domenica 9 settembre 2012

Rinia. Cenerentola batte tutti.

Tre sorelle: Mykonos, Delos e Rinia. Tre sorelle a braccetto in mezzo all’Egeo. E non potrebbero essere più diverse. Nell’anima, intendo. Perché, geologicamente parlando, la vicinanza le rende simili nel corpo. Mykonos, Delos e Rinia. La rumorosa, la saggia, la selvaggia. La Disco anni 70, Mozart e Brian Eno. Il gusto Puffo, la crema e la cioccolata all’arancia. Tom Cruise, Gregory Peck e Johnny Depp. Ah già son isole, son femmine: Gina Lollobrigida, Grace Kelly e Jane Birkin. L’educazione fisica, la religione, l’arte. La mousse au chocolàt, il mont blànc, la créme brulée. Berlusconi, Monti e Obama. Piazza di Spagna, Colle Oppio e l’Aventino. Si potrebbe andare avanti per ore, vi risparmio.
Forse non tutti sanno che, nella mitologia greca, vi sono spesso diverse versioni in contrasto tra loro. Questo, d’altra parte, è il bello di essere leggenda: tutto può essere vero senza alcun obbligo di verosomiglianza. Una di queste leggende racconta che la nascita dei gemelli Artemide e Apollo avvenne in differita e su due isole diverse. Ovvero, Leto partorì prima Artemide a Rinia, luogo non sufficientemente al sicuro dai superpoteri della perfida Era. Subito dopo, con l’aiuto della stessa piccola Artemide, traghettò nell’isola vicina. Per inciso… A quanto pare, i neonati di allora, soprattutto se divini, si rendevano da subito utili, altro che quelli di oggi che devi aspettare almeno 18 anni…Madri, pensateci, qualcosa di sbagliato nell’educazione moderna deve pur esserci. 
Voi direte, perché non c’è andata subito nell’isola accanto, invece di fare un cambio campo proprio in corso di travaglio? Semplicemente perché si trattava dell’isola che non c’era: una roccia galleggiante fatta emergere appositamente da una cordata di dei buoni, per offrire riparo alla partoriente. Il papà Zeus, assistette alla nascita di Apollo dall’alto del Monte Kynthos e fu uno dei primi casi al mondo di presenza del padre in sala parto. Come venne alla luce il piccino, Poseidone ancorò al fondo l’isola che da “adelos” (invisibile) divenne “delos” (manifesta).  Da sempre,  come sappiamo, Delos fu terra sacra e doveva essere incontaminata. Che fecero gli antichi? Destinarono la vicina Rinia a discarica di corpi dopo la data di scadenza. Vale a dire: Rinia è il cimitero di Delos. 
Nel nostro piccolo, tutto possiamo dire di Rinia meno che somigli al Verano. Rinia è un paradiso di quiete dalle acque turchesi e dalle coste frastagliate proprio al centro dell’Egeo. Morfologicamente, è l’isola ideale per i naviganti. Sembra opera architettonica di un antico navigatore. Chissà… magari possiamo aggiungere leggenda a leggenda e immaginare un dio velista che creò dal nulla quest’isola perfetta. Rinia è come una piccola Astipalea messa in verticale,  un’isola a forma di farfalla costellata di baie che diventano ridossi eccellenti per ognuno dei venti. Ha due grandi cale a est e a ovest divise da un sottilissimo istmo, un grande golfo a nord e uno più stretto e profondo a sud. Bisognerebbe brevettarla e riprodurla in serie. 
Sarei disposta a pagare un’altra tassa nautica annuale per la creazione di una Rinia italiana tra Stromboli e Ponza. Magari anche 2 tra Giannutri e le Bocche di Bonifacio. Peccato solo che in Italia diventerebbero Parco Marino e sarebbero subito flagellate di stupidi e poco ecologici regolamenti.
Torniamo alla nostra Rinia, la vera, unica e originale.
Dopo il caos appena respirato di Mykonos e il fluire colorato da uscita della metropolitana di Delos, ci aspettavamo che quest’isola, posizionata 3 miglia a ovest della “discoteca dell’Egeo” fosse presa d’assalto da barche a vela, motoscafetti a noleggio giornaliero, megayacht con pista d’elicottero incorporato. Nulla di tutto ciò: a Rinia è il deserto. Non ce lo spieghiamo ma ne siamo enormemente felici. Acqua turchese, trasparente e limpida, spiagge grandi di sabbia dorata, ancoraggi facili e abbondanti ed è praticamente tutta per noi. Stavolta, forse, dobbiamo dire grazie al bastardo. Un benigno Meltemi che, poco dopo il nostro approdo a Rinia, chiude i cancelli, si mette a suonare la grancassa a 35 nodi e per 3 giorni ci regala un’isola tutta per noi e un altro paio di fortunati. E che isola!
Nella cala Abelia a Ovest siamo ancorati al centro di una piscina naturale immensa dove un fondale di 3 metri si estende per mezzo miglio quadrato. Diventa la mia piscina personale per 3 giorni. Forse, dico forse, immolare Delfi al grande dittatore egeo non è stata una cattiva idea. Al quarto giorno di Meltemi, quando il nostro amico comincia a sentire l’affanno da iperventilazione e scende sotto i 30 nodi, ci spostiamo nella cala sud, dove c’è un po’ più di traffico (si fa per dire) e un paio di barche a vela ci raggiungono per un bagno in giornata. Poi, la sera, vanno via: l’astinenza da discomusic funziona meglio di un regolamento da Parco Marino.
A terra, in tutta l’isola, una mezza dozzina di microchiesette, qualche casa di pescatori (o forse di cacciatori perché al tramonto si sente qualche sparo), centinaia di pecore e probabilmente milioni di ossa degli antichi. Certo, in termini economici, Rinia non contribuisce granché alle entrate della Grecia, ma si sa, il bello della famiglia è che ci sono le formiche e le cicale. Mentre le altre due inseguono il successo, la sorella selvaggia riposa sorniona. Cenerentola si è fatta furba.

