La nostra è una imbarcazione a vela con motore ausiliario. Questa definizione connota la sua caratteristica fondante: una superficie velica in metri quadrati superiore al 50% della potenza del motore espressa in cavalli. E la distingue dai cosiddetti motorsailer.
Ausiliario= che è di aiuto. Dicesi di cose, non indispensabili, che possono fornire un valido supplemento all'azione che si intende compiere.
Ora però, è facile riconoscere - anche per Paquita - l'ausiliarità del motore in condizioni normali. Quando cioè la materia prima, il vento, non manca, quando manca ma si sta fermi e non si deve andare da nessuna parte e - soprattutto - quando quell'ausiliario funziona.
Ti accorgi del motore della tua barca, quando qualcosa non va. Da un po' di giorni vediamo una perdita d'olio dalla guarnizione della coppa che non ci piace per niente. Talmente poco ci piace che tentiamo di contenerla. Sappiamo che non si deve fare ma la tentazione di stringere di poco il bullone da cui perde è troppo forte. Come scritto sui manuali, la guarnizione finisce di rompersi e fuoriesce prepotentemente dalla coppa dell'olio.
"Abbiamo-bisogno-di-Manolis" sentenzia Giovanni a Naxos. Manolis altri non è che il signore di cui a a questo link potete farvi un idea del perché noi lo chiamiamo King Manolis. Incontrato al Pireo l'anno scorso, non non abbiamo più potuto permettere ad altri di mettere mano al nostro motore. Questo "Abbiamo-bisogno-di-Manolis" sarebbe stato enunciato anche se ci fossimo trovati in Italia, in Spagna, in Tunisia, insomma almeno nell'intero Mediterraneo. Per fortuna, King Manolis è semplicemente a Lavrion, 90 miglia a nord di dove siamo noi.
Lo chiamo, si ricorda di noi, ci aspetta. "Ma fate con calma, qui dal venerdì alla domenica è un delirio di barche charter e io non ho un attimo di tempo, oltre al fatto che non trovereste un buco per ormeggiare. L'ideale è che arriviate domenica".
E' martedì, abbiamo 90 miglia da fare in 5 giorni. Bazzeccole, ozieremo un bel po', penso, in questo regno di mare fatato e costellato di isolette.
Pensiamo di usare il motore solo in caso l'angolo diventi troppo critico e la bolina, obbligatoria in questa rotta egea, sembri impossibile.
Appena lasciata Naxos, controlliamo la reale perdita di olio. Era abbastanza esigua prima del nostro sapiente intervento, sufficiente a navigare anche a motore a bassi giri, rabboccando ogni giorno quanto perso. Basta poco per capire che la situazione è inesorabilmente cambiata: perdiamo circa 3 litri l'ora. Un rapido calcolo ci porta a considerare che abbiamo 6/7 litri nella coppa dell'olio e altri 6 di riserva. Cambia la prospettiva: il motore non può assolutamente essere usato, quel poco di autonomia che abbiamo va riservata ad ancoraggi e ormeggi, meglio ancora solo agli ormeggi. Cambia anche la strategia: se l'angolo è critico si bordeggia, se il vento latita si va piano.
Mentre penso queste ultime parole, sento l'impulso di smembrarle in lettere e metterle in ordine sparso, tanto da rendere il concetto incomprensibile a chi sa leggere nel pensiero.
Troppo tardi. Il meltemi la percepisce e decide di divertirsi un po'.
E così comincia la nostra anomala avventura di fine estate nel bel centro dell'Egeo. 90 miglia verso nord con un vento la cui direzione è indefinibile visto che la velocità si attesta su una media di 1-2 nodi.
Siamo in quel fazzoletto di mare adagiato tra Capo Sounion, Andros, Tinos, Mykonos, Kea, Siros e Paros. Poco più di un mese fa ci entrammo dalla porta tra Tinos e Mykonos con un forza 9, chiedendoci se mai da queste parti il vento mollasse un po'.
Ecco, ora ha mollato, direi. E' il 10 di settembre ed è calma piatta. Lo resterà per 5 lunghissimi giorni.
