domenica 23 giugno 2013

Capo Sounion. Notti di luna piena sotto il tempio.

"No, mica penserete di passare da qui, voi due". Eccolo il benvenuto del Meltemi. "Ciao, bastardo! Mi sei mancato". Nel tragitto da Atene a Capo Sounio, questo vento - cui da piccolo devono avere davvero fatto del male - non smette un attimo di elencare validi motivi per farci prendere la via del sud. Se ne sta lì, seduto sul tempio di Poseidone con le sue guance gonfie, a sbraitare un 30 nodi e a enumerare, contandole sulle dita della mano, le ragioni per cui no, da qui non si passa. Altolà, stronzetti!
1) siamo al 21 giugno, è arrivata l'estate, io entro di ruolo ufficialmente e non mi smuovo fin quasi all'autunno.
2) ormai lo sapete che vi ho preso di mira
3) come al solito siete in ritardo, dove diavolo avete perso tempo finora?
4) Calcidica? Ma siete scemi? In Calcidica per questa via si va a aprile, non a luglio!
Poi sbuffa, sorride e ammette "Vabbé, mi siete mancati anche voi" e col tono più complice "Vediamo che se po' fa'…"
Alla fine ci accordiamo per una 3 giorni di purgatorio ancorati sotto il Tempio di Poseidone, proprio sotto la rupe da cui Egeo si gettò in mare quando vide la barca del figlio Teseo tornare con le vele nere e presagì funeste notizie. I primi due sono giorni obbligati con vento tra i 30 e i 35 nodi, il terzo invece un giorno di pigrizia con il vento che cala decisamente e noi che restiamo a oziare con la scusa di salire al tempio. Quelle cose che di solito poi paghi, penso…
La rada di Capo Sounion è un viavai di barche a vela (e qualche ferro da stiro). Una sala d'attesa ormai storica per tutti quelli che, venendo da Atene, si accingono a tuffarsi in Egeo (in un modo meno fatale del re da cui il mare prende il nome). Alcuni, pochi, doppiano Capo Sounion e risalgono il canale dell'Eubea diretti alle Sporadi o alla Calcidica. Quasi nessuno ha la pretesa in estate conclamata di proseguire passando lo stretto di Doro (Steno Kafireas), noto per essere la "stanza della rabbia" del Meltemi, quella in cui il bastardo si toglie le scarpe e si mette a saltare sui divani con la musica a palla, dicendo "Questa è casa mia, fo come mi pare!".
Luciano, Piazza Grande e Poseidone.
Quasi nessuno. Tranne noi e Luciano con Piazza Grande. Abbiamo buone motivazioni: noi non vogliamo perderci l'isola di Skyros, lui è diretto a Istanbul. Lo steno Kafireas è un braccio di mare che separa  la penisola montuosa dell'Eubea dall'isola di Andros. Si narra di burrasche forza 10 durate settimane, onde monumentali, correnti contrarie fino a 7 nodi. Ovvio che non ci cimenteremo in tali imprese. Per questo scegliamo volentieri il purgatorio e saliamo al tempio a rendere omaggio.
Nei due giorni di gran vento, contiamo in rada 12 -15 barche insieme a noi. La nostra bella ancora Delta da 20 kg, giace sotterrata sotto la sabbia, si vede uscire solo la catena di cui caliamo in abbondanza 50 metri. (quasi 10 volte il fondale).
Luciano viene a trovarci in barca con la faccia che dice "Ma dove mi avete portato?". Benvenuto in Egeo, Lulù. Si è scelto il percorso più duro ma ha una meta e se hai una meta il viaggio è più facile. Sono gli ultimi giorni insieme questi, poi noi proseguiremo verso nord, lui piegherà a Est per arrivare alla sua Istanbul e acquistare i Levis 501 alla bancarella come fece un bel po' di anni fa. Shhhhh, zitti, non gli dite che al mercato di Resina o di Via Sannio si trovano a meno perché un sogno è un sogno e guai a chi lo rovina!
La rada di Capo Sounion.
Luciano ci anticipa di un giorno, per andare a far nafta e cambusa e spezzare in due giorni le 85 miglia fino a Skyros. Noi restiamo a oziare e poi faremo tutto in un giorno.
Cala il vento a Capo Sounion e la rada si riempie di barche, dal tempio a fine giornata ne conterò 40. 
Bomby (il nostro tender) entra in servizio e ci scarrozza allegramente fino alla riva, dove sgomitando a destra e sinistra riesce a ricavarsi un pezzettino di bagnasciuga su cui riposare in attesa del nostro ritorno. Camminando sulla riva per raggiungere il viottolo, mi immergo in una immagine infernale che non ci appartiene: ombrelloni, lettini, castelli di sabbia, gente che gioca a racchettoni lanciandosi la palla con quella che mi sembra un'inaudita violenza e che, probabilmente, invece non lo è. È domenica, gli ateniesi si mischiano ai turisti, la taverna sulla spiaggia è gremita. 
Il tempio di Poseidone e, sullo sfondo, l'isoletta di Gaidarounisi.
I "perimene, perimene" ("aspetta, aspetta") strillati ai bambini si confondono con le battute nei vari dialetti italiani dei bulli da spiaggia. Forse lì sotto ci sono granelli di sabbia, ci vuole un'indagine più approfondita. Per quel che è dato vedere c'è una quantità di carne concentrata in poco spazio che erano secoli che non vedevo. Questi 100 metri di arenile mi sembrano il percorso più pericoloso del nostro viaggio. Riesco a giungere indenne all'imbocco del viottolo, avendo schivato una dozzina di palle da tennis ed essendo riuscita a non distruggere alcun castello di sabbia degli infanti spalmati sul bagnasciuga come fossero formiche su una scia di briciole di pane. 
Il tempio di Poseidone fu costruito dagli Ateniesi e preso dai macedoni, poi distrutto, riconquistato, ricostruito e poi di nuovo. Senza pace. Pochi passi e siamo al tempio che fu eretto in onore dell'accidioso dio del mare, fratello di Zeus e Ade. Si arrabbiava parecchio Poseidone, da noi noto come Nettuno, sbatteva in terra il suo tridente e faceva succedere cataclismi in terra e mare.  Oggi resta la struttura del tempio, le colonne soprattutto. Ma è la posizione che lo rende speciale. Il tramonto a Capo Sounion è una di quelle cose da fare nella vita. Un po' come "Vedi Napoli e poi muori". 
Egeo forse si buttò da qui.
Anche qui gran folla. Un numero spropositato di macchine fotografiche pronte a immortalare un tramonto che non sarà poi così memorabile a causa di una certa foschia all'orizzonte che fa pendànt con il calo di vento. 
Ma lo spettacolo è bello lo stesso. Due giapponesi seduti accanto su una pietra di marmo si riprendono con i loro i-Phone. Ognuno riprende se stesso, intendo. Che tristezza. Una famiglia italiana molto oversize chiede a un giapponese se può scattargli una foto e quello deve fare parecchi passi indietro per farli entrare tutti nell'inquadratura, non perché siano tanti ma per la larghezza impressionante dei loro 4 toraci. Arriva sul precipizio e rischia di fare la fine di Egeo, senza neanche potersi vantare nell'aldilà di un figlio che ha ucciso il minotauro. 
Turisti all'assalto del tramonto.
Nel momento in cui il sole rosso esce dalla nube per regalare un paio di minuti di spettacolo puro, vedo i personaggi di questa tragedia moderna trasformarsi in bestie da combattimento, pronte ad uccidere per conquistare il punto di ripresa migliore.  Il sole tramonta e torna la pace.
Noi riconquistiamo il nostro tender, torniamo a bordo e ci godiamo il tempio dal punto di vista che preferiamo: un po' più lontano, forse migliore per questo. 
Sorge la luna piena a cui dò la buonanotte. Domani si parte presto. Le previsioni sono buone, il Meltemi ha preso una giornata di ferie.

