domenica 16 ottobre 2011

Arrivederci Egeo.


“Per altre vie, per altri porti verrai a piaggia, non qui per passare...” (Dante Alighieri – Inferno Canto III). Non è l’anno di Corinto, si vede che è destino che noi quel canale lo facciamo nella direzione consueta, quella descritta dai portolani e dagli itinerari della maggior parte dei naviganti, da Ovest verso Est, in primavera, andando verso l’Egeo con casa alle spalle e davanti il viaggio. Se aspetti da Milos le condizioni giuste per risalire e dirigerti a Corinto, si fa presto Natale. Il nostro programma era un po’ ingenuo: risalire nord per nord, tratti brevi, isola per isola, prima Sifnos, poi Serifos, poi Kithnos poi tagliare per Hydra ed entrare nel Golfo. Sulla carta non fa una piega, ma per farlo così dovresti aspettare i venti da sud e con quei venti nelle isole non ci sono ridossi, appunto, si fa Natale. 
Forse una via alternativa è quella di puntare sul Peloponneso Orientale e provare a risalire da lì, almeno prendiamo tempo e rimandiamo la decisione. Partiamo quindi, non appena finisce la burrasca, quella che doveva essere un forza 10 e che si è poi assestata su un forza 8, e mettiamo la prua a metà strada tra Monemvassia e Capo Maleas in attesa che i bollettini meteorologici si mettano d’accordo tra loro: alcuni prevedono per i prossimi giorni venti deboli, altri di nuovo venti forti da nord est. Tipico da quiete dopo la tempesta questo imbarazzo meteorologico, dura anche 24 ore, poi prevale una teoria e  gli altri seguono a ruota. Ci colleghiamo per controllare e il verdetto è ormai unanime: nei prossimi giorni una perturbazione con venti forti da Nord Est interesserà il Peloponneso orientale e i colori della via continentale per Corinto dicono in maniera esplicita “lasciate stare”. 
Qualche grado verso sud e la barca fa rotta su Capo Maleas, il temibile Capo che regala tanti naufragi e di solito il raddoppio del vento tout court nelle sue vicinanze. Oggi è bonaccia e quindi nessun timore. Riprendiamo quindi una strada nota e già percorsa, quella del Peloponneso occidentale, ci aspettano posti che abbiamo già visto e questo crea un forte effetto nostalgico. Sento i miei piedi che si puntellano sul mare e che vorrebbero che facessimo come Bernard Moitessier (all’epoca del giro del mondo a vela, in solitario e senza scalo) che, trovandosi primo dopo aver doppiato i 3 capi, disse per radio che il premio non gli interessava, si ritirava e di giro del mondo andava a farsene un altro. Ecco, molto più in piccolo, ma farei proprio così, voltare la prua e tornare verso Est a rivedere tutto e a vedere quello che abbiamo dovuto saltare, soprattutto Kassos e Astipalea, ma anche Samos e Chios o la Calcidica. 
E invece no, doppiando Capo Maleas salutiamo l’Egeo e rientriamo nello Ionio, si crea in me la strana sensazione di aver lasciato la Grecia e di essere in territorio nostrano, non so perché ma il distacco dalle Cicladi mi fa questo effetto. Oggi è di nuovo estate e questo contribuisce a rendere innaturale il concetto di rientro. Resto silenziosa e insopportabile per un paio di giorni, più insopportabile che silenziosa, direi... Poi mi viene in mente che arrivati all’altezza di Patrasso, si può sempre mettere la freccia a destra e prendere il canale di Corinto nel verso giusto per rituffarsi nell’Egeo. Questo mi convince che non è ancora detta l’ultima parola. 
Giovanni vive meglio di me questo percorso, sarà perché come rientriamo nello Ionio un tonno abbocca all’amo, sarà perché ci sono ancora molte cose da vedere come Cefalonia, sarà quel che vuole ma ci mette un bel po’ a convincermi. L’autunno si fa sentire e per un giorno d’estate regalato devi scontare almeno un paio di giorni freddi e difficili per mare. La regola diventa che quando le condizioni sono buone e gentili si naviga per guadagnare miglia e mare, quando il vento e il cielo si arrabbiano si sta fermi in porto o in qualche rifugio sicuro. La notte arriva prima e una tappa di 80 miglia ti fa arrivare all’ancoraggio che è ormai tramontato il sole. In due giorni scorriamo buona parte del Peloponneso sfiorando le tre dita, senza entrare nei golfi. 
Dopo aver scoperto un moletto minimo e dimenticato a Paleokastro dove passiamo la notte in compagnia di un paio di pescatori da terra, guardiamo Elafonissi in un’alba fredda che non invita a perderci tempo per fare un bagno, sfioriamo Porto Kajo e la sua atmosfera piratesca continuando a navigare per sfruttare il vento debole di sud est, mettendo in campo tutte le forze propulsive che abbiamo, motore e vela. 
A sera arriviamo davanti a Finikounda dove passiamo una notte tra lampi, temporali e rollìo che ci aiuta a muoverci presto per arrivare al porto di Pilos, dove troviamo il “nostro” molo, vediamo la barchetta del farmacista che avevamo incontrato a Kithyra, incontriamo un francese solitario su un 8 metri che viene da Tinos ed è diretto a Marsiglia. Sono giorni di grandi letture, essendo sulla strada del ritorno, mi azzardo a intaccare la riserva di libri cartacei per risparmiare l’energia dell’e-book reader. A proposito, sappiatelo, era solo fanatismo il mio dire che un libro non è libro se non è di carta, il profumo, il rumore delle pagine sfogliate. Tutte cazzate, davvero. 
E quando riprendi in mano un libro cartaceo senti che pesa e c’è una differenza infinita nel tuo giudizio finale tra un libro scritto con corpo 10 e uno con corpo 8 che non ha nulla a che vedere con il testo,  perché lì sul cartaceo non è che puoi discretamente cambiare la dimensione del testo…
Pilos e Methoni sono due capolavori inseriti nel Peloponneso e troppo spesso dimenticati dal turismo culturale. Anche a Pilos c’è una bellissima fortezza costruita dai Turchi nel 1.500, da vedere. Due belle mappe geografiche antiche nel museo all’interno della fortezza mostrano il Peloponneso quando il Canale di Corinto non esisteva e il golfo omonimo si chiamava Lepanto. Ecco, vista in quest’ottica è più accettabile, basta vivere il Peloponneso per quel che è in origine, un promontorio, e il fatto di non averlo "scavalcato" suona anche per noi molto più naturale.

