sabato 23 luglio 2011

Agia Galini e un primo bilancio


Tempo di bilanci questa settimana. Il 18 luglio il nostro viaggio ha compiuto due mesi, siamo un po’ in ritardo ma contiamo su un’estate che si prolunghi fino a Natale.
Ecco alcuni numeri:
- Miglia percorse: 1.600
- Miglia da percorrere: almeno 2.000 (calcolo molto approssimativo visto che i programmi li cambiamo facilmente)
- Ore in cui il motore è stato acceso: 250 (incluse quelle a barca in rada per ricaricare le batterie)
- Rifornimenti nafta effettuati: 618 litri
- Acqua prodotta dal dissalatore: 900 litri
- Isole visitate: 23 greche, 4 italiane
- La best three: Gramvousa, Antipaxos, Gavdos
-  giorni di pioggia: 1 a Tropea
- massima raffica di vento registrata: 40,7 nodi
- massima velocità raggiunta: 12.1 nodi
Ma poi, servono a qualcosa i bilanci? Tutto sommato, non credo servano più dei buoni propositi...
Agia Galini è una bella sorpresa di porto. Porto nel senso ellenico del termine ovviamente. Ci arriviamo con l’onda lunga provocata dalla burrasca da ovest incontrata a Gavdos e man mano che ci avviciniamo il vento affievolisce fino a tornare a zero. Entriamo nel porto dove il molo per il transito è completamente vuoto fatta eccezione per un gommone cabinato italiano e una barca a vela, più piccola della nostra, ormeggiata con lunghissime cime di poppa, deve essere di qualcuno che l’ha lasciata qui per qualche mese. Ci ormeggiamo di poppa gettando 50 metri di catena su un fondale torbido di non si sa cosa. Ci accoglie subito un simpatico portuale che ci fa cenno di metterci dove preferiamo e si dà da fare per contattare l’autobotte che verrà a farci il rifornimento. Si danno da fare ma non sempre ottengono lo scopo, dopo diverse ore, richiamiamo noi la EKO e in 10 minuti arrivano. Galini è una vivace località di villeggiatura locale con una piccola percentuale di turismo internazionale. La cittadina si sviluppa verticalmente sul porto che è costellato di ristoranti a salire sulla collina. Stasera c’è un concerto proprio sul porto, che fortuna… 
Un cartello indica il parco di Dedalo e Icaro, lo seguiamo aspettandoci un bel giardino botanico e invece troviamo solo sopra un tetto due statue di padre e figlio. Il grande architetto che ideò il labirinto dove fu rinchiuso il minotauro ma dove fu poi condannato lui stesso, colpevole di aver aiutato Arianna nella storia del filo che provocò la salvezza di Teseo e l’uccisione del mostro. Lui ci mise tutta la sua inventiva per salvare se stesso e il figlioletto, creando delle ali per sorvolare l’architettura infernale e trovare l’uscita, ma Icaro passò troppo vicino al sole e si bruciò le ali. Morale: è proprio vero che il genio salta sempre una generazione. Lo avevo già notato anni fa in sede professionale. Felici di incontrare qualcuno dopo 20 giorni di solitudine, attacchiamo bottone con il gommonista italiano che scopriamo venire da Venezia. Ha macinato parecchie miglia anche lui ma è agli sgoccioli della vacanza, il 20 agosto deve essere in patria. Gli consigliamo di andare a Gavdos e il giorno dopo ci saluta partendo per la nostra isoletta preferita. Vista la civiltà del luogo troviamo anche la farmacia, Giovanni ha una sospetta infezione all’orecchio che diviene certezza non appena un nerboruto farmacista con gesti decisi è ben poco delicati gli tira il lobo dell’orecchio ed emette la sentenza. Oddio, non c’era bisogno di parole visti gli strilli di Giovanni in risposta al test medico improvvisato. 6 giorni di antibiotico e può fare tutto basta che stia lontano dal mare. Vaglielo a dire al farmacista che per noi a questo punto il mare intorno è meno sacrificabile dell’aria. Fatto sta che per necessità mediche, alcune consegne essenziali passano a me fino a fine cura. La più importante è il controllo dell’ancoraggio. Semplice operazione di verifica della presa dell’ancora sulla sabbia, valutazione se il calumo dato è sufficiente e perlustrazione dell’area tutt’intorno per scongiurare la presenza di pericolosi scoglietti. Mi sembra però che da quando questo compito è passato a me, sia diventata una operazione più meticolosa di prima, chissà come mai. Sadicamente poi viene inaugurato un altro metodo: il tuffo preliminare per l’individuazione del punto di ancoraggio esatto con conseguente controllo della presa dell’ancora successivamente. Insomma, qui si lavora, mica stiamo a pettinar le bambole eh?

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