mercoledì 3 luglio 2013

Alónissos. Giorni pigri.

Spartines Bay - Alónissos, costa orientale
Arriviamo in rada a Spartines Bay, sulla costa orientale di Alónissos, in anticipo sui tempi. Ci coordiniamo male con il vento che non gira a NO come promesso e lascia un po' di ondina a cullarci per qualche ora. Siamo noi e una goletta verde di due anziani canadesi che ci raggiunge poco dopo. Cala il sole e intuisco che nel loro pozzetto c'è un dialogo e un dubbio analogo al nostro. Un dialogo qualunque di un giorno qualunque per chi vive per mare. Simile al dialogo cittadino "Dove hai parcheggiato? Domani dobbiamo spostarla perché fanno i lavori... Hai visto l'avviso per l'assemblea di condominio, ci vai tu?"
I colori di Spartines
Il dialogo dei marinai in rada invece è: "Che vogliamo fare? E se non gira per niente il vento? E se resta da questa direzione e rinforza? E se cala del tutto e resta solo l'onda?".
Il nemico di ogni marinaio, quando le condizioni non sono di pericolo e le preoccupazioni importanti sono sedate, è lui: il maledetto rollìo. Se il rollìo in navigazione ci può stare, all'ancora proprio no. C'è sempre un altrove dove sarebbe meglio andare, quasi sempre. Soprattutto quando hai davanti la notte, periodo della giornata in cui i marinai, esattamente come i cittadini, vorrebbero dormire. 

