venerdì 19 luglio 2013

Calcidica. La "pargoletta" mano e la proverbiale furbizia degli uomini di Chiesa.

Penisola Calcidica - Il Monte Athos
Dà una certa soddisfazione essere arrivati così a nord. Come quando arrivi in cima a una vetta. Ti fermi, guardi intorno, respiri. E sai che davanti hai una bella discesa. Volto metaforicamente le spalle al continente, chiudo gli occhi e sento cha alla mia sinistra siede il Meltemi. "Allora Barabba, che mi volevi dire che urlavi così forte? M'hai fatto arrivare fin quassù, ora, da bravo, scendiamo insieme, mano nella mano,  piano piano, senza spinte e senza fretta." 
La Penisola Calcidica è un regno a sé stante. Una mano di sole tre dita protese verso il centro dell'Egeo.  3 penisole nella penisola. Quasi isole, visto che nella prima c'è un canale e nella terza c'era, costruito da Serse nel 480 a.c. per poter invadere comodamente la Tessaglia e l'Attica, evitando le tempeste frequenti alle pendici del Monte Athos. 
Sithonia - costa a sud di Nea Marmaras
Un 'ottima idea direi, anche se oggi del canale non c'è più traccia e ai naviganti odierni tocca subire l'ira del gigante
Cassandra, Sithonia e Athos. Nomi importanti per le 3 dita.
Cassandra, in antichità detta Flegra si contende con i nostri campi flegrei il luogo mitico della battaglia tra gli dei e i giganti. Il Monte Athos stesso, si narra fosse un sassolino lanciato dal gigante omonimo contro gli dei. Insomma, origini incazzose per questo lembo di terra dai tratti somatici affascinanti. Ignorando la storia e guardando il tutto dal mare come mi è sempre più congeniale, la Calcidica ha per me il sapore di casa. Poco Grecia almeno finché non scendi a terra. Molto continente, poco isola. Molto verde, ancora verde, sempre verde. 
Gabbiani a Ormos Panaghia
La Calcidica, ai nostri occhi, migliora via via che la scorri da ovest verso est. Il primo dito, lo sfioriamo appena, ci lascia indifferenti: grandi spiagge attrezzate, molto edificata. Sinceramente sono lieta di abbandonarlo anche perché il nome, Cassandra, non mi suona per nulla propizio. 
Sithonia è sicuramente la penisola più godibile. Suggestioni tirreniche, un po' di Toscana sul lato occidentale, Sardegna sul lato orientale. Quindi bella è bella ma che dirvi? Voglio tornare in Grecia. Angoli da ricordare ce ne sono: a Agia Kyriaki, Porto Koufo, Sikia, Vourvouros. Nulla però che realmente mi emozioni. È la sofferenza del continente. Se nell'anima sei un'isola, hai bisogno che il mare ti circoli tutt'intorno. 
Sono ingiusta. Ad Agia Kyriaki il clima mite e il vento gentile ci permettono qualcosa che in Egeo è difficilmente consentito vivere: un tramonto sul mare visto in rada. Coi venti predominanti da Nord Ovest è molto difficile trovare le condizioni per vedere il sole tuffarsi nell'acqua. Ed è sempre uno spettacolo unico al mondo, che porta a delle riflessioni.
Tramonto ad Agia Kyriaki
Con Giovanni ci scambiamo per un attimo i ruoli. Davanti alla perfezione del tramonto io, da agnostica anticlericale, mi interrogo su come sia possibile questa perfezione senza una mano e una mente superiore che l'abbia partorita. Giovanni, cresciuto a pane e vangelo nelle scuole cattoliche, dice invece che è proprio questa eccellenza ad escludere la possibilità che sia una entità ad averla creata. È la natura, semplicemente, perfetta fusione di cellule, figlia di nulla se non del caso. Ma il bello di queste riflessioni e di queste domande è proprio nel non trovare né soluzioni, né risposte. Siano stati gli dei (ho sempre preferito questa versione a quella monoteista) o siano state le cellule, grazie.
s/y Gaia con Alberto e Enza
In Calcidica ci incontriamo con Alberto e il suo bellissimo Gaia, un ketch in legno di 16 metri cui ha tolto l'albero di mezzana. Meno invelato ma molto comodo. Un incontro voluto e ricercato, memori dei giorni vissuti insieme a Milos due anni fa in quel che fu uno strano, anticipato inverno. Nella baia di Adamàs ci spostavamo a seconda del girare della burrasca tra il porto e la cala a sud, tra temporali, freddo e groppi di vento a 40 nodi. Ora Alberto, navigatore che vive in Grecia da parecchi anni, ospita Enza un'amica napoletana cui tutto sembra meraviglioso. Resta affascinata dal silenzio di un luogo che a me sembra rumoroso. Invidio la meraviglia di chi assapora per la prima volta questo tipo di vita, quando ogni cosa ti sembra un regalo. 
