lunedì 2 settembre 2013

Lipsi. Home sweet home.

La spiaggia di Ksirokambos con la chiesetta di Ag. Nicholaos
Lo confesso: il bisogno di risalire un pezzetto di Dodecaneso, per guadagnare gradi nel traversare l'Egeo, era una scusa bella e buona. L'isola di Lipsi non è solo Grecia per noi, non è solo un'isola di questo fantastico mare, è semplicemente, in qualche modo, casa. 
D'altra parte, ci sentiamo, in questo, supportati dal fatto che anche Ulisse, viaggiatore per antonomasia, fece una discreta fatica a lasciare quest'isola. Ebbene sì, Lipsi, si narra fosse l'isola della famosa Calipso e alcuni maligni sostengono che l'eroe, più che dalle grazie della ninfa, fosse attratto dalla bellezza dell'isola.
Kayab (a sin.) e P'acá y p'allá a Hoklakoura, oggi
La scusa per farci un salto, stavolta, è stata una previsione di venti forti per una settimana. Se traversare non si può, tanto vale sfruttare questo triangolo di mare in cui ogni 3 miglia hai un riparo. Rimandiamo di qualche giorno la nostra sosta al marina di Leros e proseguiamo diretti a Hoklakoura. 
Ecco, Hoklakoura, la rada meno frequentata di Lipsi poco più a est della più protetta e antropizzata Katsatia, è il posto dove io potrei mettere dei pali di legno fissati sul fondo e stabilire P'acá y p'allá se avessi voglia di smettere di navigare. 
Hoklakoura. Com'era nel 1985.
Ho sempre negli occhi la foto che Giovanni fece 28 anni fa, durante il nostro primo viaggio. Tempi da Kodachrome....
Allora c'era solo un campo arido, un cavallo, un muretto in pietra e una spiaggia di ciottoli bianchi e acqua turchese. Oggi, in aggiunta, c'è una fila di giovani tamerici e una mezza dozzina di case, 3 delle quali costruite con ottimo gusto architettonico. Le abbiamo viste nascere e crescere queste case in questi anni. La più bella è quella al centro della baia, bassa sul mare. Anche lei è cresciuta, al piccolo corpo originario è stato aggiunto un altro edificio, con gusto e rispetto dell'ambiente. Bellissima la terrazza con le colonne così simili alle pulene eoliane, un elemento abitativo che troviamo solo qui e a Leros, probabilmente importato dagli italiani. 
La mia casa preferita a Hoklakoura
(con vista su P'acá y p'allá)
In rada troviamo Kayab, un 9 metri a vela che credo sia qui in pianta stabile, lo incontrammo già lo scorso anno e quello precedente. Il proprietario si dà molto da fare con il tender, sbarcando e imbarcando materiale. Credo abiti una di queste case e tenga la barca in rada durante la stagione. Insomma, mi ha anticipato. Altra novità di Hoklakoura è che a due passi dalla spiaggia, c'è una fattoria che vende olio, vino, formaggi di capra e quel che c'è nell'orto. Sono tutti nelle vigne a lavorare, ci spiega una ragazza ungherese che sta facendo un campo lavoro presso la fattoria. C'è un piatto pieno di fichi e ce li prendiamo tutti, andiamo nell'orto insieme a raccogliere i pomodori e anche qui facciamo incetta. E' finita la stagione e anche l'orto sta soffrendo. 2 euro di ottima cambusa dal sapore vero e per i fichi più dolci che abbia mai mangiato.
La spiaggia di Ksirokambos e le isolette di Kouloura
Ma ho un altro motivo per essere qui: diversi amici, naviganti in questa zona, hanno trovato Lipsi poco entusiasmante, fredda, senz'anima. Devo comprendere come possa quest'isola e la sua gente lasciare indifferenti visto che a me è entrata nel cuore. 
Può essere cambiato qualcosa in un anno? Con circospezione mi avvicino al Paese. Lascio Paquita al sicuro e Giovanni a pescare e mi incammino a piedi da Hoklakoura. 
Già solo camminare per queste colline silenziose mi rassicura. È sempre lei, sempre Lipsi, più bella dell'altr'anno perché la vedo 10 giorni più tardi. E a Lipsi bastano 10 giorni per ossigenarsi di nuovo. 
La Chora di Lipsi qualche scalino sopra il porto.
