giovedì 29 agosto 2013

Kalimnos e l'impatto turco.

Pothia,  città principale e porto di Kalimnos, all'alba.
Avrei dovuto aspettarmelo. 
Come avevo già detto, Astipalea è una falsa entrata nel Dodecaneso perché, nell'anima, è l'ultima delle Cicladi sbandata un po' a Est. Conosciamo bene questo arcipelago di 12 isole per averlo navigato più volte in questi 3 anni e per averlo scelto come terra di scoperte quando io ne avevo meno di 20. Eppure, ogni volta ci casco. E quest'anno, l'atterraggio a Kalimnos lo rende ancora più evidente. 
Tou Sari islet, Platì, Pserimos e sullo sfondo la costa Turca.
La Turchia. Qui, a un passo, a meno di un passo. Tanto vicina, troppo vicina, con il suo impatto abitativo sovradimensionato, con la sua terra violentata da tonnellate di cemento. Con la sua voce del muezzin che non riuscivo a sopportare, come nulla che porti un essere umano a inginocchiarsi per rivolgersi a un altro che non si sa nemmeno se lo ascolta. 
E il caldo della Turchia - non percepibile da qui sulla pelle, ma visibile come nebbiolina leggera - un caldo che neanche il meltemi riesce a celare alla vista. Giro le spalle, guardo Kalimnos, comunque greca. Cerco colori, odori, sapori che mi ricordino che sono a casa mia e non in terra straniera. 
Le case di Pothia
Devo rieducare, così, lo sguardo a una Grecia diversa, quella dove il bianco a calce lascia spazio ai colori, alle architetture più squadrate, alle estensioni urbane più importanti. Kalimnos ha qualcosa di medio-orientale. Case a perdita d'occhio salgono sulle pendici di una roccia brulla. Nel porto, la sonnolenta atmosfera cui ero abituata è sostituita dalla vivacità rumorosa di una città che lavora. 
Ritroviamo il via-vai dei caicchi, orrida apoteosi del charter nautico in versione dantesca. Assisteremo a questo spettacolo di devastazione quotidiana a Platì, sottile lingua di terra tra Kalimnos e Pserimos. 
"carrozzone dei dannati" a Platì
Il connubio barca sovraffollata + musica ad alto volume è quanto di più perverso il genere umano possa aver prodotto. Non riesco a comprendere come una persona, sana di mente, possa spendere i propri risparmi e i pochi giorni di vacanza per salire su una carretta del mare di lusso, trasformarsi in palla rumorosa che rotola sulle onde, portare strazio assordante dove regna il silenzio. Per finire poi col mettersi in fila insieme ad altri per fare un tuffo, accettando che qualcuno con un fischietto, un megafono o una sirena ti dica che devi tornare a bordo, si riparte. Come un tacchino ripieno da tirar fuori dal forno.
Anafi e Astipalea sono dietro le spalle e io ho voglia di tornare indietro, di più, bisogno impellente di tornare indietro. Ma Kalimnos è Grecia, mi ripeto come un mantra. Basta solo saperla trovare.
City hall di Pothia 
Vivo, per qualche ora, una lotta tra buono e cattivo, tra solare e cupo, tra cicala e formica, tra generosità e frustrazione. Solo alla fine del nostro scalo, nell'ufficio dell'Autorità Portuale, riesco a celebrare la nemesi di questa battaglia. 
Il buono e il cattivo, il solare e il cupo, il generoso e il frustrato: due addetti del Limeniko Soma. Il primo ha la faccia buona, bel ragazzo, si vede che è stato molto amato da piccolo. Ama il suo Paese e il suo lavoro e cerca con il buon senso di interpretare l'assurdo e trasformarlo in possibile. 
Il secondo ha una brutta faccia, poco greca, molto turca. Si vede che da piccolo gli hanno fatto del male. Non so cosa provi per il suo Paese ma sicuramente odia il suo lavoro. 
Il buono è seduto due passi indietro, sta aggiornando un elenco, mentre è il cattivo a occuparsi della nostra pratica di uscita dall'isola.
Il porto di Kalimnos
"Dovete andare all'ufficio delle tasse a pagare 88 centesimi di euro per il Sailing permission" ci dice. 
"E che è?" chiedo io che, con un Dekpa che se fosse un curriculum vitae sarebbe considerato "strongly skilled", non ho mai sentito nominare prima questa tassa. Il cattivo non sa spiegare cosa sia ma dice che in Grecia è necessario. Bisogna quindi andare in un ufficio - che non sa dire dove sia ma solo che è molto lontano - a pagare questi 88 centesimi di euro. Il buono, pacatamente, interviene, suggerendo qualcosa al collega. Probabilmente che sta facendo riferimento a una normativa in vigore nel dopoguerra e non più applicata. 
Ma il cattivo scuote la testa e dice che non si può fare. Non possiamo partire finché non torniamo indietro con la ricevuta di questa tassa pagata che, ovviamente, non possiamo pagare altrove se non in questo fantomatico ufficio delle tasse di cui si sa solo che è "quite far away from here"
Costa occidentale e l'isola di Telendos
