sabato 10 settembre 2011

Arki. Alla faccia di Giulio Cesare.


Un paio di miglia a nord di Lipsi, a segnare l’estremo confine settentrionale del Dodecaneso, il piccolo arcipelago di Arki e Marathi è adagiato sul mare e spazzato dai venti. Arki, che oggi conta 54 abitanti, è un geroglifico di scoglietti e acque cristalline che pare sospeso nel tempo e nello spazio. Sembra che il prode Giulio Cesare, appena si liberò dai pirati che lo avevano imprigionato nella vicina Farmakonissi, distrusse un importante castello del 4° secolo AC di cui oggi ci sono solo alcuni resti.   
Incazzoso il ragazzo... prendersela con il piccolo insediamento su un gioiellino di terra perso nel mare con tutte le cose che aveva da fare…. 
Che dire di Arki che con Marathi crea un labirinto di acqua e terra dove navigano in pochi e si fermano ancora meno persone? Noi ci passiamo un paio di giorni, senza scendere a conoscere i 54 abitanti, senza andare alla rinomata taverna di Marathi, qui preferiamo goderci in pieno il mare, i suoi colori, l’acqua che comincia a diventare bella fresca (le temperature sono tornate sui 20-22°). L’ancoraggio più bello è a ridosso dello scoglio di Tiganakia, una serie di piccole baie e canali di roccia. 
A terra centinaia di capre, in lontananza passa un paio di volte al giorno la sagoma sproporzionata del traghetto dell’Anek Lines. Il vento soffia, forte, il meltemi non vuole andare a scuola quest’anno, si diverte a restare qui a sbraitare come un folle e a giocare con le barche a vela. Ma adesso la sera si calma, le barche in rada vanno via verso Lipsi o Patmos e noi restiamo da soli, con il solito pescatore con moglie che dopo aver gettato le sue reti ci saluta e si ancora vicino a riva ad aspettare l’alba per ritirare il frutto del suo lavoro. La luna è quasi piena e illumina la notte di questo luogo privo di luci artificiali. Nel frattempo a casa, penso che i nipoti hanno iniziato le scuole, gli amici stanno lottando contro la sindrome del rientro, le borse scendono a picco, Berlusconi si inventa quel che ancora non si è inventato per evitare i processi e i parlamentari sono sempre troppi per quel che serve al Paese. 
Penso anche che il ritorno è vicino e che non credo saremo più capaci di dormire in una casa piantata per terra, con le finestre chiuse per non sentire alle 3 di notte il camion della nettezza urbana. Sono passati quasi 4 mesi e davvero non sentiamo la mancanza della vita di prima, delle persone sì, ma non dei contesti. Poi la mamma chiede “ma tra poco tornate, sì?” e allora il peso della fine del viaggio che si avvicina si affievolisce un poco. Comunque di strada ce n’è ancora un bel po’ e tanto, finchè il meltemi non se ne va in letargo la nostra strada piega ancora ad Est.

4 commenti:

  1. Buona sera. Sono qui per caso ma, se permettete, vorrei rimanere ancora un po' a leggere con interesse queste belle note di viaggio ed a guardare con piacere queste magnifiche immagini. Avete scelto l'ardua ed impegnativa "rotta della storia": complimenti e l'augurio che il Meltemi sia clemente ed il cielo sempre azzurro. Rimango, non a caso, ed aspetto il prosieguo.

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  2. Francesca ... (solita invidia a parte) ... ma se continuate ad andare a est come pensate di fare? alla fine mettete barca e naviganti su un cargo e rientrate in volo? O state cercando di dirci che ... proseguuite per altri sei mesi? Facciamo che se è così tra qualche settimana vi raggiungo. Poi mi occupo io della pulizia del ponte! Baci

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  3. Il piacere perfetto è quello che ti lascia ancora un po' di voglia per cui tornate quando volete ma fatelo quando vi peserà partire e non restare.

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  4. Anonimo carissimo, "benvenuto a questa terra di terra e sassi" anche se in questo caso è meglio dire di "mare e sassi". Accomodati e gradisci un bicchierino di ouzo.
    Ada, è l'illusione della differita! mentre ti rispondo siamo già a koufonisi, piccola ciclade, molto più ad ovest di quanto vorrei.
    Cocò, sagge parole. Ma sarà sempre dura partire, I suppose.

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