Analizziamo le diverse possibilità: 
1) Il vento non gira, resta da NNE di questa intensità: non è un problema, vento e ondina restano solidali e la barca subisce solo un beccheggio (il beccheggio è assai più gradevole e naturale del rollìo). L'ancoraggio su sabbia è ottimo e c'è la distanza giusta dalla spiaggia e dalla costa.
2) il vento resta da questa direzione e rinforza: ecco, questo non sarebbe piacevole ma almeno ti direbbe, senza incertezze, cosa fare. Che accada ora o di notte, in questa situazione, salpi l'ancora e te ne vai. Ma, appunto, sapresti dove andare perché il vento è deciso e dall'altra parte dell'isola o sulla costa occidentale di Peristera si starebbe sicuramente bene. Roba che in un paio di miglia ti ridossi e torni a dormire.
3) il vento cala del tutto: la situazione peggiore. La barca in breve tempo presenterebbe il suo fianco all'onda e inizierebbe il famigerato rollìo con balletto interminabile di tutto ciò che è dentro la barca, incluse le persone. Si potrebbe fissare una seconda àncora a poppa per scongiurare questa eventualità ma, nel caso in cui invece si verifichi la possibilità n. 2 sopra descritta, l'operazione di recupero complicherebbe e rallenterebbe la partenza.
4) il vento gira a NO come dovrebbe fare (diamine, Meltemi è il tuo mestiere, no?) e rinforza decisamente facendo calare in un istante l'onda residua. 
Accendiamo la n. 4 e decidiamo di restare. I canadesi, a bordo della loro barca verde (sarà colpa del verde, questa pigrizia del Meltemi?) prendono la stessa decisione. La notte è calata e li vediamo illuminare la scogliera con una torcia. Loro sono più vicini alla costa di noi e stanno calcolando solo ora la distanza nel caso si verifichi la possibilità 1.
A mezzanotte il bastardo si decide a darcela vinta. Gira lentamente verso NO e si decide a soffiare a 20 nodi, poi a salire. Il mare si calma in un nanosecondo, siamo fermi sull'acqua come su un invaso. Percepisco come fossi lì il sollievo dei canadesi. Mando un bacio della buonanotte al vento e lo stupisco: di solito non sono così felice di quando arriva sbattendo la porta. Ottimo, sto depistando il Meltemi, gli farà bene un piccolo germe di insicurezza.
P'acá y p'allá a Spartines
"Staremo qui finché non ti dai una calmata" gli dico con la confidenza di 3 anni di frequentazione. In realtà lui si placa subito ma noi qui a Spartines ci restiamo lo stesso per 3 lunghi e oziosi giorni. Perché? Perché è bello. Nessun altro motivo. Bello come quei posti dove vuoi restare finché non ti stanchi di star fermo. C'è acqua limpida, non troppo fredda, due spiagge di ciottoli, una scogliera di roccia bianca. Subito dietro, una foresta di pini di Aleppo fittissima, quasi impenetrabile, che arriva fino al dirupo e, dove c'è la spiaggia, fino all'acqua. 
La goletta verde dei Canadesi
I canadesi spariscono all'interno della barca, non li vedremo più fino all'ultima sera in cui prenderanno il tender e andranno in Paese lasciando la barca in rada. Noi stiamo molto all'esterno, invece. Io leggo, nuoto, scrivo, penso, cucino. Giovanni fa le stesse cose più o meno ma al posto di scrivere scende a terra a fare foto. A ognuno il suo.
A turno, andiamo al porticciolo di Patitiri a piedi. Noi, la nostra barca da sola non ce la lasciamo. E il nostro tender piccino non è all'altezza della distanza. 
Giovanni fa da apripista. Io, che col mio senso di orientamento e la mia distrazione sarei capace di sbagliare strada e arrivare un paio di giorni dopo al paese di un'altra isola, scelgo il secondo turno e seguo le indicazioni ricevute. O meglio, ho la saggezza di non seguirle, quando arrivata alla strada asfaltata non giro a sinistra come indicato ma a destra. Forse non è così vero che non ho senso dell'orientamento, mi disegnavano così, ma magari nel tempo sono migliorata.
La prima parte del cammino è in salita su un pavimento di aghi di pini. Le cicale urlano come ossesse, la fitta pineta si completa di macchie di arbusti e olivastri. Poi arrivo a un piccolo silente e sonnacchioso villaggetto. Un reticolo di strade di pietra, case bianche, due piccoli market. Un paese fantasma, intuisco che c'è vita dietro le finestre ma è ora di siesta. Arrivo alla strada asfaltata, butto via le indicazioni sbagliate e vado nella direzione giusta. Per sicurezza, chiedo conferma al benzinaio, l'ottengo, sono profondamente soddisfatta. È una sensazione molto particolare quella di avvicinarsi a un porticciolo a piedi mentre la tua barca ti aspetta in rada. Hai la voglia di scoprire, di sbirciare la banchina per capire se potrà essere un buon porto per P'acá y p'allá, di prenderti un bel caffè, sfruttare la wi fi, comprare un po' di pane. Un bagno di micro-civiltà, poi torni in rada a respirare quiete.
Il porticciolo di Patitiri
Eh sì, questa è l'eterna lotta interiore dei naviganti. Dopo qualche giorno in mare, hanno voglia di scendere a terra, di girare a piedi, di incontrare la gente, di comprar qualcosa che non ti serve poi molto ma, si sa mai, domani potrebbe servire: uno scotch di carta, una sagola, o chissà. Poi quando attraccano in porto, dopo 24 o 48 ore hanno la smania di partire, di tornare al rumore del vento che non è interrotto da nulla, di navigare, di tuffarsi e avere l'acqua del mare sopra la testa. Perché l'acqua del mare intorno non basta mai.
costa occidentale di Alónissos
Ecco, è questo il bello di questa passeggiata. Un pit stop di paese senza mettere i parabordi. E quella fantastica possibilità di monitorare l'ormeggio e di scandagliare a mano il fondo per non farlo poi quando arrivi in barca entrando prima di prua per leggere la profondità.
Patitiri è tranquilla: taverne e bar sul lungomare, in banchina una decina di posti ma solo alcuni hanno il fondale buono per noi. Comunque, quasi al limite: è poco meno di 3 metri, il nostro bulbo arriva a 2.40. Ci sono 2 posti perfetti per noi. Penso di chiamare Giovanni e dirgli di salpare da solo, io lo aspetto qui. Ci ripenso, rivoglio la mia rada, a Patitiri verremo domani.
Lasciare la rada di Spartines è dolore puro. Sono quei posti dove col vento solidale, resteresti una settimana: gli occhi non sono mai stanchi di guardare. Il verde contrasta con il bianco delle rocce, con il turchese del mare, ad ogni ora un effetto di luce diverso, una diversa profondità. 
baia di Mikros Mourtia, a sud di Alónissos
Passiamo oltre Patitiri per fare un bagno nella stretta e rossa baia di Mikros Mourtias, proprio sotto l'antica Chora. Meno maestosa di Spartines e con un ancoraggio più precario. Lo abbiamo fatto apposta, da qui è più facile andar via. l'ormeggio in porto, come sempre, ci offre la possibilità di girare un po' l'isola in moto in lungo e in largo. Mentre la costa orientale di Alónissos è frastagliata in tante piccole spiagge, quella occidentale è roccia e scogliere. Più aspra, meno accessibile, bellissima vista dall'alto. Le montagne dell'Eubea si stagliano all'orizzonte. 
La parte abitata di Alónissos è quasi completamente concentrata a sud di questa isola lunga e posta verticale. Il resto è terra selvaggia di macchia e pineta ad eccezione di un paio di approdi molto remoti ma anche sicuri. All'estremo nord, c'è Gerakas, una darsena dai buoni fondali e dal buon ridosso e una baia dall'acqua smeraldo. Null'altro. 
Gerakas, una darsena in the middle of nowhere
O meglio, qualcosa c'è: una piccola roulotte, tipo quella della vendita dei panini fuori dallo stadio, 6 lettini. Nella roulotte che propone caffè, bibite e snacks, un uomo e una donna aspettano dietro al banco. Forse oggi arriva qualcuno. Dai soli 6 lettini, su una spiaggia che ne ospiterebbe almeno 5 volte tante in un'unica fila, si capisce che la statistica non pronostica grandi affluenze. I lettini sono comunque omaggio, Giorgos e Maria, contano sul fatto che se arrivi fino a lì e trovi questa accoglienza, poi magari un caffè e uno snack te lo prendi. Ed ecco il loro guadagno.
Questa è Grecia: ti costruiscono accoglienza intorno. Senza essere invadenti, semplicemente interpretando i tuoi desideri, su questo cercano di vivere, ma senza lucrare né esagerare. E che tu contribuisca o meno al loro sostentamento, nel loro sorriso non cambia mai nulla. Mai che non ti salutino. "Espanol? Italiani?", te lo chiedono sempre, vogliono dirti qualcosa anche nella tua lingua. 

