martedì 30 agosto 2011

Kos – In omaggio a Nikita


Il primo viaggio insieme, Giovanni ed io, lo abbiamo fatto nel 1985: Grecia, isole del Dodecaneso. 300.000 lire in tasca e come programma scoprire le isole più incontaminate fino a che non fossero finiti i soldi. In un mese ne abbiamo girate una dozzina. Dormivamo per lo più in tenda sulle spiagge ma a Lipsi ci regalammo 3 giorni in una piccola pensione, “Da Nikita”. Non mangiavamo quasi mai, per lo più quando riuscivamo a scambiare un pesce pescato da Giovanni con un pasto completo in un ristorante, o con qualche uova e pomodori, una volta persino con biscotti e caramelle. Nikita si offrì di cucinarci lui la cernia che avevamo preso (al forno con pomodori, patate e cipolle) in cambio avrebbe tenuto la testa per sé. 
Eravamo conquistati dalla piccola Lipsi, che allora era davvero incontaminata e dopo cena, sulla terrazza della pensione, gli chiedemmo un consiglio su quale isola visitare. Davamo per scontato alcune cose come “piccolo è bello”, “sconosciuto è da scoprire”, “intatto è molto meglio di civilizzato”. 
Ma Nikita, vecchio pescatore isolano, la vedeva diversamente da noi. Guardando l’orizzonte con occhi sognanti ci disse “Kos! “. Noi, che sapevamo che Kos e Rodi erano ben distanti dal nostro obiettivo, chiedemmo perché e lui, sempre con gli occhi pieni di malinconia, “Grandi Alberghi… Palazzi, Night Club…”. Fu allora che, per la prima volta, capii cosa era un gap culturale. Quel che per noi giovani occidentali urbanizzati era da rifuggire, per un isolano anziano confinato dal mare era una meta ambìta.
Il giorno dopo, ancor più saldi nelle nostre convinzioni, prendemmo il postale settimanale per Agathonissi dove fummo ospitati dal Papas dell’isola e ristorati da una sua vicina: non c’era nulla che potesse fungere da ricezione turistica.
A Kos ci tornammo poi 15 anni più tardi, quando prendemmo in affitto una barca a vela con due amici e sempre più lontani dalla voglia di sviluppo turistico ne fuggimmo via senza neanche guardarla, tornando nelle isole più piccole e sperdute.
Quest’anno, complice la voglia di passare una serata con Gioia e Aldo, anche loro di passaggio qui, decidiamo invece di fermarci. Ma soprattutto lo facciamo perché qualsiasi portolano, qualsiasi guida turistica per naviganti consiglia caldamente di fuggirne lontano. E infatti, la costa sud è bella, deserta e affascinante. Ogni tanto qualche villaggio, non proprio da capolavoro di architettura, interrompe la poesia del territorio, ma per lo più è spiaggie bianche, rocce di colori caldi, mare calmissimo, con forti raffiche di vento alle due estremità. 
Anche Kos ha quindi il suo perché, non tanto il lato nord con gli scempi edilizi tanto amati da Nikita ma la sua costa meridionale, abbandonata dagli uomini dove la natura la fa ancora da padrona. Sul lato Est i due porti, il vecchio porto proprio sotto il castello e il nuovo marina dove siamo andati noi. Kos Marina è il porto dove potremmo trasferire la barca dall’anno prossimo. Il costo è tra i più bassi, il marina efficiente, bello e riparato. 
Kos è un’isola strategica, a Est c’è la Turchia per la bassa stagione, a Ovest le Cicladi con Amorgos a sole 40 miglia, a Nord e Sud le bellissime isole del Dodecaneso. Tanto strategica che purtroppo il marina ha una lista d’attesa, quest’inverno scriverò loro per inserirci P'acá y p'allá.
A Kos città ti immergi nel caos vacanziero, locali e musica a palla ovunque, orde di caicchi nel vecchio porto, confusione e traffico di automobili. 
Però è imperdibile, la cittadella persino per noi che siamo romani (figuriamoci per gli americani…), è un continuo spunto culturale, il museo un piccolo gioiello, i siti archeologici trasudano storia e antichità.
Andiamo a trovare Gioia e Aldo che con il loro MySong sono ormeggiati al vecchio porto e visitiamo la loro bellissima barca, classica ma attrezzatissima, bella e accogliente, allo stesso tempo sportiva e veloce.
Se a qualcuno, leggendoci, è venuta voglia di un po’ di Grecia, consiglio vivamente di contattarli (http://www.sailmysong.com), fanno base a Leros e con loro il charter è sicuramente un modo più autentico e genuino di stare per mare.
Ci separiamo di nuovo, loro verso Leros dove lasceranno la barca e torneranno in aereo in Italia, noi verso la Turchia per tentare di uscirne ufficialmente senza farci arrestare. Le immagini di "Fuga di mezzanotte" appaiono minacciose dinnanzi a noi...

3 commenti:

  1. È una dialettica insanabile quella fra visitatore e visitato (apprezza che volutamente ho evitato il terminte turista).
    Il visitatore ha un tempo limitato e questo tutto apprezzabile, il visitato ha davanti a sé il sine fine e questo rende tutto deprecabile.

    I visitatori sono aiutati dal pittoresco, gli autoctoni sono salvi dal pittoresco.

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  2. saggia coco', la prossima volta vieni in barca con noi che ti passa il disgusto del mare!

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  3. Sono certa che riuscireste a farmi amare il mare, ma il vero problema è farmi tollerare tutto quel sole. Ti vedo nelle foto, hai un contenuto di melanina in corpo che io non potrei mai produrre.

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