L'anno scorso sfiorammo appena Syros mentre, in avaria di motore con un'improbabile rotta Nord in calma totale di vento, navigavamo verso Lavrion alla ricerca di Manolis, mago della meccanica e psicologo delle barche.
Allora eravamo solo concentrati a percepire sulla pelle la più lieve bava di vento, per coglierla al volo e sfruttarne l'abbrivio in una settimana in cui punte di velocità di 2 nodi ci sembrò quasi un miracolo. Facemmo sosta in una piccola baia, ancorando a vela, più per disperazione da astinenza di vento che per reale bisogno di fermarci. E, al primo refolo, partimmo nella notte per guadagnare miglia.
Ermoupoli: Ortodossa, Cattolica e Portuale |
Syros restava quindi una meta abortita, la città di Ermoupoli ci chiamava a sé ma era in quel momento irraggiungibile a causa delle priorità della barca di giungere rapidamente nelle amorevoli braccia di Manolis.
Quest'isola era così per noi, gente dai programmi labili e dalle rotte indecise, un punto rosso sulla cartina dal quale volevamo assolutamente passare.
La nostra sirena si chiama Ermoupoli, la metropoli isolana. Immaginavamo il suo fascino, tipico da città portuale, i suoi odori, i suoi rumori, il suo sovrabbondare sul mare. Tutte cose respingenti per il turista affamato di mare, seduttive invece per noi che da un mese non vediamo città.
bambine a Finikas |
Ma facciamo prima una sosta a Finikas sul lato sud ovest dell'isola, anticipata da una giornata nella bella baia di Komito. Il piccolo marina di Finikas, all'interno di una grande baia aperta a sud ovest, è sicuramente l'ormeggio più tranquillo di Syros. Un molo frangiflutti al cui esterno ci ormeggiamo che protegge un piccolo porticciolo per le barche locali e quelle dei pescatori. Uno dei tanti "quiet place" di questo angolo di mondo, con nulla di particolare se non l'eccezionalità della sua normalità.
Veduta da Ano Syros sull'isola di Didimi |
Andando verso Ermoupoli il giorno dopo, il vento si intensifica, facciamo un po' di bordi di bolina stretta fino all'isolotto di Didimi a est dell'imboccatura del golfo di Ermoupoli. È qui che dobbiamo necessariamente piegare verso Est e offrire il fianco al canale aperto e all'onda sollevata da vento forte. Ci va? Sento già sulla pelle gli schizzi d'acqua fredda e salata. No, non ci va. Lo spettro di una città davanti ai nostri giorni, la pigrizia e la voglia ancora di natura ci fanno decidere all'ultimo momento di rimandare a domani il nostro incontro con la civiltà e di mettere in mezzo una notte di brandeggio in rada davanti a questo scoglio selvaggio di Didimi.
Veduta di Ermoupoli con la chiesa ortodossa di Ag. Nicholaos |
È una sensazione che mi accompagna sempre quando mi avvicino a un porto: punto i piedini a terra come un bambino davanti al portone della scuola, tiro forte la mano e spingo dalla parte opposta. Vince questa parte bambina di noi e, come sempre, il tuffo nell'acqua cristallina è un regalo inaspettato, quasi una caramella preparatoria alla scesa a terra.
Vedo nella notte le grandi navi passare davanti Didimi, risalirla per compiere poi una manovra decisa che le farà passare da onda di prua a onda al giardinetto. È ogni volta uno spettacolo immenso. Essere ad un passo dal tutto ma nel bel mezzo del nulla: il mio sogno della vita.
Di mattina presto, da bravi codardi, nell'ora di siesta del Meltemi, dirigiamo a motore verso la nostra meta.
Ormeggiamo alla banchina comunale di Ermoupoli e restiamo incantati dall'immensità della cittadina come fossimo davanti a Gulliver. Incantati e spaventati insieme. Tutto è così grande, così ampio, così bianco da accecarci. Il tempo di fissare gli ormeggi al meglio in quella che - si capisce subito - sarà una sosta scomoda e sportiva grazie alla risacca generata dai traghetti e veniamo letteralmente fagocitati da questa città che è una fusione perfetta di presenza greco-ortodossa e cattolica, ognuna con i suoi spazi, in un'alchimia unica. Ci addentriamo alle spalle del lungomare e gli occhi si riempiono del marmo bianco delle piazze e delle strade, dell'austerità dei palazzi neoclassici disposti a anfiteatro.
La banchina comunale di Ermoupoli |
Al Teatro Apollo |
10 minuti dopo essere scesi dal nostro mondo fatto di barca e mare, ci troviamo quasi per caso in una miniatura della Scala, Il Teatro Apollo. Non si può entrare in sala, c'è un'audizione, ma possiamo assistervi dai palchi in galleria. Fa impressione: trovarsi repentinamente immersi in un momento e in un contesto tanto lontano dal nostro quotidiano.
