P'acá y p'allá all'ancora nella baia ovest di Zoodokos (Alkionides) |
La segnalazione mi arriva da Enrico: "Visto che sei lì, infilati nel golfo di
Domvraina, dalle parti di Ormos Vathi, piccoli borghi, psarotaverne da
urlo". E perché no?
mettiamo un altro giorno qui, prima di passare il canale di Corinto così aspettiamo Max con cui stiamo
facendo la staffetta dallo Ionio.
Approfondiamo, visto che l'area non ci è conosciuta. Fino all'Egeo siamo sprovvisti del
"vero" portolano, quello di Capitan Elias edito della Eagle Ray: non
abbiamo mai comprato quello delle Ionie perché
amministrando la spesa a un volume per anno, quando era tempo di quel 4
volume, le conoscevamo già nei
dettagli da consentirci questa taccagneria. Il 777 di Raffaello e Mario ho dimenticato di comprarlo per tempo. Resta l'Heikell a bordo, con cui non ho mai avuto un
ottimo rapporto.
Il borgo di Agios Ioannou nel golfo di Domvraina |
"Vediamo se c'è
stato", mi dico. E concludo che c'è
stato perché la
descrizione sembra precisa:
individuo il borgo di Ag. Ioannou come la mia meta dopo aver letto di "due ancoraggi possibili nel braccio NW
su fondo di sabbia 5-10 metri, o in quello NE 6-10 metri".
Chissà dove è stato.... a 10 metri da riva il
fondale è ancora di 20
metri, il golfetto non ha propriamente quelle che si possono definire due
braccia, una devono avergliela amputata. È invece un profondo fiordo in cui dare fondo
all'ancora è una strana
ambizione. Facciamo per girare la prua, quando vediamo un uomo uscire di corsa
dalla sua casa e indicarci un gavitello
fatto di due taniche, facendoci segno che possiamo usarlo
tranquillamente. E siamo nel mondo delle fiabe. Poco dopo di noi, arriva una
bella barca in legno che dopo un po' di ripensamenti va a prendere l'altro
gavitello più vicino alla
riva.
Il vento è una
brezza gentile, il cielo di quei colori da acquerello di Turner tipico delle
giornate instabili, fa fresco, l'estate sembra lontana.
Alla taverna Psaropoula |
Scendiamo a terra e facciamo il giro della casetta alla ricerca
dell'insegna che ci confermi che si tratta di una taverna.
È ben nascosto e
assolutamente non rivolto al mare, quel cartello "Taverna Psaropoula"
, ma i 10 tavolini sotto il pergolato erano già il chiaro segno che non si trattava di
una unità residenziale in
cui vive una famiglia a cui piace mangiare su tanti tavoli separati.
"Certo che siamo aperti per cena, quando volete, siamo
qui" e ci fa vedere il menù semplice,
corredato da fotografie. Calamari, gamberi, sardine, polpi, sgombri affumicati.
Di pesce bianco oggi niente, mi dice il gestore indicando il largo e scuotendo
la testa. È lui, quello che
ci aveva offerto il gavitello e ora si spiega tutto, secondo l'antica regola
greca del "falli stare a loro agio e poi offrigli i tuoi servigi",
quella ricetta di economia per cui, crisi o non crisi, almeno per mare, i Greci
hanno già vinto.
Il fiordo di Ag. Ioannou |
Scendono a terra anche gli austriaci del ketch di legno, da
terra arriva un'intera famiglia greca colorata e allegramente rumorosa che sale
su un barchino decisamente troppo piccolo per la quantità di persone e prende il largo per un bagno al
tramonto dopo una giornata di lavoro e studi.
Mi siedo sulla panchina e guardo l'orizzonte chiuso dalle pareti
del fiordo, salgo dieci metri sulla roccia e il guardo si apre fino a mostrare
un nuovo orizzonte chiuso, quello di Domvraina. Dietro di esso c'è ne è un altro, un poco più
ampio, quello del Golfo di Corinto.