La vita e la percezione della vita a bordo, cambiano drasticamente rispetto al solito. Un lieve refolo che spinge la barca a 2 nodi di velocità fa esultare e disperare non appena cala. 15 miglia avanti sulla nostra prua, visibile fin dalla partenza con la crudeltà delle giornate limpide, la bella Rinia. L'acqua è un'enorme - immensa e infinita, penserò alla fine della giornata - tavolozza liscia.
Confidiamo in qualche lieve increspatura sapendo che non possiamo far nulla per raggiungerla, solo sperare che si allarghi fino a noi o che, venendo da dietro, sia più veloce di noi e ci trascini con lei. Ogni gesto in barca è misurato, sono bandite azioni che possano interrompere l'abbrivio, fosse anche solo mettere una mano in acqua.
Si riscopre il gusto delle virate di precisione, cosa assolutamente poco importante per un navigatore non regalante. Noi che allo scendere del log sotto i 5 nodi, iniziavamo a sbuffare, rendiamo grazie agli dei per un quarto d'ora di gloria a 3,5 nodi con il gennaker a riva. E quel quarto d'ora merita tutta la fatica di tirarlo fuori dalla cabina dove dorme da mesi, sistemare le manovre, issarlo, soffiarci sopra.
Incontriamo una mezza dozzina di barche a vela sulla nostra rotta. Tutte rigorosamente navigano a motore. So cosa pensano e immagino i loro dialoghi a bordo: "Vedi Caterina? Quello è lo spirito della vela! Tu ti lamenti sempre che non arriviamo mai. Non è la meta la cosa importante, è il navigare!". Qualcun altro invece dirà "E accendilo quel motore, che ce l'hai a fare…. Che sciocchi fanatici". Nessuno avrà pensato a un'avaria, altrimenti qualcuno avrebbe offerto aiuto. Oppure no. Chissà.
Io intanto penso a Ios, Sikinos, Folègandros e Milos e rivolgo loro un triste saluto. Le conosco tutte e avrei voluto ritornarci. Sarà per la prossima volta mi, sa. La strana rotta di quest'anno somiglia sempre meno a un disegno e sempre di più al caos. Ma diceva Shopenhauer "Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante". Anche questo viaggio, a suo modo, è una stella danzante.
È incredibile come ci si abitui al cambiamento e si modifichino le priorità. La velocità perde importanza e lascia il podio al semplice procedere. 1 o 2 miglia l'ora, non importa, l'importante è andare avanti; non serve mordere il mare, consumarlo, serve solo l'abbrivio di proseguire.
Meno piacevole è quando ogni bava di vento cala del tutto e il tuo log inizia a segnare valori molto vicini allo zero. Lì hai la sensazione di non avere direzione, di essere alla deriva, con il timore di andare indietro e perdere quel miglio tanto faticosamente percorso. Ma basta il ritorno di quel refolo leggero, basta non sentire più le vele sbattere e piangere le lacrime dell'inutilità che ritrovi subito il senso del tutto.
È l'ultimo miglio, la prova peggiore. Quando il tuo ancoraggio è lì a portata di mano e allo stesso tempo così irraggiungibile. La brezza del sottocosta è finita, siamo entrati nella grande baia a ovest di Rinia e l'anemometro segna 0,6= 1 km l'ora. Ti viene voglia di tuffarti e trascinarti dietro la barca per questo ultimo pezzo.
Poi la bellezza dell'ancorare a vela. Via il fiocco, si lasca tutta la randa, si sceglie la chiazza di sabbia e si butta l'àncora a mano. E sì, perché in assenza del motore, risparmiare energia diventa vitale e l'uso del verricello elettrico, indispensabile per alare l'àncora con la sua catena, assume una connotazione di superfluo nel calarla. Superfluo... a patto che non si rischi di amputarsi di netto una mano, come faccio io. Le forze in gioco son diverse dalle barche precedenti, Francesca. Non me lo ricordo mai….
