“Uno small interfering RNA, comunemente
conosciuto come siRNA, è una
molecola di RNA lunga tra i 20 ed i 25
nucleotidi in grado di
svolgere numerosi ruoli biologici...”. Ecco, se digiti Sirna su Google, ti
ritrovi immerso in teorie scientifiche sul comportamento delle molecole che non era proprio nelle
tue intenzioni approfondire. Dell’isola dell’Egeo, non vi è traccia. Neanche
Wikipedia è in grado di raccontarti qualcosa di Sirna (o Syrna), la cita come
una delle isole del Dodecaneso ma il link è disattivato e se ci clicchi su, appare un
perentorio “pagina inesistente”. Situata a 20 miglia a Sud Est di Astipalea,
Sirna sembrerebbe essere l’isola che non c’è. Troppo piccola per aver diritto
ad una carta a sé, troppo distante per essere inclusa nella carta di Astipalea.
L’isola più vicina ha una rotta cui il ritorno con prua a Nord Ovest, un faccia
a faccia col vento dominante, scoraggia decisamente dalla visita. Per tutti questi
motivi decidiamo che vale la pena di andarci. Li vale tutti, quei gradi persi
verso Sud, Sirna. Per noi che abbiamo in mente di arrivare a Chios, decidere di
scendere queste altre 20 miglia con rotta sud est non è una decisione leggera.
Soprattutto col meltemi che ci dice molto chiaramente che quest’anno farà i doppi turni, occupazione del suolo pubblico coatta e non ci pensa
nemmeno ad andare in letargo a fine mese.
Ma Sirna non si può saltare: remota, isolata, disabitata, splendida. Un grande fiordo a sud dell’isola offre 3 ancoraggi ben protetti. Sono piccole insenature, strette e dall’acqua profonda. Metti un paio di cime a terra e sei nel regno del silenzio assoluto, fatto salvo il meltemi, ovviamente. In ognuna di queste cale c’è posto per una barca soltanto che, quando è saldamente ancorata e assicurata a poppa, occupa come un tassello mancante del puzzle, il centro della baietta. Un ancoraggio necessariamente solitario. A meno che il secondo giorno in cui sei lì non arrivi lo strano equipaggio di Boheme che decide di snobbare gli altri due ancoraggi e di passare la giornata a tentare manovre per affiancarsi il più possibile a te. Un anziano signore greco, con evidente perizia marinara carente anche se sopra la sufficienza, ha addirittura puntato lo stesso scoglio nostro per la cima di poppa. A bordo con lui una donna che sembra un ragazzo che sembra un pesce. Nell’evoluzione della specie non è ben chiaro dove collocarla. Pur di affiancarsi a noi, lo strano essere viene catapultato in mare una dozzina di volte con cima di poppa e nuota con una velocità da Olimpiade per fissare la cima sullo scoglio, poi tornare a bordo, poi tornare in acqua per toglierla e ritentare l’ormeggio. Li guardiamo orripilati, tentiamo di suggerire loro un altro ancoraggio nel fiordo ma alla fine desistiamo. Si vede che soffrono la solitudine, non è gente che ha fatto 20 miglia con forza 7 per restare isolata. A parte chiederci di mettere i parabordi, per sicurezza, non comunicano un granché, però. Lei non sembra dotata dell’uso della parola ma la sua velocità natatoria e la sua resistenza in acqua fredda incute un timore reverenziale. Questa il meltemi lo prende a cazzotti, mi sa.
