lunedì 19 agosto 2013

Cicladi in agosto. La quiete del mare e il Meltemi a singhiozzo.

Koufonisi e sullo sfondo l'isola di Keros
Capita a tutti. No, non è vero, capita a noi cicale. 
A noi che viviamo con il credo che Oggi sia stato inventato unicamente per poter rimandare a Domani.
Un giorno ci svegliamo con un vago sentore di colpa e ci troviamo con una lunga lista davanti di lavoro arretrato. E ci mettiamo le mani nei capelli. Ci guardiamo intorno in cerca di conforto ma le formiche ci ignorano, riservandoci solo una lenta occhiata di malcelata accusa. Le sento bisbigliare "Metodo. Bisogna avere metodo"
Rinia, Paros, Donoussa, Epano Koufonisi, Kato Koufonisi, Keros, Iraklia, Amorgòs. Questa è la mia personale lista: le isole che abbiamo toccato da Tinos a oggi. Sono stata in tutti questi posti e non ve ne ho parlato. Scortese da parte mia, vista l'affettuosa sollecitudine con cui mi seguite. Da brava cicala ho preparato un paio di facili alibi, spero siano convincenti.
Nel villaggio di Koufonisi.
SONO FERITA. Sarà pur vero che non si scrive con le gambe (semmai con i piedi, ma mai con le ginocchia), ma le gambe servono a esplorare i luoghi, a nuotare a lungo assorbendo le cellule del mare, a lasciare - quando funzionano - che la mente si concentri sullo scrivere invece che sul ricordare gli antibiotici. Fragile e subdolo alibi, me ne rendo conto, andiamo oltre.
AGOSTO E' IL MESE DEGLI OSPITI. Quando abbiamo ospiti a bordo mi succede qualcosa di strano. Più che trasportarli nel viaggio, assimilo da loro le vite cittadine, respiro la quotidianità dei normali. Mi immergo e mi immedesimo nelle loro vite e, anche per me, il viaggio si trasforma in semplice e breve vacanza. In pratica, si crea una sorta di temporanea intercapedine tra me e la mia Grecia, come fosse più distante. Guardo ma non vedo, ascolto ma non sento. Ieri sono entrata in un negozio e ho salutato in inglese, imperdonabile per chi, da 3 anni, passa in terra ellenica la maggior parte della sua vita. Adesso il rischio da evitare è che domani mattina alle 6 mi imbarchi al seguito di Federico e Maria Paola sul traghetto della Blue Star diretto al Pireo. L'immedesimazione fa questi strani scherzi.
Ormos Lighias a Rinia
QUESTE CICLADI SONO SOPRATTUTTO UN RITORNO, posti di cui ho già scritto. Di nuovo, attraversiamo il già noto. A questo punto, non possiamo più evitarlo: il centro dell'egeo è una strada che abbiamo tracciato più volte. D'altro canto, con gli ospiti preferisco il riscoprire allo scoprire, forse proprio per via dell'intercapedine. E poi c'è sempre il bello del ritornare e del ritrovare. 
Portare Ale e Giacomo nello splendore di Rinia, a 36 ore dalla loro ultima riunione in ufficio, e leggere quel turchese incredibile riflesso nei loro occhi è, di per sé, una grande soddisfazione. E cosa dire della loro gioia, il loro stupore, il loro comprensibile grido silenzioso "sono in vacanza, il resto può attendere". Guardo il mare nei loro occhi e lo vedo stupefacente invece che quotidiano. 
Ale e Giacomo a Parikia (Paros)
Il dramma dell'essere abituati allo speciale è che, qualche volta, che sia speciale te lo devono ricordare gli altri. Se lo bevono il mare di Rinia, Ale e Giacomo, fanno scorta per i mesi a venire. Alessandra l'ho conosciuta tanti anni fa sul lavoro. Sarebbe scontato dire che fui impressionata dalla sua grinta e dalla sua determinazione. No, di lei mi colpì subito e soprattutto la sua semplice autenticità, priva di pregiudizi e di inutili sovrastrutture. La forte fragilità di chi si mette in gioco senza paura di perdere, perché a perdere poi ci si guadagna comunque qualcosa. Ale è uno dei pochi contatti nati sul lavoro che è rimasto nella mia vita più forte e saldo di prima. All'autenticità non si rinuncia per nulla al mondo. Giacomo, invece, lo conosco a bordo. Iperattivo e vitale, saltella ovunque e ti descrive tutto quello che prova in questo mare speciale per chi vive a terra.
polpi stesi a Naousa (Paros)
Avvocato "a tempo determinato", prepara la sua seconda vita come sceneggiatore di cinema. Parliamo di scrittura e mi suggerisce una via per passare dal semplice scrivere al raccontare. Giacomo ha metodo, si vede, in autunno mi riprometto di usarlo come formica ispiratrice. 
Anche P'acá y p'allá si ricorderà di Giacomo il restauratore. Una porta del bagno che si chiude finalmente bene, uno sportello che non cigola più, dai a Giacomo un cacciavite e una limetta e la manutenzione diventa divertimento.
