venerdì 21 ottobre 2011

Back to the Ionians. Sulla strada vecchia.


Mi rendo conto che a Pilos mettiamo piede sul continente dopo parecchia assenza, l’ultima volta era stato a Turgutreis, Turchia, ai primi di settembre. Quello greco invece lo avevamo toccato l’ultima volta circa 4 mesi fa. Nel frattempo, solo isole sotto i nostri piedi. Restiamo un paio di giorni a Pilos a prendere ettolitri di pioggia che questo cielo aveva proprio voglia di scaricare insieme a qualche migliaio di fulmini. Ci attardiamo con la complicità del portuale che, quando andiamo a timbrare il Dekpa per la partenza, ci dice “Noooo, non potete, domani c’è un forza 8 in arrivo”, ci sembra strano, le previsioni non dicono nulla del genere, nulla di diverso dalla situazione tipica della coda di una perturbazione: mare in scaduta, onde grandi ma morte, come si dice in gergo, vento stanco che tende a calare. 
Ma il ragazzo è talmente convinto, talmente preoccupato delle nostre intenzioni che non ce la sentiamo di deluderlo, va bene, restiamo un giorno in più, che fretta c’è? Lo scenario che ci regala Pilos dopo il temporale è degno degli acquerelli di Turner, lo sguardo si riempie di luci e ombre,  P'acá y p'allá diventa ancora più bella (e più pulita). Con questo ritmo rischia di diventare una barca d'acqua dolce.
Riapre la farmacia e riusciamo a ritrovare il farmacista che avevamo incontrato a Kythira, a luglio, con la sua barchetta di 8 metri. Resta sorpreso nel rivederci e felice del nostro incontro. "Peccato che ripartite" ci dice, nell'italiano perfetto di chi l'università l'ha fatta in Italia "vi perdete la celebrazione della battaglia di Navarino anche se quest’anno non sarà festosa come sempre, le autorità chissà se verranno, visto che probabilmente il governo non arriva a fine settimana, stavolta non ce la fa e allora sì che le cose si faranno dure per la Grecia"
Poi ci guarda contrito, dicendo che l’Italia seguirà a ruota, è inevitabile anche se lì forse il governo non cade, perché agli italiani in fondo quel tipo lì piacerà sempre. Al molo insieme a noi la barchetta del marsigliese solitario e una bella barca Pearson con un ragazzo americano a bordo decidono di partire, fanno rotta direttamente sullo stretto, 300 miglia da qui, ma hanno il timone a vento, mettono a segno le vele e poi giù a dormire, ci vorranno 3 giorni e 2 notti.
Quando partiamo noi, è tornato il sereno, del forza 8 non si è vista l’ombra, ma grazie al portuale prudente facciamo una bella navigazione accompagnati da un sole caldo che ieri non c’era. Rotta sulle isole Ionie, scegliamo di ripercorrere la strada dell’andata. Dopo 5 mesi di scoperte abbiamo voglia di riscoprire ciò che abbiamo già visto in un’altra stagione, abbiamo voglia di certezze, di luoghi amici ad attenderci.
Unica eccezione a Zacinto, dove scegliamo di fermarci al porto che non avevamo toccato a giugno, saranno le nubi e i temporali dei giorni passati, sarà l’aria fresca autunnale ormai dichiarata, ci viene voglia di andare in “città”. Ed è qui, per la prima volta, che respiriamo la crisi greca. Nulla a che vedere ovviamente con quello che le crisi fanno alle grandi città, Zacinto è comunque terra che vive di turismo, ma ora, nel fuori stagione, la desolazione si fa sentire.
La maggior parte dei negozi e anche il Museo Bizantino sono chiusi, in concomitanza con la 48 ore di sciopero generale contro le misure di austerity decise dal governo. 
Sulle vetrine, una locandina recita in lingua locale qualcosa come “Chiudiamo oggi per non chiudere per sempre”, nel visual didascalicamente una catena e un lucchetto. Perché sia chiaro anche ai turisti, anche se di turisti qui non ce n’è davvero più nessuno. Ora qui a Zacinto, nella piazza grande dietro al porto, la crisi che non abbiamo sentito per mesi e mesi, che non abbiamo mai letto né in uno sguardo, né in una risposta, né tantomeno in un qualche forma di trascuratezza,  crisi che abbiamo forse intuito (o magari solo immaginato) nelle discussioni di cafenéion, ma nulla di più. Ora sì, ora la crisi si sente, si tocca con mano. Un drappello irrisorio picchetta il Cosmote shop (saranno 8 o 10 persone con un piccolo striscione e l’aria mesta). 
Dagli altoparlanti suonano gli Inti Illimani, ma anche Bella Ciao, il ché ci lascia un po’ stupiti e commossi. Qualche ragazzino con gli zaini di scuola, una ragazza con un megafono dice qualcosa in difesa dei giovani e degli operai, o almeno così sembra. Sarà anche la fine della stagione, che in un porto grande come Zacinto, oggi desolato, fa una qualche impressione, ma è come essere tornati alla realtà di un mondo che all’incontrario va. Così come ci siamo fermati, leviamo l’ancora e ce ne andiamo via, verso il mare, verso un’isola più piccola, per cancellare ancora una volta la cruda realtà sociale e mediarla grazie alla semplice vita di mare, non solo nostra ma anche di quelli che sul mare ci vivono e ci lavorano e che i soli problemi che hanno sono se gli sequestri le reti o se gli metti il fermo-pesca.
È tornata l’estate nel frattempo, venti leggeri, mare calmissimo, sole che splende in un cielo sereno. Un saggio ne approfitterebbe e taglierebbe immediatamente verso Ovest, rotta su Crotone o Reggio Calabria. Noi no, preferiamo risalire ancora un po’, almeno fino a Paxos, per accorciare la traversata e, forse, illudendoci che magari quest’anno l’inverno salta un giro. Resistiamo, non senza una certa fatica, e superiamo l’incrocio con Corinto senza svoltare a destra. Sarebbe così facile, così logico, andare di là e noi invece proseguiamo. Il vento ci aiuta a superare  questa impàsse, soffiando dolcemente da Est, come a dire “su, su, è ora di tornare a casa”, un po’ come mi svegliava la mamma il primo giorno di scuola, cantilenando “di studiare è giunta l’ora è finita la cuccagna”. Ora che ci penso, mi sa che questo vento da Est lo ha mandato la mia mamma.
A Itaca, ci fermiamo sia a Vathi che a Kioni, due paradisi del fuori stagione. È bello ora, in ogni porto trovi l’ormeggio migliore, nello stesso tempo, Itaca è sempre campo attivo nella vela, trovi altre barche, non c’è desolazione. A terra, un terzo dei ristoranti è aperto e sul molo i proprietari di negozi si dedicano alla pesca, magari ci scappa una spigoletta ma per lo più sono occhiate. Ritroviamo le Ionie ancor più verdi di come le abbiamo lasciate a giugno, ma probabilmente è questione di luce più bassa. Ci regaliamo un bagno nella bellissima Atoko e incontriamo una flottiglia di barche a vela che ci rovina un po’ l’inquadratura e ci spinge ad andarcene. 
Personalmente sarei favorevole ad un decreto che vieti la navigazione charter in flottiglia, ma questi sono silenziosi o forse è la stagione che invita al silenzio. L’acqua è ancora abbastanza calda, sopra i 20°, è il sole che scalda molto meno. Il tendalino riposa, non c’è più bisogno di lui. Ora stiamo scorrendo la costa occidentale di Lefkada con rotta su Antipaxos. In questi giorni, la mente vola ai lavori da fare alla barca, alle attività di manutenzione, agli elenchi con i bullet point delle cose da fare. Ed inevitabilmente tende a cadere anche su quegli elenchi di cose “cittadine” cui dovremo in qualche modo, prima o poi, pensare: la revisione della macchina, del motorino, i bolli da pagare, i controlli medici, mi dicono addirittura un censimento a cui rispondere, le utenze da riattivare. Roba che nella migliore delle ipotesi ti fa venire un’allergia. Non ci pensiamo ora, davanti c’è Antipaxos con le sue spiagge bianche e le acque turchesi e almeno oggi, qui è ancora estate.

