venerdì 7 giugno 2013

E al fin si parte.

Il 2 giugno anche P'acá y p'allá partecipa alla parata per la Festa della Repubblica. Solo che il suo incedere non è su via dei Fori imperiali ma sul mar Tirreno. Nessun militare lungo il percorso (meno male), solo civili. Nessuna folla in festa, giusto qualche delfino a omaggiare con discrezione l'evento.
E a poppa sventola bandiera francese. Insomma, una parata lievemente blasfema ma non per questo meno gioiosa.
Troviamo, fin da subito, un compagno di viaggio. Dopo una notte tranquilla a motore, da Fiumicino entriamo in contatto con Luciano, solitario navigatore col suo Bavaria 350 d'epoca, "Piazza Grande", partito anche lui con quasi un mese di ritardo e diretto a Istanbul. 
La nostra è una navigazione di conserva un po' difficile: la barca di Luciano non sta dietro ai sogni del suo capitano, quasi a frenarlo nel suo incedere ambizioso. Più piccola, meno invelata e meno motorizzata di P'acá y p'allá, abbiamo buoni 2 nodi di differenza di velocità di crociera. Partiamo dopo, arriviamo un po' prima, ma per buona parte del viaggio siamo a vista. 
Ricordo il primo incontro con Luciano per un caffè questo inverno, voleva dritte sulla rotta egea, io come al solito tentavo di deviarlo su Creta sud, lui irremovibile sull'arrivare a Istanbul, tutto il resto è secondario. Ok, il tempo a disposizione, el destino finàl prestabilito…. cara Creta sud, non s'ha da fare, anche quest'anno non vedrai barche a vela probabilmente, dovrai aspettare il nostro ritorno. 
20 ore di navigazione e siamo a Ponza, nella rada del frontone. Con noi altre 3 barche e un paio di cargo.Luciano si ferma a Palmarola. 
Il giorno dopo, Ponza- Ischia di sole 45 miglia è decisamente più impegnativa delle 140 miglia del primo giorno: Bolina, bolina, bolina. Onda corta, vento teso. A un certo punto pensiamo di salutare Luciano e mettere la prua su Salina ma il bordo è scomodo fino  alla rotta su Palermo. Ci dispiace poi lasciare il nostro amico, perdiamo 20 minuti nell'indecisione e torniamo indietro. Lui che evidentemente non è affetto dai nostri cambi continui di idee, ci chiama preoccupato "Che state facendo?" - "Nulla, abbiamo scherzato, ci vediamo a Ischia". 
La tappa successiva è lunga, rotta su Salina, dopo un passaggio a Procida per fare nafta. Vento quasi nullo, molto motore, un po' di gennaker.
Mare, mare, mare e un puntino dietro che ci segue fedele, lo teniamo a vista, il contatto radio è nullo. Il nostro VHF riceve bene quando le barche sono alla distanza giusta per giocare a pallavolo o per lanciarsi un fischio alla pecorara sapendo che arriverà a destinazione. Alle maggiori distanze recepisce e riconosce la voce ma il contenuto del messaggio è comprensibile quanto una poesia in ostrogoto (per chi ovviamente non è ostrogoto). Non lo usiamo mai il VHF, si sarà offeso e avrà incrociato l'antenna. Ammainato il gennaker ci mettiamo a velocità ridotta, 5 nodi, per restare a vista ma, quando comincia il mio turno dell'1 di notte, vedo che il puntino Luciano è lontanissimo. Lo chiamo via radio e il VHF ride di me. Riduco ancora la velocità e grazie a Piazza Grande faremo la smotorata più economica della nostra storia col motore a 1.300 giri.
La notte è buia ma stellata, a farmi compagnia un paio di navi e il radar che suona. Lo taciti e l'allarme suona di nuovo. "Lo so, l'ho vista sta nave, la tengo d'occhio, ok?". Niente, i radar sono un po' così, tarati sul repetita iuvant. Riduco il raggio di controllo, tanto sto qua fuori. Io e decine di falene giganti. L'acqua risplende di plancton luminescente. C'è sempre qualcosa di magico nelle notti in navigazione. Inquietante e magico. 
Finalmente a Lipari, ceniamo su P'acà y p'allà insieme a Luciano: è arrivato il momento della prima amatriciana fatta con guanciale e pancetta regalati da Filippo! Notevole, cerchiamo di farla durare perché quella con il bacon greco non è la stessa cosa, si sa. Luciano mentre si faceva 24 ore di navigazione solitaria litigandosi i turni di guardia con se stesso,  è riuscito pure a pescare e sfilettare un tonno di oltre 5 chili. Così abbiamo anche il secondo. Non io, certo.  Perché, per doveroso omaggio al mio personale squalo bianco che mi segue da anni, non mangio quasi mai pesce. 
