giovedì 20 giugno 2013

Il Pireo e Atene. Tra calura e cultura.

Il fantino di Capo Artemisio (Museo nazionale archeologico di Atene)
Il nostro viaggio quest'anno sembra caratterizzato da un continuo stop and go. Il go è navigare diretti a una meta, lo stop è l'arrivare ed è un arrivare che dura stranamente 3 giorni. Uno strano effetto da falsa partenza che mi fa sentire strattonata in un ritmo un po' a singhiozzo. Ma credo sia solo parte di questo incipit di rotta, quello che sa di ritorni e che sceglie luoghi già visti. Quando, dopo Atene, entreremo nel nuovo gli stop e i go si fonderanno insieme in un unico e continuo navigare e fermarsi senza soluzione di continuità. 
Siamo nel golfo di Corinto quando mi arriva un messaggio da Monica, la mia cuginetta piccola che, pur avendo ora 35 anni, piccola resta perché uno più piccolo di te non diventa mai grande. "Dove siete? noi siamo arrivati ora a Atene"
Noi siamo - metaforicamente - con gli occhi puntati su Capo Sounion e sullo stretto di Doro (Kafireas Strait) il punto più difficile del nostro viaggio. Quello dove il meltemi soffia più forte, si incanala, si incattivisce, alza il mare e crea correnti ostinate da nord che possono arrivare, in burrasca, a 7 nodi verso sud. Vale a dire, 7 nodi contro. E, a favore, 7 nodi è la velocità che possiamo fare a motore. Restar fermi nello stretto di Doro, non credo sia come star fermi alla fermata d'autobus, dovrebbe essere decisamente meno gradevole. Siamo a fine giugno, il passaggio dello stretto di Doro rischia di essere proibitivo 6 giorni su 7. Qui anche un forza 4, avendo vento sul muso e onda formata, diventa difficile da affrontare. Ci vorrebbe una bella calma piatta. Per questa settimana - le previsioni parlano chiaro - non se ne parla, quindi, vale la pena fermarsi a Atene e controllare, da buona cugina maggiore, con chi è arrivata la cuginetta piccola.
Andreas è greco e lavora nella produzione cinematografica. Uno sguardo e merita tutta l'approvazione - confesso che il fatto che sia greco ha influito positivamente sul giudizio - ma per il resto, anche da tedesco, sarebbe risultata persona piacevole, simpatica e interessante. 
Rivedere Monica è bello dopo tanti anni e forse è l'incontro più lungo che abbiamo avuto da quando lei andava per casa a 4 zampe.
Sentire aria di famiglia quando sei lontana da casa ha un sapore bellissimo. E Monica che per lavoro si sposta da anni in tutta Europa questa sensazione deve conoscerla molto bene.
Il porto dove ci ormeggiamo è Zea Marina, facendo attenzione a chiedere stavolta un posto vicino ai servizi. Zea Marina è infatti un porto circolare con pontili distanti anche un paio di chilometri dagli uffici. Non che tu debba andarci spesso ma magari una doccia nei loro bagni ti va di farla. Senza possibilmente attraversare la città in accappatoio per tornare in barca. 
Detto, fatto. Siamo vicini ai servizi. Ma stritolati tra due 55 piedi. Il corpo morto di quello sottovento è parecchio sopravvento, ovvero attraversa decisamente la nostra via di uscita. Salpare con vento laterale sarà impossibile e il giorno della partenza sceglieremo saggiamente l'alba senza vento per compiere questa operazione. 
Museo archeologico del Pireo
Caldo. Anche quest'anno l'incontro con questa città enorme e dai confini a perdita d'occhio ha la parola caldo come sottofondo costante. Passiamo 2 ore dell'ultimo pomeriggio al Pireo dentro il Carrefour. Per fare rifornimenti di cambusa? No, già fatti, non abbiamo bisogno di altro. Certe volte la felicità è semplicemente un posto con l'aria condizionata. Peccato non si tratti di Ikea o Uno Più perché a quel punto ti porti un libro e fingi per due ore di provare un divano o una sedia a sdraio. In un supermercato non è così facile e, per quanto ci siano scaffali abbastanza grandi per  allestire una confortevole seduta, riesco ad astenermi dal tentare l'impresa. E poi, non esageriamo: fa caldo ma non poi così caldo.
