Il primo bagno in Egeo lo abbiamo fatto a Aegina, l’isola
degli ateniesi, descritta dalle guide come "presa d’assalto nel week end", ma poi neanche tanto. Ancor più tranquille Moni e Metopi, due isolette satellite di Aegina. Il secondo
bagno, meno spontaneo, lo abbiamo fatto navigando da Aegina verso Zea Marina,
nel Pireo. Bel venticello di prua, mare stretto e formato che si incrocia con
le scie di traghetti e aliscafi che in questa “piazza” sono più abbondanti dei
pullman in Piazza Esedra. Troppo di prua per le sole vele, ecco che il nostro
fidatissimo Volvo Penta 55 (è un motore, non un cane) inizia a rifiutare regimi
superiori ai 1.500 giri. Un
problema che presenta solo a marcia avanti e non in folle. Ma nell’elica non
c’è nulla e funziona perfettamente. Deve essere un problema di alimentazione, dice Giovanni. La deduzione mi sembra abbastanza logica, anche io quando salto
qualche pasto, tendo a rifiutare sforzi che ritengo eccessivi. Ma qui gasolio
ce n’è, anche se ormai solo ¼ di serbatoio, perché non se lo beve? La seconda
spiegazione che ricevo, inerente a problemi di sporcizia nel gasolio,
intasamento di tubi, strozzature e non corretto funzionamento dell’apparato
digestivo di P’acá y p’allá mi fanno capire che c’è probabilmente bisogno di un
meccanico.
“Un meccanico greco, per carità!!”. Quante volte abbiamo
sentito o letto nei forum questa frase? Visto che il problema della barca è
sempre un problema di tubi, faccio un parallelo e mi ricordo il Nobel della colecisti che mi ha convinto ad
operarmi due mesi fa con l’anatema “E se poi si deve operare in Grecia? Quelli
manco i bisturi c’hanno, figuriamoci i chirurghi”. Sulla pelle di P’acá y
p’allá oggi mi sento di dire che la mia colecisti in Grecia sarebbe stata
operata alla grande lo stesso.
Prima di deciderci di chiamare il chirurgo delle barche,
però, passiamo un paio di giorni in porto nell'illusione che sia stato solo
un capriccio e che tornati in mare, miracolosamente, la digestione della barca riprenda senza alcun inconveniente. Più o meno l'atteggiamento con cui io ho rimandato per 5 anni il mio intervento chirurgico. Alcuni lo chiamano "mettere la testa nella sabbia". E infatti, il nostro Volvo
Penta, puntuale e caparbio, ci ripresenta il problema all’uscita del Zea
Marina. Ok, siamo preparati. Arriviamo al Marina di Alimos e chiamiamo lo
specialista Volvo Penta. Tiro fuori il vocabolarietto greco e ci prepariamo a
sottoporre il nostro motore alla cura ellenica, tanto vituperata dai forum nautici.
E…. Troviamo la svizzera della meccanica navale. Viene Fanìs a fare il
sopralluogo, guarda con disprezzo il nostro filtro del gasolio senza separatore
per l’acqua e ci preannuncia per l’indomani l’arrivo del suo socio per
risolvere il problema. All’arrivo di Manolis, Giovanni dice “E che è un
meccanico?”. Manolis sembra un armatore di altissimo lignaggio: bermuda,
maglietta polo azzurra con griffe del cantiere, borsa per attrezzi
organizzatissima, mani pulite e curate, modi da gentleman, un inglese perfetto
di chi ha vissuto all’estero e pensa in quella lingua. Ah, sorride e fa
citazioni letterarie. Avete mai visto un meccanico sorridere e fare citazioni
letterarie? Manolis è l’esperienza migliore che un armatore possa fare quando
deve sottoporre la sua barca ad un intervento operatorio. Dopo 5 ore con lui,
non ho dubbi: non mi fossi già operata, gli permetterei tranquillamente di
asportarmi la colecisti. Vedere un meccanico, ma non mi stupirei se fosse un
ingegnere navale, prendersi cura del motore non limitandosi a risolvere il problema per
cui è stato chiesto l’intervento, ma cambiando il percorso ai tubi, spostando
il filtro in un luogo più efficace, controllando i bulloni del piede del
motore, è come sentirsi compreso dal proprio confessore. Il metodo di Manolis
non è poi così speciale: lui dedica tempo e concentrazione al problema. Quando
va via la barca non ha un filo di sporco in più di quello che aveva prima del
suo intervento. Lui pulisce, cambia e pulisce di nuovo. Manolis, mentre opera, ti spiega tutto
perché dice “poi per mare ci stai da solo e allora è meglio se le cose le sai e
sai dove mettere le mani”. Manolis dice che il filtro del gasolio non può
essere posizionato più in alto della pompa e ti enuncia (abbastanza inutilmente
nel mio caso) le regole fisiche a supporto di questa tesi. Quando ti difendi
dicendo che non l’hai messo tu quel filtro lì, né tanto meno il tubo di alimentazione, ti
risponde enfaticamente che “il problema dei meccanici in tutta Europa è che non
leggono, non studiano, non cercano soluzioni migliori”.
Manolis non ha fretta di andarsene, ha ancora un lavoro da
fare dopo di noi, ma si ferma fino alle 8 di sera per spiegarci per filo e per
segno il funzionamento del motore e darci suggerimenti preziosi.
Il costo? Per il tempo che ci ha impiegato, sulla base
dell’esperienza, almeno un terzo di quanto avremmo pagato in Italia. Ma il
risultato sembra essere nettamente migliore.
Nella 3 giorni di preoccupazione per la digestione di P’acá
y p’allá, ci siamo regalati una gita ad Atene con sosta e cena alla Plaka e
visita del Museo dell’Acropoli. Era un anno che mi sentivo dire “E certo che
non hai visto la crisi in Grecia, sei stata nelle isolette...” e allora voglio
proprio vedere ad Atene che musi lunghi hanno. Ragazzi, in Grecia stanno bene,
la classe medio/bassa sicuramente soffre lo stato di crisi che perdura ma si
lamenta meno della nostra. Sugli autobus, per le strade, nei negozi, le persone
sorridono. Bevono i loro caffè frappé, navigano sui loro smartphone con i wi fi
gratuiti disponibili ovunque in città, giocano a backgammon sui tavolini delle
strade investite dal vento.
D’altra parte, come saggiamente dice Giovanni guardando la
collezione di monete d’oro del IV secolo AC conservate nel museo dell’Acropoli,
“quando questi già commerciavano, in quella che oggi si chiama Germania stavano nelle grotte con le
clave… e la Merkel vuole dar loro lezioni di Economia?”
Il vento greco riprende gagliardamente a soffiare: gonfia le vele, acuisce i sensi e come il sirtaki, ci costringe, amabilmente in crescendo, ad affrontare la vita che piu' ci affascina. Ben ritrovati.
RispondiEliminaSilverio