Il fatto di non vedere alcuna barca in questa parte di Grecia è ben coerente con il non aver trovato in rete alcun consiglio per la navigazione sulla costa sud di Creta. Tale itinerario è anche fortemente sconsigliato dal portolano IMRAY che recita che la costa sud d’estate, a causa dei rilievi alti della montagna è quasi sempre investita da raffiche particolarmente intense e groppi di vento che possono essere di violenza eccezionale. Addirittura, a chi proprio intende fare questa rotta, viene caldamente consigliato di navigare a non meno di 5 miglia dalla costa.
Noi invece non riusciamo a tirar fuori le vele, per tanti di quei giorni ormai che spesso mi scopro a chiedermi che altro uso potremmo fare dell’albero e delle sartie che in situazioni come queste sembrano tanto inutilmente ingombranti. Dopo Vroulias Bay, proprio in corrispondenza con le vette ripide e scoscese di Creta, il vento cala a 0, alla faccia del portolano e del suo autore, e ci regala 3 giorni di latitanza totale con buona pace per il nosro motore e per il serbatoio della nafta che lavorano a pieno regime. Eolo me lo immagino da bambino a scuola, parecchio capriccioso e un po’ stronzetto, di quei ragazzini prepotenti e un po’ asociali che devono sempre fare i bastian contrari.
Me lo immagino come il figlio viziato di una famiglia ricca, che viene invitato a giocare a pallone solo perché lui possiede un pallone, poi se gioca male o se sta perdendo strappa la palla ai compagni e tenendosela stretto tra le mani dice “non si gioca più, il pallone è mio”.
L’assenza di vento porta anche una lieve onda lunga che ci impedisce di fermarci ovunque su questa tratta esposta e aperta al mare. Oltre a questo, in linea con il fatto di essere ben a sud, le temperature salgono oltre i 35°. Detto tutto ciò penserete che siano stati giorni d’inferno. No, non direi.
Ci fermiamo a Paleohora, una piacevole cittadina dove ritroviamo una qualche forma turistica, taverne sulla spiaggia, musica serale, menu in doppia lingua, sport acquatici e addirittura il ricambio Camping Gas. A Paleohora c’è anche un porto, totalmente vuoto fatta eccezione per un traghetto in rovina e un paio di barchette di pescatori. Ci avviciniamo all’ingresso ma il fondo è torbido e marrone, non ci fidiamo a entrare temendo insabbiamenti che data la posizione del porto sono molto probabili.
Quando l’ecoscandaglio arriva a segnare 3 metri, facciamo dietrofront e andiamo ad ancorarci in rada davanti alla spiaggia esposta a ovest.
Continuiamo il viaggio, scorrendo da vicino la costa passando da Sougia e vedendo le rovine dell’antica Lissos, poi Agia Roumeli, piccolo borgo sotto le impressionanti Gole di Samaria, un canyon attraversabile con un sentiero di 18 chilometri e 1.200 metri di dislivello che attira, dicono, 1.000 escursionisti al giorno. Noi sulla spiaggia, punto di arrivo ne vediamo una ventina, non di più, non ho idea di cosa ne sia degli altri 980.
A Loutro, anche definita come l’antica Phoenix, abbiamo la sensazione di essere degli attori su un palcoscenico. Il villaggio, fatto esclusivamente di domatia e taverne per i camminatori che sono l’unico target di questa parte dell’isola, è disposto ad anfiteatro intorno alla piccola baia/porto. Ci ancoriamo proprio al centro, a 15 metri dalla banchina. Ovviamente, a parte il traghettino che passa più volte al giorno da Paleohora e da Sfakion, siamo l’unica barca in zona. A Loutro si può arrivare solo via mare oppure con gli impegnativi sentieri che attraversano le montagne, roba da caprette più che da esseri umani bipedi. Il traghettino sbarca qualche umano e molti approvvigionamenti per le taverne. È un paradiso di quiete, anche a tarda sera vedi arrivare dalla montagna gli escursionisti più coraggiosi (o quelli che hanno calcolato male i tempi…).
Vediamo flash dalla banchina verso di noi, mi viene quasi voglia di inchinarmi e poi di chiudere il sipario, non prima di aver raccolto qualche rosa lanciata dal pubblico (o qualche pomodoro). La seconda sera, stanchi di essere al centro dell’attenzione, ci spostiamo nella baia a Ovest, a farci compagnia un gruppo di pecore in una grotta sul mare e le caprette che dopo il tramonto si arrampicano sulla roccia rossa. Gli escursionisti tardivi che scendono al buio il dirupo impervio dopo aver compiuto un percorso di almeno 6 ore, ci vedono giocare a carte in pozzetto. Non voglio pensare a come avranno commentato il fatto. D’altra parte ognuno si sceglie le vacanze che vuole, no?
Meglio poco che troppo...... non lo chiamare......Ci sentiamo in settimana da Samos!!!!!
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