Taverna in riva al mare a Ormos Panaghia
Alberto è un solitario sempre circondato da ospiti. Quando non c'è Rita, la sua compagna, c'è qualche nipote, figlio, amico. Oppure qualche ospite dal mondo, giovani che imbarca in cambio di una mano in più per domare la barca. Da Aprile a novembre gira per l'Egeo, il resto dell'anno, tolto il Natale a Pescara, lo passa a Kalamàta facendo manutenzione del Gaia. 
"Non bastano 10 anni per essere stufi di questo mare" mi disse a Milos. Oggi, dopo 3 anni, sento che ha ragione. Perché quando inizi ad aver visto quasi tutto, hai nostalgia di ciò che hai visto prima. Perché un'isola non è mai la stessa anche quando non cambia mai. Ci scambiamo visite e cene a bordo, acquisiamo una ricetta memorabile di spaghetti con le cozze "Alberto's stile".
Veleggiamo affiancati per una ventina di miglia da Sikia a Vourvourou in poppa, con un vento da sud, novità dei nostri viaggi egei.
Costa orientale di Sithonia - Isola di Diaporos 
E condividiamo una veglia notturna con 30 nodi e risacca importante in banchina a Ormos Panaghia.
Noi, Alberto e un inglese con ketch in vetroresina di dubbio valore estetico. Siamo ormeggiati stretti per lasciar spazio a un peschereccio che arriva stanotte a scaricare il pesce. 
Noi, in mezzo ai due, siamo ben protetti. Alberto ha la poppa un po' troppo vicina a una barca abbandonata ormeggiata a murata. L'inglese ha il fianco esposto al vento di traverso, tira fuori improbabili sagole per mettere traverse su traverse e ha un figlio adolescente che trova questo gioco di rinforzo degli ormeggi e controllo dei parabordi molto, molto divertente. Spostiamo P'acá y p'allá un metro più fuori, giusto per sfalsare l'albero da quelli vicini. Non lo abbiamo fatto a Skopelos e l'albero di una "barca roulotte" vicino a noi ha toccato e storto il nostro trasduttore del vento. Nessun danno, solo un paio di gite fuori porta in testa d'albero per smontarlo, raddrizzarlo, rimontarlo. Quotidiana amministrazione. A casa c'è chi revisiona condizionatori, qui si raddrizzano trasduttori.
Al mattino salutiamo Alberto e la penisola di Sithonia e andiamo sul terzo dito. Una sosta all'isoletta di Ammouliani, nella baietta a ovest di Ormos Ftelies. Piccola e poco protetta ma splendida e solitaria.
Pescatori a Ormos Panaghia
La Calcidica ha un meteo tutto suo. A differenza del resto dell'Egeo, qui è la primavera a presentare dei pericoli, molto meno l'estate in cui si instaura un regime di brezza con venti da nord est/nord ovest  di mattina e di notte e un bel sud nel pomeriggio. 
Condizione ideale per concedersi una discesa al Monte Athos in giornata. Una gita giornaliera con ritorno al punto di partenza. Insieme alle suggestioni tirreniche della terra, questo one day trip ci riporta a tempi diversi, lontani millenni, quando la barca non era casa, non era la vita ma solamente una bella giornata per spezzare la settimana lavorativa.
In navigazione verso il Monte Athos
La regione del Monte Athos è politicamente greca ma amministra-tivamente a sé stante. 1.500 monaci 
occupano la penisola più bella delle tre e abitano 20 monasteri e 12 skiti (piccole comunità sorte nei pressi di altrettante chiese)
La proverbiale furbizia degli uomini di chiesa: mai che li vedi arroccarsi in luoghi squallidi e con vista sulle periferie industriali. 
Con la scusa della meditazione e della preghiera, eccoli monopolizzare angoli di mondo che sarebbero divini anche senza la loro presenza. Il luogo, via terra, è interdetto a chiunque non abbia un regolare permesso che va richiesto in largo anticipo e che consente 4 giorni di sosta, ospiti delle comunità religiose. 
Ma soprattutto l'accesso è totalmente proibito alle donne. Tanto misogini, questi monaci, da non consentire neanche la presenza di animali di sesso femminile. Mi chiedo che misure abbiano preso nei confronti delle mosche e delle zanzare ma, come si dice, le vie del Signore sono infinite. Leggo che un'eccezione viene fatta per i piccoli animali di compagnia: cani e gatti possono essere corporalmente femminili ma viene loro rigorosamente imposto un nome maschile. La proverbiale ipocrisia degli uomini di chiesa. 
