri elementi avrebbero potuto fare la loro parte. Anche
la barca avrebbe potuto stupirci e regalarci quel 9 di media con punte di 10 e
11 senza la sofferenza di una burrasca.
E poi passare l'intera stagione a vantarci e a chiederci quale
prodigiosa miscela l'amico Pier avesse usato come antivegetativa quest'anno.
Il bello delle utopie per mare è
che cadono facilmente: il meteo stabile ci regala un po' di bonaccia
all'inizio e una brezzolina molto leggera che con l'ausilio di randa e gennaker
tangonato ci assicurano una velocità
media non stupefacente ma confortante.
Insomma, all'una di notte del nostro primo giorno di navigazione
del 5° viaggio di P'acá y p'allá alla volta dell'Egeo, buttiamo l'ancora nella rada
dell'Inferno sulla costa est di Ponza. Velocità
media 6,4, che considerati i lunghi tratti di quasi bonaccia, sono un
ragguardevole risultato.
Giusto il tempo di recuperare un po' il sonno e si riparte.
Stavolta non all'alba, la prua è su
Stromboli e 180 miglia in 14 ore di luce è
un'idea che neanche la nostra più
fervida immaginazione riesce a sostenere.
Per la quinta volta, dall'inizio della mia nuova vita, affronto
il distacco, quel momento sottile e iperattivo che separa ogni anno il mio
semestre terrestre da quello marino, l'italico da quello ellenico.
Richiamo
alla mente i viaggi passati, il sapore del primo giorno, i pensieri, le
aspettative, le ingenuità e
i timori.
Le cose cambiano, non tanto perché
cambiano loro quanto perché
cambi tu.
Non potrò mai
più avere l'entusiasmo
della prima partenza, la forza e i colori di quel primo distacco, quella
inconsapevole voglia di novità legata
alla curiosità e alla paura
di scoprire come mi sarei sentita in una vita diversa. Mi sono sentita bene,
ora lo so. Tanto bene da non poter più
tornare indietro.
Ci sono cose che non imparerò
mai, anche se me le sono scritte: è
inutile portarsi dietro 20 magliette quando ne userai a stento 4; il
fatto che i gavoni per la cambusa sono capienti non vuol dire che devi
necessariamente riempirli, soprattutto dopo aver scoperto che le cambuse che
hai fatto in passato hanno coperto anche l'intero inverno a seguire. D'altra
parte dovrei sapere anche che 3 etti di liquirizia sono pochi per il mio
fabbisogno e che in Grecia la liquirizia non si trova.
Ma, appunto, sono cose che ripeto sempre uguali, quasi fosse un
modo di ritrovare le magiche incertezze della prima volta.
E ci sono cose che invece impari: che tutto ciò che lasci a terra deve essere
ridotto all'essenziale, che tutto ciò
che puoi annullare, sospendere, eliminare va eliminato. Lascia scadere
l'assicurazione del motorino, la rinnoverai al ritorno, nel frattempo sarà in un garage e non si sentirà meno amato solo perché lo fingi morto. Chiudi una
partita IVA ormai inutile, la riaprirai se è
il caso, quando sarà il
caso. Con un semplice click puoi dire cortesemente alla tua banca di non
mandarti più comunicazioni
via posta, tanto non le hai mai lette, tanto sono consultabili on line.
Ciò che
invece lasci di affetti, si è ormai
abituato alla tua assenza, o meglio, alla temporaneità della tua presenza. La tua vita a metà è diventata un po' anche la
loro (Grazie mamma, grazie papà).
Uscire da una vita e entrare in un'altra delle mie è ormai facile e veloce come togliersi le scarpe e mettersi le
pantofole. Il mare dà un grande contributo in questo: a poche miglia dell'ormeggio, gli occhi sono già rivolti alle isole da scoprire, l'anima ha giocato d'anticipo ed è già arrivata in Egeo.
Lei sì che ha una velocità di crociera davvero stupefacente.