giovedì 2 giugno 2011

Lo stretto di Messina e i suoi strani abitanti.

Finalmente si riparte. Non tanto per noi, soprattutto per non deludere ulteriormente parenti e amici che quando telefonano, chiedono “Dove siete?” e ci restano malissimo quando scoprono che siamo ancora in Italia, ancora in Calabria. Ma tanto male che ogni tanto quasi quasi al loro “Dove siete” ti viene voglia di rispondere “Abbiamo fatto un salto a Minorca per l’aperitivo, ma dopo cena rientriamo verso Tangeri perché domani dobbiamo assolutamente essere al Cairo...". Sono sicura che sarebbero molto più soddisfatti. Il difficile è spiegare che l’Italia per mare è molto più lunga che via terra, soprattutto se la navighi con una barca a vela che quando va bene viaggia a 7 nodi, ovvero 14 km all’ora (a piedi se ne fanno 5, tanto per darvi un’idea….) E se l’Italia è lunga, la Calabria sicuramente non è esente da colpe. Ecco, questo per giustificarci, ma poi, che fretta abbiamo? Dove dovremo mai arrivare? Casomai non fosse trasparso da queste righe è necessario sottolineare che la nostra non è una sfida, non è una competizione, non è un percorso a tappe obbligate con bandierine da mettere su una carta geografica. È semplicemente un viaggio, o forse qualcosa di più di un viaggio, lo capiremo strada (pardòn, mare) facendo.

Detto questo, però, siamo felici di ripartire. 3 giorni fermi in porto a Tropea con Andrea, Francesco e Linko che mettevano le mani sul nostro Volvo Penta 55 ci sono bastati. Ora con una nuova guarnizione della coppa dell’olio e un po’ di soldi in meno (ma molti meno di quelli che avremo speso all’Argentario) abbiamo proprio voglia di riprendere il mare.

Partiamo alle 12 e dirigiamo verso lo stretto di Messina, la giornata è serena sopra le nostre teste ma plumbea e tonante sia verso la Sicilia che verso l’entroterra calabro. Davanti a Gioia Tauro, vediamo degli strani, enormi e nerissimi delfini venirci incontro, un po’ goffi e un po’ lenti come delfini…. Infatti non sono delfini, sono globicefali, buffi mammiferi con la testa tonda e un bel bitorzolo sulla fronte ed una gobba all’altezza del coccige. Sono un gruppo di 6 o 7 esemplari, prima ci nuotano vicino abbastanza indifferenti, poi invece ci vengono dietro, passano sotto la barca, vanno a guardare Giovanni a prua e poi tornano verso di me che sto al timone. Hanno un muso un po’ da tonti e sembrano meno allegri dei delfini, però son simpatici e dopo poco prendono confidenza, fosse per loro potremmo stare così in eterno, sembrano non avere alcuna fretta, noi un po’ sì, ma andando via continuiamo per centinaia di metri a vedere le loro grandi e stondate pinne dorsali sulla nostra scia. Bell’emozione, davvero. Riepilogando finora abbiamo visto innumerevoli delfini (più e più volte), una tartaruga, uno squaletto e dei globicefali. Ci manca il mostro di Lochness… mai dire mai.

Ci prepariamo un risotto per pranzo continuando a navigare a vela con vento leggero di traverso e arriviamo nello stretto trovando sia corrente a favore che ci fa volare a 9 nodi, sia, anzi soprattutto, corrente contraria che ci fa fare qualche miglio a 1,9 nodi, praticamente fermi. Davanti a Villa San Giovanni è un continuo passare di traghetti per Messina, i due concorrenti Caronte e Bluvia (Gruppo Ferrovie dello Stato)  partono e arrivano quasi insieme, Bluvia perde terreno per fare manovra, mentre il traghetto Caronte è pensato per non avere né prua né poppa, quindi all’andata viaggia in un verso, al ritorno nell’altro, un po’ come le chiatte nei fiumi, un po’ come i treni. Ma sulla lunga, Bluvia recupera e secondo me alla fine a Messina ci arriva prima di Caronte. Io comunque, per buon fairplay nei contronti delle Ferrovie faccio il tifo per lei. Restiamo attaccati alla Calabria e vediamo allontanarsi la Sicilia, scorgiamo Taormina arroccata sulla montagna scura. Un po’ mi dispiace, non è escluso che al ritorno allungheremo il viaggio facendo il periplo di quest’Isola.

Arriviamo a Reggio Calabria e a salutarci all’ingresso del porto troviamo un branco di tonni che saltano. Ci ormeggiamo alla darsena e scendiamo subito a terra camminando verso il centro che troviamo estremamente vivace e allegro. Ceniamo in un ottimo ristorante “Il fiore del cappero”, segnalato su Trip Advisor. Giovanni prende un antipasto del Cappero con misto caldo e carpacci di pesce  seguito da una grigliata di pesce. Io invece una fantastica insalata di polpo e patate seguita da un trancio di ricciola alla griglia. Per digerire è assai utile, anche se lievemente inquietante, il chilometro e mezzo di passeggiata nell’area portuale nella desolazione della notte.

2 commenti:

  1. Bellissimi i globicefali.... Io li avevo visti al largo delle baleari diversi anni fa...Che era successo al motore? Noi per ora abbiamo avvistato solo qualche delfino, gli ultimi molto giocherelloni....Non ho commentato invece per sana invidia il post incui dici che mentre mentre Giovanni aggiusta la qualsiasi tu scrivi,leggi, posti.....Mi insegni come si fa? Io quando siamo io e Aldo da soli in barca posso leggere solo quando dorme perché se mi vedesse rilassata mentre lui è intento in qualcosa qualcosa sarebbero fulmini e saette.... Mi sa che ho sbagliato qualche cosa.... Gioia

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  2. cara Gioia, diciamo che io comincio a leggere o a scrivere e dopo di solito 5 minuti mi viene chiesto di prestare assistenza. Ma chi la dura la vince, basta metterci un po' di tempo a reagire e di solito il problema si risolve da sé. Per quanto riguarda la lettura, l'e-book reader è veramente geniale, non so come ho fatto a farne a meno finora... Te lo consiglio!

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