Non l’avevamo programmato, visto che Agatonissi la conoscevamo già bene, l’avevamo considerata fuori rotta e tagliata fuori dal nostro itinerario. Perché d’ora in poi, la differenza con prima è che tocca scegliere. Per il nostro viaggio, abbiamo scelto in linea di massima un percorso a spirale che fino a qui seguiva una linea lungo la quale tutti o quasi i punti emersi del mare venivano toccati. Da qui in avanti le isole si sparpagliano a raggiera e già sappiamo che rinunceremo al nord Egeo e per le Cicladi sceglieremo il percorso meno battuto.
Per non perdere terreno rispetto al meltemi, avevamo tagliato via Agatonissi, 10 miglia a Nord Est di Arki, pensando di far rotta su Fourni a Nord Ovest. Ma qui il ragazzo (il meltemi) non la smette di farla da padrone, la nostra autonomia energetica ha bisogno di essere rigenerata e quindi dell’uso del motore. Invece di star fermi, quindi, meglio triangolare, andando a Agatonissi con un vento più favorevole, poi Samos e da lì a Fourni. Praticamente come percorrere il perimetro di un triangolo invece di limitarsi a un solo cateto. Deciso questo, partiamo e ovviamente il meltemi vira soffiando da nord, rendendo così identico il bordo per Agatonissi, rispetto a quello per Fourni. Vabbè, ormai abbiamo deciso e Agatonissi sia. E bene abbiamo fatto. Avevamo paura di trovarla assai diversa, stavolta sì, tutte le barche che salpavano dal porticciolo di Lipsi facevano rotta su Agatonissi e non ci andava proprio di vederla affollata, preferivamo conservarla nella memoria per quella che era negli anni 80.
Arrivando a Agatonissi però mi accorgo che le vacanze sono finite. Silenziosamente e alla spicciolata devono essere finiti i charteristi, non se ne vedono più, incontriamo invece solo pochi navigatori in formazione ridotta e chiaramente di lungo periodo, gente come noi, insomma. Per lo più sono inglesi e francesi. La differenza è tutta nella mancanza di fretta. Comprensibilmente, chi sta per mare solo un paio di settimane è affetto dalla smania di consumare il più possibile: ancoraggi brevi per vedere più baie possibile, tuffi, esclamazioni vocianti sulla bellezza dei luoghi, tutto il tempo in coperta e in tante persone perché il noleggio della barca costa, la vacanza è breve e se si è in tanti è più divertente.
I navigatori di lungo periodo, invece, hanno tempo. Restano in rada anche un paio di giorni, vivono per lo più all’interno della barca perché di sole ne hanno visto fin troppo, parlano poco perché sono pochi e si sono detti già molto, leggono, guardano, fanno piccole riparazioni, meditano. A Poros Bay, nella cala più a ovest, siamo in 3, dietro di noi un bel Dufour 45 E Performance, una nuovissima gemella della nostra barca disegnata dallo stesso progettista. A bordo una coppia di francesi che ci salutano in lingua vedendo la nostra bandiera e restano un po’ delusi dalla nostra risposta internazionale.
Si vede che la barca è nuova nuova, lui in acqua con la spugna a ripulire la carena, acciai che splendono, vele coperte per proteggerle dai raggi UV, tendalini che vengono perfettamente ripiegati. Ci sentiamo un po’ in colpa, noi la nostra non la curiamo così maniacalmente… Dietro i francesi, una barca bruttarella ma molto attrezzata di due inglesi che stanno tutto il giorno sotto coperta ed escono a sbracciarsi per salutarci solo quando passiamo lì vicino con il tender.
È forse l’ancoraggio più bello del nostro viaggio, forse più bello ancora di Gavdos, forse no. Siamo in 3 eppure il silenzio è totale e anzi, è bello avere compagnia. Facciamo lunghe nuotate e andiamo in giro con il tender per esplorare le altre 2 cale della baia, in quella più a Est, c’è uno stabilimento di allevamento del pesce abbandonato, credo che una mareggiata abbia sradicato la fish farm in acqua, meglio così. Incontriamo muli e capre lungo i sentieri, in acqua le orate nuotano indisturbate fino a che Giovanni non prende il fucile, a quel punto saggiamente si eclissano.
Nel tardo pomeriggio, le attività a bordo del Dufour dei francesi si fanno inequivocabili, si preparano a salpare per quella che sembra una lunga navigazione notturna. Il tender è stato messo via, le vele vengono preparate per essere issate, l’equipaggio indossa i guanti. Fantastichiamo sulla loro rotta, partendo a quest’ora è probabile che sfruttino il calare del vento di notte per dirigersi a ovest, come minimo vanno verso una lontana ciclade, forse addirittura verso il Pireo o Corinto: magari stanno per tornare in patria, chissà. Li salutiamo e se prima eravamo in tre a cantare ma pin ma po’ adesso siamo in 2 a cantare mapin mapo’. Sorge la luna piena e riempie il cielo nero puntinato di stelle. 10 miglia a sud est, perfettamente incorniciata dagli angoli di Poros Bay, la sagoma della remota Farmakonissi. Ci viene voglia di continuare contromano il viaggio per tornare anche lì ma no, il dovere ci chiama, la prossima tappa deve essere verso occidente.
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