giovedì 19 giugno 2014

Hydra, Portofino d'Egeo.

L'abbiamo ignorata per ben 3 viaggi e rimaneva così, insieme a una manciata di altre, come un'isola sfiorata ma mai conosciuta. Che Hydra fosse bella lo sapevamo da tempo, tanti anni fa la visitammo velocemente in un viaggio a piedi e traghetti, la sua sagoma alta e rocciosa ci ha salutato 3 volte da lontano quando, passati da o verso Corinto, eravamo presi da altre mete per avvicinarci a lei.
Stavolta, invece, eccoci qui. Nella nostra rotta originaria che prevedeva la discesa del Peloponneso avremmo perso rapidamente gradi verso sud, la scelta di passare il Canale di Corinto ci ha fatti sentire felicemente alti rispetto al vento padrone di casa. 
La terza fila al molo di sovraflutto.
Non senza una certa saggia diffidenza ci siamo avvicinati al porticciolo di Hydra che ben sapevamo essere un gioiello intaccato da troppe attenzioni, persino nel fuori stagione. Ci entriamo nell'ora migliore, le 13.00, quella in cui chi dorme fino a tardi è già partito per i suoi bagni tardivi e chi fa meta verso un porto non arriverà che tra qualche ora. È bastato un veloce sguardo per capire che non era un posto dove avremmo passato la notte. Il concetto di "non c'è posto" qui non esiste, qui vige la regola della doppia e tripla fila che notiamo già applicata all'interno del molo di sovraflutto. In banchina i 5 posti disponibili tra i taxi boat rossi e le barche dei pescatori sono già tutti presi. Nessun movimento fa pensare che qualcuno stia pensando di lasciarlo per il prossimo mese. 
Taxi boat rossi alla piazzetta di Hydra.
Un'onda di risacca piuttosto importante, generata da quel poco di vento in una darsena piccola e dal movimento continuo di traghetti e taxi, ci convince definitivamente che non ci impaginiamo affatto bene qui dentro. Le doppie e triple file ballano, le barche costrette in quella situazione gridano vendetta, manca poco che P'acá y p'allá volti le spalle da sola incurante del timone. 
Dirigiamo allegramente verso Mandraki, 1 miglio a est,  dove riconosciamo nella tipologia delle 3 barche già ancorate lì la famiglia di cui facciamo parte: navigatori tranquilli, autonomi, che non hanno bisogno di un porto se il porto non somiglia a loro. 
Il tranquillo ormeggio a Mandraki
Le profondità a Mandraki, unico ancoraggio dell'isola, sono importanti e ci spingiamo fin sotto costa dove possiamo mettere due cime a terra. 
Il mio primo bagno di quest'anno è un bagno tecnico: a questo penso mentre mi tuffo nell'acqua cristallina e limpida abbracciata a una cima di ormeggio. Giovanni trova un gavitello abbandonato sul fondo e attaccato a un solido corpo morto e lo aggiunge all'ancora come 2a sicurezza a prua. In 10 minuti P'acá y p'allá si è trasformata in una solida palafitta, in un angolo di costa ben protetto dal vento. Le nostre intenzioni sono chiare: nel pomeriggio si va in piazzetta. 
Il porto di Hydra, via vai di traghetti e taxi boat
Un bel sentiero acciottolato porta da Mandraki a Hydra, 20 minuti di passeggiata in pianura con dei begli scorci sulla scogliera che si getta nel mare. Il bello di quest'isola è l'assenza di automobili, regno di muli e di cavalli per chi non ama camminare a piedi. Muli, cavalli e taxi boat rossi che entrano ed escono di continuo dal porto diretti nelle piccole baie della costa nord, puntellata di belle ville con uno stile architettonico ricercato.
Serve un passaggio?
Siamo distanti mille miglia dalla Grecia che sento più mia. Lo percepisco nella frenesia dei bar del porto, nell'indifferenza dei gestori di piccoli negozi (soprattutto gioiellerie), nella predominanza dell'inglese come colonna sonora rispetto al greco. Hydra è la più italiana delle isole d'Egeo, seconda solo a Mykonos forse e ne rappresenta la fascia sociale più elevata. Una Portofino ma meno vera di Portofino. O Capri. L'abitato è bello e particolare con queste costruzioni in pietra grigia ben conservate e restaurate, i bar che occupano tutta la piazza hanno un intelligente e moderno sistema di tendoni per garantire il maggior numero di posti all'ombra. 
Nicola mi ha detto "L'ormeggiatore..... lo riconosci subito"
Altrove i greci usano gli alberi e i loro locali offrono tanti posti a sedere quanto lo consente l'ombra generata dal platano o dall'ulivo che per caso si trova là davanti. Qui l'architettura ha superato la natura, l'ha sovrastata, delegittimata, mobbizzata. Dallo scarso affollamento dei bar rispetto alle sedute disponibili, mi rendo conto di cosa deve essere questo piccolo luogo in una normale alta stagione: una concentrazione esagerata di anime e rumori. 
Faccio una tara dello sguardo d'insieme e lo moltiplico per cento. Questa è probabilmente Hydra in un fine settimana di luglio. Orrore.
Carambola di barche in assenza di parcometro
Il molo frangiflutti separa per classi sociali: All'esterno, dove alte profondità impongono calumi di almeno 100 metri,  giganteschi motor yacht con nomi altisonanti e bandiere di svariati porti franchi. A bordo tra un tintinnio di cristallo e lo sfilare delle hostess in divisa si sentono accenti brianzoli, ma anche romani che condiscono sgrammaticature e povertà di significati in discorsi più o meno gemelli.
All'interno del molo, nell'assembramento plurimo il multicolorato e rumoroso mondo dei charteristi. 8 o 10 per barca, un continuo scavalcare di draglie per utilizzare l'obbligata "servitù" della scesa a terra. 
Dal faro guardo a destra e a sinistra e non saprei quale mondo scegliere, fossi costretta probabilmente chiederei di scendere.
Il relax a Mandraki
Mi incanto a guardare una ragazza che fa la doccia sulla poppa di una barca charter. Per sciacquarsi i capelli dal balsamo avrà usato almeno 100 litri d'acqua, forse 200, non so quanta acqua esce al minuto dalla doccia ma lei ripete lo stesso gesto per circa mezz'ora. È una cosa che fa impressione a chi vive per mare;  non ne faccio una questione ecologica - la mia coscienza è ancora decisamente e colpevolmente lontana da comportamenti che mi permettano di salire su un piedistallo - ma di autonomia. L'acqua dolce in barca è sacra, non si spreca, nemmeno se hai davanti un tubo per fare rifornimento, l'acqua dolce in barca è la libertà, è memoria di casa, è la coperta di Linus.

