sabato 20 agosto 2011

Simi. La Grecia ci riaccoglie con tanto colore.


Come al solito, mentre navighiamo avvicinandoci a una nuova isola, mi accingo a consultare la nostra biblioteca di bordo che, per quanto riguarda le guide sulla zona, si riduce a due capisaldi (gli unici in commercio, ahi, quanto manca un Mancini sull'Egeo…)
Il primo è il Greek Pilot di Rod Heikell edito da Il Frangente, un portolano che si limita per lo più a descrivere porti e pochi ancoraggi, l’altro è il più discorsivo diario di bordo “Magico Egeo” di Alfredo Giacon che con sua moglie ha navigato parecchio tra Grecia e Turchia.
Ecco l’incipit delle loro rispettive descrizioni su Simi:
“Scoprire Simi è come scoprire una pianta esotica nel deserto. Le case dalle tinte blu, ambra, crema e rosa pastello, strette l’una sull’altra lungo i fianchi ripidi dell’insenatura ….”
(Rod Heikell) – “Arrivare a Simi è come scoprire nel deserto una pianta esotica. La sua architettura è elegante e le sue case sono un’esplosione di colori come l’ambra, il rosa, il crema, il blu e l’azzurro” (Alfredo Giacon)
Argh… Plagio! Alfredo, Alfredo, Simi è un luogo di tale suggestione, di tale incomparabile bellezza che non posso credere non le siano venute altre metafore in mente tanto da doverla copiare di sana pianta dal Greek Pilot. Peraltro, poi, non mi sembra neanche una metafora così calzante, l’ultimo modo in cui definirei Simi è “pianta esotica”. (Ma serve poi una metafora?) 
Simi è un’isola splendida, frastagliata, ricca di baie dai colori cangianti e il suo paese (la pianta esotica), rannicchiato all’interno di un fiordo è un raro esempio di un’architettura ellenica pregevole se pur ben diversa da quella cicladica. Case sovrapposte una sull’altra di tutti colori diversi, viuzze ombrose in salita e dall’alto una vista incomparabile sulla Turchia e sul mare che le divide. Di deserto qui non c’è nulla, di esotico, ancora meno. 
Mi secca molto leggere banalità nelle descrizioni, probabilmente perché temo sempre di cadere anche io nella scontatezza e nella banalità in questa cronaca di viaggio. Pur vero che il vocabolario forse non offre parole a sufficienza per descrivere questi luoghi e la continua meraviglia del viaggio, ma qualcosa di meglio di pianta esotica nel deserto si deve poter fare. Entrambi gli autori, vorrei approfittare del contesto per pregarli di evitare dichiarazioni come “fondale discreto tenitore quando l’ancora ha ben agguantato il fondo” o addirittura “il fondale è scarso tenitore, meglio accertarsi che l’ancora abbia ben agguantato il fondo prima di lasciare la barca incustodita”. L’ovvietà è gemella della banalità. Ok, scusate, Rod e Alfredo, non sono stata generosa, in effetti ci siete di grande aiuto in questo viaggio… Anche se… guardate che in alcuni posti si vede che non ci siete proprio stati eh?....
Ma torniamo a Simi, che Giovanni per tutti e 3 i giorni che ci fermiamo qui continuerà a descrivere come una pianta esotica nel deserto. La navigazione da Bozuk Buku è tranquilla con vento quasi assente. Ammainiamo e issiamo con precisione svizzera le bandiere greche e turche sul confine delle acque territoriali. Per prima cosa arriviamo a Seskli, isolotto a Sud di Simi e poi, visto il mare insolitamente calmo, decidiamo di fare il periplo in senso orario per vedere la costa ovest, lato delle isole che in questa stagione, nel dodecaneso, è di solito flagellato dal mare. 
Ci fermiamo in rada a Ag. Emilianos, un doppio fiordo con doppio monastero, uno sull’acqua e l’altro che in realtà è diventato una proprietà privata è a mezza collina. L’atmosfera è particolare, silenziosa, quieta, quasi solenne. Non vedo monaci ma al loro posto parecchie capre. In rada troviamo un bel due alberi d’epoca battente bandiera maltese e ci accorgiamo che è quella che tutti gli inizi e fine estate vediamo ancorata in rada a P.S. Stefano. 
Qui insieme nel centro della pianta esotica, noi e loro. Al tramonto arriva uno sciame d’api, il due alberi va via, noi restiamo. Le api, come di consueto, spariscono appena cala il sole.
Il fondale, come direbbe Heikell, non è buon tenitore, il vento cambia direzione e prima di andare a dormire, decidiamo di spostarci un po’ al centro della baia, fissando anche una cima a poppa su un gavitello di un pescatore. Nel frattempo la luna, poco meno che piena, è sorta e ci tiene compagnia.