Sulla sottile striscia di cemento che porta in Paese, incontro un mulo, qualche capra, una signora vestita di nero e due coppie di turisti italiani. Lipsi parla italiano, furono gli italiani a scoprirla 30 anni fa, molti acquistarono casa e alcuni si sono ritirati a vivere qui. Erano italiani che amavano la quiete, il remoto, lo spartano e la pesca. Più settentrionali che meridionali, ma alternativi a loro modo. 
Sono più o meno dello stesso genere, quelli che incontro oggi. Gli italiani non hanno rovinato Lipsi, non hanno cercato di addomesticarla. Arrivano qui e sembra che vogliano semplicemente somigliare a quest'isola che, si vede, ha un carattere decisamente più forte dell'impatto turistico. 
Ora ,si dice, è stata scoperta dai francesi che vorrebbero reclamare a sé questa conquista. Ma non c'è storia, Lipsi parla italiano. Dopo il greco, ovviamente.
L'ampia e protetta baia di Papandria con l'isoletta di Lera
Lipsi è un'isola da percorrere a piedi. Conosco tutte le strade e gli scenari spettacolari che ad ogni curva ti aprono gli occhi e il cuore. E' l'isola che consigliamo sempre a chi fa vacanze da terra, quella in cui l'handicap di non avere una barca pesa decisamente poco o addirittura non pesa affatto. Tante spiagge, acqua turchese, paesaggi per lo più incontaminati su cui si perdono le case vacanza che son state costruite. A segnare il cammino come pietre miliari, come dovunque in Grecia, centinaia di piccole chiesette bianche con la cupola azzurra. 
Arrivo al porticciolo nell'ora migliore, quella della siesta. 4 barche al pontile e una decina di posti liberi. Mi avvicino e scorgo l'ormeggiatore, mi viene da sorridere pensando alla definizione di Luciano "l'orso bruno". E' vero, la fisionomia è quella. Supero quella che si vede essere una semplice scorza esteriore e gli sorrido. Lui mi saluta, gli sembra che ci siamo già visti. Sì infatti, veniamo sempre. E l'orso bruno sorride anche lui e diventa un panda. Poi torna orso bruno quando strilla a un diportista che no, non può lasciare l'immondizia lì sul molo, c'è una regola, è scritta: l'immondizia si raccoglie alle 9 di mattina e deve essere differenziata. Allora capisco. Lipsi cerca di conservarsi, non è aggressiva, si difende. 
Ouzerie al porto di  Lipsi
Mi fermo al bar Calypso per un caffè e ripenso a Ulisse. Forse è lui che vuol rallentare la corsa di Lipsi alla popolarità. Fa indossare all'isola la faccia da orso bruno e si tiene Calypso tutta per sé. Seduta qui,  ricordo la faccia buona di Nikita che ci aveva ospitati nella sua pensione 28 anni fa. Una faccia burbera ma buona, a suo modo anche Nikita, che oggi dubito sia vivo, era un panda vestito da orso bruno.
Passeggio per le viuzze tranquille e, rassicurata, torno a Hoklakoura. "Possiamo anche andare in porto domani, qui è sempre lo stesso" dico a Giovanni. Ma non subito. Domani, o anche dopo. Essere qui a Hoklakoura mi rallenta, come essere arrivata e non aver più bisogno di andare. 
Pescatore a Hoklakoura
Le tamerici sulla spiaggia fanno una piccola ombra poco generosa sulle teste di 6 bagnanti. Prima del tramonto vanno via uno ad uno, silenziosi, sono di casa anche loro, si vede. Viaggiano leggeri, alcuni con solo un libro e un telo su cui sedersi. Ecco, sembra che a Lipsi nessuno abbia fretta, i pochi che ci sono sembrano viverci, un po' come Kayab e un po' come facciamo anche noi.
Lipsi ha 35 km di costa frastagliata quasi interamente visitabile da terra. Spiagge belle, acqua fredda ma limpida, sassi bianchi e sabbia dorata. 
La costa meridionale di Lipsi con le isolette di Makronissi
Ma la parte più bella è per chi è in barca e solo quando il meteo lo permette: sono le 30 e più isolette rocciose che la circondano.  Tra queste, le più belle sono Aspronissi a Est e Makronissi a sud. In quest'ultima, di mattina presto, disturbiamo la nuotata di due foche monache, mai viste da così vicino, mai viste in coppia, né nuotare uscendo così tanto fuori dall'acqua. Involontariamente le spaventiamo e prendono il largo, sentendoci in colpa ce ne andiamo anche noi. 