Steni Vala, costa orientale di Alónissos
Questo approccio, di popolo votato a costruirti un piccolo mondo intorno,  si nota ancora di più a Steni Vala, un micro porticciolo a metà del versante orientale dell'isola. Un molo che è valido ormeggio per barche con pescaggio ridotto. Dietro la banchina, 4 anonime costruzioni con un'unico terrazzo dove hai tutto quello che ti serve. Due bar, due taverne, un piccolo market. Si susseguono i tavolini senza soluzione di continuità. Wi fi a disposizione, tu scegli dove stare poi se ti serve la corrente per il PC, basta allungare la prolunga. I Greci sanno creare atmosfera. Prendono 4 sedie, le dipingono di azzurro, sfruttano l'ombra naturale di un albero, allungano un tubo dell'acqua dalla loro abitazione per lasciartelo in banchina ed ecco che il navigante ha tutti i comfort di cui ha bisogno. E se ti serve altro, se vuoi la nafta, un motorino in affitto, basta chiedere, loro sono lì solo per questo.
Se vuoi e puoi spendi qualcosa, se non vuoi o non puoi, fa lo stesso. Ed è probabile che il caffè te lo offrano loro. 
La prossima volta che un greco mi dice "Italiani - Greci: una faccia, una razza" devo ricordarmi di ringraziarlo. Qui sono sempre così, da noi questo atteggiamento c'è ma è molto molto meno diffuso.
Kokkino Castro
A sud di Steni Vala, c'è Kokkino Castro (Castel rosso), una piccola baia di ciottoli bianchi orlata di roccia rossa. Mentre Giovanni fotografa i ciottoli incastonati dentro la roccia, ci si avvicina l'unico bagnante, un sessantenne inglese. È visibilmente emozionato, si rivolge a Giovanni chiedendogli spiegazioni sul fenomeno geologico di quella baia. Forse c'era un fiume, qui, che in epoche lontane ha esondato e ha creato questo strano magma, non visibile da nessun'altra parte delle Sporadi? Intuisco che è una domanda vitale per lui. Rispondo io e vagamente dico di sì, è proprio così. Non ne ho la più pallida idea ma si vede che ci tiene, non oserei mai deluderlo. Allora lui, sempre più emozionato, scende nei particolari, chiede specifiche di rocce, parla di eruzioni vulcaniche. E niente, caro il mio british man, volevo barare per farti felice ma se tu insisti come posso continuare? 
Il mio "non lo sappiamo" risuona come una mannaia sul suo entusiasmo. Mi chiede conferma che Giovanni sia geologo, lo ha visto fotografare rocce e lo ha dato per scontato. Ahimé no, mamma mia, vorrei telefonare a Carlo, geologo, per chiedergli "dai ti prego, dimmi tutto ciò che sai sulle rocce di kokkino castro - Alonissos). Niente, faccio crollare le sue speranze, ci teneva tantissimo. Ma non importa, continua a parlarci della meraviglia della terra, metalbolizzando poco per volta la delusione. Poi ci saluta, si allontana, torna dalla moglie che scuote la testa. La immagino che dice "Devi sempre andare a dar fastidio a qualcuno tu, eh".
Veduta dalla Chora
Saliamo su alla antica Chora che fu distrutta dal terremoto del 1956 e in seguito ricostruita ma mai più tornata alla densità di abitazione di allora. Anche qui, l'approccio che crea atmosfera. piccole taverne si susseguono sfruttando tutti gli spazi disponibili, arrampicandosi su scalette, occupando balconi al primo piano. Mangi bene ovunque, scegli quella con il panorama che più ti somiglia. 
cimitero di Alónissos alla Chora
Su quest'isola, anche il cimitero è accogliente. Rispetto all'essenzialità di tanti altri, colpiscono i colori degli addobbi. Deve essere un nuovo cimitero, non trovo una data di morte antecedente al 2011. Fitto di tombe, non c'è nuovo spazio per nessuno, mi chiedo come faranno. Ma è probabile che adotteranno lo stesso sistema che usano per le taverne. Serve spazio, si crea, un piccolo muretto in calce bianca lungo il pendio ed ecco che le nuove anime che arrivano hanno un posto in prima fila.
Vi sembro macabra? Mi dispiace. Ma i cimiteri sul mare sono la mia passione. Trovo che non ci sia niente di più indicativo dell'anima di un luogo.

