lunedì 23 settembre 2013

Prua a Ovest. L'annuale, violento, inesorabile strappo.

Tramonto nel golfo di Corinto
Quando arriva la stagione del ritorno, un filo sottile di inquieta tristezza si dipana dentro di me. Parte da un nodo centrale e, come una ragnatela, si irradia fino a quella corteccia esterna che chiamiamo pelle e che qualcuno di noi non ha. Sono senza pelle, io. Tutto mi arriva dentro senza essere filtrato, mediato, senza difese immunitarie. 
Gli adolescenti sono senza pelle, poi crescono e le esperienze li aiutano a formarsi una corazza esterna. A me accade il contrario: il mare e questa vita contribuiscono a farmi restare - anzi, a farmi diventare sempre di più - una "senza pelle".
Ha pregi e difetti questa cosa. Fa male a volte, ma permette di cogliere sempre le cose nel loro vero e pieno significato, senza intermediazioni.
Ak Andromaki. Sullo sfondo il Peloponneso.
La mia tristezza quindi non si ferma al confine del corpo, diventa aria intorno, crea attrito con l'atmosfera. 
E la stagione si rompe. Intendiamoci, lo farebbe comunque, per i fatti suoi ma è pur sempre una strana coincidenza.
Da 3 anni a questa parte, la mia vita è completamente diversa da quella di prima. E quando la vita cambia, cambi tu, le tue opinioni, la tua considerazione del prossimo, il significato che dai alla felicità. Cambia il valore dell'amicizia, non conta più la vicinanza fisica ma solo quella dell'anima. Dove il pensare a qualcuno equivale ad averci parlato. Pochi lo capiscono e pochi restano in contatto. Ma sono quei pochi che avresti selezionato fin dall'inizio, se solo avessi avuto saggezza. 
Itaca e Cefalonia sotto i temporali dal Golfo di Patrasso.
Il mare oggi riempie la mia vita come fosse, allo stesso tempo, collante e separatore delle isole che altro non sono che cose e persone. Ormai è il mare che mi presenta agli altri e presenta gli altri a me. Ed è il mare che allontana ciò che, di fatto, è sempre stato lontano. Benedice i miei sentimenti e rafforza le mie emozioni. Alla fine, in quel dolce momento in cui il dubbio scioglie le sue nebbie e diventa una qualche ragionevole probabilità, sarà un caso, ma sto sempre guardando il mare.
Certezze non ne ho più, le certezze sono per i troppo giovani o per gli sciocchi perenni. Per gli ipocriti e i seguaci di qualunque credo ottuso. Le certezze sono per chi sarebbe nulla se non avesse almeno quelle. Il mare, a volte spietatamente, ti insegna definitivamente a farne a meno. 
Centrale eolica nei pressi di Galaxidi
Quando arriva la stagione del ritorno, il primo passo che compio e rifiutarne l'evidenza. È una battaglia, la mia, destinata ad essere perduta, ma è sempre un piacere combatterla. Siamo a Lavrion, è il 20 settembre, che si fa? Intanto, visto gli interventi fatti al motore, meglio restare in zona per qualche giorno, una sorta di rodaggio per assicurarsi che vada tutto bene, una convalescenza a portata di dottore, non si sa mai ci fosse una crisi di rigetto. Bighelloniamo quindi in una zona in cui forse non avremmo mai navigato: l'Eubea. E non è niente male l'Eubea. 
Megalo Petaloi, sullo sfondo la penisola dell'Eubea.
Almeno la parte delle isole Petaloi, un bel labirinto di 6 o 7 pezzi di terra che si incastrano tra loro in uno specchio d'acqua tranquilla. Mi aspettavo un ambiente lacustre, con acqua poco limpida e verde. Mi sbagliavo. Acqua limpida, turchese, grandi ritagli di piscina incastonati nelle anse di terra.
Ci fermiamo alla fonda all'isola di Xero, nella baia a Nord ovest. In rada troviamo "La città del sole", l'Oceanis 311 che avevamo visto a Skopelos ai primi di luglio e i cui armatori avevamo incontrato al ristorante Agnanti. Ci accade sempre più spesso di ritrovare compagni di viaggio già incontrati ed è bellissimo raccontarsi - in un minuto, da barca a barca e con poche parole - la rotta che ognuno ha percorso. Loro se la sono presa comoda, dopo le Sporadi, un bel giro calmo dell'Eubea, qualche Ciclade lì vicina e ora, lentamente, tornano su per il canale fino a Oropos dove lasceranno la barca per l'inverno.
Instabilità in cielo.
"Abbiamo l'aereo il 3 ottobre. Voi?" ci urlano. 
Niente aereo per noi, si va a casa in barca, la strada ancora è lunga. Ci guardano con quello strano mix di invidia e felicità che non sia il loro domani che abbiamo già visto su tante facce. C'è del bello e c'è del brutto nel navigare fino a casa, lo so.
È l'annosa questione: lasciassimo la barca qui, potremmo goderci questo mare fino all'ultimo, fino a fine ottobre e poi, in poco più di un'ora essere a casa grazie a quell'oggetto esageratamente veloce che si chiama aereo. 
Il tornare via mare, invece, prevede programmazione, cautela, capacità di cogliere i segnali che il cielo e il mare ti danno. E soprattutto richiede quell'umiltà di cui spesso siamo carenti. Una colpa di cui paghiamo tutte le conseguenze. Quasi tutte. Gli dei greci, sospetto, hanno un debole per noi.
Cieli greci d'autunno
È tra le Petaloi e Makronisi, la lunga sottile isola che protegge Lavrion, che ci rendiamo conto che siamo a un bivio e che oggi bisogna scegliere. Oggi, nel primo giorno di autunno di un anno in cui l'autunno arriva puntuale e viene a svegliarti presto mettendoti addosso un golf. 
Il più ragionevole dei due a bordo, che per fortuna della barca è il comandante, a un certo punto  prende un foglio di carta scrive in colonna i giorni davanti e a fianco le tappe possibili. La sentenza appare chiara fin dal gesto di fare programmi.
Isola di Arsidha nel golfo di Saronico
Ci sono due vie possibili. 
La prima è il sud : Hydra - Monemvassia - Elafonissi - Peloponneso occidentale a salire - Ionie. 
