mercoledì 12 ottobre 2011

Milos. I campi flegrei a bagno nell’Egeo.


No, lasciate perdere le solitamente nordiche opinioni sull’Italia partenopea, quelle dell’occhio viziato dalla cronaca che prima del bello vedono il devastato, prima della poesia del territorio leggono la corruzione di un luogo in mano alla criminalità delle cosche e, perché no, anche dello stato. 
I campi flegrei a cui ci fa pensare Milos sono quelli della terra e delle rocce, del miracolo della conformazione geologica che ogni tanto regala scenari unici al mondo. Se ti dicono “se non hai visto Milos non hai visto la Grecia”, sbagliano. A Milos non ti sembra di essere in Grecia, ma più a Procida o nella solfatara di Pozzuoli, o a Ponza, o anche a Bacoli e Capo Miseno, insomma da quelle parti lì. Il nostro periplo dell’isola è graziato da un gentile venticello di nord, deve essere il fratello ben educato del Meltemi, che ci regala una costa sud strepitosa, riparata e senza le eccessive raffiche estive; allo stesso tempo è reso impegnativo dal vademecum che ci ha mandato mio fratello Paolo, da sempre fautore di Milos che sta meditando di acquistare un terreno edificabile proprio qui.
Come al solito, la cartina dettagliata dell’isola la troveremo solo una volta arrivati in porto (sarebbe bello se i Greci imparassero a vendere nella singola isola anche la carta delle limitrofe…) per cui ci muoviamo con le nostre carte nautiche, il Navionics e le descrizioni di Paolo ricche di nomi che non vengono riportati sui nostri strumenti. Riusciamo però a raccapezzarci e devo dire che il vademecum è molto preciso, i superlativi usati forse a volte un po’ over-promise, le spiagge migliori tra il suo giudizio e il nostro non collimano sempre, ma la cosa che non si può non condividere è come Milos sia cento isole messe insieme. 
È necessario sottolineare una cosa. Milos è una delle poche, forse l’unica tra le isole più belle che abbiamo visto, in cui la casa con la vista migliore sarà sempre una barca in rada. Sembra ovvio, soprattutto detto da noi, ma non lo è affatto. Patmos, Amorgòs, Folègandros, Lipsi sono isole belle da mare, ma strepitose dalle altitudini, la parte più bella di Milos invece è fatta di quelle decine di metri di perimetro esterno che quasi ovunque cadono verticali in acqua: quindi da terra non la vedi o se la vedi, ne vedi scorci dall'alto, mentre dal mare quei metri di scenografia spettacolare incombono su di te e paiono immensità. 
Qui, il protagonista assoluto è il frutto della natura stessa di quest’isola vulcanica, non a caso piena di cave a cielo aperto e di basi di carico per le navi, ovvero la materia geologica. Un artista non avrebbe potuto creare geometrie più perfette con la lava e con i vari materiali vulcanici. Le rocce si ergono alte a Firiplaka nei colori del bianco gesso, del rosso e del giallo fusi insieme, il tramonto la rende magica, la mezza luna abbondante di notte crea uno spettacolo da andare a vendere i biglietti: è il nostro posto preferito, non c’è dubbio. 
Le geometrie labirintiche di Kleftiko sono incredibili, un dedalo di grotte e passaggi tra le rocce grigio perla verticali e al centro un grande prisma di roccia che si passa da parte a parte. Certo, siamo a ottobre, insieme a noi nell’isola ci saranno una mezza dozzina di barche a dir tanto, a terra nessuno, d’estate piena deve essere ben più affollato ma di spazio a Milos ce ne è davvero tanto.  A confermare la quiete del post-estate, di mattina presto incrociamo una foca monaca a 300 metri da riva, diretta alle grotte. 
Alza il muso e fa vibrare i suoi baffi per annusarci, poi infila la testa sott’acqua e ci saluta mostrandoci la coda senza concederci il bis.  Sembrava più stupita lei di vedere noi che viceversa e dire che qui di barche ad agosto ne devono essere passate parecchie, non come a Creta...
Dicevamo le spiagge, non ci commuoviamo più di tanto per la decantata spiaggia di Gerakas, fatta di perlite, o per quelle della costa ovest Triades e Ammoudaraki, mentre restiamo ammaliati da quella di Kambanes, altra caduta a picco di rocce multicolori. 
Ancorati al tramonto in questa baia, se ti dimentichi dei Campi Flegrei, pensi di essere  sotto le tre cime di Lavaredo. Il mare di Milos è bello, non unico, non speciale come quelli visti a sud di Creta o a Gramvousa e noi gli preferiamo anche quello del Dodecaneso, forse i materiali vulcanici gli tolgono un po’ di limpidezza ma,sia chiaro,  stiamo parlando di confrontare meraviglie.
Bisogna anche dire che noi stiamo vedendo questi posti con ormai una luce diversa, quella autunnale con il sole più basso sull’orizzonte, luce che nobilità tutto ciò che è verticale (le rocce) e penalizza ciò che è orizzontale, appunto il mare. 
A nord, visto che il vento è così gentile da farcelo visitare spostandosi a soffiare da sud, la Sarakiniko che trovate su tutte le cartoline di Milos è davvero un luogo speciale: rocce bianchissime a terrazzamenti per uno spazio molto esteso, cadono poi in grotte nell’acqua turchese. Altro che Campi Flegrei e Dolomiti, a Sarakiniko sembra di essere sulla luna.
Scrivo oggi  di queste meraviglie accadute fino a un paio di giorni fa e sembrano trascorsi mesi. 
Da allora a adesso, tre giorni di incessanti temporali, venti da sud con groppi e raffiche, lampi e tuoni a farci compagnia, ci hanno fatto capire definitivamente che è ora di pensare alla rotta di ritorno verso casa prima del rigido inverno che nel tirreno spesso non perdona. Però la barca si è lavata per bene, fin dalla cima dell’albero e delle sartie in attesa della prossima innaffiata di mare. 
Abbiamo passato questi giorni ben ridossati da Sud nel grande golfo di Milos, dalla parte opposta del porto davanti alla spiaggia di Achivadolimini, bellissima anche questa, tra un temporale e l’altro  siamo anche riusciti a strappare un bel bagno. A rendere più leggeri questi giorni di inattività forzata la compagnia di Alberto e Rita in rada con noi con il loro bellissimo Gaia con i quali abbiamo diviso cene, racconti di mare e di Grecia. 
Capitan Alberto è da 35 anni in mare con Gaia, della Grecia ha visto praticamente tutto, ora che i figli sono grandi e non lavora più, per mare ci passa buoni 8 mesi e in barca almeno 10 l’anno. Ora, passata la burrasca da sud ci siamo spostati entrambi davanti al porto ad aspettare la preannunciata risposta da Nord (potevi pensare che il Meltemi non volesse l’ultima parola anche stavolta?). Constatiamo però con un certo sollievo che il forza 10 previsto stamattina è stato già ridimensionato a forza 8. Anche i Meltemi talvolta le sparano più grosse di quante ne facciano.