5 commenti:

  1. Bella guida per visitare Alónissos, come al solito scritta con la solita verve, che dire...brava!
    Pensavo di essere il solo (insieme a mia moglie)a visitare i cimiteri dei luoghi dove andiamo in vacanza, per carpire l'anima e l'essenza di quelle genti che vi hanno vissuto, ma vedo che sono in buona compagnia :)
    P.S.
    Seguo il vostro itinerare su Google (maps in primis e poi le informazioni varie): ho visto così la strada che avete percorso a piedi da Spartines Bay a Patitiri ma anche il perché di quelle rocce a Kokkino Castro......
    "KOKKINO KASTRO: Spiaggia cristallina con acque calme e azzurrissime. Nuotando al largo si possono riuscire a vedere resti di antiche rovine di una città sommersa e ricoperta dal mare....."

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    1. Fernando! Grazie. È bellissimo sapere che qualcuno ti segue. Già sul blog è un onore, ma quando qualcuno ti segue sulle carte è un po' come facesse il viaggio con te.

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  2. Francesca, sempre fantastico, ma mi sono un pò persa la rotta, siete davvero saliti parecchio !
    Mi piacerebbe seguire il vostro percorso sulla carta nautica, riuscite a pubblicarne una foto ?
    Grazie !
    V.

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    1. Accontentata, Vichy. Ora trovi tra i pulsanti a destra, le nostre rotte degli ultimi 3 anni. Quella di quest'anno è ovviamente provvisoria. Ma fin qui (esclusa la tappa a Macinaggio) rigorosamente rispettata.

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