martedì 1 novembre 2016

Back home.


Ogni anno è allo stesso tempo più naturale e più contro natura. Il lungo viaggio che mi riporta a casa aiuta come sempre a stemperare il distacco, ormai una dolce via crucis di piccoli appuntamenti consolatori. 
Saltata la mia tappa preferita, Crotone, per meteo infausto nello Ionio, abbiamo ripercorso la lunga via dei tre tirreni facendo sosta in luoghi amici, da Vibo Marina con il caldo abbraccio del marina del Carmelo a Gaeta, poi una breve sosta notturna in quel porto mai costruito a Fiumicino e su, molto tranquillamente fino a casa. Miglia dopo miglia, guadagnando cellule epiteliali difensive per un ritorno che, ogni anno di più, è strano e faticoso. Ma è colpa mia, non del mondo. Quando scegli di chiamarti fuori poi sei effettivamente fuori.
Un ritorno prudente e fortunato, con un po' di vela leggera e anche parecchio motore, scegliendo di fermarsi nei giorni cattivi perché il tempo e l'essere liberi da un bisogno idiota di eroismo ti insegnano ad aver più cura della tua barca che dell'avventura. Ché le avventure lasciamole ai grandi, sia in mare che a terra, impariamo a riconoscere gli eroi in chi fa qualcosa di davvero importante, possibilmente non per se stesso ma per gli altri. 

E non siamo noi. E non ne vedo in giro.
Questo sarebbe il momento dei numeri, miglia trascorse, giorni passati in mare, nodi di vento, isole toccate.... Ma non ho voglia di contare, né mi appunto cose che fanno numero.
Suono confusa, lo so, è normale. Sono realmente confusa ogni volta che rimetto piede a terra e riprendo contatto con essa. Abbiate pazienza. Si apre davanti a me la stagione in cui restituire. Tentare di essere figlia, amica, zia.
Tentare di essere all'altezza e non è facile. Mediare tra il bisogno di fuga e di solitudine e il dovere. Confrontarsi coi sensi di colpa. 
E cercare con disciplina e umiltà di produrre qualcosa. Scrivere, ma forse non di mare. Lo fanno già in troppi ormai e quel che leggo, sinceramente non mi piace, mi atterrisce il pensiero di produrre qualcosa di simile senza neanche rendermene conto.
Scrivere è vita per me, da quando ho imparato a farlo, la miglior terapia del mondo per chi non sa tenere un pennello in mano.
E fare elenchi. E ascoltare. E, soprattutto, trattenere il fiato e aspettare. Guardando il mare che per fortuna mi tengo sempre addosso. 
Buon vento a tutti. In mare, a terra, ovunque viviate.