Il buono insiste, si vede che offre argomentazioni al collega. Con educazione ma si spazientisce anche un po'. Non si capisce se sia un suo sottoposto o se la gerarchia li metta alla pari. Quel che è certo è che non comanda il buono, altrimenti il cattivo sarebbe stato spedito in un'isola senza porto.
Il cattivo si prende il tempo per pensare, come in una studiata strategia dal titolo "se-posso-ti-creo-un-problema". Giovanni, da sempre più propenso di me ad evitare le discussioni con gli stupidi, suggerisce di lasciar perdere e uscire a cercare questo benedetto ufficio. Io invece, come sempre, mi intestardisco, nella mia illusa convinzione che la dialettica porti lo stupido a ragionare. 
Pserimos, vista da Platì
"Ok. Otherwise?" chiedo al cattivo, non senza avergli fatto capire con velate allusioni cosa penso del suo modo di fare. 
Il buono e io istintivamente giochiamo di spalla, a turno, ognuno in una lingua diversa. Lo incalziamo e lo invitiamo a ragionare. A intervalli di 2 o 3 interventi e scrollate di spalle del cattivo, ripeto "Otherwise?". È qui che il cattivo mette il piede in fallo, confessando che l'alternativa è tornare dopo le 3 e mezzo quando, chiuso l'ufficio delle tasse, sarà sufficiente firmare una sorta di promessa "Pagherò in futuro" e intanto partire perfettamente in regola. Una cambiale da 88 centesimi, insomma.
Arazzo sulla pesca di spugne al Museo Navale
Guardo l'orologio, sono le 10 di mattina ed esulto. "Ok, che problema c'è. Sono le 3 e 35, proprio ora." Il buono sorride e ribadisce che anche il suo orologio è sintonizzato con il nostro. Il cattivo si ripiega su se stesso, fa un piccolo ghigno e dice va bene. Prende il benedetto timbro e fa il suo dovere. Alla fine non chiede nessuna dichiarazione firmata, non ci fa pagare nulla per l'ormeggio in porto, ma sicuramente ha risolto un conflitto dentro di sé. Il buono scuote la testa, estenuato e ci saluta con uno sguardo che dice milioni di cose, tutte familiari.
Ha vinto il buono, ha vinto Kalimnos che torna Greca e la Turchia indietreggia di un po'.
Nel frattempo, in quelle 24 ore passate a Kalimnos City, avevo comunque fatto pace con l'isola. 
Cimitero di Kalimnos
Nel mio cuore la Grecia è colori, suoni, odori, sapori, voci. E rumori. Uno di questi è il rumore del vetro delle edicole tombali del cimitero. Il vento lo fa tremare e il vetro canta. E ogni volta che canta un vetro, vado a leggere una lapide, a guardare un volto, a immaginare una vita. 
La Grecia torna Grecia sempre quando ti allontani dall'abitato e vai sulle strade.
Abbiamo ripercorso le strade del nostro primo viaggio in moto. Allora era una Vespa bianca, ora un Piaggio Thyphoon rosso. Anche Kalimnos non è cambiata molto rispetto ai miei ricordi del 1985. Negli ultimi 3 anni, in barca, l'abbiamo sempre solo sfiorata, fermandoci in rada o solo passandole vicino con lunghi bordi di bolina a risalire questo mare. Per questo siamo qui, per colmare l'assenza.
Giriamo in moto e, nel piccolo dei villaggi, ritroviamo l'atmosfera. Vathi è simile ad altre Vathi, mix di barche e bagnanti. 
Vathi, profondo fiordo sulla costa orientale
In punta di molo, un bellissimo swan di 15 metri "Il Solitude" da cui esce un signore anziano con una bambina molto piccola. Vanno a fare il bagno alla spiaggia insieme ai bambini greci. Una faccia una razza… anche se loro, quelli dello swan, sono inglesi. 
Kalimnos è anche montagne da arrampicare e verdi vallate. Sulla costa orientale, nel mare blu, si stagliano Pserimos, Platì, le isolette turche davanti a Turgutreis.  Ma sì, è bella Kalimnos. A sera, anche il porto mi sembra meno caotico, meno rumoroso e più melodico.
Museo archeologico di Kalimnos
Ma serve la mattina dopo però per arrivare a dire quel che dico sempre. Serve il museo archeologico, altro piccolo gioiello greco di semplice architettura, illuminazione funzionale e collezione di pregio. Serve il piccolo museo navale che ti fa capire la vera anima di questa isola, la sua caratteristica fondante, vale a dire un lavoro logorante e pericoloso come quello dei pescatori di spugne. 
Skandalopetra al Museo Navale
In questo mare, nell'antichità e per la raccolta delle spugne, nacque la tecnica di immersione in apnea con la "Skandalopetra", che nulla ha  a che vedere con la "pietra dello scandalo" ma che invece serve come zavorra per l'apneista in assetto variabile. È in granito o in marmo, del peso tra gli 8 e i 14 chili, con forma smussata e un foro per essere fissata con una corda da una parte al pescatore e dall'altra alla barca. 
Conoscendo i luoghi, si capiscono meglio le cose. E tutto ciò che al primo impatto ti appare fastidioso, acquisisce invece un suo meraviglioso motivo d'essere. Bella Kalimnos, voglio tornarci. Ecco, l'ho detto. Anche stavolta.

