giovedì 5 settembre 2013

Leros. L'isola a cui chiedere perdono.

I mulini di Pandeli
La dolce Leros. Sempre trascurata nei nostri viaggi. Punto di sosta veloce nella risalita del Dodecaneso, nulla di più. 
Antonio son 3 anni che ci aspetta e quest'anno andiamo soprattutto per incontrare lui. E per vedere il marina di Lakki che sembra essere la soluzione migliore  in termini qualità/prezzo per chi tiene la barca in Egeo, o almeno da questa parte dell'Egeo.
Ma prima di tutto, Leros è Arcanghelos. La tranquilla e protetta baia di Arcanghelos quest'anno diventa una sorta di "Via" del Monopoli per noi. Qui ci siamo fermati due giorni prima di andare a Lipsi, qui torniamo prima di andare a Lakki e qui faremo di nuovo sosta dopo Lakki e prima di mettere la prua verso Ovest. Quel momento in cui la rotta piega inesorabilmente verso il ritorno, davanti a noi, seppure parecchio lontana, la strada del ritorno a casa. Questo è uno dei tanti porti naturali greci, una sorta di mare interno tra Leros e la vicinissima isola di Archangelos. Un dedalo di acqua e terra, qualche fish farm, un cantiere per il rimessaggio delle barche e l'isola con la grande baia di acqua turchese dove noi quasi piantiamo radici.
Archangelos in notturna
Siamo felici di vedere che ha aperto la taverna. Negli ultimi 2 anni, abbiamo assistito alla sua costruzione, abbiamo visto i proprietari portare su pietra su pietra per costruire l'edificio, li abbiamo visti preparare i campi intorno, mettere calce tra pietra e pietra. Dall'alba al tramonto senza sosta. E poi andar giù al moletto e passare la notte sulla loro piccola barca in attesa di un nuovo giorno e di nuove pietre per costruire il loro sogno. 2 anni fa, non c'era quasi nulla, lo scorso anno era quasi finita, ora è attiva. Finalmente il sogno si è realizzato. Si vede che cercano di essere indipendenti dalla terraferma. Loro, unica presenza umana su quest'isoletta di qualche km2, stanno coltivando un orto tutto intorno alla taverna per poter avere tutto lì, a portata di mano, incredibilmente fresco. Per il pesce, che dire, è il loro mestiere. Si esce con la barca e si pesca.
La taverna di Archangelos e la barca d'appoggio
Il loro target siamo noi: le poche barche in rada per una notte. Il 50% diventa cliente. La prima sera in cui ci fermiamo lì, si contano 8 barche e ritroviamo i compagni di baia alla taverna insieme a noi. L'ultima sera, la stagione sembra già finita, ci siamo solo noi, fa fresco per prendere il tender e scendere a terra. La taverna ha solo una lucina accesa, come un gentile richiamo. Sappiamo che se decideremo di andare, troveremo l'accoglienza calorosa e entusiasta di chi ha appena cominciato un'attività e vuol fare del suo meglio.
Restiamo in barca ma quella lucina accesa e i pochi movimenti sulla terrazza ci tengono compagnia.
Il cantiere di Evros Marina a Lakki
Il marina di Lakki, nel grande golfo chiuso a Ovest dell'isola, è quello dove per anni hanno tenuto la barca i nostri amici Aldo e Gioia ed è effettivamente un ottima location per la sosta invernale. Un bel marina, con tutti i servizi, persone gentili, uno shipchandler ben fornito. A pochi passi da lì la cittadina di Lakki dal sapore esageratamente italiano di quel periodo che a nessuno fa piacere ricordare, nemmeno a quelli come noi che non erano neanche nati. Lakki, con il nome poco fantasioso di Portolago, fu infatti fondata dagli italiani di Mussolini nel periodo dell'occupazione e la baia trasformata in una  base navale. I grandi edifici, allineati lungo gli ampi viali del lungomare, sono stati per lungo tempo adibiti ad ospedali psichiatrici e questo conferisce al luogo un aspetto lievemente sinistro. Lakki è oggi diversa da tutto ciò cui siamo abituati, è un punto di passaggio, non di sosta. I turisti che scelgono quest'isola arrivano qui con il traghetto e poi raggiungono le più caratteristiche località di Pandeli o Agia Marina sulla costa est.
Travel lift a Evros Marina
A Lakki ci incontriamo finalmente con Antonio che sta tirando in secca la sua bellissima "Lunatica". Antonio da tanti anni vive qui per 10 mesi l'anno. Ha una casa sulla strada per il Castello con una terrazza incorniciata da belle pulene. Ci invita a pranzo e con lui ci sono Luigi, Nicla e Gianni. Mi accorgo che è la prima volta che entro in una casa da quando sono partita. Ed è il modo migliore di essere accolti. Senza preparazione, si mangia quel che è in frigo. Mentre preparo con Nicla un'insalata e una macedonia penso a quanto sia vero che non serve essere a casa propria per sentirsi a casa. Penso che se hai amici, la casa è ovunque. 
Sulla strada per il museo della guerra.
Un giorno bello, pieno di sole, della tranquillità dello stare seduti insieme a persone conosciute in quel momento che è come conoscere da anni. Parlare di mare, di vela con chi sul mare e a vela ci va da quasi 50 anni. Conversare con chi la nostra scelta l'ha fatta da molto più tempo di noi è un po' come guardare avanti e sapere che è quella giusta. Viene voglia magari di fermarsi, un giorno. Trovare un'isola e farne la propria casa. Non sarà facile sceglierla, per niente, ma so che a un certo punto il mare ti accompagna naturalmente in quella giusta. Comunque è ancora presto , abbiamo ancora troppo da vedere anche se siamo stati quasi in ogni angolo di questo Egeo.
Dal Castello Bizantino di Leros
Approfittiamo della sosta a Leros per girarla un po' da terra in motorino. Andiamo a Pandeli, dove ci fermammo all'àncora negli anni scorsi, a Agia Marina e poi su al Castello, in teoria chiuso ma con il cancello aperto. E' un castello bizantino dell'XI secolo posizionato in maniera strategica a 200 metri sul livello del mare. La vista su dai bastioni è spettacolare. Poco più in basso una fila ordinata di mulini a vento  oggi ristrutturati a abitazione. Facile immaginare sia uno di questi il luogo dove un giorno venire a vivere.
Vasca di alaggio a Partheni (Agmar Marina)
Andiamo a Partheni sul lato nord dell'isola, proprio davanti a Archangelos, per vedere da vicino il cantiere per la sosta a terra di Agmar, la soluzione più conveniente dell'Egeo che prevede incluso nel costo di stazionamento due alaggi e due vari all'anno. Non ci convince però, l'entrata nella vasca d'alaggio con il vento dominante è decisamente pericolosa, tanto che hanno messo una boa per il tonneggio che dovrebbe migliorare le cose. No, dovessimo lasciare la barca qui un giorno, preferiremmo il Marina in cui siamo a Lakki, senza dubbio. Ma che ci pensiamo a fare, tanto Paquita qui da sola, chi ce la lascia? 
La chiesetta di Ag. Isidhoros nella baia di Gournes
Ci fermiamo un paio d'ore a Ag. Isidoro sulla costa est per aspettare la foto perfetta che - come sempre e, forse, per fortuna - non arriva mai. Una chiesetta in mezzo al mare cui si arriva attraverso un lungo moletto a pelo d'acqua, il sole al tramonto e una vecchina che cambia l'incenso e rigoverna il luogo sacro. Giovanni aspetta con pazienza che finisca le sue mansioni per riprenderla sulla via di ritorno del moletto con la chiesa alle spalle nei colori dorati del tramonto. Ma la vecchina, che entra e esce dalla porta più volte, evidentemente ha deciso di svernare lì, il sole cala, lei resta in chiesa.

