lunedì 20 giugno 2011

Lefkada, Vassiliki Bay. Una giornata tra derive e un'amicizia senza tempo


4 anni in banco insieme al liceo, 6 mesi di convivenza e anni di lontananza e di contatti che definire sporadici è un eufemismo. Ed eccoci a ritrovarci (sapendolo e volendolo eh? Non una coincidenza) a Vassiliki Bay, Sud Est di Lefkada. Tes ed io. E così, in un attimo che cancella il passare di qualsiasi tempo, siete insieme su un laser a parlare di qualsiasi cosa come se lo si fosse fatto ogni giorno, come se ci si fosse viste la settimana scorsa a cena. Tes e la sua famiglia. Edoardo, nostro compagno di scuola che lei ha ritrovato in Giordania e con il quale ha girato mezzo mondo e la loro prole, di cui un elemento l’ultima volta che l’ho visto in un giardino romano aveva 6 mesi, l’altro invece non lo avevo mai visto con gli occhi aperti e da sveglio. Tommaso e Michele scorrazzano con le loro barchette, un catamarano per Tommy, una deriva più piccola per Michele. Due ometti, belli come il sole, diversi tra loro ma ognuno così simile alla sua mamma, bimbi che hanno girato il mondo e per i quali il breve periodo in Olanda deve essere stata un’avventura, visto che il resto della loro vita lo hanno passato in Paesi come lo Yemen, Capoverde, il Kenia dove sono tuttora. Negli occhi gli si legge la pazienza e la saggezza che verranno a quelli che per indole o per educazione hanno guardato il mondo e gli altri con curiosità, mente aperta e senza sterile spirito di competizione. 
Vassiliki Bay è un posto che ha un suo perché. Preciso, onesto e così lontano dal turismo vorace che tutto consuma in un attimo. Chi viene qui ama la vela, nelle sue diverse accezioni: laser, catamarani, windsurf e viene qui per questo, per il vento che si alza il pomeriggio e per la brezza gentile della mattina, alle 11 il mare è costellato di piccole barche che bordeggiano senza stancarsi mai. Noi arriviamo di sera e siamo l’unica barca a vela (in senso di yacht) che si ancora qui, in questo enorme golfo di acqua calmissima. Siamo quasi in soggezione. A terra ci fanno i complimenti per P'acá y p'allá. Si respira un’aria serena, senza fretta, gentile, senza l’ansia del turista o del villeggiante stressato, senza l’angoscia di consumarsi gli occhi a vedere cose per ottimizzare il tempo a disposizione. Si respira a Vassiliki Bay, io soprattutto. Andando via col tender, Tes mi saluta con “siamo felici di aver fatto parte del vostro viaggio”. Anche noi, che altro dire? Il resto ce lo racconteremo a Lamu il prossimo febbraio.
Il resto di Lefkada lo teniamo per il girone di  ritorno del nostro viaggio, prima di arrivare a Vassiliki, abbiamo fatto una breve sosta sulla costa occidentale, a Porto Katsiki e sulla spiaggia di Egremnì dove finalmente troviamo un’acqua a 25 gradi e il bagno diventa estivo. Proprio sopra di noi, la rupe del Salto di Saffo, dove si dice si sia gettata in mare la poetessa per cercare la morte, vittima delle sue pene d’amore. Adesso però, io non ci credo. Siamo proprio sicuri che volesse morire e non sia semplicemente inciampata o, sovrastimando le sue capacità, abbia voluto semplicemente fare un tuffo? 
Non riesco a collegare queste acque turchesi ad un proposito di suicidio, molto più logico immaginare di ambientare un tale gesto in acque blu profondo, un set tipo Capo Caccia in Sardegna per intenderci. Certo, per Saffo, andare in Sardegna non doveva essere così pratico. Comunque il dubbio resta. Incidente, suicidio o incoscienza?

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