La mattina dopo proseguiamo il periplo e navighiamo lo stretto passaggio tra Simi e l’isolotto di Nimos con molta cautela, visto che il canale ha un fondale di 4 metri. Un veloce bagno ad Emborios ed eccoci arrivati al Porto di Simi. “Non ti sembra una pianta esotica nel mezzo del deserto?” dice Giovanni, tanto per non smentirsi. Un omone con maglietta arancione ci aiuta nell’ormeggio, passerà più tardi a chiedere 5 Euro ma non lo vedremo più. C’è una sola colonnina per acqua e corrente e una dozzina di barche ormeggiate lì davanti, ma non c’è problema, basta telefonare a un numero scritto sulla colonnina e arriva Pandelis con le sue doppie prese e le sue prolunghe ed ecco che tutti hanno la loro presa elettrica attaccata in banchina. 
Incredibilmente tiene, non salta la corrente e soprattutto non esplode l’intero molo, una pianta esotica abbrustolita non farebbe la stessa impressione. Nel giro di mezz’ora arriva anche l’autocisterna del gasolio e noi siamo felici e satolli di energie di tutti i tipi, quelle personali invece le disperdiamo nell’ascesa della pianta esotica fino alla sommità della collina circostante, le temperature, quelle sì, sono africane.
La costa est di Simi è caratterizzata da alcune delle più belle baie del Dodecaneso. Tra tutte, consigliamo Ag Georgiu, anche detta Dysalonas, incorniciata da alte rocce bianche e una bellissima spiaggia di ciottoli. Incontriamo Gioia e Aldo che con il loro MySong, un Nauta 54, stanno facendo charter con un gruppo che sbarcheranno presto a Rodi. Ripenso a pochi mesi fa, quando con Gioia immaginavamo i nostri rispettivi viaggi sedute a un bar di piazza Belle Arti. Loro hanno portato a giugno la barca a Samos con una navigazione veloce e senza soste e sono qui a far charter da fine luglio a metà settembre, poi la lasceranno qui, al marina di Leros a svernare. Quel che facciamo noi è un po’ strano, di solito quando uno porta la barca fino a quaggiù lo fa per lasciarcela per qualche anno, raggiungendola 2 o 3 volte l’anno con un comodo volo charter. 
I motivi sono tanti: prima di tutto le distanze che in barca significano settimane, poi il costo visto che qui in Grecia il posto barca annuale costa un quinto di quanto costa nella nostra bella Italia così ostile alla nautica. Piacerebbe anche a noi, poter tornare con un volo di un’ora e trovarci direttamente qui dove abbiamo messo 3 mesi per arrivare. Però la nostra P'acá y p'allá ce la riportiamo a casa, o meglio, speriamo che a casa ci riporti lei. L’abbiamo appena adottata, non ci sentiamo proprio di passare del tempo lontani da lei e poi c’è il generatore eolico da mettere, i pannelli solari, le vele nuove da fare, il lavoro da trovare per pagare tutto questo….. Magari il prossimo anno, chissà. Il prossimo anno la portiamo fin qui e poi magari la lasciamo a Kos o a Leros. Per ora ci piace saperla vicina. 
Per finire, immancabile a Simi è una sosta nella baia di Panormitis, un ansa a Sud Ovest completamente chiusa e riparata da tutti i venti, dominata dal monastero bizantino omonimo. La rada ha un discreto numero di barche a vela ancorate, al moletto si alternano i pescatori locali con un paio di motoscafi turistici; a terra, anziani passeggiano sul lungomare davanti al monastero di cui una parte è destinata al turismo, una sorta di colonia estiva molto piacevole. Domenica mattina, la messa dura quasi 3 ore.
Mentre leggo in pozzetto sento Giovanni correre da prua con gli occhi che gli brillano di eccitazione: due signore della barca vicina, nuotando accanto a P'acá y p'allá, parlavano di lei. “Certo che però il Grand Soleil è davvero bello, eh mammì?” ha sentito dire dalla più giovane delle due. Visto? A indossare la bandiera francese senti fare dei commenti che ti regalano una gran bella soddisfazione e che magari, se sapessero che sei italiano, per pudore non farebbero o non suonerebbero così sinceri. Quel “Eh mammì?” sostituirà il pianta esotica nel deserto nelle conversazioni di Giovanni dei prossimi giorni.

4 commenti:

  1. d'accordo sulla scarsezza di heikell e ancor più di giacon. Il portolano da non perdere in gr è l'elias. c'è proprio tutto.

    www.eagleray.gr/

    caro ma impagabile.

    grz per blog e foto
    j.

    aka strega (nick adv)

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  2. Bandiera francese?
    Io non parlo con i Galli, quindi non parlo con te fino a quando non torni al tricolore nostrano.

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  3. @j strega, grazie a te!
    @ cocò, la francia vuol bene ai marinai molto più della nostra penisola.

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  4. In effetti la mancanza di vento ad Agosto è incredibile, C'era qualcosa di strano nelle foto, mi chiedevo cosa.Ma come avete sopportato il caldo di Simi che già in tempi normali è insopportabile visto che è a ridosso ?
    C'è ancora sul porto quel bellissimo vecchio negozio di spugne, un unico stanzone a volta con tanti scaffali di legno fino a su e tante spugne enormi nere e non? L. la napoletana

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