Tornando a Mandraki, la costa del Peloponneso.
È qui a Hydra che mi prendo il primo caffè frappé della mia vita: quell'orrido miscuglio un po cremoso in superficie che sembra una propaggine naturale del braccio di ogni greco, lo prendono al bar la mattina e ci vanno avanti fino a sera. Una cosa che dovevo fare, almeno una volta, come gesto dovuto nei confronti di questa Grecia che mi ha praticamente adottata. E ho scelto di farlo nel posto che mi sembra meno greco di tutti. Così, per compensare.

10 commenti:

  1. Quaranta anni fa mio padre mi parlava di quanto gli piacesse Hydra: doveva essere molto diversa da adesso, visto che Lui aveva una concezione dell'andare per mare molto più vicina alla tua che non a quella dei "soggetti" che hai magistralmente descritto nel tuo racconto :D
    ......però il caffè nun se po' manco assaggià ;)
    B.V.

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    1. Fernando, quel caffè loro a casa mia si descrive "na ciofeca". Tanto gli dovevo, ora considero assolto il mio compito :-)

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  2. i vostri racconti rendono la nostra sosta forzata ,in attasa della nuova barca,leggermente piu' sopportabile.Grazie di cuore

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    1. Grazie a te Aka, è una gran bell'attesa quella della nuova barca. Buon vento, quando sarà sarà ma meglio al più presto :-)

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  3. Sempre belli e precisi i tuoi racconti...... buon vento, aspettando il prossimo diario.

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    1. Grazie Patrizio, sono già in notevole defaillànce: tra Hydra e il momento attuale son passate una decina di isole. Si corre... :-)

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  4. Bellissimo leggere questi racconti "veri", di mare, direttamente da chi il mare lo vive in maniera così sana e diretta! ;)
    Peccato solo leggerli da terra...

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    1. Bello raccontarli e portare un po' di mare anche in città. Mi sento fortunata e quindi un po' in colpa, Capitan Simon

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  5. ero a Hydra anni novanta, splendida e con uno dei più bei tramonti della Grecia, ma il Nescaffè è troppo buono Francesca, certamente noi da prendere a Hydra però :))

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    1. bleah, Pietro. E' l'unica cosa greca per cui invocherei l'intervento della Merkel ;-)

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