Messieur Berry, proprietario della Corsica Voile, è il classico burbero. Sorride poco e parla anche meno. Ma si dà da fare e pure parecchio. Comanda, con autorevolezza e malcelato affetto, una piccola schiera di persone specializzate.
La signora Annie è il volto gentile di Berry, il contatto con il cliente. Raffinata e affabile, madàme Annie sta nel suo ufficio/ship chandler e sembra una rappresentante di ambasciata. Gentile e accogliente quasi che, invece che in un cantiere, ti stesse ricevendo in un castello.
Jérôme si occupa della nostra barca, dal lavaggio, alle piccole stuccature, alla carteggiatura, all'antivegetativa. Per metà tempo lavora al cantiere, l'altra metà è skipper di un catamarano da 48 piedi, il Bella Vita, su cui abita. Ci consiglia e lo seguiamo, perché ha la faccia di chi dice sempre la verità. Continuiamo quindi con la Micron Extra dell'International, scegliamo il nero che è più efficace del bianco e anche del blu navy, lasciamo l'elica a nudo.
Stiamo lì a guardare e nessuno si infastidisce, sanno cosa fare e non ti chiedono nulla più del necessario. Si capisce che non apprezzano il lavoro di chi li ha preceduti ma non dicono nulla, né si vantano di saper fare meglio.
Il secondo giorno, Jérôme, che parla un perfetto italiano, ci guarda contrito, con la sua faccia a puntini neri di Micron Extra. Si scusa di non aver pensato subito di offrirci la sua macchina e lo fa in quel momento, così come ce lo ripete oggi che la nostra barca ha finito i lavori ed è ancora qui in porto solo per aspettare che passi la libecciata. Rifiutiamo, si vede che la macchina gli serve, corre da una parte all'altra del porto come chi sa che le ore buone sono poche e bisogna farle fruttare.
Eugenìe, invece, vorremmo non averla conosciuta…. Nulla di personale ma, se non fosse arrivata quella raffica improvvisa quando eravamo nella vasca d'alaggio, non avremmo fatto fare quel brutto graffio sulla fiancata sinistra di P'acá y p'allá e non avremmo avuto bisogno di conoscerla.
Alle raffiche laterali in retromarcia, Paquita reagisce male: si imbizzarrisce, scappa di prua e sempre in una direzione non consona. Basterebbe un colpo di elica di prua, certo…. se si avesse l'elica di prua. Ci ho provato a fermare l'impatto con il parabordo e in parte è servito, ho tentato pure quella pericolosa manovra che si insegna anche ai piccoli a non fare mai: "mai mettere i tuoi arti tra la barca e la banchina!".
Ma chi ci pensa alle regole quando Paquita è in pericolo?Anche questo, in parte, è servito a limitare il danno ma non del tutto. Comunque io ho ancora tutti e 4 gli arti e neanche un graffio.
Nel dolore dell'incidente, Eugénie è una bellissima scoperta. Una ragazza di circa 25 anni, bionda con i dreadlocks. Una reinterpretazione in chiave rasta della Venere botticelliana. Giovanni, a questa definizione, ride. Non mi riferisco alla sua avvenenza ma a una certa delicatezza dei tratti in contrasto con il suo look. Quando si muove per il cantiere ricorda un'attrezzista da set; quando è all'opera, una restauratrice di affreschi. Scopriremo in lei un'artista del gelcoat.
Il compito è arduo perché non abbiamo con noi il gelcoat specifico e indovinare il bianco ghiaccio del Grand Soleil è un'impresa impossibile in 36 ore. Ma Eugénie non demorde: studia, isola la ferita con lo scotch, fa le prove, stucca, alliscia, lucida. Non è soddisfatta e continua a lavorare.
Il vento sta arrivando, si prevedono 50 nodi e la barca va varata subito. Eugenìe continua per mezza giornata sdraiata sul molo dietro la vasca d'alaggio. Una posizione scomoda per usare la lucidatrice ma lei lucida, lucida, continua imperterrita a lucidare, perché il difficile, come ci spiega, è ottenere lo stesso grado di lucidatura del resto.
Il compito è arduo perché non abbiamo con noi il gelcoat specifico e indovinare il bianco ghiaccio del Grand Soleil è un'impresa impossibile in 36 ore. Ma Eugénie non demorde: studia, isola la ferita con lo scotch, fa le prove, stucca, alliscia, lucida. Non è soddisfatta e continua a lavorare.
Il vento sta arrivando, si prevedono 50 nodi e la barca va varata subito. Eugenìe continua per mezza giornata sdraiata sul molo dietro la vasca d'alaggio. Una posizione scomoda per usare la lucidatrice ma lei lucida, lucida, continua imperterrita a lucidare, perché il difficile, come ci spiega, è ottenere lo stesso grado di lucidatura del resto.
Ho guardato solo la sua faccia concentrata, non osando sbirciare il risultato e poi, sorpresa, nonostante il colore ovviamente non sia preciso, il lavoro è davvero ben fatto.
