Leggenda narra che il re di Argo, Acriso, venne a sapere
dall’oracolo che non solo non avrebbe mai avuto figli maschi ma anche che un giorno sarebbe morto
per mano del figlio di una delle sue figlie. Lui ci provò in tutti i modi a deviare
il corso del destino, segregando la giovane Danae in una torre. Ma quando il destino
sembra controllabile, ecco che arriva Zeus nella sua attività preferita:
procreare con le giovani umane. Appena nasce il piccolo Perseo, il caro nonno
Acriso non ci pensa due volte a rinchiudere figlia e nipote in una cassa e gettarli in
mare. La scatola viaggiante derivò fino a Serifos (si dice grazie all’aiuto di Zeus ma secondo
me quello stava già pensando ad altro, io dico che ci ha pensato Eolo), dove il solito buon pescatore la raccolse e salvò loro la vita.
Poi un altro despota, il re dell’isola, creò loro qualche altro problema imponendo al
giovane Perseo di portargli la testa di Medusa, impresa impossibile, sembrava. Ma il giovane semideo, abbondantemente
aiutato da altre divinità, se la cavò egregiamente e tornò con la testa
serpentata della Gorgona.
Oltre che per questi fatti mitologici, Serifos è rinomata per
essere l’isola del ferro. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo trovato una spiaggia
d’oro a Kalo Abeli e, a nord dell’isola, una d’argento. Ovviamente, l’oro non
era oro e l’argento non era argento, altrimenti saremmo rimasti lì. Ma
guardando sott’acqua con la maschera cogli questi bagliori nei granelli
di sabbia.
Proprio per il minerale di cui questa isola è ricca, nei
primi anni del secolo scorso vi fu un regime durissimo di sfruttamento delle
miniere e dei minatori, che morivano numerosi a causa delle pessime condizioni
di lavoro. Le morti bianche ma, visto che si trattava di ferro, non credo le avessero chiamate così. Il primo sciopero greco, ebbe luogo proprio a Serifos nel 1916 ed ebbe un discreto successo, pur essendo un moto spontaneo e facendo a meno di CGIL, CISL e UIL. O forse proprio per questo.
Negli anni 60 le miniere vennero chiuse e oggi restano scheletri abbandonati a
testimonianza. E spiagge d’oro e d’argento.
Oggi l’isola di Serifos, con una delle Chore più suggestive
delle Cicladi, è quieta, accogliente, tranquilla e gradevole come tutte le isole greche che,
pur essendo facilmente raggiungibili da Atene, restano incredibilmente, per lo più, dimenticate.
Seppure…. c'è sempre un seppure.
Zeus, se esisti ancora, se hai tempo tra un
concepimento e l’altro, se hai ancora un po’ di rabbia in corpo, fammi un
favore: stermina le flottiglie charter. Senza pietà. Senza ripensamenti. Senza
compromessi. Ok, il buonismo non è una delle mie qualità. La tolleranza ancor
meno.
D'altra parte, non si fosse chiamata P'acá y p'allá, si sarebbe chiamata "STV. State Troppo Vicini". Ma ti capita che tu sia ancorato a Kedarchos Bay, una splendida e
tranquilla baia di Serifos, dalle acque cangianti dal turchese allo smeraldo,
dalle spiagge orlate di alberi e inframmezzati da scogli rossi, nella quiete
più totale che dà un senso alle miglia che hai fatto per arrivare fin qui, quand'ecco... arrivare una barca. Sia chiaro non è che pretendo di avere ogni baia solo
per me, per carità non sia mai, il mare è grande, c’è posto per tutti.
Ma
quando vedi sfilarti davanti una processione di 7 (dico sette) barche a vela, ognuna con 8
occupanti a bordo, con il fiero guidone della compagnia di charter appeso alla
sartia che fa tanto pensare all’ombrellino rosso delle comitive turistiche in
fila per i Musei Vaticani, è sano, normale e segno di animo marino iniziare un mantra che recita
“non qui-non qui-non qui”. Probabilmente, se non ci avessero visti, sarebbero
andati oltre, lo intuisco dalla repentina virata effettuata da metà della cala,
ma credo che il piacere maggiore per le flottiglie charter sia gratificare
della loro rumorosa compagnia quei poveri navigatori abbandonati soli in una
baia. Anche no, grazie.
Viaggiano a parabordi indossati, si àncorano
affiancati. Ben sette barche a braccetto, in formazione di difesa stile colpo di punizione nel calcio, roba che quelli in mezzo il mare non
lo vedono proprio più. Mi chiedo come mai non si portino dietro un pontile
galleggiante, tanto per reiterare in rada la situazione del porto che è chiaro gli è di conforto. Zeus,
pensaci. In quel momento, quando hanno finito la manovra di ancoraggio e sono
lì, tutti belli affiancati, in quel preciso momento una piccola tromba d’aria e
puoi scommetterci che persino la seriosa Giunone si spancerebbe dalle risate.