Ma Sirna non si può saltare: remota, isolata, disabitata, splendida. Un grande fiordo a sud dell’isola offre 3 ancoraggi ben protetti. Sono piccole insenature, strette e dall’acqua profonda. Metti un paio di cime a terra e sei nel regno del silenzio assoluto, fatto salvo il meltemi, ovviamente. In ognuna di queste cale c’è posto per una barca soltanto che, quando è saldamente ancorata e assicurata a poppa, occupa come un tassello mancante del puzzle, il centro della baietta. Un ancoraggio necessariamente solitario. A meno che il secondo giorno in cui sei lì non arrivi lo strano equipaggio di Boheme che decide di snobbare gli altri due ancoraggi e di passare la giornata a tentare manovre per affiancarsi il più possibile a te. Un anziano signore greco, con evidente perizia marinara carente anche se sopra la sufficienza, ha addirittura puntato lo stesso scoglio nostro per la cima di poppa. A bordo con lui una donna che sembra un ragazzo che sembra un pesce. Nell’evoluzione della specie non è ben chiaro dove collocarla. Pur di affiancarsi a noi, lo strano essere viene catapultato in mare una dozzina di volte con cima di poppa e nuota con una velocità da Olimpiade per fissare la cima sullo scoglio, poi tornare a bordo, poi tornare in acqua per toglierla e ritentare l’ormeggio. Li guardiamo orripilati, tentiamo di suggerire loro un altro ancoraggio nel fiordo ma alla fine desistiamo. Si vede che soffrono la solitudine, non è gente che ha fatto 20 miglia con forza 7 per restare isolata. A parte chiederci di mettere i parabordi, per sicurezza, non comunicano un granché, però. Lei non sembra dotata dell’uso della parola ma la sua velocità natatoria e la sua resistenza in acqua fredda incute un timore reverenziale. Questa il meltemi lo prende a cazzotti, mi sa.
Prima dell’arrivo dei nostri nuovi fedeli amici, abbiamo modo
di apprezzare questo angolo di mondo di cui nessuno parla. Sirna è roccia
brulla e macchia bassa. L’acqua è di un blu che hai dimenticato, limpida come
solo acque solcate di rado possono essere. Guardando con la maschera, scopri
che il fondo è disseminato di residui bellici, bombe e proiettili di forma
cilindrica che ti auguri siano tutti esplosi. Adesso, cosa diavolo ci sarà mai
stato da bombardare qui a Sirna? Visto che i testi disponibili al momento non aiutano,
posso solo immaginare che venisse usata per esercitazioni militari oppure che
qualche flotta italiana o turca fosse riparata e nascosta qui nei momenti
cruciali del conflitto, di quale conflitto si trattasse non so. Sulla punta della baia,
adagiato sul fondale, il relitto quasi integro di una nave di 30 o 40 metri. La
curiosità sul suo naufragio è destinata a restare irrisolta, almeno per ora. A
Sirna, va da sé, niente internet, niente campo telefonico. Il mondo deve necessariamente
fare a meno di te. Si consiglia di ripartire, ovviamente, prima di potersi
rendere conto che la cosa è facilmente fattibile.
Fino lì per incontrare la sorella di Cola Pesce.
RispondiEliminaAh Signora mia il mondo è piccolo.
Sogno a leggervi, gia vi immagino a Levita!
RispondiEliminaA levitha siamo stati l'anno scorso. Splendida, che nostalgia... Quest'anno la saltiamo, tagliamo la diagonale da Chios a Milos (mikonos, delos, paros, sifnos). Di remoto ci sarà ancora poco dopo Psara dove siamo ora. Ma la stagione avanza e anche le isole più conosciute si spopolano.
RispondiEliminaBè se passate da delos, Rinia merita! Ci abitano solo due pastori, i quali tra l'altro non di parlano (come hai notato ad Arpia questi eremiti non sono molto compagnoni!) quindi la pace è assicurata! Buon vento!
RispondiEliminaFilippo
http://www.wertheimer.info/family/GRAMPS/Haapalah/plc/8/a/bb4b8e7bba35bf904a8.html
EliminaPotrebbe essere questa. Affondata per il cattivo tempo,1946.
S.
Aggiorna il blog...
RispondiEliminahttp://www.palyam.org/English/Hahapala/Teur_haflagot/Rafiah_en
Thaanks great blog
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