Giovanni, dal canto suo, ottiene finalmente soddisfazione: qualcuno a bordo che apprezza il pesce pescato. Una cernia a carpaccio, una leccia in padella e una bella scorpacciata di ricci. Finalmente a bordo c'è chi comprende il sapore di mare e non dice, come faccio io, "sembra una gomma da masticare già masticata".
Agios Kostantinos a Parikia (Paros)
Lo so, è uno spreco: col mare ci parlo, ci vivo, ci respiro ma posso tranquillamente fare a meno di mangiarlo. Con le dovute eccezioni di crostacei, molluschi e poco altro.
Giacomo e Alessandra li teniamo a mollo per 48 ore a Ormos Lighias, meravigliosa baia a ovest di Rinia, a fare indigestione di turchese e di vento a 35 nodi in un ancoraggio ampio, solido e affidabile che vale più delle fondamenta di un grattacielo in terraferma. Poi via, di nuovo con bel vento fresco dietro le spalle verso Naousa, il porticciolo a nord dell'isola di Paros. 
Tramonto a Naousa
Naousa ad agosto è lievemente meno bella di Naousa a metà settembre (per chi vuole, un piccolo flashback): percepisci meno il borgo di pescatori e di più la località turistica. Ma vale solo per la sera quando questa location splendidamente cinematografica si riempie di visitatori di ogni età e provenienza. Trovare un tavolo al ristorante richiede pazienza e la musica dai bar sovrasta lo scoppiettio dei motori a 2 tempi dei gozzetti da pesca. Di giorno, invece, è pura e semplice quiete. Vicoli imbiancati a calce e luce accecante. Oche a passeggio, di quelle a due zampe e due ali e senza tacchi. Nei miei giorni pigri all'ormeggio trovo un fantastico farmacista zen che si prende cura della mia ferita alla gamba. Mi colpiscono la sua delicatezza e il suo parlare piano, in un italiano perfetto. A colpi di Tea Tree Oil e gocce di ippocastano tratta in maniera dolce la refrattarietà alla cicatrizzazione delle mie ferite. "Però continui con gli antibiotici che queste ferite son malefiche", mi dice. Diventa un appuntamento quotidiano, quello con il farmacista, e si elimina di nuovo l'intercapedine tra me e la Grecia. Sono a casa. 
Oche a Naousa
Al Marina di Naoussa è cambiato l'ormeggiatore. Il placido e silenzioso omino bici-munito è stato sostituito da Iannis che si muove in scooter. Iannis, il greco che per efficienza e stress fa sospettare lontane origini lombarde, esonda rapido dal suo ufficietto ogni qualvolta percepisce l'arrivo di una barca, inforca il suo scooter corre all'ingresso e urla "NO ANCHOR!!!!". Dura la vita in Grecia per gli ormeggiatori di porti  muniti di corpi morto: l'ormeggio senza àncora è una tale rarità da queste parti che non bastano i cartelli all'ingresso, ci vuole un Caronte a ricordarlo. E il povero Iannis 2 volte su 3 non fa a tempo a urlare che hanno già calato l'àncora. "Poi fanno danni ed è colpa mia", mi confida frustrato. Cerco di spiegargli che non sarebbe colpa sua, che in Italia una volta messo un cartello se ne fregano altamente e che il concetto di "uomo avvisato, mezzo salvato" è l'alibi perfetto per chi non ha voglia di urlare e di darsi da fare. Ci ripenso, smetto di tentare di convincerlo. Amo la sua frustrazione e il suo modo di combatterla. Mi piace il suo modo di arrabbiarsi con lo strano capitano di una barca giramondo che pretende che le cime di ormeggio si trovino sul molo e non siano invece quelle della barca. "You're a very strange sailor, man!" gli strilla giustamente di rimando. 
In navigazione verso Amorgòs con Federico al timone
A Naousa cambiamo equipaggio. Perdo una quindicina di minuti con l'addetto all'autorità portuale che vorrebbe mi recassi al porto principale di Paroikia per ottemperare alla formalità. Questo qui, che a flemma e indolenza compensa l'iperattivismo di Iannis,  riesco a  convincerlo: compiliamo insieme una dozzina di inutili fogli e la pratica è risolta. 
Nottetempo, arrivano Federico e Maria Paola, li imbarchiamo, diamo loro la buonanotte e di mattina si parte per Donoussa, l'isola del diavolo.
Sono a pieno diritto gli zii di P'acà y p'allà, nonché i nuovi proprietari di Nodo alla Gola, la nostra prima barca. Con Federico, cresciuto insieme a Giovanni a pane e derive, la barca si arricchisce di un co-skipper eccellente, io torno a fare il mozzo semplice che, con la gamba lesa, ha pure qualche piacevole esonero nei compiti. Tutta vacanza, insomma. 
Maria Paola ci regala qualche lezione di filosofia che, nella cornice d'acqua in cui impaginiamo le nostre serate, sparge un velo di spiritualità aggiuntiva. I miei dei si seccano un po' di essere stati sostituiti dai filosofi, ma sempre di civiltà ellenica si parla. 
In arrivo a Donoussa