Davanti a
situazioni come queste, mi soffermo dolorosamente a pensare alla caducità delle statistiche.
In particolare su due temi. Primo: su 56 persone (dico cinquantasei, ovvero due
classi di liceo, o una società di media dimensione) che sono a bordo delle 7 sorelle, possibile che non ci sia
uno che dica “Mah, magari noi oggi ci ancoriamo un po’ distanti, ce ne stiamo
un po’ più lontani, in mondo da avere mare sia a destra che a sinistra, ci godiamo un paio di etti di silenzio”? Oppure
uno che preferisce veleggiare, vuole una spiaggia diversa, ha voglia di fare
una passeggiata? Niente. Tutti lì, tutti insieme, non so se appassionatamente ma di sicuro rumorosamente. Senza conflitti,
senza spunti di ribellione apparente.
Secondo tema: su 56 persone di età compresa
tra i 5 e i 45 anni, posizionati su barche affiancate che sbatacchiano fra loro
sotto le raffiche di vento, con 7 tender e relativi motori fuoribordo in mano a gente poco avvezza,
possibile che non vi sia nemmeno un piccolo incidente? Voglio dire, una manina
schiacciata tra i bordi di due barche, un canottino che vola via, un riccio di
mare, una medusa o meglio ancora una spietata tracina? O un tuffo di testa sulla
catena di una delle 7 àncore? Insomma, qualcosa che cambi i programmi e faccia scappar via l'allegra combriccola velocemente.
Oddio, ad aspettare, secondo me, l’incidente si verifica sicuro, troppa
densità di popolazione per metro quadro di acqua perché non accada. Ma si fa
prima a prendere e andar via. Per fortuna, l’incidenza delle flottiglie charter
tende a diradarsi nel percorrere l’Egeo in maniera inversamente proporzionale
all’assenza di vento.
E, tanto per compensare l’invasione dei barbari, Serifos ci
regala una giornata di calma di vento. Tutto è relativo eh? Sempre un 20 nodi,
ma da queste parti è una pacchia. Abbiamo ormeggiato nel porto di Livadi,
registrando una piccola soddisfazione: mentre ci dirigevamo nel golfo, un sun
kiss 47 di armatore greco, ha portato il motore al massimo, ci ha superato
manco fossimo in autostrada stringendo la murata del porto, con il chiaro
intento “Chi primo arriva, meglio alloggia”. Sbagliato, l’indigeno ha scelto di
sondare il lato Sud della banchina e non c’era più posto. Noi, ripiegando sul
lato Nord lo abbiamo trovato. E, cristianamente, ci siamo fatti piccini per
fare posto anche a lui. Almeno il 50% dell’equipaggio di P’acá y p’allá non è
vendicativo.
Raggiungere la Chora dal porto è una delle imprese più
facili. La fermata di autobus è proprio in testa al molo degli yacht e ogni
mezz’ora ti porta al centro della cittadella che, come nelle migliori tradizioni
delle Chore cicladiche, è uno stretto dedalo di viuzze imbiancate in calce che
ogni tanto, tra una costruzione e l’altra si apre a panorami indescrivibili.
Sulla sommità la Chiesa di San Giorgio e una vista suggestiva del porto e
dell’intero golfo di Livadi.
A cena in uno dei tanti
ristorantini sul porto, si mangia bene e la località è discretamente animata ma
non troppo. Lasci Serifos con nostalgia, ma sai che le flottiglie charter non
ti seguiranno facilmente. E son soddisfazioni.
ma non ci si vergogna neanche un po' a scrivere certe cose
RispondiEliminaA occhio direi neanche un pochino, ma pensa tu!
RispondiEliminaIl noleggio nautico consente a molti, in una sola settimana, di navigare in Egeo, in un'altra di affrontare l'Aliseo dei Caraibi,o quello portoghese. Ma in una settimana o due di vacanze estive il mare, per fortuna, difficilmente impartisce lezioni memorabili e quindi, come diceva mia nonna, si parte valigia e si rientra cassone.
RispondiEliminaSilverio n.p.
Anonimi (amanti delle flottiglie, suppongo...) ma sì, un po' sì, ci si vergogna a scriverle. A pensarle, no, neanche un pochino ;-)
RispondiEliminaSilverio, sempre saggio! Dovrei portarti in barca con noi, mi riporteresti a una cristiana considerazione del prossimo :-)
RispondiEliminaSilverio, sempre saggio! Dovrei portarti in barca con noi, mi riporteresti a una cristiana considerazione del prossimo :-)
RispondiEliminaGiuro che il secondo commento (il mio) voleva ironizzare con il primo.
RispondiEliminaGrecia mia,sei una droga irresistibile!
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