Io addirittura azzardo a condire la via del sud con un po' di sud-est: Kithnos - Serifos - Sifnos - Milos - Kythera - Peloponneso occidentale - Ionie
Questa soluzione irrazionale, viene scartata senza neanche essere scritta su carta. 
La seconda via è l'odiosa prua ad ovest: Corinto - Patrasso - Ionie. 
160 miglia in meno della prima rotta per arrivare al punto di incontro di Itaca. Sulla carta, sgradevolmente vincente. 
Tento la strada del portafoglio: "il passaggio del Canale di Corinto ha una tassa di 227,12 euro" (in certi casi anche i centesimi possono aiutare…)
La risposta di Giovanni è un mezzo sorriso, ho bisogno di tempo, lo sa.
In aiuto al comandante e alla via della ragione, ci si mettono la mamma con un sincero "adesso basta, è parecchio che stai lontana, quando torni?" e l'Egeo che comincia a diventare inospitale. I venti persistono da nord, non allegri come quelli estivi, ma leggeri, sibilanti e freddi come si conviene a quelli invernali e convivono con un'onda lunga da sud, segnale di perturbazione sui mari di Creta e lo Ionio meridionale. Tutto questo vuol dire: pochi ripari, ridossi risaccati, giornate brevi.
Navi in sosta davanti alle raffinerie del golfo di Saronico.
Alla fine, capitolo e celebro la mia silenziosa liturgia funebre sui posti e le persone con cui mancherò all'appuntamento. Mentre ci avviciniamo a Capo Sounion, nella mia testa scorrono le immagini di Milthos, ormeggiatore di Milos e della nostra colazione al bar condita di considerazioni sul mondo e sul mare, di Kythera e delle marmellate di arance di Stavros, della Monemvassia mai toccata e da vedere, del farmacista di Pylos e dei tramonti nel golfo di Navarino, del castello incantato di Methoni….
Guardo a sud, mentre ci dirigiamo ad Ovest. Poseidone, dall'alto del tempio a Capo Sounion, comprende e benedice la scelta. Ripenso a Monica e ad Andreas e alla nostra giornata insieme quando il viaggio era ancora davanti.
Davanti al Pireo, due aliscafi diretti a Egina, uno da nord e, subito dopo uno da sud, si divertono a spaventarci. Una chiara deviazione di rotta all'ultimo secondo da parte di due bestioni a 30 nodi di velocità. Brutto gesto di scarsa sensibilità marinara, strano segno di ostilità da parte dei greci.
Il piccolo borgo di Galaxidi nel golfo di Corinto.
All'altezza dell'isola di Salamina, negozio la mia resa ottenendo in cambio la promessa di una via delle Ionie diversa, tesa a scoprire le Echinades, Kalamos, Kastos e Meganisi, sempre ignorate nei nostri ritorni veloci. 
L'addetto al canale di Corinto è antipatico, poco greco, non sorride. Si limita a fare il prezzo e non accenna ad alcuna conversazione di commiato. "Sto dicendo attraverso te il mio arrivederci all'Egeo, razza di insensibile!". Quando ci danno il via a passare, il dado è tratto, la rotta è scelta, non si torna più indietro. 
Forse i bestioni alati e il portuale sgradevole me li hanno mandati gli dei, per farmi sentire meno lo strappo, per rendere meno doloroso il mio arrivederci.
La costa nord del golfo di Corinto.
Ci corre dietro anche il Meltemi e si muove a compassione, segno che dopo tanto tempo ormai ci vuole un mondo di bene. O forse ci caccia via, chissà. Ci regala un bell'Est pieno, solidale e gentile per accompagnarci alla porta dell'ovest attraverso i due golfi di Corinto e Patrasso, con un bel bordo di lasco e poppa che ci convince a fare una sola tappa a Galaxidi.
Condizioni improbabili in questo tratto di mare e in questa stagione, regalo da non sottovalutare, anche gli sciocchi lo sanno.
Galaxidi
Siamo già in una Grecia diversa: la bella cittadina di Galaxidi col suo turismo internazionale e locale. Ci ormeggiamo in banchina e ceniamo a terra da un souvlakista stile prima maniera. 
C'è chi naviga l'intera stagione in questo grande lago, senza bisogno di mare aperto, di orizzonti infiniti, di isole dimenticate. Io qui mi sento stretta in un'anticamera, senza la possibilità di guardare quell'infinito al di là del visibile, senza l'altrove a portata di mano. 
Faccio pace con il popolo ellenico grazie alla gentile ragazza dell'autorità portuale di Galaxidi. Si faccia mandare a Corinto, per favore, è quello il punto di mare in cui più ho bisogno di comprensione, è quella la porta che si chiude dietro di te, tutte le altre possono riaprirsi.
Il ponte di Patrasso
Ripartiamo all'alba con rotta sul ponte di Patrasso.
"Rion Traffick, Rion Traffick, Rion Traffick, here is sailing yacht P'acá y p'allá coming from East and asking permission to pass"…… "Yes, I can spell it for you: PAPA ALFA CHARLIE ALFA YORK PAPA ALFA LIMA LIMA ALFA". 
La prossima barca si chiamerà Ciro, giuro. Il nostro nome è bello e originale, ma impossibile da comprendere in radio per greci e italiani. Paquita avrà soddisfazione solo nel regno ispanico e oltre le colonne d'Ercole.
Subito dopo, in radio sento "Rion Traffic, here is Deep Blue….." Banale ma nessuno gli chiede di fare lo spelling.
"Pakaballa, channel is clear for you, one pillar right e three pillare left". Sempre qui ci fanno passare, ho provato a barare sull'altezza dell'albero, stavolta, inventandomi due metri in più, tanto per capire che margine c'è sopra, perché sembra sempre che si stia per sfiorarlo e viene voglia di abbassare la testa.
In navigazione nel golfo di Patrasso.
Amo il passaggio sotto il ponte di Patrasso molto di più di quello del Canale di Corinto. C'è più aria, sei più libero, e anche lo scenario è, secondo me, più suggestivo. Questa volta, il passaggio è più emozionante del solito, siamo in fil di ruota con le vele a farfalla e andiamo a 9 nodi di velocità. 
Arrivederci Egeo, ripeto ancora una volta mentre davanti l'occidente si avvicina inesorabile.

