Lasciamo Sirna con rotta su Nissiros più favorevole di
quella su Astipalea. Caro il mio meltemi, un po’ ti abbiamo fregato. Non fai a
tempo ad accorgertene per ruotare lievemente e darci fastidio davvero, che
arriviamo nella sempre spettacolare Gyali. Ti vendicherai, lo so, ma intanto 1
a 0 e palla al centro. Di questa virgola di pietra pomice adagiata tra Nissiros
e Kos ne ho già parlato l’anno scorso. Quindi, consapevole che i miei fedeli
lettori hanno ormai imparato a memoria ogni post di questo blog, evito di
tediarvi nella reiterazione dello stupore per lo scenario cinematografico che
Gyali inconsapevolmente propone.
Ce la prendiamo comoda, abbiamo 4 giorni
davanti perché i nostri amici Stefano ed Elisa arrivino a Kos e di anticiparli
a Leros, facendoci raggiungere lì, con questo bastardo incazzato (il meltemi,
ca va sans dire) non ci va molto. Agogniamo anche l’allaccio idrico di Kos
Marina di cui P’acá y p’allá ha decisamente bisogno per darsi una decorosa
ripulita prima di diventare barca ospitante. Nel frattempo ci dedichiamo ad una
febbrile e organizzata raccolta di “occhi di Santa Lucia” – come ci svela
Stefano – per me erano semplice conchigliette forgiate dal mare. Inutile
cercarne per un po’ a Gyali, ne abbiamo provocato l’estinzione. Ma il mare, si
sa, restituisce sempre le parti geologiche dilapidate.
Ne approfittiamo anche per passare una serata a Nissiros,
ormeggiati abbastanza bene nel disordinato porto di Mandraki. È un giorno
buono, niente traghetto della Blu Star a fare risacca.
Conosciamo Artin, fotografo austro-armeno che con l’avvento
della digitale e la rovina della professione, decise 10 anni fa di ritirarsi a
Nissiros. Lì ha aperto un piccolo negozietto con mostra fotografica e tenta,
senza insistere, di fare un po’ di commercio. 15 euro per un CD di 350 foto
sull’isola. Ce lo dice con il ben noto sottofondo di “che devo fare, devo pure
campare”. Faccio da interprete tra lui e Giovanni e condividiamo un po’ di
nostalgici ricordi di quando la fotografia non era roba per tutti ed erano i
fotografi a fare le foto, non le macchine fotografiche. Bei tempi. Brutta roba
certo progresso. Pazienza, c’è sempre il mare. E per Artin, c’è sempre
Nissiros.
Il 15 agosto, come da miglior tradizione dell’Italia
produttiva del nord, arrivano a Kos con volo charter da Bergamo, Stefano ed
Elisa per la loro unica settimana di vacanza insieme. Una coppia di recente
formazione, agli esordi della convivenza vacanziera, lei abbastanza a digiuno
di barca. Bella responsabilità che ti prendi P’acá y p’allá, complimenti. Roba
da far naufragare pure il primo viaggio di Giulietta e Romeo, Quel che è certo
è che il bastardo (sempre il meltemi) non facilita questa esperienza: il giorno
prima della partenza da Kos, proprio a mo’ di dispetto, si placa e fischietta a
7-10 nodi tutto il giorno.
Se ti fermi a guardarlo (non chiedetemi come si
guarda il vento, se no vuol dire che ho scritto a vuoto tutti questi mesi…), si
gira con aria indifferente e un po’ strafottente ti risponde “Che c’è?
Problemi?”. Capite perché è bastardo? Il giorno dopo ci costringe a una bella
bolina stretta sotto 30 nodi che rende la vicina Palionisos a Kalimnos un po’
più distante del solito. L’equipaggio regge bene, chi si diverte di più, chi di
meno, quello che si sbellica dalle risate è sicuramente il Meltemi. Questo
pezzo di strada, il Dodecaneso, è a noi ormai ben noto.
E’ l’unico tratto del
nostro viaggio che compiamo a risalire il vento, fortunati gli amici, direte
voi. Be’ sì, tutt’altra cosa rispetto alle rilassanti andature con venti
portanti fatte finora ma l’arcipelago regala inquadrature uniche e grazie alla
nostra esperienza del luogo, poche sorprese. Stefano è lo stesso di quando
aveva 15 anni, solo parecchio più salutista (sarà per questo che è rimasto lo
stesso?): entusiasta, gentile, compagno di viaggio, insomma. E detto da noi non
è roba da poco. Elisa è adorabile, si adatta alla barca benissimo e merita il premio
“minor consumo d’acqua per piatto lavato mai registrato”.
Ahimé, ha un unico
enorme difetto che di solito rende a me intollerabile qualunque essere umano:
15 anni meno di me, 14 anni e mezzo per la precisione, e quando mi conviene,
della precisione, io ne faccio un vanto. Ma stabiliamo subito che facciamo finta
che non sia così, che lei non è coetanea di Jonas che avrà vent’anni nel 2000,
Elisa finge di ricordare la nascita del Moplén e le pubblicità della Lagostina
e il problema è brillantemente superato.
Passiamo una bella settimana, noi 4 e il bastardo,
quest’ultimo non smette un attimo di parlare ma alla fine non placa i nostri
entusiasmi ed è bello vedere negli occhi dei nostri amici la bellezza che
abbiamo sempre visto noi in questo angolo di mondo. Alla fine riusciamo a
inanellare, nell’esiguo spazio di una settimana, le belle rade di Palionisos a
Kalimnos, Archangelos a Leros, Koklakoura a Lipsi, Tiganakia a Arki e una
serata in porto a Patmos dove li imbarchiamo sul Flyng Dolphin di ritorno a
Kos. Ci mettiamo dentro pure l’emozione di un lasciare gli ormeggi di corsa per
rinforzo di vento a Lipsi e un piccolo strappo alla balumina della randa con
conseguente riparazione.
La cucina a bordo riserva le ricette migliori,
avvalorate da un risotto ai 4 formaggi di Stefano e da una bella orata pescata
da Giovanni per l’occasione. E finalmente a bordo si beve, senza che la sottoscritta debba sentirsi un'alcolizzata solitaria. La settimana è
volata, Stefano torna al lavoro, Elisa prosegue il suo scampolo di vacanze in
Sardegna. Il Meltemi accusa un discreto mal di testa per l’enorme sforzo sostenuto
nel tenerci compagnia e, appena i nostri amici partono, mi dice “Mo’ se non ti
dispiace, mi prendo qualche giorno di riposo”.