Donoussa è fedele alla sua descrizione: in un giorno di bonaccia egea, l'effetto centrifuga delle sue acque è comunque ben funzionante. 30-35 nodi e una bella onda ridondante. E' una meta affascinante e inospitale, più mitica che attraente. E' uno di quei posti in cui desideri ardentemente andare ma da cui riparti altrettanto volentieri. Acqua limpidissima e gelida. Ancoraggio sicuro a Ormos Dhendro ma molto rafficato. Sarà colpa della gamba ferita senza più il conforto del farmacista amico, sarà colpa dell'intercapedine di Agosto ma sento che Donoussa non la vivo come si deve e mentre guardo la sua costa rocciosa penso già che dovrò tornarci. Il timore dell'intensificarsi del vento ci fa lasciare l'isola del diavolo dopo sole 24 ore. 
Stavros, il porticciolo di Donoussa
Non amo vivere le isole così, senza scendere a terra, senza parlare con gli abitanti, senza sentirmele addosso per bene prima di lasciarle. Diamo solo uno sguardo al porticciolo di Stavros, piccolo anfiteatro di case su un pezzetto di mare turchese, tutto intorno a quel molo, così vitale per il collegamento col resto del mondo. Si narra che fu qui, a Donoussa, che Dioniso portò Arianna dopo averla trovata a Naxos piantata da Teseo. E fu qui, nei racconti di Virgilio, che passò Enea durante il suo viaggio alla ricerca di una nuova terra dopo la caduta di Troia. Segno una X sulla mia mappa del cuore. Donoussa è un luogo di confino che merita più del tempo che il meltemi ti concede. Non è d'accordo con me Basil, la nostra pianta di basilico che già messa in ginocchio dalle dure prove egee, riceve qui a Donoussa il colpo di grazia di una secchiata d'acqua salata. "No no, qui non ci torniamo" supplica Basil. Lo assecondo perché a un moribondo bisogna concedere qualche illusione. 
Pot-pourri di barche in rada a davanti al villaggio di Koufonisi
Spintonati allegramente da un Meltemi in piene forze, facciamo rotta su Koufonissi, un bel lasco con due mani di terzaroli abilmente dominato da Federico che diventa un tutt'uno con la ruota del timone, mandando in ferie felicemente sia il Capitano che il pilota automatico. 
Anche qui un flashback del 2011, perché non è gentile ripetersi per chi ha già avuto la pazienza di ascoltarti. Per le piccole Cicladi vi dirò solo del nuovo che abbiamo trovato. 
Il porticciolo di Koufonisi, altra rarità dotata di corpo morto, è il più caro incontrato in Grecia. 34 euro per il transito inclusi corrente e acqua. D'altra parte i posti sono pochi e la domanda è alta. Il villaggetto è silenzioso e tranquillo anche a ferragosto. Unica nota sgradevole è un deciso accento milanese in sottofondo. "Mamma, i lombardi", sono arrivati anche qui. 
Da Pano Koufonisi vista su Kato Koufonisi
Con la visita al villaggio, completo la mia sensazione su Koufonisia e confermo le mie impressioni degli anni precedenti: è forse il posto migliore da consigliare a chi vuole una Grecia semplice e godibile da terra. Pano Koufonisi, dove arriva il traghetto, si gira a piedi, è bassa e costellata di spiagge, ha il sapore pacifico della Grecia in miniatura lontana dal turismo di massa. A Pori bay, la taverna serve dell'ottimo pesce fresco cotto alla griglia a perfezione e dei dolci fatti in casa originali e gustosi. La gemellina bassa,  Kato Koufonisi, cui si arriva ogni giorno con barche da pesca, è un caleidoscopio di baie suggestive con spiagge bianche e acque turchesi. A settembre è deserta ma in pieno ferragosto è comunque un incredibile paradiso di quiete.
Ancoraggio speciale a Keros con due cime a terra
Il vento cala a zero e ci regala un ancoraggio da favola sul lato sud dell'isola di Keros. Non quello consigliato dai portolani, ma un'altro che è mezzo miglio più a est, fatto a forma di radice di dente. La selvaggia e brulla Keros - dai portolani descritta, e anche a noi apparsa in altri anni, come ferocemente inospitale - è ora un angolo di mondo che merita il 10 e lode. Non sono le isole che sono inospitali è solo il vento che è con loro iper-protettivo. Basta che il bastardo entri in sciopero un paio di giorni e ti ritrovi a navigare nel cristallino dedalo di scogli e insenature a sud di Keros, poi, giri il capo di Mouriama, passi uno stretto e trovi il punto giusto dove mettere ancora e due cime a terra. La felicità è fatta di niente, solo che è un niente che devi voler trovare.
Il porticciolo di Agios Giorgios a Iraklia
Altra bella scoperta è l'isola di Iraklia, da noi lasciata a dritta nella navigazione verso Ios in un giorno d'autunno e temporali del 2011. Bella da mare, bella da terra. Nuovo ancoraggio con due cime a terra nella baia di Alimnia. Iraklia dai bei fondali e dalla roccia ricca di minerali. 