C'è arte e c'è lavoro, c'è tensione e metodo, c'è preparazione e emozione, c'è paura di sbagliare. Vista così, non è poi davvero lontano dal nostro quotidiano. Non riconosco l'Opera, cantata in italiano da stranieri. Lui fa parte dello staff e fa da spalla nel pezzo di copione, lei è la provinata. Mi sembra bravissima, eppure alla fine il regista americano le fa un lungo discorso di cui mi arrivano pochi frammenti ma si capisce che il responso è molto simile a un "le faremo sapere".
I posti riservati agli uomini nella Chiesa di Agios Nicholaos |
Ci immergiamo in mezz'ora di musica e se qualcuno ci guardasse credo che sembreremmo degli assetati, ma quel che mi colpisce di più sono gli aspetti emotivi legati al lavoro: l'emozione di lei che fa il provino, la diplomazia della bocciatura, la grazia nel coglierla, il colloquio gentile, il saluto informale da colleghi del settore. Pezzi di vita di altri da guardare dal buco della serratura, anzi no, da un palco pieno di velluto. Confronto, competizione, sfida, speranza e delusione mi sfiorano velocemente, mi attraversano e si allontanano lasciandomi un piccolo momento di malinconia.
Il Palazzo Municipale di Ermoupili |
Il Palazzo Municipale di Ermoupoli è in parte monumento e in parte ufficio. La convivenza tra le due cose è meravigliosa. Percepisco il rispetto dei lavoratori per quel luogo, ma allo stesso tempo mi compiaccio della generosità del palazzo nei confronti dei lavoratori. Nel bellissimo chiostro c'è una piccola area adibita a bar, non è sovraffollata come ricordo essere il bar delle Ferrovie dello Stato in una villa romana bellissima violentata dalla nullafacenza di qualche migliaio di persone.
Chi lavora qui ama il suo lavoro, si sente. Oppure semplicemente non si pone il problema di amarlo o odiarlo. Fa semplicemente parte di sé e in qualche modo se ne è genuinamente orgogliosi.
L'area del porto dei cantieri navali |
Prendiamo un taxi e andiamo al quartiere medioevale di Ano Syros: vicoli bianchi, silenziosi e dormienti dominati dal duomo di San Giorgio, ragione della nostra visita. Un cartello informa però che il Duomo è chiuso per lavori per un periodo di due anni. Non c'è data di inizio, non si rischia quindi di essere criticati se i lavori si protraggono oltre al dovuto. Mentre salivo in taxi pensavo ai 4 euro ben spesi, la salita è lunga e a tornanti, in alternativa ripide scalette accorciano le distanze e aumentano le fatiche. Dopo aver visto il cartello e letto lo sconforto sulla faccia di un gruppo di ragazzi inglesi giunti a piedi, do ancora più valore alla spesa per il mezzo di trasporto.
Grande nave al porto di Ermoupoli |
Per inciso, il tassametro dei taxi in Grecia parte da 1 euro e a fine corsa se segna 4,50, non solo non diventa 6,80 per il bagaglio, l'ora di siesta, la tassa comunale o che so io, ma il tassista arrotonda per difetto e non per eccesso.
Scendendo a piedi, pieghiamo verso il porto industriale, nella zona dei cantieri navali e ci tuffiamo nei colori e materiali di un tipico grande porto commerciale: legni consumati dal mare, vernici mangiate dalla salsedine e dagli anni, ferro, ruggine e tutto intorno la sensazione di petrolio, sporcizia che non è immondizia ma avanzi di lavorazione.
Ai Cantieri Navali |
Mentre cammino sul lungomare per tornare alla barca, penso a Ermoupoli fondata dai profughi di Psarà e Chios ai tempi della guerra d'indipendenza, una cittadina storicamente cattolica che accolse gli esuli greco-ortodossi e che rapidamente crebbe e si sviluppò fino a diventare il più importante porto commerciale dell'intera Grecia. Respiro queste diverse anime di Syros: quella greco-ortodossa, quella cattolica, quella industriale. Ne manca una sola, quella turistica perché è questo ciò che differenzia quest'isola da tutte le altre Cicladi: l'assoluta autonomia dal turismo.
Che brava Francesca! La tua capacità di farmi sentire lì con voi, nelle tue descrizioni, mi affascina sempre più. Adesso aspetto con ansia l'uscita del tuo libro! :-)
RispondiEliminate l'avevo detto che vi sarebbe piaciuta!!!!! per inciso, io sono salita a piedi....
RispondiEliminabello bello bello e ancora bello
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