Scorrendo l’Italia verso Sud, ho individuato 3 posti dove, quando saremo stanchi di veleggiare, mi piacerebbe andare a vivere. Il punto è che sono posti dove, da individui vivi, onesti e fortemente laici quali siamo, non potremo essere accettati. Nell’ordine rigoroso di apparizione e non di preferenza, questi posti sono: Il cimitero di Ponza, le carceri di S. Stefano, il convento di Tropea. Per risolvere il problema, la mia fantasia ripiega su La Corricella a Procida, sicuramente vivo, sicuramente laico, onesto per quanto il mare lo permetta. Ho proposto questa soluzione a Giovanni che l’ha approvata, ponendo come unica condizione l’acquisto, per quel giorno lontano in cui smetteremo di andare a vela, di un gozzetto locale da pesca. Si può fare. Ma torniamo ad ora che il futuro è sempre lontano.
Siamo ancorati in rada a Capo Vaticano, uno dei tratti di costa rinomati tra i più belli del mondo, tale fama è meritata. Nonostante i 3 giorni di pioggia consecutivi che hanno flagellato questa parte d’Italia, l’acqua è turchese e abbastanza limpida. La roccia frastagliata lascia spazio a piccole insenature di spiaggia bianca di sassolini piccoli. Siamo a 30 miglia da Stromboli dove contiamo di andare domani, facendo una piccola digressione dalla nostra rotta. Man mano che scendiamo verso Sud abbiamo sempre meno fretta di lasciare l’Italia, allontanandoti dalla città e avvicinandoti ai piccoli borghi, soprattutto di mare, riesci ad apprezzare la semplicità dei tuoi compaesani. La dottoressa dell’Ospedale di Maratea, il ferramenta che vive casa e bottega e ti apre anche in orario di chiusura, il ristoratore di Cetraro che ti raggiunge sul molo in bicicletta per darti il biglietto da visita del Gambero Rosso e ti dice “qualunque cosa, sono a disposizione”. Certo, tutta questa cortesia è anche figlia del fuori stagione, molte cose belle sono figlie del fuori stagione, però capisci che riacquistare tempo e serenità è facile se si scelgono posti a minor densità di popolazione e di traffico. Ci avete mai fatto caso? In un supermercato di paese, la cassiera aspetta che abbiate riempito tutti i sacchetti e li abbiate riposti nel carrello, prima di dirvi il totale da pagare. Con calma, non c’è fretta, magari nel frattempo ti dice anche due parole gentili o ti consiglia una ricetta. Una cosa da poco, ma a Roma sembra che quasi ci godano a vederti interrompere il tuo stivaggio per tirar fuori il portafoglio, ogni volta acceleri e intanto pensi, dai aspetta, aspetta, ancora solo 8 confezioni e ho finito e invece niente, lei sembra lì appositamente per fregarti sul tempo “sono 68 euro e 73 centesimi” dice sadicamente, ti vendichi dandole la carta di credito, ma è una vendetta dal sapore amaro. E dopo aver pagato… come una mannaia il divisore si abbatte sui tuoi acquisti riducendo lo spazio alla metà. Quasi un volerti dire “E muoviti, che il tempo è denaro”. Anche questo è stress.
Oggi abbiamo fatto il primo bagno della stagione, il primo bagno di questo viaggio, e per me il primo bagno da disoccupata. Un gran bel primo bagno. L’acqua ha una temperatura di 22 gradi, freddina, ma dopo poco ti ci abitui. Abbiamo anche messo in acqua il tender e siamo andati a riva, armato il tendalino e aperto la finestra davanti dello sprayhood. Insomma, è arrivata l’estate. Speriamo duri a lungo. Ora, poco dopo il tramonto e dopo una nuova ricetta di mezze maniche al sedano di Verona con tonno, buccia di limone e erba limoncina, tutto intorno è calma piatta, il mare liscio come seta, Nel silenzio quasi assordante. passa lento un veliero fantasma. 30 miglia più a ovest, avvolto nella foschia, Stromboli veglia su di noi.
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