Sulla gru di alaggio c'è il capitano del porto con il suo assistente, coadiuvato a terra da Mr Berry in persona alla guida del carrello. Quanto lavorano…. passeggiando qui e là mi ritrovo a salutarli sul molo mentre aiutano qualcuno all'ormeggio per ritrovarli, pochi minuti dopo, sulla gru di alaggio al cantiere a calare in acqua degli enormi container che serviranno a dragare il fondale all'ingresso.
In meno di mezza giornata, ci sentiamo di casa. Potremmo dormire in barca ma decidiamo di non intralciarli e di prendere una stanza all'Hotel Marina d'Oro.
P'acá y p'allá è a vista ma il bagno qui è decisamente più vicino e salire e scendere dal trabattello all'alba per correre a far pipì ai bagni del marina, dall'altra parte del porto, è una esperienza che sono felice di non potervi raccontare. Anche qui, un'atmosfera semplice e calorosa. Forse siamo gli unici clienti. Le camere sono carine e di stile, con un terrazzino stupendo con vista sull'imboccatura del porto e le isole Finocchiarole.
Tra una mano di antivegetativa e l'altra ce ne andiamo con il bus a Bastia, il tempo di rivedere la cittadella e il Porto vecchio dove venimmo con Nodo alla Gola. Bastia è caotica e speciale come sempre.
C'è un bellissimo sole che, sul momento, non apprezziamo quanto dovremmo. Pensiamo infatti che sia normale il 22 maggio avere quel sole e che ogni giorno sarà sempre più estate.
Sbagliato. Facciamo a tempo a varare la barca e a ormeggiarci che il cielo conta più nuvole che spazi aperti, il vento sale da 25 a 30 nodi, poi a 40, poi a 50, fino alla raffica massima registrata fino ad ora (il "fino ad ora" è d'obbligo) di 57,6 nodi.
Ok è inverno. La temperatura scende velocemente e la sensazione netta è quella di essere a novembre, il nostro solito novembre di adrenalinico rientro, schivando le perturbazioni e risalendo il più velocemente possibile. Solo che qui non c'è niente da risalire e ancor meno c'è la possibilità di schivare il maltempo.
I nostri amici di Capitaneria e Cantiere ci hanno ceduto un posto vuoto, di quelli di proprietà, sul molo interno del porto, sottovento. Prendiamo quindi la libecciata di poppa ed è tutt'altra cosa rispetto a ciò che avviene al molo di transito dove, nonostante il ridotto fetch (lo spazio di mare da dove viene il vento), si crea una bella ondina breve che minaccia le barche di finire in banchina.
Ora che scrivo, sono 48 ore che il cielo cambia colore, dall'azzurro terso con nuvole bianche e nere, al grigio piombo e minaccioso. Piove, esce il sole, piove di nuovo, quasi grandina. Quel che non accenna a finire è il vento che compie delle buffe evoluzioni dai 30 ai 50 nodi, effetto delle raffiche che scendono dai canali dietro Macinaggio.
Ora il meteo ci incastra in una terra di nessuno. Siamo nomadi pur stando a poche miglia da casa. Domani forse ci sono le condizioni per partire ma dopodomani è già scirocco e dura due giorni. Il tempo di far arrivare quella che viene definita "la nuova importante perturbazione" che attraverserà tutti i mari italiani a partire da metà settimana.
Per partire, partiamo, verso dove non è ancora così chiaro.
I colori delle cartine meteo da mercoledì mi fanno pensare che il Meltemi abbia deciso di venirci a prendere. Con calma, simpatico bastardo, avremo parecchio tempo da passare insieme.
Se c'è una lezione che non finirò mai di imparare nella vita è quella di adeguarsi alla situazione. Dovrebbe essere estate ed è ancora inverno? Prepara un bell'arrosto di maiale con purèe di patate ed è un modo di non dargliela vinta. Avresti voluto essere in Grecia a quest'ora? Bene, quando sarai in Grecia sarai contenta del "lonzinu" appena acquistato che sarà molto più saporito delle orribili vaschette di salame "Ifantis".
Se volete, a questo link, il video di P'acá y p'allá a Macinaggio
Ciao Francesca, bel post!
RispondiEliminaLa Corsica e il suo dito nordista hanno sempre il loro fascino, come la maestria di Eugénie e quella luminosa stanzetta, con le pareti di pietra, dell'hotel fronte porto. Anche il lonzinu ha la sua parte ma, a questo punto se il Libeccio insiste, non trascurerei la zuppa di cozze, quella cotta nel latte con la cipolla. Ma solo in terra di Marianne, sia ben chiaro.
RispondiEliminaSilverio
Più della foto dei 57,6 nodi di vento mi ha impressionato la foto del sub sulla casa...mi ricorda il paracadutista americano sulla facciata del campanile della chiesa di Sainte-Mère-Église!
RispondiEliminaChe bello rileggerti Francesca!
RispondiEliminaFilippo