domenica 15 giugno 2014

Delle preparazioni, delle partenze e di altri pensieri.


la stagione del gennaker
Alla vigilia del nostro quarto viaggio mi accorgo che succede qualcosa.
A dimostrazione che, anche in una vita non più produttiva nel senso classico del termine, le evoluzioni esistono e le trasformazioni -se pur lentamente - fanno il loro corso.
Da 3 anni abbiamo modificato la nostra vita in "1 parte di terra, 1 parte di mare" con un dosaggio che all'inizio sembrava esageratamente speziato (troppa terra) e che sempre più, invece, mi appare equilibrato.
Intendiamoci: con la primavera, come sempre, torna per me il bisogno di scappare via, salire in barca e prendere il mare. Ma questa volta lo strappo è meno prepotente, l'ansia di fuggire meno violenta. Dopo 3 anni di questa nuova vita, terra e acqua, nelle giuste proporzioni, si sono miscelate dentro di me e hanno assunto ognuna una sua importanza.
Complice di questa maggiore leggerezza nel mollare gli ormeggi, una stagione invernale lunga, capricciosa e insistente. E una terra migliore del solito sotto i miei piedi.
delfino nel Tirreno
Sfruttando l'alibi del mio primo libro da pubblicare (Editore, ti prego dammene altri, ho bisogno di un alibi l'anno), ho vissuto più che ho potuto il mio inverno in barca, trasformata in casa e saldamente ormeggiata al Marina di Cala Galera. Mentre Giovanni riprendeva il suo lavoro in giro per l'Italia, ho stabilito come massima che in barca un libro di mare si scrive meglio, si correggono anche meglio le bozze, si scelgono meglio le foto. Balle. La verità è che  nel mio piccolo grande universo di Cala Galera d'inverno ho trovato una terra meno minacciosa per me, più accogliente, più vera di quella che mi sentivo intorno nella città dove ho sempre vissuto e lavorato.
Un marina d'inverno è fatto di grande spazio occupato da poche persone; ha quella lieve indolenza dei periodi di stanca, dove i rumori sono meno molesti, dove la terra riposa e gli uomini si preparano, con calma, alla stagione operosa che verrà. E' fatto di abitudini e di compagnia, di ritmi umani e di aria tersa, di previsioni meteo e di ormeggi da cazzare o lascare. 
Una passerella nello Stretto di Messina.
Una micro-esistenza che diventa una magnifica esistenza, fatta di cose semplici, conversazioni normali, convivialità e nuove solide amicizie. 
Ora parto sapendo a cosa torno il prossimo inverno e so già che sarà un bel tornare. La livella dentro di me è tornata orizzontale, la bolla è al centro.
Al di là di questa evoluzione, per il resto abbiamo mantenuto gli stessi difetti e compiuto gli stessi errori. All'insegna del "Poi vediamo", leit motiv di Giovanni e della mia ormai radicata incapacità a tenere i piedi per terra e la concentrazione necessaria al metodo, abbiamo rimandato tutti gli interventi di manutenzione della barca fino all'ultimo. Non abbiamo fatto elenchi, non li abbiamo quindi spuntati, non abbiamo programmato. Come sempre partiamo col rimpianto di non aver fatto qualche intervento, di non aver pulito bene il teak, di non aver installato lo strallo di trinchetta, di non avere tutto perfetto.
Ma poi la perfezione, cos'è?
con Paolo, Sonia e Claudio alla Grand Soleil Cup su Félicité
Ci siamo allungati a terra nel mese di maggio per non mancare un evento a Cala Galera: il 40° compleanno del cantiere del Pardo, celebrato con la Grand Soleil Cup il 31 maggio e 1 giugno. P'acá y p'allá ha tradito l'occasione andandosi a far dipingere la pancia a Fiumicino e passando quei giorni fuori dall'acqua invece che in mare con le sue sorelle. La colpa è nostra, della nostra scarsa organizzazione e del nostro ritardo, lei non so quanto ci metterà a perdonarcelo, sicuramente più tempo dei nostri amici Filippo e Pierfrancesco, organizzatori dell'evento. 
