venerdì 22 luglio 2011

Gavdòs. Io a Eolo lo avrei bocciato in 3a media.

Sarebbe stata una lezione utile alla formazione del suo carattere, non ho dubbi. Gli avrebbe insegnato l’umiltà e la capacità di mediazione, la pazienza e il rispetto per il prossimo, la temperanza, la moderazione e, soprattutto, gli avrebbe fatto capire che oltre al bianco e al nero esiste una infinita scala di grigi e che il bello della vita è appunto in quei grigi…
Vabbé, non lo hanno bocciato e il risultato è un ragazzo dispotico e capriccioso che o tiene una loquacità incontenibile oppure, quando gli dici un comprensibilissimo “E piantala!”, mette il broncio, incrocia le braccia e se ne sta lì con le guance gonfie senza emettere un fiato. Dopo 3 giorni di calma piatta, gli deve essere passata ed ecco, dimenticata l’offesa, che riprende il suo ostinato ed esagerato soffiare. 
Poco male, ci coglie sul lato est dell’Isola di Gavdos, lui strilla da Ovest incessantemente per 3 giorni con raffiche che registriamo oltre i 40 nodi. Gavdos è un bel posto per stare al riparo da una burrasca da Ovest. Peccato visitare solo da terra e non potersi fermare via mare sulle baie aperte a Nord,  Potamos, Ioannis e la famosa Sarakiniko, ma  a sud est c’è la spiaggia di Lakkoudi, una infinita distesa di ciottoli multicolori, rocce bianche verticali a picco sul mare, grotte e acque turchesi. 
Poco più giù c’è Ak Tripiti, il punto più meridionale d’Europa su cui è stata fissata una sproporzionata sedia  che guarda l’Europa. L’isola di Gavdos ha un turismo pressoché inesistente, fatto solo di camminatori. Ci si arriva anche in auto da Paleohora o da Sfakion ed ha una efficiente rete stradale, ma i pochi che incontriamo sono escursionisti che prendono camere in affitto sul mare e poi vagano per i sentieri dell’isola, spesso difficili, che portano quasi dappertutto. 
Anche qui sembra di essere in un fuori stagione di un posto isolato dal mondo e dimenticato da Dio e dagli uomini. Eppure splendido. Anche qui mi chiedo perché. Certo, non c’è mondanità, lusso o vita notturna, l’isola è selvaggia e selvatica, gli abitanti (una settantina, dicono) silenziosi, cortesi e discreti. C’è un porto nuovissimo, piccolo ma moderno, con un unico molo dove attracca il traghetto. Non c’è ufficio dell’autorità portuale, chiediamo a una signora gentile del comune di Gavdos che dice “Ah siete quelli della barca….” come ci diranno tutti  quelli che incontriamo e ci dice che senz’altro possiamo ormeggiare, il traghetto fino a domani sera non arriva e forse neanche dopo, vista la burrasca. 
Sul porto 3 taverne, siamo gli unici avventori e scegliamo di privilegiare Litsa, una vecchia signora molto ridanciana che ci prepara un pollo intero alla brace squisito e ci serve un piatto di “xorta” (tipo cicoria) davvero buona. Meno bene abbiamo mangiato il giorno prima alla taverna sulla spiaggia di Korfi dove dopo aver sbirciato le pentole in cucina abbiamo azzardato un pastitsio e un risotto alle seppie che non meritavano il contesto. Mentre ceniamo da Litsa, scopriamo che il proprietario della taverna di Korfi è suo figlio… Immagino Litsa che gli dice “Ma che vai ad aprire una taverna anche tu che non sai far nulla in cucina…”, però da Litsa non c’è nessuno, a parte noi e il marito che mangia guardando la tv e dal figlio invece un sacco di gente. Come mai? 
Boh, forse potere del marketing: su quella spiaggia un gruppetto di escursionisti nelle camere in affitto attigue alla taverne, forse il figlio ha attuato una politica di mezza pensione… Poi si è inventato un gioco/referendum: su un ciclostile trovi raccontate tre favole del “mondo che vorrei”, uno è il regno del dio denaro, uno il regno ecologico di Calipso, il terzo il regno della comunicazione (Apollo). Ogni avventore deve scegliere qual è il suo mondo dei sogni, togliere un sassolino dalla teca relativa e a fine stagione gli abitanti dell’isola seguiranno i dettami di quel mondo che sarà risultato vincente, ovvero corrispondente alla teca con meno sassolini. 
Scegliamo quella del mondo ecologico, la comunicazione mi ha un po’ rotto…, e poi si capisce già che vincerà l’ecologia. Ovviamente la teca del dio denaro è gremita di sassolini, ipocrisia? Ma no, credo davvero che a chi arriva qui importi poco del denaro, soprattutto nessun turista per quanto avido vorrebbe mai che qualcun altro si arricchisse a scapito del posticino bello ed economico che ha scovato per le sue estati…
Insomma, Gavdos è un gioiello incastonato nel mar libico. Temiamo di essere monotoni a descrivervi tutto ciò che stiamo vedendo come una meraviglia per gli occhi e io stessa fatico a trovare sinonimi per il bello che vedo ogni giorno, ma è così: qualche volta dobbiamo abbandonare una baia splendida a vantaggio di un ancoraggio più sicuro ma più anonimo, ma tutto ciò che abbiamo visto finora ha veramente un livello estetico superiore a ciò cui siamo abituati nella vita di ogni giorno. 
Rimpianti? Forse non poter vedere Creta da terra che deve essere altrettanto bella, poi pensiamo alle file per entrare a Cnosso, ai 1.000 al giorno in coda nelle gole di Samaria, al caldo che per mare non si sente e ci rendiamo conto di essere davvero fortunati. Il mare dà moltissimo e pretende in qualche modo una certa esclusività.

2 commenti:

  1. te lo avevo detto che non lo dovevi chiamare... qui meglio calma piatta perchè quando soffia soffia... noi lo aspettiamo domani....

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  2. !!!!!! Ehi, anch'io ho una foto su quella sedia!!!!!
    Ma te l'avevo già scritto più giù che Gavdos era un gran bel posticino...
    Baci quasi sardi (tra pochi giorni)

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