War Museum Tunnel (Polemiko Mouseio) a Lakki
A Lakki andiamo a visitare il museo della guerra. Mi fa una tale impressione che acquisto il dvd del filmato sulla sanguinaria battaglia di Leros del 1943. Il documentario ha un script eccezionale ed è commovente sentirlo in greco, capirlo dai sottotitoli in inglese, tradurlo in simultanea per Giovanni nel silenzio di questo tunnel museo. Sembra di essere lì, in quegli anni, a respirare, insieme a questo popolo oppresso per secoli, il terrore e la devastazione che gli Europei furono in grado di portare. È un museo inquietante e allo stesso tempo affascinante. Il ragazzo della biglietteria ci segue e ci indica tutti i reperti che appartengono alle truppe italiane. Lo fa con gioia, come se ci stesse facendo vedere le fotografie di Francesco Totti in azione sui campi da calcio greci. Io cerco di sviare l'attenzione sui reperti inglesi e tedeschi, voglio dimenticare che c'eravamo anche noi.
La guerra. Mai più, senza se e senza ma. Lo si dice da tanto ma le guerre continuano. Sono questi, i musei dove vanno portati i bambini, non quelli di Scienza e Tecnologia. Quelle sono cose che vedranno, queste quelle che vorremmo nessuno vedesse più. E per non vederle più, bisogna sempre ricordarle.