5 commenti:

  1. Si, si può tornare, ma solo ad un patto: per preparare se stessi e la barca a ripartire, ancora più consapevoli e determinati, nella prossima primavera. In fondo il Mediterraneo è adatto, con attenzione, ad essere navigato esclusivamente (o quasi) nei mesi clementi. Così si è fatto per millenni. La raccolta delle olive induce il marinaio al porto.

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  2. ormeggiati a Gaios (Paxos) proprio di fronte ad una rivendita di olio di oliva locale - sembra che quello di Paxos sia il migliore tra gli oli greci - ci auguriamo che quest'anno le olive italiane restino aggrappate sui rami un po' più a lungo del solito. Davanti a noi le tratte più lunghe del viaggio, attendiamo pigramente che passino le allerte meteo e contiamo su un'estate di S. Martino che si allarghi un po'. Forza Olivette, fate il tifo per noi!

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  3. Qui dilluvia ma per il tuo ritorno sono anche disposta ad invocare il sole

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  4. grazie coco', visto che sei tu sei capace anche di un miracolo: fai continuare i venti da sud ma senza perturbazioni? ecco, sarebbe cosa molto carina :). Ora vado a fare l'ultimo bagno in acqua greca che domani si naviga verso le puglie.

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  5. Non ti prometto nulla ma ci metto d'impegno.
    Mi concedo una deriva sentimentalistica? Ma si!
    Anche se non sarai d'accordo non vedo l'ora di rivederti

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