Tutto il resto del tempo è cultura. 
A due passi dall'ormeggio, c'è il museo archeologico del Pireo. Reperti, soprattutto sculture e marmi tombali, rinvenuti nelle acque del Pireo e della costa Attica. Ma il tesoro più importante è il Kouros del Pireo, una statua in bronzo cavo di Apollo, realizzata con la fusione a cera persa.
Kouros-Apollo 520 AC
La statua, datata al 520 AC fu ritrovata nel 1959 durante i lavori di dragaggio del Pireo. Il parallelo con i bronzi di Riace è spontaneo, il periodo è lo stesso. Eppure la differenza in termini di pregio dell'opera appare netta anche a chi è digiuno di educazione all'arte come me. Come ci fossero secoli di civiltà in mezzo. Di civiltà e di studi anatomici. Intendiamoci, sono i bronzi di Riace che hanno dell'incredibile, nulla da togliere a questo Apollo. Chiudo gli occhi e immagino il Filosofo e il Giovane qui dentro, posizionati al centro di una delle sale di questo museo curato, semplice e ben illuminato. Starebbero benissimo, certo molto meglio che nel laboratorio allestito alla regione Calabria. 
Nessun Archistar ha progettato questo museo, nessun narcisismo strutturale ma solo semplici stanze perfettamente imbiancate, con grandi finestre schermate e poche, sapienti luci. Protagonista è l'opera d'arte, il resto deve semplicemente essergli funzionale.  Il rispetto della cultura nei greci è tangibile e non sembri cosa poi così ovvia.
Rimpiango di non aver rubato a Reggio i due magnifici bronzi e di non averli portati qui.
Proprio nel porto di Zea c'è un piccolo museo nautico che narra la storia marinara greca, una storia abbondante quella della flotta, ancor oggi, più importante del mondo. Modellini, mappe, strumenti, divise marinare. C'è una bella spiega della battaglia di Salamina ma è solo in greco, resta quindi immaginarla o studiarla altrove.
Ad Atene, visitiamo il museo archeologico nazionale. Splendido. Non a caso uno dei musei più importanti del mondo. Ti guardi intorno e ti accorgi di quanta ricchezza ha la Grecia, quanto prolifica fosse la sua arte fin dall'antichità. Cosa facevano i tedeschi 4 secoli prima di Cristo? Non so, ma nulla di così significativo, ne sono certa. Come mai? ...
Ci sono almeno 20 musei in questo museo. Anche qui, mi colpisce la semplicità e, al tempo stesso, la solennità dello spazio. 
Marmo e dal Naufragio di Antikythera
Al museo c'è l'esposizione "Il naufragio di Antikythera". Una delle tante navi commerciali che tra il IV e il I secolo AC trasportavano le opere ellenistiche vendute in Europa. Questa nave era diretta in Italia, a Pozzuoli. Il mare e il vento, complici tra loro e fin da allora lungimiranti, hanno deciso che questi tesori dovevano, invece, restare in patria. E bene hanno fatto con buona pace dei marinai a bordo e degli acquirenti di Pozzuoli rimasti a becco asciutto. Sculture di bronzo e di marmo, gioielli in oro, ceramiche, anfore: tanta roba su una fregata da 300 tonnellate. 

È impressionante il lavoro che l'acqua ha fatto sui marmi: nel punto dove erano poggiati o sepolti le statue sono perfettamente conservate e lisce. Dall'altra parte, dove il contatto era solo con l'acqua, sono corrose, rovinate, illeggibili. La terra conserva e preserva, l'acqua consuma e rovina: il contrario dell'effetto che fa a noi. Ma noi, non siamo di marmo. 

2 commenti:

  1. Di un taglio diverso questo pezzo, forse un po'meno marino del solito, ma non per questo meno interessante e bello. Non sapevo delle particolarità dello stretto di Doro: adesso capisco per quella vostra, o meglio tua, apprensione :-)
    Aspetto con ansia di sapere come è andata.buon vento!

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