Barche da pesca nella vecchia darsena
Al molo sottovento si sta bene, anche quando è rafficato come oggi. Accanto a noi 4 francesi che hanno preso in affitto una barca a Kos e hanno avuto un danno dopo l'altro. La solita randa rollata che è andata in pezzi, vorrebbero montare quella che la società di charter gli ha fatto avere in sostituzione. Ma con 30 nodi in poppa gli suggeriamo di evitare la manovra in porto, meglio farlo una volta usciti, col vento in prua e magari quando cala un po'. "Quando cala?" chiedono. Sadicamente gli dico "Venerdì arriva un periodo di calma". Sadicamente. Venerdì è tra quattro giorni e so che il sabato riconsegnano. 
Nel tardo pomeriggio, vediamo avvicinarsi un bellissimo Swan 651 dal nome un po' altisonante. Batte bandiera inglese ma a bordo parlano italiano, se quell'accento lombardo è ancora da considerarsi italiano e non padano.
L'ingiusto confronto tra lo Swan 651 e P'acá y p'allá (signora dentro)
Troppo grande per entrare al molo sottovento, lo Swan manovra per ormeggiarsi sopravvento. Sia io che Giovanni corriamo a prendere le cime ma veniamo snobbati da un equipaggio poco competente ma molto sicuro di sé che rifiuta aiuto senza dirlo, né ringraziare. La cima sopravvento viene fissata in ritardo, la barca si traversa un po', io e Giovanni ci scambiamo uno sguardo soddisfatto e torniamo a bordo della nostra più socievole Paquita. Finite le manovre, i 6 occupanti dello Swan decidono di allietare la serata dell'intera isola, del Dodecaneso e probabilmente di gran parte dell'Egeo centrosettentrionale, trasformando la splendida barca in discoteca sul porto. 
Lipsi in notturna
Dai loro altoparlanti una orribile musica da discoteca (mi perdonerete se non so essere più specifica) si mescola con rantoli e incomprensibili risate del suo equipaggio. La scena è da film dell'orrore. Gli umani, ammesso si tratti di umani, sono seduti in pozzetto ma ballano. Ovvero, muovono le braccia a ritmo (ritmo?) di quella cacofonica orgia di rumori che esce dal loro stereo. Nei loro bicchieri qualcosa di pacchianamente colorato deve avere un effetto esilarante. Ridono, muovono le braccia, fanno strani versi e ridono di nuovo. Il chiasso è assordante. I francesi accanto a noi hanno il nostro stesso sguardo orripilato. Entrambi ci convinciamo ad andare a cenare fuori. Ma per allontanarsi da questo frastuono bisognerebbe almeno arrivare a Patmos.
Al molo del traghetto.
Durante la cena progetto la vendetta in caso l'evento Swan non abbia termine per il mio ritorno al molo. Le idee non erano malvagie, le tengo per me per non essere tacciata di crudeltà, visto che i padani hanno spento tutto e abbandonato la nave. Per star più tranquillo, il comandante ha fissato uno spring sopravvento, ottima iniziativa che permette di assicurare la barca tirando una cima da prua a una bitta più in là del proprio ormeggio. Una bitta più in là. Oppure 2. Magari anche 3 se la situazione lo consente e se si resta a bordo a controllare che questa cima non intralci l'ormeggio di un nuovo arrivato. Invece, il comandante dello Swan decide di posizionare la sua traversa all'ultima bitta del molo, un centinaio di metri più in là. Vale a dire: "questo molo è mio e me lo prendo tutto"
La costa orientale di Lipsi
La cima a pelo d'acqua, in diagonale, non viene neanche segnalata in alcun modo, se di notte qualcuno tenta l'ormeggio rischia di far danni seri. Il comandante dello Swan, ovviamente, è a cena fuori. Con il suo branco di gorilla.
Mi sembra di sentire lo Swan piangere. "Non sono nata per questo modo di fare. Sono una signora dei mari, io". E ha ragione, il bellissimo cigno ferito. Ma anche la barca, come l'abito,  non fa il monaco. Prego il Meltemi di regalare ai signori ormeggiati sopravvento una bella notte di risacca. Esclusivamente per loro, come loro stessi hanno voluto.
Mi sveglio e scopro che il Meltemi, a questo punto della nostra amicizia, non ha voluto deludermi. O è stato Ulisse?