La navigazione da Lipari verso lo Stretto è via via più tesa.
Mentre il cielo si rannuvola, si alza un bello scirocco teso che, all'altezza della Secca di Raso Colmo, diventa un 32 nodi. Una mano dopo l'altra riduciamo le vele. Nel frattempo piove. Non fuori, ma sottocoperta. L'osteriggio graziato dal mio trattamento con spugnetta abrasiva, da buon ingrato, si rivela "diversamente chiuso", vale a dire abbastanza aperto. Quel che basta per innaffiare un po' il quadrato che di acqua di mare non aveva proprio voglia. Ho capito, quest'anno ho un conflitto con gli oblò. Non che sia la prima volta, ci sono preparata.
Correnti a favore e in un lampo siamo a Reggio Calabria. Ogni anno riusciamo a ritardare sempre di più l'accesso ai porti italiani. Me ne compiaccio, la rotta migliore sarà quando si riuscirà a evitarli del tutto. Tra i vicini di banchina, 2 giovanissimi francesi con una barchetta di 8 metri: sono stati un anno in Grecia e ora tornano a casa. Veloci lungo l'Italia, li ha fermati nella loro tappa di 4 giorni da Othoni solo la corrente contraria nello stretto. Andavano indietro, hanno dovuto fermarsi. Ma costa troppo, domani si riparte. Due tedeschi ci regalano il consueto attimo di adrenalina: mollano gli ormeggi nel momento sbagliato, si traversano, vanno sul corpo morto del vicino e per uscirne…. marcia avanti. È un classico, cime nell'elica e c'è da lavorare per tutti. 
La darsena di Reggio è una vergogna, non per gli addetti, o meglio per l'addetto, che si ingegna, si toglie la divisa, indossa la muta e risolve il problema. 
Ma pagare 65 euro per un porto del genere, privo anche del gommone di assistenza e di qualsiasi motivazione per costarne più di 20, porta, come al solito, alla triste considerazione che se la nautica in Italia fallisce un buon motivo ci sta ed è tutto nella sua gestione. Anche i tedeschi filano via veloce, anche loro hanno aneddoti imbarazzanti da raccontare sulle marine italiane.  Certo, c'era l'alternativa a Reggio. Messina, Marina del Nettuno: 110 euro per passare una notte sballonzolati dalla risacca dei traghetti. "Che facciamo, Capitano, l'aspettiamo?" mi chiedono. "Ma sì, ci aspetti pure. E se ci vede arrivare ci saluti con un 'Buonasera, imbecilli' che ce lo meritiamo tutto"
Comunque, anche stavolta, Reggio val bene la sosta. È una città che ha un'anima, uno dei lungomari più belli d'Italia, orlato da giardini con piante incredibili di Ficus Magnolides dell'India e palme delle Canarie. Una cittadina vivace, allegra. A mare degli strani personaggi compiono evoluzioni che potete apprezzare nel filmato a fine post. Sorgono dalle acque con effetto gheiser, grazie a un tubo collegato alla loro moto ad acqua. Sembra una pubblicità per l'idrocolonterapia.
Certa gente il mare lo interpreta in maniera davvero singolare. 
Reggio è bella, a modo suo. E le persone, meravigliose. Quando in un giorno incontri tante anime amiche non puoi pensare che sia una congiuntura astrale, devi per forza accorgerti che fa parte di un'indole positiva che caratterizza un'intera cittadinanza. 
Edmondo rappresenta la quarta generazione di fotografi nella famiglia Mavilla. Con suo padre Silvio gestisce l'attività sul viale principale di Reggio. Sono specializzati in matrimoni e vediamo le più belle foto del genere. È anche fotoreporter e ha vinto dei premi per i suoi servizi in Bosnia. Suo padre Silvio a 65 anni si è reinventato e fa opere di fotopitture utilizzando i filtri di Photoshop. Ci accolgono come fossimo vecchi amici. Ci scopriamo compagni di vela, fratelli di Grand Soleil. 
Noto subito che a Reggio città manca quel particolare effetto asmatico che caratterizza la parlata della provincia, quell'acca aspirata fino al debito di ossigeno scompare. 