6 commenti:

  1. Che meraviglia! Non mi capacito neppure io che esista un posto così bello senza folla, diportisti e italici tamarri. Spero che (specie quest'ultimi) non leggano il tuo blog e che non corrano lì a frotte l'anno prossimo. :)
    Baci A.bbacinati

    PS: ma sicura che in agosto non fosse davvero un carnaio?

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  2. Ci sono stato spesso in Agosto, e quasi sempre eravamo l'unica barca in rada. probabilmente il mistero di Rinia è nel Meltemi che vi spira particolarmente imperioso (ricordo l'ultima settimana di Luglio 2007, mai sotto i 35/40 nodi!)

    Filippo

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  3. Per aspera ad astra. Ma se le incantevoli insulari stelle greche sono descritte in modo così vivace quanto originale, non altrettanto può dirsi delle diverse difficoltà, insite naturalmente in una operazione marinaresca del genere, che vengono, invece, elegantemente sottaciute. Non è viaggio per molti. Leggere lo è ed io, saldamente ormeggiato alla mia poltrona preferita, sono felicemente tra quest'ultimi.
    Silverio
    P.S.: ho scoperto il segreto del fotografo di bordo: usa una Linhof basculante a lastre 9x12. Con cavalletto da diciotto chili.

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  4. Silverio, interrogato in proposito, il fotografo con un mezzo sorriso a me incomprensibile, ma immagino complice con te, dice: "in realtà si tratta di una SINAR 20x25"...
    Quanto alle difficoltà di questi luoghi, ci sono, è vero. Spesso la permanenza in paradiso ha l'inquietudine terrena del "terrà l'àncora?" o "E se il vento ruota di 30°?" E non è raro che ciò avvenga di notte. Ma si dimenticano subito le difficoltà tanto che ogni volta mi stupisco di quanto sia in effetti impegnativo il navigare.

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  5. Filippo, grazie della dritta che ci avevi dato. Rinia valeva davvero tutti quei nodi di vento.
    Quanto alla possibilità che i lettori del mio blog affollino le isole da me raccontate, A.nonimo, ti ringrazio della stima, penso che a stento se ci mettiamo tutti insieme, riempiamo un furgoncino. Si può fare, quindi...;-)

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  6. E di che, sono sicuro che ci saresti passati lo stesso!
    Buon vento!
    Filippo

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