Via mare, la penisola si può circumnavigare, senza fermarsi e a una distanza minima di 500 metri dalla costa. Che diventano 1.000 se c'è una donna a bordo. 
Monastero di Simonos Petras
Immagino i monaci appostati dalle finestre delle loro celle con un telescopio per individuare il sesso dei naviganti. Non essendo neanche poi così allenati al distinguere i diversi sessi. O almeno, non dovrebbero. La convinzione di Giovanni è che il Monte Athos nasconda al suo interno alcuni monasteri "Olgettina", un improbabile blasfemia che oggi non suona poi così improbabile. 
I portolani non concordano tra loro: la distanza richiesta dalla costa varia tra i 500 metri e le 2 miglia a seconda delle fonti consultate. Quando le informazioni non sono univoche, non sono rigorose. Quando le regole sono vaghe e contraddittorie, vale la pena non tenerne conto. Scendiamo la penisola di Athos tenendoci distanti solo perché la luce migliore è nel pomeriggio. 
Monastero di Ag. Gregorius
Navighiamo a tutta vela, stando ben attenti a guardare il mare davanti a noi e i segnali che può fornirci. Il Monte Athos, infatti, con i suoi 2.000 metri di altezza, promette un effetto catabatico importante. Il vento arriva giù dalle vette in raffiche rabbiose che possono mettere seriamente in pericolo chi naviga a vele piene. Ma la giornata è delle migliori, il vento subisce rapidi rinforzi e altrettanto rapidamente si smorza, ma non registriamo mai nulla sopra i 20 nodi. 
Giunti alla punta sud, guardiamo l'orizzonte e vediamo i piedi di un Meltemi che sgambetta allegramente. Una bella onda lunga direttamente da Istanbul e creste bianche sul mare ci ricordano che siamo in Egeo. Il bastardo ridacchia e strilla "Tanto vi ripiglio, eccome se vi ripiglio".
Skitì sulla punta sud del Monte Athos
Gli giriamo le spalle e affrontiamo la proverbiale tolleranza degli uomini di chiesa. 100 metri dalla costa ci sembrano sufficienti come distanza per non turbare le loro anime pie. "Mettete a posto i binocoli, monaci, passa Paquita". Ed è una meraviglia. Costruzioni in pietra erette tra il X e il XV secolo, monumentali, imponenti, perfettamente integrate nella roccia, la maggior parte in posizioni impressionanti a picco sul mare. Stili diversissimi tra loro, fai un miglio e ti senti in Tibet, un altro miglio e sei a Salisburgo. Un gioiello dietro l'altro. Alcuni monasteri sono più piccoli e isolati, altri sono dei veri e propri complessi monastici organizzati come piccoli villaggi. Intorno alle chiese, gli edifici più piccoli per monaci solitari e qualche rudimentale capanno per monaci eremiti. Tutti in posizione strepitosa. 
"La chiesa è troppo lontana dagli uomini e dalla povertà" dice il nuovo papa. Santità, vieni a fare un giro qui, questi hanno bisogno di essere aggiornati. Non ho capito bene se è di sua giurisdizione ma qualcosa potrà fare. 
Sì va bene, la mia irrispettosa pantomima è solo frutto di invidia. Ma tanto dura poco: al restare confinato nel bello preferisco il navigare nell'altrove e consentire agli esseri di sesso diverso dal mio di avvicinarmi.
Monastero di San Panteleimon
Scorriamo la costa a vela, sospinti dal vento che ha girato a sud. Giovanni fotografa, la barca va leggera. Arriva un gommone dell'autorità portuale e si avvicina. L'autorità portuale per mare???? mai vista prima. Mi ricordo che sono essere di sesso femminile e mi catapulto sottocoperta, pronta a nascondermi in un gavone. Tutt'altra esperienza rispetto alle visite della nostra Capitaneria di Porto o Guardia di Finanza. Sorridono al capitano, lo salutano, lo informano che è vietata la navigazione entro 2 miglia dalla costa (ecco qual era la fonte corretta). 
Monastero di Ag. Paolo
Visto che siamo a meno di 100 metri, Giovanni si scusa e loro alzano il pollice sorridendo, facendo capire che non c'è problema. Gli chiedono da dove viene e alla risposta "Italy" alzano di nuovo il pollice in segno di apprezzamento. Italiani - Greci, una faccia una razza. Gli chiedono se viaggia solo, da sottocoperta suggerisco un sì, ma lui confessa subito la mia presenza. Anche qui alzano il pollice. E, salutando, vanno via. Nessuna minaccia di multa, nessun ordine perentorio, nessun gesto prepotente. Si può essere forze dell'ordine senza essere scortesi. Almeno da queste parti. Ed è da queste parti che è nata la civiltà. Non dimentichiamolo.

