domenica 23 settembre 2012

Milos. Conferme, scoperte e la saggezza di Milthos.

Chissà se ci andremo mai alla Chora di Sifnos. Perché quando sei lì, a sud dell’isola, e all’orizzonte scorgi Polyegos, Kimolos e Milos, non è facile girare la punta e andare verso nord. L’istinto, l’estetica, la direzione naturale del bello, tutto ti attira verso sud. Fermi in rada nella chiusissima baia di Vathi dopo un bel tramonto ed una notte rafficata, ci svegliamo con le idee già abbastanza chiare. Venti deboli, mare piatto, ultimi giorni d’estate, quel magico interregno tra la fine del regime estivo e l’irrompere delle perturbazioni autunnali. Poi, a farci rompere ogni indugio, si affaccia fuori servizio il meltemi che quando invecchia a fine stagione diventa più bonario, come un nonno meno severo di quando era padre. 
“Ehi, marinai, io sto andando in meritato congedo ma presto verranno a sostituirmi i miei cugini del sud. E quelli sì che sono cattivi. Vedete un po’ voi che volete fa’…”
Ok. Andiamo a Milos. Approfittiamo della quiete dopo (e prima) la tempesta.
L’arcipelago delle 3 bellezze (Milos, Kimolos e Polyegos) è per noi una semplice riscoperta. Ma devo dirvi che se il nuovo stupisce, il già noto commuove. La limpidezza dell’acqua di Polyegos, il tramonto che esalta il contrasto bianco e rosso delle rocce, Fyriplaka e la sua dolomite bianca, gialla e rossa, le formazioni rocciose modellate dal mare e dal vento di Kleftiko, la sabbia d’oro di Ag. Ioannis sul versante ovest. Sono effetti cromatici cui il tempo non rende giustizia. 
Perché sono toni e colori inconsueti che la memoria tende a banalizzare per riportarli ad una gamma più quotidiana. Ritrovarli, quindi, è rinnovare un sano stupore. Bell’alibi per tornare sui luoghi già visti eh? Ci ho messo un po’ a costruirmelo ma è una tattica eccellente. E funziona anche per comprarsi un nuovo barattolo di Nutella….
Per tacitare l’esploratore che è in noi, approfittando della quiete, andiamo a visitare la perfida Antimilos, di solito inospitale e minacciosa, oggi soldato inerte.
Giovanni ha una missione: Ritrovare i resti di due aeroplani caduti a pochi metri dalla costa e ben visibili da Google Maps. Perfettamente identici ed entrambi miracolosamente integri, giacciono a una decina di metri dalla costa est dell’isola, subito a sud della punta NordEst su un fondale di circa 15 metri. Non trovandoli in una prima nuotata, mi convince a trascinarlo con il tender (tipo esca per squali) su un campo un po’ più ampio. Ma nulla, degli aerei su cui la fantasia ha già inventato storie di natura bellica, non vi è alcuna traccia.
Scoprirò poi che Google Maps non rilevava due relitti ma semplicemente un aeroplanino in volo e la sua ombra sottostante. Un paio di vite sono state salvate in poche ore. Il nostro tender ride fino alle lacrime.
Il bisogno del nuovo (se no che vi raccontavo…) ci regala anche due appuntamenti culturali: il museo dei minatori e le catacombe. Del primo mi colpisce soprattutto il nostalgico filmato con le testimonianze dei vecchi cavatori e delle donne che pulivano le pietre. Si recavano nelle miniere e restavano lì per diverse settimane, lavorando con un caldo africano e respirando polvere. Condizioni durissime eppure dai loro racconti si percepisce la bellezza di quei tempi, le storie d’amore che nascevano nelle cave, i canti delle donne mentre con lo scalpello toglievano la pomice esterna dalle pietre.
Andando alle catacombe, vediamo il giardino dove fu rinvenuta la statua della Venere di Milos, non ci fosse stato scritto, non ci avrei mai pensato. Un pezzo di radura incolta affacciata sul mare. Solo una piccola parte delle catacombe è stata aperta e una signora gentile, che si premura di scusarsi per il suo pessimo inglese e di comunicarti che non è una guida diplomata, ci accompagna alla scoperta. Il suo inglese era ottimo ed era anche una guida eccellente. I greci sono anche modesti.
Sfruttando il motorino a noleggio, andiamo a cena a Plaka la piccola chora affacciata sul golfo di Adamas che, pur non essendo spettacolare come quella di altre Cicladi, ha un suo fascino che la rende imperdibile.
Ma torniamo a mare che siam velisti. Il porto di Milos, Adamàs, ha una bella novità: un nuovo pontile turistico attrezzato con corpi morti che aumenta di almeno 30 posti la possibilità di ormeggio. La catenaria è ottima e pesante, peccato che sia troppo arretrata, i corpi morti sono corti e questi nuovi posti vanno bene solo fino a 33 – 35 piedi, barche più lunghe devono comunque usare l’ancora.
Ritroviamo Milthos, l’anziano ormeggiatore con la sua barba bianca e gli occhi fiammeggianti. Ecco, Caronte me lo immagino con la faccia di Milthos, più o meno. Lo scorso anno lo avevamo visto molto arrabbiato perché alcune barche erano andate via all’alba senza pagare l’ormeggio. A noi che invece lo avevamo avvertito della partenza ci fece un prezzo un po’ alto, forse per compensare le perdite, forse per punire il genere dei naviganti, facendo di tutt’erba un fascio. Quando arriviamo ci riconosce, forse ricorda e secondo me vuole riparare. È tanto presente e gentile che temo che i prezzi siano ancora saliti, invece quando andiamo via la ricevuta è quella standard di 13 euro (inclusa acqua e corrente). 