Non è solo l'incontro con Edmondo, ma son tutte le persone che incontriamo a darci calore che basta a colmare le ultime notti fredde in navigazione. Sono curiosi, ti chiedono chi sei, cosa fai, dove vai. E cercano punti in comune con te. Hanno uno spirito amico, vogliono esserti utili. Guardi un cartello e loro capiscono dove vuoi andare e ti mostrano la via senza che tu glielo abbia chiesto. Se chiedi indicazioni in un negozio, invece, la commessa esce e viene con te fino all'angolo per farti vedere la strada. Andiamo a un negozio di fotocopie per stampare il pdf di un manuale dell'Harken. "Sarebbero 50 centesimi a pagina ma siccome son tante pagine facciamo 20" dice il ragazzo. "Alla faccia!" diciamo noi perché il costo è davvero alto. Chiedo mentalmente scusa a Nietzsche perché la stampa di questo manuale costerà più del suo "La filosofia nell'epoca tragica dei Greci" che ho appena acquistato.
Durante la stampa del manuale però, mentre conversiamo di Reggio, di Roma, del mare e della vita, il ragazzo di sua sponte, abbassa il prezzo a 10 centesimi a pagina. Al momento di pagare, ci ripensa e dice "Facciamo 5 centesimi, ho deciso". Mi rimangio le scuse a Nietzsche, ci si può stare.
Reggio Calabria ha una delle opere più significative e importanti del mondo: i bronzi di Riace. Opere che, come dice Gabriella, meriterebbero la costituzione di un museo ad hoc e potrebbero garantire l'indotto di una intera città. Ma il museo è chiuso, i Bronzi sono visibili nel laboratorio di restauro ospitato al palazzo della Regione. 
Un cartello sulla vetrata che divide il laboratorio dagli uffici,  colpisce subito la mia attenzione. "È ASSOLUTAMENTE VIETATO AI SIGNORI VISITATORI INTRODURSI NEGLI UFFICI DEL CONSIGLIO REGIONALE SPECIALMENTE IN ABBIGLIAMENTO POCO CONSONO".
Visti i recenti scandali della Regione Calabria con una dozzina di indagati per peculato e spese per festini con lap dance a carico dei contribuenti, mi permetto di suggerire una modifica radicale del cartello. Qualcosa del tipo "CARO VISITATORE, FAI COME SE FOSSI A CASA TUA. GIROVAGA PURE, BRUTTO, PUZZOLENTE O IGNUDO CHE TU SIA. O ANCHE TUTTE E TRE LE COSE INSIEME. PER QUANTO TU POSSA IMPEGNARTI NON RIUSCIRAI A RECARE OFFESA MAGGIORE DI QUANTO SIAMO STATI IN GRADO DI FARE NOI".
 Troppo lungo? Ok, si può sintetizzare:  
"CARO VISITATORE, FAI COME SE FOSSI A CASA TUA. NOI LO ABBIAMO GIA FATTO"
La sproporzione tra la grandezza dell'opera e la sua gestione è imbarazzante. I bronzi, giacciono sdraiati su barelle, dietro un vetro. Nell'atrio, nessuna informazione sul ritrovamento, se non uno schermo che proietta un filmato. In mostra anche alcuni Pinakes senza descrizione, e poi alcune descrizioni senza Pinakes. Chissà che fine hanno fatto? L'angolo libreria ha magneti per frigoriferi, cartoline, penne, segnalibri raffiguranti i bronzi di Riace ma neanche un libro che ne descriva la storia. Guardiamo i bronzi feriti, il filosofo e il giovane, umiliati da un trattamento indegno e ci viene voglia di caricarli a bordo e riportarli a casa, nella patria di Fidia a cui appartengono. 
Particolarmente buffo per me è scrivere a bordo sentendo in sottofondo, forte e chiaro, gli annunci sonori della stazione ferroviaria. "Blim-blom. È in arrivo sul binario 3 il regionale 743 proveniente da Salerno. Allontanarsi dalla linea gialla. Blim-blom". Suoni di un passato che ritornano in una vita che è ben diversa. Paquita inorridisce a sentirli, io meno. Il passato quando è passato fa meno impressione.
Il saluto a Reggio è con Saverio, tassista in pensione, ora riciclato in servizi taxi per la nautica. Ci saluta alla partenza, per nulla offeso dal fatto che non abbiamo utilizzato i suoi servizi, ci lancia a bordo un sacchetto con due brioches e ci augura buon viaggio. Gli regaliamo 5 euro e allora lo vediamo correre sul molo mentre siamo già al faro, per lanciarci in pozzetto  con un canestro perfetto dei panini al latte. 