3 commenti:

  1. Sarei curioso, se posso, conoscere l'opinione dei pacaipallani sul dislocamento leggero o pesante, inteso non tanto quale caratteristica progettuale dell'imbarcazione, quanto la possibilità e capacità di rendersi liberi (leggeri) rispetto alle reali o presunte responsabilità (pesanti) che il vivere quotidiano ci impone. Il vostro viaggio è magnifico ma quali sono i reali costi? Vento in poppa.

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  2. interessantissima questione, amico anonimo. Un indizio sulla nostra propensione dovrebbe essere l'aver scelto una barca a dislocamento leggero: al contrastare la forza del mare con armatura pesante, ci piace di più sfruttarla cercandone il favore per guadagnarne in velocità. (certo dopo alcune navigazioni dure con la barca che sbatte sulle onde contrarie, mi fermo a guardare una vecchia barca d'epoca con una certa invidia e a sognarne la chiglia lunga, pesante e sicura, ma in genere non rimpiangiamo la nostra scelta). Facendo un parallelo con la vita, la scelta di leggerezza in realtà l'abbiamo compiuta a metà ed è ciò di cui in questo momento, per niente libero e leggiadro ovvero quello del ritorno, mi rammarico di più. Ci siamo presi una pausa dalla vita, concedendoci questo sogno, ora che dobbiamo svegliarci, ci rendiamo conto che il vivere quotidiano non ci mancava affatto: ciò rende innaturale il rientro per noi, quanto lo è per la nostra barca a dislocamento leggero prendere una via obbligata, indipendentemente dal capriccio dei venti. Giovanni, meno tormentato e più razionale di me, pensa al rientro come passaggio obbligato per il prossimo viaggio. Io, che non amo i risvegli, penso che si fa sempre a tempo a girare la prua e tornare sui nostri passi. So che non lo faremo, ma è consolatorio in questi giorni pensarlo. Grazie di viaggiare con noi.

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