10 commenti:

  1. Questa volta meriti un rimprovero: sei in ritardo di un giorno per il regalo di compleanno (il mio) che aspettavo ieri!!! :))

    Bello però e molto gradito, come al solito, da incorniciare.
    Grazie :)
    B.V.

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    1. Ma tanti auguri, Fernando!!! Per farmi perdonare, ti regalo virtualmente il tramonto di oggi sui mulini di Leros :-)

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    2. Beh..allora grazie del doppio regalo :))

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  2. non te la prendere troppo con la turchia le fai un torto cioe' sono sicura che sei sincera pero' un po' troppo precipitosa come ben sai i luoghi si percepiscono secondo quello che viviamo noi in quel momento e secondo il momento che li abbiamo visitati. orbene tolto luglio e agosto
    a turchia e' molto bella verde sincera, se si evitano i porti originale. il mare e' pulitissimo in molte zone e' come quello greco ed e' una bella esperienza conoscere questa gente. non hanno gusto sono d'accordo ma anche i greci moderni.......... anyway anche noiin grecia ci sentiamo +a casa e infatti tra poco, dopo

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    1. Hai ragione, Ale. La nostra esperienza turca purtroppo è limitata al tratto da Bodrum a Fetiye in pieno agosto. Il pezzo di costa più affollato e nel periodo peggiore. Venendo sempre in barca dall'Italia e facendovi ritorno, capitiamo sempre in stagione piena da queste parti. Un giorno magari riusciremo a capitarci in mesi migliori. Il mio non amare la Turchia, però, non è tanto dovuto a lei stessa quanto al mio grande amore per questo Paese. Star lontana dalla Grecia anche per poco mi fa subito venir voglia di tornarci. Dove siete ora? Noi a Leros e partiamo dopodomani con rotta west, iniziando il lungo e lento ritorno verso casa.
      BV

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  3. finisco scusate noi tra poco si torna in grecia ma ancora un po' di turchia va bene. caldo????? no problem 35 knts marmaris si parte sportivi un abbraccio bel reportage magari se voui di queste cose si puo' parlare in altre sedi

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  4. Ciao Francesca! Mi chiedevo se conoscessi giá lo scrittore Göran Schildt
    Filippo

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    1. Lessi anni fa il Mare di Icaro, mentre non ho letto (cercato ma non trovato il giorno prima di partire) Vent'anni di Mediterraneo. Il mio problema con i libri è che leggo tanto (quest'anno a dire il vero molto meno) ma non li ricordo mai.... Dovrei prendere la buona abitudine di scrivere due righe di riassunto e commento alla fine di ogni lettura

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  5. Un po' come in certi film, il buono lo si distingue immediatamente per i suoi lineamenti regolari, i capelli biondi, il comportamento fermo e rassicurante. Il cattivo invece è sempre rappresentato bieco, scuro di pelle e di umore, ghigna (e poi fuma). Sullo schermo destinato a vincere il primo, a soccombere l'altro. In realtà l'inimicizia tra greci e persiani, i turchi d'oggi insomma, è antica, storicamente motivata e ancora non definita. Francesca, greca per elezione, ne sposa, con convinzione sincera, aneliti, ardenti ideali ed anche le millenarie emozioni. Ma la dolce e sofisticata madre Grecia senza il tirannico aggressivo padre Persia non avrebbe generato quei bastardi figli mediterranei di cui noi tutti siamo degni o depravati epigoni. Epigoni? Si, quelli che combatterono contro Tebe, l' alleata di Serse. Allora siamo daccapo.
    Silverio

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    1. E, se vuoi, in chiave decisamente più moderna, è anche la solita vecchia storia di indiani e cow-boy. Sai una cosa? io credo che influisca nel nostro carattere anche quel che siamo stati in una vita precedente. Peccato non sapere con certezza cosa eravamo.

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