Ancora una volta, per l'ennesima volta, fa capolino una certezza: l'Italia è fatta di gente bella che ha selezionato i peggiori per farsi amministrare.

12 commenti:

  1. Che bello il viaggio nel viaggio.Stimoli sempre attuali. Leggere la brillante descrizione dell'eterno conflitto che si manifesta sotto gli occhi di tutti, ma che non tutti sanno o vogliono vedere. L'eccellenza ed il deplorevole, l'unicità ed il banale. La generosità e l'infamia del nostro Paese unite indissolubilmente in mille quotidiane occasioni. Ma siamo poi sicuri che tanta bella e brava gente vada con costanza periodica a selezionare i propri peggiori pubblici amministratori? Un sospetto grave mi sovviene: forse tanto belli non siamo ed i peggiori nostri rappresentanti non sono, infine, nè così malvagi nè così tanto diversi da noi. Il decoro sopra l'etica, come lo sberleffo sagace preferito al pacato ragionamento, ci appartengono. L'eterno restauro dei bronzi è una storia molto mediterranea. Come la tela di Penelope. Siamo in attesa del nostro Ulisse.
    Silverio






















    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, saggio amico mio. Spesso mi contraddico. Quando vedo gente bella, cerco di trovarci alibi. Ma la penso come te: chi ci amministra è lo specchio del Paese. La mancanza di etica ha portato alla latitanza dello sdegno.

      Elimina
  2. Continua con i tuoi racconti e non farci perdere nemmeno un giorno di viaggio. Ti seguo sempre con attenzione ed affetto. Buon vento.
    Mauro Fontana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Mauro!!! Buon vento a te, dai che manca poco! :-)

      Elimina
  3. Che peccato apprendere delle peripezie che stanno passando i bronzi e del poco rispetto che amministratori privi di senzo del bello e di senso del dovere riservano loro. Io li ho visti nel ormai lontano 2000. SPLENDIDI, in piedi nel piccolo mueso a loro dedicato.
    Speriamo tornino presto ad allietare e stupire il senso estetico dei visitatori di reggio calabria.

    RispondiElimina
  4. Una vergogna che ha ormai 40 anni. Ci dovrebbe essere un organismo internazionale che valuta la gestione delle opere d'arte e che in caso requisisce. Dimentichiamo sempre che non è roba nostra ma del passato e del futuro dell'umanità

    RispondiElimina
  5. Un Bavaria 350 d'epoca???? Oooohhh!!!! E' come dare della vecchia babbiona a una bella quarantenne!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ops! Sai come sono le quarantenni.... come possono denigrano le coetanee... e con questo mi son pure tolta qualche anno ;-)

      Elimina
  6. Non ci sono mai stata a reggio calabria e la tua descrizione mi fa venire voglia di farci un salto... la calabria è una delle regioni che conosco meno e non so perchè non mi ha mai attratta...
    Noi il 24 saremo a Leros appena arriviamo in Grecia ti chiamo, ma ci leggiamo prima
    Baci dal comandante

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Calabria è bellissima (e insieme in alcune cose anche bruttissima). Quel che devo dirti ho trovato sempre meraviglioso, è l'atteggiamento dei calabresi: disponibili, curiosi, empatici. Li paragoni con quelli dei nostri lidi e capisci che dove da noi c'è menefreghismo qui c'è partecipazione. Dì al comandante che sarà un'estate fredda mi sa... qui l'estate è latitante. Baci a entrambi!

      Elimina
  7. Oh, bene: si torna in acqua e - di conseguenza - online.
    Finalmente avrò un'altra estate di vela virtuale. Una ventata di emozione per me che, da bravo terricolo, quest'anno il mare lo posso soltanto sognare.
    Rinnovo comunque la mia candidatura come mozzo. A pulire il plexiglass sono imbattibile (uso anch'io la pasta abrasiva fine...) e pure con l'alluminio me la cavo benino. Costo poco e mangio anche meno. Vedi un po' tu... :)
    Baci cittadini.
    A

    RispondiElimina
  8. La piacevole lettura di questa ulteriore tappa ha alleviato un momento "particolare" per questo devo ringraziarti.
    Aspetto il seguito seguendovi sulla carta(nautica) con la voglia sempre più pressante di emularvi.

    RispondiElimina