Abbiamo così la conferma di aver pagato anche per altri l’anno scorso. Ma va bene così.
Ecco, su questo vorrei fare un inciso. In Grecia, la nautica è vissuta come uno strumento turistico, come un bene per il Paese, per l’economia delle piccole isole. Il tuo stazionamento in porto è visto come un’opportunità per darti da mangiare, farti visitare luoghi, farti rifornire la cambusa e i serbatoi. In altre parole un modo per farti spendere i tuoi soldi lì. È loro interesse quindi che tu non abbia fretta di andartene e che abbia facilità nello scendere a terra. Invece quindi di farti pagare per un pezzo d’acqua come se fossi in un albergo a 4 stelle, loro ti mettono a pagamento solo i servizi e a volte un piccolo obolo per l’ormeggio.
Piccolo. Tra i 7 e i 15 euro al giorno che poi al massimo te ne fanno pagare 2 e i giorni successivi non paghi più nulla. Credo che sappiano, loro, che in fondo dormi nel tuo letto, dentro la tua barca, usi il tuo bagno e che nessuno viene a cambiarti le lenzuola la mattina dopo. Istintivamente, o per tradizione,  sanno che non ha niente a che vedere con una stanza d’albergo. Sanno anche che, così, tu ti fermi volentieri, vai a cena fuori, fai la spesa, prendi in affitto un motorino, ti siedi al bar. E i soldi che spendi, contribuiscono in modo democratico al benessere dell’isola e delle sue attività. Ma soprattutto sanno che tornerai. Alla faccia della Merkel.
Nella maggior parte dei casi, poi, l’ormeggio in porto lo paghi solo se decidi di andarlo a pagare. Altrimenti fa nulla. Vai all’autorità portuale con i tuoi documenti, ti fai mettere il timbro sul Dekpa, passi un buon quarto d’ora lì a guardar lavorare il “Limeniko” tra scartoffie e fotocopie e, 5 volte su 10, ti chiedono quel piccolo obolo dietro presentazione di ricevuta. 
Le altre 5 ti dicono che non si paga nulla, sono lì solo per servirti, oppure che si pagherebbe ma visto che stai un giorno solo/visto che è brutto tempo/visto che non c’è l’acqua/visto che non ho il blocchetto delle ricevute/etc non si paga nulla lo stesso. Ecco, non incontriamo quasi mai nessuno all’autorità portuale. Perché noi europei extra grecia siamo talmente abituati a essere controllati e multati se non paghiamo che se non c’è controllo non paghiamo e basta. Quasi fosse un diritto acquisito. Per questo da noi non funzionerebbe mai il distributore dei giornali americani aperto e con il piattino per i soldi. 
Ho forti dubbi che anche in Chiesa i fedeli paghino realmente l’obolo per i ceri… ma in quel caso direi che va bene, la Chiesa non rischia certo le sanzioni dell’Europa che angosciano i sonni della Grecia.
Ammetto di andare all’autorità portuale soprattutto per il fascino che su di me esercita quel luogo di burocrazia old style, dove quasi sempre incontro uomini di mare disponibili e gentili. Ma anche per una sorta di dovere morale e per la voglia che la Grecia resti questo, un Paese che si fida di te. E poi in definitiva ci andiamo perché il prezzo è giusto e quando un prezzo è giusto lo paghi volentieri.
Milthos, nella sua veste 2012 del “voglio farmi perdonare da te” mi offre un caffè al bar e mentre telefona per me alla signora della Laundry, parliamo della situazione attuale. I Greci non parlano mai con te della crisi, solo se glielo chiedi. Senza troppa enfasi e senza alcun piagnisteo, Milthos mi dice che quest’anno l’affluenza delle barche in transito è diminuita di un buon 50%, le attività di charter giornaliero hanno subìto un calo dell’80%, i ristoranti pure se la son vista brutta. 
Ma è sereno Milthos, ne ha viste tante da 40 anni che è qui e da 60 che vive. Secondo lui tutto si risolve. L’Europa finirà perché sarà la Germania ad uscirne. Vivremo tutti un periodo di assestamento un po’ difficile tornando alla nostra moneta ma poi ce la faremo. “Abbiamo tutti bisogno di meno cose di quelle che abbiamo avuto finora, solo che ancora non lo sappiamo. Quando ce ne accorgeremo sarà una gran festa”. La sua pacata saggezza mi fa sentire di essere nel Paese giusto. Ancora una volta.

3 commenti:

  1. Che piacere per lo spirito e' leggervi....mi chiedo se avete gia' pubblicato un libro o e' nei vostri progetti?
    Grazie delle bellissime emozioni che infondete attraverso le vostre avventure...Ricordo Milos, la sua bellezza, i suoi colori..il calore della sua gente...
    Kalo' taxidi....buon viaggio..

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  2. Pantarei, grazie a te di seguirci! Sì abbiamo realizzato da soli attraverso il sito Blurb due libri, 1 b/n di racconto tratto dal blog e 1 fotografico a colori.
    Se vuoi dargli un'occhiata, li trovi a questi link:
    http://it.blurb.com/bookstore/detail/2895847 (racconto)
    http://it.blurb.com/bookstore/detail/2888341 (fotografico)
    kalo taxidi!

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  3. Grazie mille!Vi leggero'sul vostro' libro!

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