6 commenti:

  1. Francesca ... nooooo, questa di non fare il canale di Corinto proprio non me la dovevate fare!!!!! Però potreste almeno cercare di fotografare le barche turche affondate a Navarino. Pare (dico pare perché io con i miei poco acuti occhi non le ho viste) che quando il mare è piatto (sempre) nella baia si vedono ancora i relitti delle navi sul fondo. Sarà vero? Magari Giovanni di immerge. Che si sa che nei relitti c'è il pesce ... Baci. Sono a Trieste dove i gradi sono pochi, il tempo è magnifico e la bora soffia forte

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  2. Propendo per il libro di carta, quello che puoi ripiegare e portare con te in cuccetta. Quello sul quale appuntare, a margine, note e commenti con un mozzicone di matita 2b. Quello che rileggi dopo anni e che ti dice in chiaro quanto sei cambiato.Tu e la tua memoria. La rotta, a volte, la decide il vento ed il mare. Il marinaio saggiamente asseconda. A Pylos il pensiero non puo' non andare a Santorre di Santarosa dimenticato.

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  3. sono felice che ti sia passata la posa snobistica che il libro è libro solo se ha le pagine di carta, perchè il contenuto a contare non il contenente, altrimenti staremmo ancora al papiro e alla pergamena di capra.

    Buon rientro, a piccoli tratti di mare così ti fa meno impressione

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  4. Vero, lasciare l'egeo è un po' lasciare la grecia. Ma Cefalonia è davvero particolare. Da non perdere (anche se a non tutti piace) argostoli. Una città quasi più mediorientale che greca .

    j

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  5. Il caffè all'italiana si assapora meglio in una tiepida tazzina di porcellana immacolata e lo Chateau Lafite lo si apprezza pienamente in un bicchiere esclusivamente di cristallo. Nulla, poi, vieta di usare una cannuccia arcobaleno per il primo ed una borraccia andalusa per il secondo. Cosi' è il viaggio: Costa Crociere e Avventure nel Mondo coprono qualsivoglia rotta perigliosa e destinazione esotica. Ma in barca, spinti dal vento e dai propri sogni, anche Ponza, salpando dal Circeo, puo' tramutarsi in una lenta rivelatrice esperienza esistenziale da tramandare a curiosi ed attenti posteri. Vento in poppa.

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  6. già, e in questo momento, il monte Killini con la vetta innevata visto dalla barca che corre e in costume da bagno ha il suo perché. Zacinto a sole 10 miglia ci aspetta, di nuovo. Il vento gentilmente è rimasto a nord-est incurante del sole che scalda la terra.

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