Ok, ok. La coscienza, le foto di Giovanni e l’immagine di un
fratello archeologo che scuote la testa con disapprovazione mi convincono che
non posso andare oltre senza dedicare un post all’incredibile isola di Delos.
Che poi, il fratello archeologo, dubito sia in grado di trovare un blog, non
per altro, ma credo non sia ancora del tutto consapevole dell’avvenuto avvento
dei computer. Ma a un altro archeologo, Ada, che ci segue con affetto e
attenzione, chi glielo dice che su Delos non c’è nulla da raccontare?
Ora però, per i motivi di cui sopra e la relatività con
esperti del campo, che faccio? Mi metto a descrivere le rovine rischiando degli
strafalcioni culturali imbarazzanti? Non è il caso, sono troppo grande per dire
che ancora queste cose non l’ho studiate.
Voi direte, “E che ci vuole? Vai su Wikipedia e fai un copia
e incolla delle descrizioni più significative, no?”. E che sto qui a sfruttare
il motore acceso di una navigazione un po’ rollante per farvi un copia incolla
di Wikipedia? D’altra parte, nessuno mi ha commissionato una guida turistica
delle isole greche (a proposito, perché nessuno mi ha commissionato una guida
turistica delle isole greche? – domanda da non farsi mai, un motivo ci sarà).
No, io sto qui solo per raccontare a un piccolo gruppetto di lettori, ormai
amici del cuore, quello che vedo dal mio piccolo punto di vista, impreziosito
dalle foto bellissime di Giovanni che su Wikipedia e sulle guide di viaggio
sicuramente non si trovano (capito, ottuso editore?).
Questo è quello che farò, perché tanto su Wikipedia i miei
amici ci sanno andare da soli. E poi mi piace che siano loro, che siate voi, a
spiegarmi a posteriori alcune cose che si nascondono dietro quello che ho visto.
Perché non si finisce mai di imparare, e questo per me vale più che per altri.
Che Delos sia il centro del mondo, lo decisero gli antichi,
tanto che le isole di questo pezzo di mare si chiamano Cicladi (kukloi =
anelli) proprio perché posizionate in cerchio attorno a Delos, l’isola che
conobbe grande popolarità e successivamente pari debàcle, sia come centro
religioso che come snodo commerciale. Oggi disabitata e sito archeologico,
sembra che Delos fu fatta emergere dalle acque per offrire un luogo protetto a
Leto che doveva partorire i gemelli Apollo e Artemide. Figli di quale padre?
Sempre lo stesso, il fedifrago Zeus con l’irascibilissima Giunone al seguito, pronta a fare
di Latona avanzi per il gatto.
A Delos normalmente si arriva in battello da Mykonos. Alle
10 inizia un susseguirsi di barche che rigettano omini sull’approdo, omini che
poi si sparpagliano nell’enormità del sito e girovagano barcollanti ancora
sotto shock probabilmente per i bagordi di Mykonos della sera prima. I
fortunati come noi, invece, possono ancorare la propria barca a meno di mezzo
miglio dalle rovine, a ridosso dell’isoletta di Kato Remmatia e raggiungere
Delos con il tender. Da sottolineare che, con “fortunati come noi”, non si
intende solo possessori o locatari di barca ma possessori o locatari di barca
che capitano qui in una rara giornata di calma di vento.
Quando il meltemi si
presenta puntuale al lavoro, infatti, questo canale è spazzato dal vento con
raffiche violente che rendono piuttosto insicuro l’ancoraggio. Per maggior
sicurezza appesantiamo l’àncora appennellandone un’altra per tenerla a fondo.
Quando siamo pronti per partire si avvicina un gommone dell’autorità portuale
per dirci che non si può ancorare perché è un sito archeologico, ma è
sufficiente dire loro che siamo lì proprio per quello e che alla chiusura del
sito ce ne andremo perché il nostro ancoraggio diventi legittimo. Quando
arriviamo con Bomby a Delos, inauguriamo la giornata e siamo accolti con
gentilezza e solennità, nonostante il nostro ridicolo vascello, da un’addetta
agli ormeggi che ci indica un moletto a misura del nostro mezzo di trasporto.
