A parte una taverna per i gitanti giornalieri, l’unica
costruzione di Kato Koufonisi è la panaghia (vale a dire una chiesetta) sul molo di Dethis bay.
Ma alla faccia di chi dice che la Grecia è oltre il collasso e che nulla
funziona, persino questa singola anima che sospetto essere l’unico abitante stanziale
dell’isola, ha evidentemente il sacrosanto diritto di ricevere il suo pacco
celere senza necessariamente doverselo andare a prendere da qualche parte. La
curiosità è notevole. Cosa avrà ordinato il pope solitario? Abiti talari? Kit
usa e getta per l’estrema unzione delle capre?
Ma no, mi piace pensare che il
nostro religioso abbia ordinato bulbi di tulipani dall’Olanda desiderando
lanciarsi nell’impresa impossibile di far diventare fiorita questa terra brulla
e violentata dal vento. Ma la domanda più importante è: come avrà fatto il
signore della SDA (o DHL o che so io) a lasciare quel pacco senza che il
destinatario, chiaramente irreperibile al momento in cui è arrivato, gli abbia
debitamente firmato la bolla di consegna? Son cose per noi difficilmente
immaginabili…
D’altra parte, immaginate il povero Pope che magari nel frattempo
era andato a procacciarsi il cibo con le pinne, il fucile e gli occhiali,
tornare e trovare appiccicato sul moletto il post it arancione della mancata
consegna. Roba da fargli scatenare l’inferno… No, meglio così, meglio lasciare
il pacco incustodito sul molo. Tanto, a parte noi, nessuno avrebbe potuto
impadronirsene. E io di abiti talari o di bulbi di tulipani non saprei davvero
che farmene. Oddio, magari di kit per l’estrema unzione delle capre, sì, ma non
vale la pena irritare il pio uomo.
Nell’antichità il mare compreso tra Keros, e
le due Koufonisi (Kato e Pano) era noto con il nome di “Koufous Limin” ovvero
“Porto Sordo”. Immagino subito che la responsabilità sia dell’amico Meltemi che
strilla come un pazzo tra queste isole e che rischia di farti diventare sordo.
Invece pare sia per il motivo contrario: ovvero qui, sottovento tutto dovrebbe
essere quieto, talmente quieto da non udire alcun suono. Quindi, qui le cose
sono due: o gli storici ci raccontano un sacco di fregnacce o il Meltemi
invecchiando si è decisamente incarognito. Propendo per la seconda ipotesi.
Kato Koufonisi è un ritorno per noi. L’anno scorso ci siamo arrivati
nella seconda metà di settembre. Qui abbiamo rivisto le nuvole dopo parecchi
mesi e abbiamo apprezzato i colori della terra, gialla ocra, quasi oro che, con
la luce bassa e il cielo terso delle giornate settembrine, erano sicuramente al
loro meglio. Oggi notiamo i colori dell’acqua, grazie al sole che ha
un’escursione più alta e al cielo limpido che si riflette.
Per il resto, Kato Koufonisi è identica: scenario splendido, pochissime barche,
Meltemi in una delle sue giornate da "oggi mi arrabbio davvero" che ci obbliga a una sosta in rada
di 48 ore.
C’è di peggio nella vita, c'è anche chi il 1 agosto è in una metropolitana fumante diretto in un ufficio - stra-condizionato ma sempre ufficio - e chiedendosi se riuscirà a far uscire la campagna pubblicitaria in tempo per prendere l'aereo per i suoi meritatissimi 15 giorni di vacanza. Lo so, devo dirlo ogni tanto, se no sembra che ho dimenticato come si vive fuori dall'acqua. Glielo dico anche al Meltemi, a volte. Gli dico "Non me la prendo, guarda. Strilla quanto ti pare, sempre meglio imprigionati qui, che in mezzo al traffico di Roma".
Lui non capisce se scherzo o faccio sul serio e di solito, nel dubbio, si mette a soffiare di più. Ma è vero: a Kato Koufonisi puoi sentirti
imprigionato senza che questo sia un peso. Il bello di questo pezzo di mare è
che è un punto privilegiato di avvistamento di isole, da Folegandros a Ios, da
Dhenoussa ad Amorgos, da Naxos a Mikonos. E in mezzo, immancabili, creste
bianche di onde basse e arrabbiate.
Mi piace pensare che che il pope solitario abbia ordinato e ricevuto un generatore eolico. Il luogo e la condizione lo giustificherebbero.
RispondiEliminaSilverio
Ce l'aveva già l'eolico, Silverio. Speriamo non fosse una playstation....
RispondiElimina