mercoledì 22 giugno 2011

Atokos. Un gioiello troppo vicino alle basi charter.


Atokos ha due sole baie dove ci si può ancorare, Cliff Bay e One House Bay. Nomi eleganti per due cale di una bellezza incredibile. Ci deve essere una spiegazione geologica molto precisa per la conformazione atipica di questa roccia, una specie di calcare bianco friabile che ingloba delle pietre rotonde estremamente dure, sembra quarzo ma non è.  Forse, ma è una nostra azzardata ipotesi non suffragata da nulla, forse queste formazioni rotonde erano lapilli incandescenti che furono inglobati e cristallizzati nella roccia. Ogni tanto una di queste palle di pietra si stacca dalla roccia e cade a mare creando un effetto sonoro sordo e  preoccupante se la tua barca è nei paraggi della caduta. 
Acque turchesi, roccia falesica bianca, spiagge di sassolini rotondi. A One House Bay, una sola casetta sulla spiaggia e una piccola chiesetta, aperta ai visitatori. Il resto è ricchissima macchia selvatica, verdissima. Insomma, un paradiso sospeso tra Lefkada, Itaca e il continente… purtroppo però, un paradiso ben conosciuto dai diportisti. Sviluppiamo immediatamente la nostra consueta allergia ai charteristi, categoria umana su cui è sgradevole come sempre generalizzare ma, come mi rassicura sempre fare, lo faccio lo stesso.
Adesso, lo so, suona molto snob, criticare chi non avendo una barca a vela di proprietà, ne affitta una per un breve periodo occupando tutte le cuccette disponibili per abbassare il prezzo pro capite. Suona snob, pazienza. Inutile dirlo, c’è charterista e charterista, c’è quello capace e rispettoso degli altri, che si ancora alla giusta distanza, che non schiamazza tutto il giorno, che retrocede dal proposito di ancorarsi se lo spazio non è sufficiente, che non tiene il motore acceso in rada per caricare le batterie, che sa che l’ancora va calata non nel posto dove si desidera stare ma una decina o due di metri sopravvento, che se arriva per ultimo non pretende un posto in prima fila, etc, etc. Ecco questo genere di charterista è una specie rarissima probabilmente in via di estinzione. 
Il charterista tipo è ben altra cosa.
Spesso viaggiano in flottiglia, ciò significa più barche insieme, per un totale occupanti di circa 20 /30 rumorose persone, mettono i parabordi e si ancorano appaiate chiudendo alla vista grandi porzioni di panorama. Quando va bene a bordo c’è un cultore del mare, di solito è lo skipper affittato insieme all’imbarcazione, il resto degli abitanti vede il mare come qualcosa da consumare, occupare a piacimento e non ne ha nessuna cultura. Mangiano quasi sempre in pozzetto perché sottocoperta non ci starebbero. Non hanno evidentemente nessuna passione per la meditazione e hanno, nonostante convivano in uno spazio ristretto per due settimane, molte moltissime cose da dirsi, tutti insieme, senza sosta. Viaggiano con il bucato steso fuori e mai che si mettano d’accordo prima di partire per accordare almeno i colori degli asciugamani, voi direte, non possono se no come riconosce ognuno il suo? Fatti loro, l’estetica per mare ha la sua importanza. Impossibile farli rinunciare a scendere a terra con il tender, con armi e bagagli, solo che il tender per portarceli deve fare 3 viaggi e sempre, dico sempre, chi è già a terra ha l’impellente necessità di comunicare con il Caronte di turno che sta andando a prendere chi è ancora in barca “RICORDATI LA CREMA SOLARE E IL CAPPELLINO DI GIGGETTOOOOOOOOO”, così tutta la cala impara a conoscere l’eritema solare di Giggetto. Quando il cappellino e la crema arrivano, ovviamente Giggetto ha già preso a strillare come un’aquila e va riportato in barca. Arrivano nelle cale e buttano l’ancora. Punto. Poi si stupiscono se la barca si posiziona in un altro luogo, spesso entrano nelle baie a retromarcia e a velocità piuttosto sostenuta, quando gli fai segno di abbassare i giri del motore, ti guardano pensando  “Ma questa perché non si fa i fatti suoi…” poi evitano per un pelo la testa di un bagnante e ti fanno un segno di ringraziamento. E tu ti penti amaramente perché una tragedia forse avrebbe svuotato la cala più velocemente di una eruzione vulcanica. Se l’ancora ara sul fondo perché hanno dato 10 metri di calumo su un fondo di 8, non capiscono che tirarla un po’ su serve a poco.
A One House Bay ad Atoko, in tutto il giorno non c’è stato un momento in cui non ci fosse un motore o un verricello dell’ancora acceso. E sono cose che tolgono poesia anche a posti meravigliosi come questi. Molto meglio il giorno dopo a Cliff Bay, dove ci ancoriamo di mattina presto con cima a terra e siamo soli. Un paradiso per 4 ore, poi come sempre, ti individuano, ti puntano e ricomincia il rumore. Un charterista non va mai in una cala vuota, dove non vede nessuno non si ferma. Passa veloce al largo, poi ti vede, inchioda per quanto possibile con una barca a vela, devia bruscamente dalla rotta e allegramente punta la prua su di te.  In certi momenti penso che li sterminerei senza alcun senso di colpa.

5 commenti:

  1. Beh dato che scene del genere si vedono anche nelle acque torbide di jesolo, consolati con il fatto che almeno sei in un paradiso di cristallo... :)
    baci 10m di calumo

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  2. Cara Francesca questo post è veramente snob ed elitario ed è per questo che, salvo il mare, lo apprezzo molto

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  3. Il mondo - anzi il mare è bello perché vario - e la cosa impagabile è essere liberi di andarsene...una baia tranquilla si trova sempre....
    Vedrai che dopo tante e tante cale solitarie e estremamente silenziose qualche presenza umana vi sarà gradita soprattutto in casi di emergenza. PS Noi abbiamo dormito a Atokos da soli ma era fine maggio e ce ne siamo andati alle 5 del mattino.

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  4. Avrei messo volentieri un paio di maggio e un paio di ottobre in questo semestre, rinunciando a luglio e agosto, ma tutto non si può avere. E il bello della grecia è che, sì, il mare è effettivamente davvero più grande ancora del solito. :)

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