"Ma sbrigatevi" urla "perché vi ripiglio, eccome se vi ripiglio!"

7 commenti:

  1. Come sempre splendidi, tu e Giovanni, con la vostra arte del racconto! Grazie

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  2. Ho seguito le previsioni (Meteomar, file grib, carte sinottiche, dolori del custode del Tempio di Poseidone a Capo Sounion, ecc.ecc.) sono sicuro che avete imbroccato la "finestra" giusta...poi ci direte.
    Bellissima la rada con tutte quelle barche in attesa ad omaggiare Poseidone, come al solito bello il racconto....non ho gradito però la parte della famiglia oversize, chissà perché? :)) forse per una dimensione famigliare? :))
    Buon Vento!

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    1. ahahahah Fernando, però questi erano davvero molto oversize... D'altro canto devo dirti che avevano, tutti e 4, una faccia molto allegra. Quindi l'assioma grasso=felice, credo sia veritiero. E con questo.... stasera mangerò il doppio! :-)

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    2. Salvata in angolo con l'assioma :)
      Però in questo momento ci sono pochi motivi per avere una faccia allegra, sicuramente molti di più per mollare tutto e seguirvi in scia!
      E' comunque un piacere almeno potervi leggervi qui.
      Buon Vento

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  3. Come nn seguirvi! sembra di stare li con voi! ripeto, sembra :)

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    1. Pietro, un po' è come se ci steste tutti con noi. E' anche questo il bello. Grazie di seguirci :-)

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