Nella frenesia di volare e di raggiungere il nuovo mare, compiamo un errore. Non ci fermiamo a Mesolongi e decidiamo di proseguire fino alla rada di fronte all'isoletta di Oxia. 
Arrivo nello Ionio.
Le ultime due ore sono di notte, nuvole nere coprono il cielo, il vento gira e sud ovest e rinforza e navighiamo in mezzo a fulmini che illuminano a giorno il cielo. A 10 miglia dall'arrivo, la distanza temporale tra lampo e tuono scende sotto i dieci secondi. Iniziano violenti temporali, impossibile scapolarli. Le due ore di viaggio ne valgono 10, si accende il radar per individuare gli scrosci temporaleschi ma è giusto per saperlo, non hai via di scampo. 
Mani lontane da alluminio e ferro, stacco tutto ciò che è in carica sottocoperta. Vengono riesumate le cerate. Il cielo ha colori stupendi, terrorizzanti ma irripetibili. Anche questo è navigare. 
Scivoliamo veloci tra le fish farm che costellano l'isoletta di Oxia e ci dirigiamo verso la baia continentale antistante che conosciamo già. Un ancoraggio sicuro, forse affetto da un po' di risacca. Grazie a un fulmine, individuo un enorme gavitello a mezzo metro e facciamo a tempo ad evitarlo. 
Son quei momenti in cui, quando cali l'ancora e ti accerti che ha preso bene, ti sembra di aver vinto una lotteria.
L'alba a Ormos Oxia, passati i temporali.
Nulla più ha importanza, la tua barca è al sicuro. Scendi sottocoperta, prepari una cena, e il mondo sembra essersi calmato. Fuori la perturbazione ci dà il suo particolare benvenuto nello Ionio. Strilla e strepita, illumina in modo sinistro la baia. Ma l'ancora tiene, un'altra barca in rada è alla giusta distanza, la risacca è leggera. Si dormirà. Come sempre si dorme in mare, di un sonno leggero e vigile che fa comunque sognare. E nel sogno, la mia prua volge di nuovo verso est.