Però noi eravamo lì, ospiti del nostro nuovo amico Paolo, sul suo bellissimo Félicité che ci ha regalato un onorevolissimo 3° posto in classifica. 
Tramonto nello Ionio
Mentre scrivo, sono a Argostoli, già arrivata a casa. È già Grecia, dopo quello che finora è stato il nostro trasferimento record: 7 giorni da Fiumicino alla Grecia, scendendo velocemente l'Italia senza mai fermarci se non per la notte. 
Soste solo in rada a Ponza, Ischia, Cilento, Panarea, Roccella. Volevamo che l'unico porto italiano del nostro viaggio fosse l'approdo amico di Crotone. In molti mi chiedono perché mai risaliamo la Calabria Ionica fino a Crotone, invece di traversare direttamente dallo Stretto di Messina, risparmiando così una buona sessantina di miglia. Ho già parlato di questa cittadina, del suo spirito marinaro, della sua accoglienza, del calore e dell'anima di questo luogo di confine che mi ha toccato il cuore. Credo non ci sia altra risposta che posso dare loro se non l'invito ad andare a Crotone, almeno una volta e capire che passare di là, è come portar via con sé una foto dell'Italia migliore, quella che vorrei, quella che non si trova più ovunque.
La cittadina di Crotone vista dal pontile dello YKC
Posso solo aggiungere che regala fiducia vedere oggi in Crotone un'Italia che cresce, che non è spaventata dalla crisi perché nella crisi è sempre vissuta ed ha imparato a sconfiggerla con il coraggio e l'inventiva. 
Gli amici dello Yachting Kroton Club ci abbracciano con la loro ospitalità. Ugo, Francesca, Mimmo, Giuseppe, Pasquale sono gli ultimi italiani che incontriamo prima di partire e ci contagiano con la loro allegria e voglia di fare: progetti, eventi, iniziative tutte tese non al business ma alla crescita, a coltivare quel che si ha e rendere il proprio pezzo di mare migliore. Perché, come dice Francesca, "Quando ci chiedono che gruppo sanguigno abbiamo, rispondiamo che prima di tutto il nostro sangue è salato". Il mare, una vocazione.
Lungo la Calabria Ionica
Gli dei sono generosi con noi, ci hanno regalato finora 630 miglia di navigazione veloce, con venti leggeri a regime di brezza, un mare calmissimo, uno Stretto di Messina con le correnti giuste a una velocità di 12 nodi e una traversata dello Ionio con la luna piena colore del miele.
630 miglia che sono scivolate via come un bicchiere di un buon vino leggero. A guardare il bicchiere mezzo vuoto si può pensare che la bilancia della vita ci riserverà un meltemi più aggressivo del solito ma perché mai guardare un bicchiere mezzo vuoto?
il nuovo acquisto
Abbiamo dato un senso all'acquisto del tangone, utilizzando molto il gennaker a guisa di spinnaker, riprendendo velocemente i gesti automatici della vita di barca, quasi dimenticati. Tra le cose belle della mia nuova vita c'è quell'affogare nell'azzurro del gennaker quando lo ammaino, così, senza calza, semplicemente abbracciandolo e tirandolo giù. Ma non so se sono io che abbraccio lui o lui che abbraccia me, mentre Giovanni in pozzetto molla la drizza e mi chiede se sono ancora a bordo quando sparisco nell'azzurro. 
Abbiamo a bordo anche una catena dell'ancora nuova - la vecchia era più ruggine che ferro - a cui non abbiamo ancora messo i segnametri colorati sempre all'insegna del "poi vediamo". Avremmo anche un nuovo radiocomando con contametri elettronico (serviva? no, ma se rimandi la partenza in qualche modo ti devi consolare…) ma per farlo funzionare dobbiamo sostituire il piccolo magnete sul verricello che è ossidato. È sufficiente la calamita di uno di quei pupazzetti che si mettono sul frigorifero, sarà un lavoro dei prossimi giorni, con calma…. "poi vediamo".