Questi giorni di bonaccia fanno comparire le barche a motore, come un segno del meltemi a ricordarti che, in fondo, quando lui strilla si sta meglio. Chissà dove vanno a finire le barche a motore quando arrivano i 30 nodi, non ne vedi più una, né in rada, né nei porti, né tantomeno in mezzo al mare. Semplicemente, si dissolvono. Oppure, grazie ai potenti motori, qualche ora e tornano in Turchia dove è più giusto che stiano. Detto questo sorrido di chi lamenta l'affollamento delle Cicladi in Agosto. C'è abbondante spazio per tutti perché quei tutti, almeno per mare, sono davvero pochi.  
Giovanni alla scoperta del relitto aereo di Alimnia Bay
Nella baia di Alimnia, su un fondale di posidonia di 11 metri, giace quasi totalmente integro il relitto di un aereo bi-posto tedesco della seconda guerra mondiale. L'aereo non si inabissò direttamente in questa baia ma vi fu trasportato da un pescatore che lo aveva preso nelle sue reti a strascico su un fondale di 90 metri a nord Est di Ios. Trascinato il relitto nella baia di Alimnia, il capitano Sarantis venne raggiunto dall'amico Nikita che lo aiutò a sbrogliare la matassa e a far cadere lo scheletro del relitto sul fondale dove si trova ora.  
Al moletto di Agios Giorgios, il porto dell'isola, c'è poco spazio. I pescatori si stringono e si ormeggiano affiancati tra loro per cedere posti alle barche da diporto.
Antipasto di ricci a Keros.
Quando arrivi, smettono di pulire le loro reti e vengono a prenderti le cime. Iraklia ti accoglie, calda e ospitale, senza bisogno di venderti qualcosa. 4 posti al molo, ne troviamo uno libero. Accanto a noi un bellissimo S&S 45 piedi del 1981 di un veronese di stanza in Grecia da anni. Con Giovanni ci immergiamo per controllare l'ancora ma entrambi abbiamo un altro obiettivo: la chiglia di Paquita è fortemente mortificata dalla sua vicina. Invidio quella splendida immersione, quel radicamento della barca nel mare per buona metà del suo volume. 
Chiudo gli occhi e vedo boline migliori. Per la prima volta, Paquita non è la più bella barca del molo. Confrontiamo le nostre rotte, non a caso il Capitano veronese, dopo Ios, punterà deciso verso nord per un faccia a faccia col meltemi che con quella barca e una certa esperienza dà sicuramente belle soddisfazioni.
Arriva il traghetto a Iraklia e gli abitanti salgono a ritirare le merci
L'enorme traghetto della Blue Star ci offre il consueto spettacolo di sproporzioni tra gigantismo navale e essenzialità microscopica del luogo. Assistiamo ancora una volta al meraviglioso contrasto di un luogo dormiente che si anima e si colora all'arrivo del ferryboat. Turisti scendono contemporaneamente a ristoratori che salgono a ritirare le merci. Il pope col suo bastone d'argento precede un somaro, i bambini corrono sul molo per salutare la nave e guardano avidi la manovra, sperando un giorno di poter prendere loro quella cima d'ormeggio. 10 minuti di vita, 10 minuti in cui tutto il mondo è a Iraklia. Poi, la nave va e l'isola torna dormiente. 
Mulo ortodosso a Iraklia
L'autobus ci porta a Panaghia, una chiesa, due case e un ristorante 4,5 km dal porto. Il ritorno è a piedi sotto la mezzaluna su una strada deserta nel silenzio più totale. 
Si sveglia di nuovo il Meltemi e ci conduce ad Amorgòs su una "strada" impervia e già percorsa di cui conosciamo bene le asperità. 
Risaliamo Keros sopravvento con un traverso bello teso che fa a Federico l'effetto di una seduta in palestra con personal trainer. Passata Keros, il vento e il mare si stendono un po' anche se continuano le raffiche oltre i 30 nodi. Siamo nel punto di mare più scomodo, quello tra Keros e Katapòla, mare grosso e disordinato che però con vento forte è meno sgradevole che in assenza di vento. Poi entri nel golfo di Katapòla ad Amorgòs e, d'incanto, tutto si spegne. Ed eccoci qui, per la terza volta ad Amorgòs. Lasciamo i nostri ospiti a scorrazzare nell'isola e restiamo di guardia in barca. Non tanto perché ce ne sia bisogno quanto perché abbiamo una lunga lista di incombenze cui far fronte. Più gradevoli (lo scrivere un blog) o meno gradevoli (cambi d'olio, ingrassamento pompe wc). La ripartizione di tali mansioni è ormai facilmente comprensibile a chi legge. 
Mentre scrivo in quadrato, guardo la montagna di Amorgòs, immagino la quiete sonnolenta della Chora e le dò appuntamento a tra un mese, quando sulla via del ritorno verso Ovest, ripasseremo da qui. Per ora gli occhi, salutati gli ospiti e colmata l'intercapedine, sono su Anafi, il nuovo da scoprire che ci riporta sulla via del sud.