Superiamo solo di una lunghezza l’avvento dei pellegrini,
consiglio a tutti di fare questa operazione alle 8 anziché alle 9.30 come
abbiamo fatto noi. Quella lunghezza però è sufficiente a restare davanti a
tutti e ad avere la sensazione di essere catapultati indietro nel tempo.
Per
prima cosa, prima che il sole rovente di una giornata senza vento renda
l’impresa difficile, saliamo sul Monte Kithnos da cui si gode un panorama
incredibile sulle isole Cicladi qui intorno. Persino bello vedere da quassù
quella piccola colonia di formichine colorate che ha iniziato a fluire
sull’isola. Ma soprattutto dà gusto vedere P’acá y p’allá tranquilla all’ancora
in una atmosfera così solenne e importante. Poi il teatro, le abitazioni di
Delos con i mosaici, i santuari e la terrazza dei leoni. A girovagare tra le
rovine di Delos mi viene in mente che se la Grecia potesse pretendere la
restituzione di tutte le opere che le sono state nei secoli trafugate, forse
oggi bisognerebbe rileggere la classifica della crisi economica.
“Abbiamo un
così grande debito pubblico? Be’ diciamo che il noleggio della Venere di Milo
costa X e cominciamo a detrarre”. Altro che restituire il prestito. Parigi,
ridacci la Venere, va’. Io non lo so, ma sono quasi sicura che anche al museo
di Berlino c’è qualche opera greca di grande valore. Amici archeologi, datemi
lumi, magari glielo si può fare un
discorsetto alla Merkel su questo tema.
Scusate la divagazione ma, quando penso che la crisi greca
viene vissuta solo come la crisi greca e non come un problema mondiale di cui
tutti i figli della Grecia dovrebbero farsi carico, mi viene voglia di mandare
a Strasburgo il Meltemi nelle sue condizioni di salute migliori a far capire a
quei signori come stanno realmente le cose.
Oppure è necessario ricordare ai premier europei di oggi che
Delos fu luogo di nascita dei gemelli Apollo e Artemide, due tipetti piuttosto
importanti e capaci di punizioni divine, per generare maggiore rispetto nei
confronti della culla del mondo. Sfruttando, se non la cultura, la naturale codardia, qualità piuttosto
diffusa nei luoghi del potere di oggi.
Anche il Museo è impressionante. La semplicità e povertà
dell’allestimento, in contrasto con il grande numero e il valore storico e
artistico delle opere, creano un insieme di altissima poesia.. Saltare Mykonos
e andare a Delos è stata una gran buona idea. Fare l’opposto è per noi
incomprensibile, allo stesso tempo ringraziamo gli dei tutti per queste
fortunate differenze di gusto.
I principali musei europei, Louvre e British in testa, sono stati costituiti, in grande parte, con i reperti d'arte depredati, in Grecia ed in Italia, nelle campagne militari o archeologiche di Francia e Gran Bretagna degli ultimi tre secoli. Questo è noto. Meno noto è invece che i cospicui danni di guerra, subiti dalla Grecia nell'ultima guerra ed al cui risarcimento furono condannate, nel 1946 dalle potenze vincitrici, la Germania ed l'Italia, sono stati pagati agli ellenici solo dal nostro Paese. La Grecia vanta un credito nei confronti della Germania, ben superiore al suo attuale debito.
RispondiEliminaSilverio
P.S.: Interessante l'espediente dell'ancora usata come salmone( se ho capito bene) nell'ancoraggio di Kato Remmania.
Tutti questi aggiornamenti del blog in pochi giorni sono una manna dal cielo (grigio del baltico)
RispondiEliminaGrazie!
Silverio, sapevo che avresti avuto una risposta confortante. Bene. Mi piace quest'idea del credito della Grecia nei confronti della Germania. Resta da capire come mai l'amministratore del condominio non proponga un conguaglio...
RispondiEliminaOddio, non ho idea se abbiamo usato l'àncora come salmone. Forse più come razza o come polpo. Abbiamo semplicemente attaccato a metà catena un'altra àncora giusto a toccare il fondo per tener bassa la catena della prima. Ottimo effetto anche come ammortizzatore.
This is a ggreat post thanks
RispondiElimina