13 commenti:

  1. Fantastica quella foto dell'85, complimenti a Giovanni! Anche noi siamo fermi, ma per la ragione opposta .. aspettiamo il vento giusto da oltre una settimana !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Graziella, pronti per la grande traversata? E la spalla? Un abbraccio a te e buon vento!

      Elimina
  2. Cara Francesca mi soffermo su due visioni che ho avuto leggendoti questa volta: Tu e Giovanni a Lipsi, fra tanti anni, come novelli Tenente Montini alla fine del film Mediterraneo :)
    e poi quel bellissimo Swan (si vede nella foto) che si scusa con te per il solito equipaggio di presuntuosi, ed altro non aggiungo, che lo violentano nella sua eleganza...peccato esista certo genere di naviganti....no meglio dire villeggianti :(
    Solito encomio alla narratrice ormai una garanzia :)
    B.V.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...dimenticavo: il confronto con la Vs. Cara Paquita e lo Swan non è affatto impari ed ingiusto...la classe non è acqua!

      Elimina
    2. kuruka buku penisola di datca turchia meltemi silenzio acqua da brividi....niente swann un abbraccio
      alessandra

      Elimina
    3. Grazie Fernando! Il bello della Grecia è questo. Sai che se ci tornerai, anche tra vent'anni, sarà cambiata molto meno di quanto sei cambiato tu. D'altra parte, un Paese con questa storia è protetto dalla volubilità ;-)

      Elimina
  3. La foto della casa è il mio sogno, venendo dal barbari dello swan, io avrei fatto un tuffo notturno e legato la cimetta arancione del salvagente alla sua bella elica!!
    Fidati:)
    BV
    Pietro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Pietro, era una delle ipotesi.... La più crudele ma la meno cruenta ;-)

      Elimina
  4. ...Eh, però non vale... Ogni occasione è buona per denigrare i lombardi. Ma cosa ti abbiamo fatto di male? :) I cafonazzi ci sono ad ogni latitudine, vuoi forse che inizi a raccontare dei "burini" con il Magnum rosso metallizzato che buttano in acqua i sacchi della "monnezza" (tanto per identificarli) in Sardegna? Strano piuttosto che quei cafonazzi fossero a bordo di sì nobile vascello e non del solito ferro da stiro turbodiesel. E' la conferma che non devi generalizzare, mia cara! :)
    Baci campanilisti
    A.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro A., hai ragione. Quando davanti alla sgradevolezza mi accorgo che trattasi di essere lombardo traggo un piccolo sospiro di sollievo e una certa soddisfazione. Si tratta di un antico complesso terrone che vuole ancora la sua rivalsa. E hai ragione anche che certa sgradevolezza è trasversale al Paese. Quello che però non posso assolutamente condividere è quel "Magnum rosso metallizzato = sì nobile vascello"...........
      ;-)

      Elimina
    2. Cara F., obnubilata dal tuo sangre caliente di terrona DOCG :), hai letto male. Lungi da me definire un Magnum "nobile vascello": quando mai? Mi riferivo allo Swan abitato dai cafonazzi di Lipsi (quelli del Magnum erano "burini" laziali...). E con questo ti confermo che anche molti di noi lombardi hanno un certo gusto nel riconoscere il bello e la gradevolezza. :)
      Baci metallizzati.
      A.

      Elimina
  5. Un intrusione, così tanto per ridere, nella eterna diatriba tra nord e sud da una NAPOLETANA che sta in un posto MERIDIONALE e grazie al fatto di essere al SUD si fa ancora dei bei bagni e mantiene una bella abbronzatura... Ma andiamo al punto: anche io avevo capito male riguardo il Magnum ed ero rimasta un pò stupita in verità. Mi sento meglio anche io...
    A parte tutto, vorrei solo darti un saluto, di ritorno da una Grecia di barca e di terra e ti volevo dire che " MY SONG " mi è piaciuta tantissimo, con quell'aria un pò delabrè di navigata e solida bellissima barca!Di A. e G. già sai tutto,stupendi!
    Beati voi che siete ancora per mare !
    Un bacio meridionale
    V.

    RispondiElimina