Sul ponte sventola bandiera greca
Siamo arrivati stamattina ad Argostoli, il porto sulla costa Ovest di Cefalonia e domani si riparte. Andremo veloci perché il nuovo da scoprire in questa Grecia che ormai abbiamo visto in lungo e in largo è a circa 400 miglia da qui, dall'altra parte dell'Egeo, in quel punto di mare cattivo dove il bastardo strilla come nemmeno Grillo in piazza e vorremmo arrivarci mentre è ancora in fase di allenamento.
Prossima tappa?.... "Poi vediamo"

25 commenti:

  1. Risposte
    1. Buon vento a voi, Manu. Fai partire il ragazzo se no ti tocca nuotare all'indietro ;-)

      Elimina
  2. Bello il titolo del post, mi ricorda tanto qualcosa :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahhahaha vero, Lulù! E entrambi stiamo facendo rivoltare qualcuno nella tomba ;-)

      Elimina
  3. C’è un momento nella vita di ciascuno dove il punto esclamativo che ci fa da ago della bussola diventa interrogativo, veniamo presi in contropiede e siamo costretti ad aprire la carta nautica della nostra esistenza e seguire le rotte già tracciate, indagare le ragioni che, ad ogni salto di vento, ci spingono a prendere quella e non un'altra direzione.
    Ognuno segue la sua rotta, immaginando il suo navigare, cercando rade nascoste, gli attimi rimasti; anche se a volte certe storie vanno storte, sono solo onde dietro onde, il mare resta uguale e allo stesso tempo sempre diverso.
    Cerchiamo la terra di utopia, dove le cose vanno come dovrebbero andare, un mondo a forma di noi. Forse si viaggia per viaggiare, spesso barattando il viaggio con la meta, come se ogni secondo fosse l'ultimo; raggiungere il tempo per fissarlo almeno un attimo negli occhi, per capire cos'è questa cosa che abbiamo creato e che a un certo punto ci sfugge di mano, ci rende schiavi e ci uccide, e siamo fortunati se riusciamo a scorgerne appena la coda, anche se più ti avvicini più si allontana.
    “Possiamo approdare ovunque, ma non riusciremo mai a sbarcare da noi stessi.”

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capitano, che belle parole. Non ti nascondo che scrivo questo blog soprattutto per leggere commenti come il tuo che sono perle come questa. Buon vento a te e benvenuto su queste pagine :-)

      Elimina
    2. Meravigliosa sintesi esistenziale. Alla prima lettura ho avvertito subito la profonda incisione che il tuo pensiero mi ha prodotto nell'animo. Ho poi riletto, più e più volte e ho goduto di ogni singola emozione provocata. Grazie a te, Stefano! ...e grazie anche a Francesca!

      Elimina
  4. Brava, come sempre.
    Ma il libro... è uscito?
    Attendo sempre istruzioni per il baratto (pardon, cambio merce).
    Baci buon vento
    A.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il libro dovrebbe uscire da qui a un mesetto, incrociando le dita. :-) Lo scambio dovrà avvenire necessariamente in stagione invernale e in località diversa da quella che come prefisso telefonico lo 02 ;-)

      Elimina
    2. Per me non ci sono problemi, dallo 010 in giù ogni posto è buono....:)
      Baci editoriali.
      A

      Elimina
  5. E' sempre un piacere leggere i tuoi racconti

    RispondiElimina
  6. L'inverno così passato è un allungamento della "parte di mare" della tua vita :) ecco spiegato il tuo nuovo "equilibrio" trovato in posti a dimensione più umana, per luoghi e persone, di quelli che hai "dovuto" frequentare nella vita lavorativa.
    Un equilibrio che con il tempo ti auguro di perfezionare sempre di più :)
    B.V.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bello ritrovarti, Fernando. E' ora di mare pure per te? Vabbé che il mare tu lo hai davanti agli occhi tutti i giorni.... ;-)

      Elimina
  7. Finchè ci sarà una partenza ci sarà un viaggio, che il vostro vi porti dove volete arrivare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Francesco, è un augurio bellissimo che faccio anche a te. :-)

      Elimina
  8. Partenza alla grande ! Complimenti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ben ritrovato, Roberto! Grazie a te! E buoni viaggi :-)

      Elimina
  9. avete lasciato una scia di sogni ..lunga un' estate :-) la inseguiremo ! (we wish we could) ;-) BV.

    RispondiElimina
  10. Grazie Giancarlo! :-) Che bel mestiere l'apripista dei sogni :-)
    Buon vento a te, dove navigherai?

    RispondiElimina
  11. Quando ripassate il prossimo anno , per favore mandatemi una e-mail . vorrei stringerti la mano .
    per dirti grazie le parole non bastano.
    BV
    Sergio setorc@libero.it

    RispondiElimina