Le previsioni meteo continuano a raccontarci, con i colori del blu e del celeste, una prospettiva di Forza 1-2 per i prossimi giorni. Forza 0 per l'indomani. Tempo ne abbiamo, decidiamo di passare la giornata a Rinia, pronti a partire al primo segno di vento.
Mai avremmo pensato di percorrere questa rotta Nord in Egeo e dover desiderare ardentemente il vento. Ma è così. E c'è del bello anche in questo.
Manolis ci tiene d'occhio via SMS e ci incoraggia. Sembra un filo sottile ma resistente che porta a casa. Ha ordinato la guarnizione, tra due giorni gli arriva. Ha prenotato il crane per l'alaggio del motore lunedì. Gli chiedo se vuole un anticipo via internet banking, in fondo ci ha visti una sola volta in vita sua e ora siamo solo un numero di telefono greco, nulla di più. La risposta arriva dopo nemmeno un secondo: "Keep on sailing, guys, don't worry about money, this is not the problem".
Approfittiamo della sosta per tentare di contenere la perdita di olio. Abbiamo acquistato a Naxos, prima di partire, un tubetto di Loctite 596 Rossa, specifica per questi usi. Operiamo con meticolosità ma pochissima speranza. A questo punto, la perdita di olio ha portato il livello al di sotto della giuntura della coppa. Puliamo bene la fessura della guarnizione e tutto intorno con l'acetone, lasciamo asciugare e mettiamo un dito di loctite sulla giuntura tra la coppa dell'olio e la base del motore. Il vano motore, assurdamente angusto - perché i progettisti non pensano mai che qualcosa possa rompersi e si debba operare lì dentro - richiede capacità da contorsionista e arti lunghi e sottili. La porzione da cauterizzare è piuttosto abbondante, tutto il lato frontale inclusi i due angoli. Lo facciamo ma non riponiamo in questa azione nessuna aspettativa. E intanto ci godiamo una bella giornata regalata d'estate piena.
Ottimizziamo la produzione energetica rendendo orientabili i nostri pannelli solari, risparmiamo luci e utilizzo del computer. In questa atmosfera da Robinson Crusoe, Giovanni prende una cernia di dimensioni adatte alla cena, io mi limito a lunghe nuotate e alla consueta scelta del sasso.
La sensazione di lentezza mi arriva sotto pelle e mi ricorda che non c'è mai fretta: nessun luogo è lontano, nessun giorno è l'unico domani del mondo. Ma soprattutto, Manolis si occuperà di noi e questo mi fa sentire bene. L'ansia per il lavoro da fare, sciocco lavoro ma che necessita di alaggio del motore, è come sempre principalmente una preoccupazione economica. Sappiamo però di essere in ottime mani, le mani di una persona onesta che conosce il suo mestiere.
A 12 ore dal problema, questa avventura mi appare come un'opportunità. L'intervento di Manolis ci consentirà di fare una revisione del motore, seria e accurata. Evitando di ricorrere a manodopera italiana una volta rientrati in patria. La sola idea di saltare questo passaggio mi entusiasma. E poi, davanti a noi ci sono Syros, Gyaros e Kea, tre isole fuori dalla nostra rotta originale, sconosciute per noi, che abbiamo la possibilità di toccare. E Poseidone da tornare a omaggiare a Capo Sounion. E non basta. C'è questa esperienza da avere addosso che ti insegna qualcosa in più sulla tua barca, su te stessa e sul viaggio. E sullo spirito del viaggiatore.
La mattina dopo ripartiamo con la prima illusione di vento. Una brezzolina leggera che ci accompagna fino alla porta di Rinia e poi ci lascia lì. Ancora una volta, a velocità di un nodo.
14 miglia in 10 ore, avremmo voluto proseguire ma, verso le 6 di pomeriggio, il vento che cala a 0 lasciandoci sballottare dalle onde dei traghetti e la vicinanza della baia di Ak Kalogero a Syros fungono da sirena e ci dicono di fermarci. Una nuotata, una messa a punto dell'ancora a mano sott'acqua, un sasso in ricordo di Syros. Domani il vento soffierà più forte, me lo sento.