8 commenti:

  1. Ancora una volta grazie,

    Filippo

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  2. I colori e l'intensità dei tramonti e delle albe autunnali esplodono in modo straordinario in queste immagini che paiono dipinte o create dagli sceneggiatori e disegnatori del cinema d'animazione d'autore. Difficile, difficilissimo non farsi incantare da cotanta emozionante bellezza, che il mare dona a tutti noi attraverso la maestria di chi lo sa imbrigliare in una lente, sia pure costruita in nikon ... ;-)

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  3. Questo viaggio ha una caratteristica particolare. I luoghi sono quelli della Storia. Il mezzo, lo strumento, è tra i più antichi, lenti e complessi. Il racconto e le immagini sono la narrazione impeccabile di desideri universali, sentimenti forti e pensieri romantici. Una coppia, avventura, amicizia, bellezza. Ma se voi, testardamente, non tornaste per ripartire, non sarebbe la medesima vicenda. L'originalità, come la difficoltà, ha il suo fascino.
    Silverio

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  4. Da casa mia guardo il mare immobile ed il cielo ormai scarico di pioggia che si sta aprendo, mentre leggo, con un velo di tristezza, il ritorno; immagino che dopo 12 giorni dai fatti raccontati in questo post, possiate essere pronti al balzo definitivo, magari siete già in terra Italica, oppure nel porto di Vathi a metabolizzare il distacco, comunque sta per concludersi anche questa stagione...purtroppo :(
    Osservo una vela uscire dal porto turistico e penso a Paquita che vi ha accompagnato nel vostro itinerare nei mari della Grecia :)
    B.V.

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  5. nonostante il sogno (che è sempre condizionato dai ricordi...) con la prua volta ad est...
    nelle tue parole mi sembra che ci sia già una chiarissima indicazione... un indicativo futuro semplice che forse nell'inconscio è già lì come un seme. E' quel "Paquita avrà soddisfazione solo nel regno ispanico e oltre le colonne d'Ercole"! Certo, ora che siete di ritorno dal sempre magico Egeo avete bisogno di tempo per sedimentare un altro enorme meraviglioso strato di vita, ma su quell'humus, così ricco, germoglieranno nuovi e ancor più forti progetti. Grazie per queste emozioni.

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  6. "Pochi lo capiscono e pochi restano in contatto. Ma sono quei pochi che avresti selezionato fin dall'inizio, se solo avessi avuto saggezza. " ... Francesca ... ci conto!

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  7. Sei in un momento meraviglioso della vita Francesca, goditelo serenamente!
    Con affetto
    Vicky

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