Il mare è lago,
dentro un lago, dentro un lago.
Un gioco di matrioske che rimbalza le luci, le ombre, i suoni e
i colori. Un incastro unico e suggestivo dove il perdersi tra le terre esalta
la sensazione di essere per mare.
Si fa sera e andiamo a cena. Noi, gli austriaci accanto e la
famiglia greca tornata dalla gita.
Respiro l'aria familiare di tanti posti già visti, registrando l'unicum di
questo singolo borgo. Con la stranezza data dalla meteo di confondere l'inizio
stagione con il fine stagione, con la differenza che stavolta il giorno non
finisce mai e quelle luci basse e quei colori rallentano e ritardano il loro
spegnersi, quasi volessero fermarsi a cena anche loro.
Lo stretto tra Zoodokos e Daskalio (Alkionides) praticabile solo da nord |
Il gestore è contento,
mi indica i corpi morti e capisco che li ha messi da poco. Dice che domattina
ne mette altri due. Io credo che debba tutto a Heikell, quest'uomo. Lo immagino
aver visto ogni giorno barche arrivare fin quasi la riva con occhio speranzoso
all'ecoscandaglio, naviganti fiduciosi alla ricerca di quel fondale di 5 metri su sabbia che lì
non c'è mai stato.
Poi li vede delusi voltare la prua altrove e allora guarda sua moglie e dice
"Ma se gli mettiamo un paio di corpi morti? Vuoi vedere che si fermano? In
fondo, che ci vuole? Domani ci mando Spiros dopo la scuola".
Non so se qui è accaduto
così, magari questi corpi
morti sono qui da decenni e io ho immaginato male (non chiedetelo ad Heikell,
comunque) ma sono convinta che sia questo lo spirito commerciale dei Greci.
Laddove tu ti fermi, loro ti costruiscono accoglienza intorno. Un eucalipto, un
tavolino, 4 sedie e una tovaglia di carta. E visto che dove si mangia in 5 si
mangia anche in 10, basta abbondare con le dosi e la cena familiare diventa una
taverna.
Il monastero abbandonato a Nisos Zoodokos |
Il giorno dopo usciamo dal terzo girone del lago e poi dal
secondo ma sempre nel lago restiamo.
Siamo alle isole Alkionides, ancoraggio classico per chi si
predispone a passare il canale di Corinto arrivando da Ovest. Sono 3 piccole
isolette messe a triangolo tra loro, ci ancoriamo proprio sotto il monastero
abbandonato di Zoodokos oggi occupato da una famiglia di gabbiani piuttosto
rumorosa e determinata a non mollare l'alloggio. Siamo davanti alla spiaggia
con un piccolo convento, anch'esso abbandonato. Dietro la cappella del
convento, due tombe, probabilmente degli ultimi monaci che sono stati lì. Ora il sito è in ristrutturazione: betoniere,
sacchi di cemento, tubi innocenti poggiati lì,
ma potrebbero essere lì da
decenni.
Un piccolo convento sulla spiaggia di Zoodokos |
Siamo soli, finché non
ci raggiunge l'austriaco sul suo legno e un bellissimo sweden yacht 45 battente
bandiera del principato di Monaco. C'è
una quiete assoluta, preambolo coerente di ciò che troveremo domani nel canale di Corinto:
nessuna attesa e solo 3 barche. Sembra che abbiamo davanti una Grecia ancor più tranquilla del solito. Non ci
dispiace, d'altra parte in fondo in fondo al cuore, vorremmo che fosse solo
nostra.
Che spettacolo e che bella la Grecia. Mi ricorda il mio andar per mare da bambino, quando entravi e sostavi in ogni un porto o cala gratuitamente, e la gente che incontravi conosceva l'arte del marinaio.
RispondiEliminaLa Grecia è prima di tutto semplicità, poi accoglienza. Poi è bella, ma questo viene al terzo posto per chi naviga :-)
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