6 commenti:

  1. Complimenti per la prosa e soprattutto complimenti al fotografo!
    Mi fate venir voglia di accelerare la mia partenza per la grecia. Ma la sicilia richiede i suoi tempi ...

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    1. Fai con comodo, la Grecia è sempre bellissima, ancor più fuori stagione. Fatta eccezione di due o tre mesi invernali in cui, soprattutto nelle ionie e vicino al continente piove parecchio.

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  2. Cara Francesca, complice un mio particolare e spero momentaneo stato d'animo, leggere queste tue righe ha avuto su di me lo stesso effetto di una proficua seduta psicoanalitica :-)
    Anche questa volta sei riuscita, con una delicatezza e una semplicità uniche a farmi essere dove vorrei essere! Se continui così presto sarai la creatrice di un mostro :-) ... almeno secondo tutti quelli che mi circondano, moglie in primis :-)
    B.V.

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    1. Caro Fernando, che io possa fungere da psicoanalista è già strano di per sé ma, nel caso, dubito sarei proficua! ;-) Grazie come sempre dei tuoi complimenti e ti auguro di riuscire ad essere sempre dove vorresti essere. Buon vento a te!

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  3. Ciao Francesca, invidia pura, Naoussa..............che fantastico posto al tramonto, le piccole cicladi mi mancano ma sono a tiro per la prox volta
    Complimenti a tutti e due
    Bv Pietro

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    1. Guarda Pietro, le piccole cicladi sono davvero imperdibili. Tra l'altro c'è come un piccolo buco di vento (si fa per dire...) perché sono ben protette da Naxos e Paros. Ci vediamo lì la prossima volta :-)

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