11 commenti:

  1. Finalmente vi siete fermati a Leros e brava per averne parlato bene. E' stata la nostra casa per due anni e le vogliamo veramente bene!!!! Odio chi ne parla male fermandosi all'architettura di Porto lakki e al fatto che ci sia stato un ospedale psichiatrico. lerops è bella, abitata da persone gentili, di cuore...
    Grazie Fra!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ed è anche un posto in cui riesci a immaginarti d'inverno. Sì Leros mi è piaciuta, molto. E anche Lakki dal sapore vero e lontano dai cliché turistici. Peccato non ci foste anche voi, Gioia :-)

      Elimina
  2. E' la memoria l'antidoto migliore alle nefandezze belliche, dici bene. Come non concordare. Ma gli avvenimenti storici possono essere narrati in tanti modi diversi. Del nostro Paese, da generazioni, non si ricordano successi guerreschi ma solo e sempre dolori, lutti e vergognose ignominie mentre altri cantano con orgoglio, mano sul cuore, un millennio di fulgide vittorie. E la storia, in fondo, sono loro a scriverla. Non è facile discernere, ma per ulteriore comprensione forse è bene ricordare che il Regno d'Italia occupò le isole turche del Dodecaneso nel 1912, alla caduta dell'Impero ottomano, ben prima dell'avvento del regime fascista. Grandi potenze consenzienti, ovviamente. Vennero non restituite ma assegnate alla Grecia nel 1947, in base ai trattati di pace postbellici, dalle medesime Grandi potenze, ancora vincitrici. Noi mediterranei, finiamo inevitabilmente con l'essere spettatori, parziali e partigiani, delle nostre vicende. Perdona la digressione, ma se un itinerario, raccontato con tanta anima, come sai fare, non suscita pensieri, emozioni e considerazioni di altro genere in chi legge, non mi sembra utile ed in questo, il tuo descritto girovagare, è perfetto.
    Silverio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Silverio, le tue digressioni sono la parte migliore di questo blog. Grazie come sempre di avermi dato nuove cose a cui pensare. Il complimento più bello che io possa ricevere è quello che mi hai appena fatto: suscitare pensieri ed emozioni in chi legge. Spero di essere all'altezza, se non ora, un giorno.

      Elimina
  3. " Viene voglia magari di fermarsi, un giorno. Trovare un'isola e farne la propria casa. Non sarà facile sceglierla, per niente, ma so che a un certo punto il mare ti accompagna naturalmente in quella giusta"................
    Già....sarebbe un gran bella cosa poter invecchiare in Grecia :
    Bravi
    Bv
    Pietro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A vedere i vecchi qui, direi proprio di sì, Pietro :-)
      Grazie, as usual. :-)

      Elimina
  4. Questo sembrerebbe un pezzo come altri ma all'interno ho trovato tante piccole sfumature che caratterizzano il vostro viaggiare.
    La baia con la taverna luogo ameno e tipico delle vostre soste; il combattuto desiderio ma anche l'impossibilità di lasciare (per via della separazione) Paquita in un porto Greco a svernare; la casa dei vostri amici e la voglia di fare di una di queste isole la vostra casa, ma io vorrei soffermarmi sull'ultima delle varie sfumature: il Museo della guerra e gli Italiani a Leros.
    Tranquillizzati Francesca perché proprio lì gli Italiani si comportarono molto più onorevolmente degli Inglesi, i quali per fuggire ai Tedeschi arrivarono a rubare armi in pugno le motovedette degli Italiani scampate ai bombardamenti; molti Greci ancora oggi ricordano le gesta dei nostri soldati che dopo l'armistizio dell' 8 settembre difesero l'isola al fianco dei partigiani, forse per questo quel ragazzo al Museo era così entusiasta, come se avesse visto "Er Pupone" :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Precisazione: Italiani ed Inglesi erano alleati e stavano difendendo insieme l'isola dai Tedeschi, l'episodio delle motovedette rubate è avvenuto infatti dopo l'8 settembre 43.....

      Elimina
    2. E' vero, Fernando. Gli italiani sono molto amati nel Dodecaneso. Questo popolo, abituato alle occupazioni, ha vissuto con noi uno dei periodi migliori. Ancora si trova qualche anziano che parla italiano e quando ti vede ti sorride e ti racconta un aneddoto di allora. In quel museo della guerra, non avrei voluto andarci da turista tedesco. Ma in tutta la Grecia non vorrei andare da turista tedesco. Forse oggi ancora più di quando la memoria del '43 era più presente.

      Elimina
    3. Allora (in un modo) come oggi (in un altro) i Tedeschi cercano di imporsi e dominare...facendo uguali danni e senza prigionieri, come loro solito :(
      B.V.
      n.d.r. post scritto dal mio balcone mentre guardo qualche centinaio di "cuccioli" regatare con gli Optimist. Che spettacolo!

      Elimina
    4. .... E che balcone, Fernando. Credo non vi sia uomo più fortunato di quello che apre la finestra la mattina e ha davanti il mare.

      Elimina