sabato 28 maggio 2011

Stromboli. Terra di fuoco, mare di squali.

  Siamo a Stromboli, avanposto delle Isole Eolie, circondata da profondità abissali. Non avevamo ipotizzato di venirci, non ora, le Eolie erano nella nostra idea, un posto da visitare al ritorno, in autunno inoltrato, quando l’escursione termica tra notte e giorno è inferiore e magari salire fin su al vulcano di notte. Ma alla fine, abbiamo deciso, pisciolino o non pisciolino d’olio, di risolvere una volta per tutte il problema della guarnizione della coppa. Lo faremo a Tropea la prossima settimana. Preferiamo evitare di doverlo fare in Grecia nella difficoltà di capirci con meccanici dalla lingua a noi sconosciuta, per quanto, con il meccanico locale riusciamo a capirci più a gesti che a parole, visto il dialetto di cui nessuno di noi due ha una qualche esperienza. Insomma, visto che dobbiamo aspettare, la condizione è ideale per passare il week end a Stromboli. 30 miglia scarse da Tropea, la navigazione per Stromboli è in assenza di vento totale, mare calmissimo con il profondimetro che segna fisso una profondita definita Last 180, ovvero l’ultima registrata di quelle registrabili. Qui, il mare va velocemente giù, raggiungiamo subito la batimetrica dei 1.000 metri e nell’ultimo tratto quella dei 2.000.
È qui che mi accorgo, ma qualche sentore di ciò ce l’ho da 18 anni, che la mia nipotina Lisa è una ragazza magica. Mi aveva predetto, dopo aver visto le foto della tartaruga e dei delfini da noi incontrati, che il prossimo incontro sarebbe stato con uno squalo. Ed eccolo, qui nel canale tra Tropea e Stromboli, con 2 chilometri di acqua sotto la barca. Piccolo, 1,5 metri circa, ma sempre squalo è, e poi, similarmente a come capita quando incontri un cretino, non importa il cretino, chiediti dove sia e cosa stia facendo sua madre. Giovanni, conoscendo bene la mia fobia per gli squali che mi fa provare un certo timore persino nelle nuotate in piscina, cerca di spacciarlo per un pescespada ma con il pescespada non sentirei la caratteristica musica di sottofondo “dan da dan da da dan” che dai primi anni 70 accompagna ogni mio bagno in acque non sicure (più o meno tutte quelle fuori da una vasca da bagno). Reagisco incredibilmente bene allo shock e con filosofia guardo avanti, ma il bagno oggi non lo farò, questo è sicuro. Arrivati a Stromboli, ci ormeggiamo ai gavitelli di fronte alla spiaggia nera (ancorare intorno a quest’isola è impresa ardua oltre che destinata a essere tentata più volte, vista la conformazione dei fondali che scendono giù velocemente) e scendiamo a terra con il tender per passare la giornata a passeggiare tra viuzze strette, case bianche, spiagge nere, piante grasse, esplosioni di bouganville viola e gigli bianchi. E sopra di noi, la “Montagna”. Ma quello che è strano è che non c’è anima viva. Nessuno in terra, nessuno per mare, ed è sabato, un sabato di fine maggio che sembra estate piena. Stromboli non è uno dei posti in cui mi ritirerei a vivere, troppo calda, acque troppo profonde e troppo blu per me, ma nel giro della nostra passeggiata arrivo quasi a cambiare idea. Le case sul mare verso Piscita, belle essenziali, solari, i viottoli silenziosi, le piante di fico che promettono frutti succosi entro un paio di mesi. Ecco, fossi abbastanza ricca da poter scegliere un posto per ritirarmi a scrivere un libro, sceglierei Stromboli, con tutti i suoi squali che nella mia mente ormai sono diventati un esercito feroce che circonda l’isola e che mi terrebbero prigioniera di una stanza con vista sull’immenso mare senza null’altro da fare che scrivere.
Dopo una giornata di calma piatta, cielo limpido e sgombro, quando decidiamo di muoverci in barca al tramonto per vedere di notte la sciara di fuoco, ecco che arrivano i venti forti e il cielo si riempie di nuvole che coprono le cime del vulcano. Ok, la natura governa e spesso è un po’ dispettosa: ci accontentiamo della sciara infuocata dal sole al tramonto che è uno spettacolo davvero affascinante, passiamo ad omaggiare Strombolicchio e torniamo in rada al nostro gavitello a gustarci la nostra nuova variante di pasta e fagioli, ovvero minestra di cannellini con cipolla di tropea e sedano di verona, una simbiosi perfetta che unisce nord e sud in un simbolico omaggio al 150° dell’Unità d’Italia… e alla faccia di Bossi! Il cinema on boat stasera proietta “Caro Diario” di Nanni Moretti, sia per sentire un po’ di nostalgia di Roma, sia per il capitolo sulle Eolie in omaggio alla terra (o meglio al mare) che ci ospita. Prima di dormire il mio ultimo pensiero va al nemico:  Buonanotte, squaletto, non me ne volere ma spero vivamente tu sia orfano.


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