Mentre lo penso e mi chiedo cosa preparare per cena, comincia a salire una brezza decisa di ben 6 nodi. Facciamo finta di niente, sappiamo che è l'illusione creata dall'attrito del sole che si tuffa in acqua, quel differenziale di temperatura tra la terra e il mare che crea la brezza serale. Non durerà. Ma dopo mezz'ora dura ancora e, foss'anche per poco, è un poco che ti fa far miglia. Nel buio e nel silenzio alziamo l'ancora, le vele e facciamo rotta su Gyaros, 12 miglia a nord ovest.
Ci attestiamo su un dignitosissimo 4,5 nodi di velocità, bordo buono, siamo esaltati. In meno di 3 ore ci siamo, pensiamo. E ovviamente non avremmo dovuto pensarlo. Il vento torna a 0 e ci toglie ogni speranza.
La notte è notte, appena rischiarata da una consolante mezza luna. Siamo una sorta di boa ferma in mezzo al mare. Le vele, impietose, sbattono a ricordarci che non sono queste le condizioni per cui sono state pensate. A darci il senso del nostro essere immobili, 2 immense navi della Blue Star, compaiono ora da Est, ora da Ovest e rapidamente si allontanano con le loro luci accese e il richiamo di vita che contengono. Rifacciamo i conti: ammesso che questo nodo di velocità che facciamo sia dato dalla corrente e non dall'abbrivio, prima dell'alba non saremo a Gyaros.
Poi ci ricordiamo della Loctite. Talmente scarsa era la fiducia che riponevamo nel prodotto e nel nostro intervento che non li abbiamo ancora messi alla prova. Quale momento migliore?
Come spesso accade, quando non pensi di aver fatto un buon lavoro, la vita ti premia. L'effetto Loctite dà infatti risultati esaltanti: la perdita è quasi interamente contenuta da quella striscia coraggiosa di gommina rossa che pare resistente al calore, alle vibrazioni, all'olio bollente che prepotentemente cerca di uscire. Da 3 litri l'ora, passiamo a 1 cucchiaio l'ora. Un solo punto, quello da cui perdeva all'inizio, continua a fare qualche goccia. Procediamo a 1.200 giri con l'allegra velocità di 5 nodi. L'isola di Gyaros ci corre incontro...
Stupendo :-) :-) :-) :-) :-)
RispondiEliminaPietro e bv
L'unico superlativo che userò, visto che all'Autrice non piacciono se rivolti al suo operato, è incredibile! E lo uso per commentare quella piatta del mare Egeo che credo nessuno ricordi a memoria d'uomo :) la lunga e combattuta disputa tra Voi ed il Vento (nella persona del Meltemi) assume sempre più una connotazione da Odissea Omerica!
RispondiEliminaGli altri (superlativi) li custodisco in segreto nella mia tastiera, li avrei snocciolati per infarcire il mio commento a questo Tuo post......
Adesso mi sembra proprio il caso di dire Buon Vento!!!
P.S. visto il luogo, aspetto con la massima curiosità il Tuo post su Gyaros......:))
EliminaE' bello tornare a scuola. Di pazienza, di meccanica, di attenzione alle piccole cose importanti, di umanità, di geografia, d'arte marinaresca, di amicizia, di temperata modestia, d'amore per la vita. E quando a fare da involontaria maestra è la prosa sicura e spontanea di Francesca, anche di lingua italiana.
RispondiEliminaSilverio
Che dire: Fantastico! Chiudo gli occhi e viaggio con voi! Buon vento
RispondiEliminaGrazie a tutti! Siete fantastici, è un piacere scrivere per voi! Silverio, ahimé, il mio italiano invece sta difettando parecchio, colpa della poca lettura di quest'estate..... e di una certa pigrizia nel correggere
RispondiEliminaLiscio come l'olio...è il caso di dire !
RispondiEliminaIl vostro vissuto è , in tutti i casi, eccitante !
Sono con voi !
V.