6 commenti:

  1. Giornata di scoperte oggi!
    Una nuova puntata, e come al solito sembra di essere lì con voi!
    Mi stavo appunto chiedendo dove vi foste andati a cacciare: Calcidica o isola di Thassos? Risposta arrivata!
    Scopro di un mio concittadino :) vostro amico che passa qui il Natale...dovrò conoscerlo allora!
    E per ultimo, come mio solito seguendo il vostro viaggio su Google Maps, scopro di una nuova versione corredata di foto e vista 3D....molto accattivante, quasi un Portolano!
    Adesso, contento, posso andare in spiaggia, prima del solito temporale pomeridiano :(
    BV

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    1. Eh sì, fernando. Stiamo lasciando delle piccole orfanelle sulle nostra traccia: isole che non abbiamo ancora visto e non vedremo questa volta. Thassos e Samotracia. La voglia di scendere giù verso isole più remote, meno vicine alla terra, più selvagge era troppo forte. Per gli stessi motivi stiamo meditando di sacrificare anche Lesbos. Buon mare anche a te! :-)

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  2. Brava Fra, come sempre..... Poi ci dai se le hai le coordinate di Alberto così ci aggiorna su Kalamata. Io a isschia arrivo a Amorgos il 2....
    Baci a Giovanni

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    1. Gioia, ti ho mandato tutto via mail. Anche foto per Aldo ;-)

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  3. Francesca, dì a Giovanni che mi ha molto colpito la fotografia del monte Athos a mò di Vesuvio e quella subito dopo con una splendida nuvola/batuffolo con un movimento morbido e sinuoso che sembra mani che si stringono l'una nell'altra.
    Niente è casuale per un fotografo come lui, bravissimo e sempre poetico !
    V.

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  4. Perché un'isola non è mai la stessa anche quando non cambia mai............hai ragione Francy
    Bv come sempre :)

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